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Una città in lotta. Tutti contro tutti su tutto

SDI e Rifondazione rompono su cava di Benano e sul "modo" I diesse, di nuova e vecchia generazione, sulla cava

Associazioni all'attacco

foto di copertina

di Dante Freddi

 

Il caso della "cosiddetta" cava di Benano si è sviluppato al di là del suo contenuto specifico ed è diventato emblematico della condizione in cui opera la maggioranza di centrosinistra di Orvieto e dell'Orvietano.

Tutto inizia lo scorso anno, con l'elezione a sindaco di Stefano Mocio.

Confusione nei diesse, abituati al governo monocratico del territorio. Segue il loro traumatico congresso e l'elezione a segretario comunale del partito di Marino Capoccia. E poi la mancata elezione a consigliere regionale di Stefano Cimicchi. Lo strappo tra correntone e fassiniani è ormai consumato. Sono state dette troppe parole e compiuti fatti, sempre più orientati alla lotta personale. Capoccia e  i fassiniani, da parte loro, vogliono "svoltare" rispetto all'era cimicchiana e iniziano a mettere in discussione tutto il passato, cosa di per sé legittima in politica, se animata dalla verifica del "buono" e dalla progettazione del "meglio".  
Capoccia è l'interprete più fedele del programma del sindaco Mocio quando, in periodo elettorale, sintetizzava la sua linea con i termini "continuità" e "novità".

La continuità è che ad amministrare la città c'erano e ci sono Mocio, Frellicca, Desideri e Germani, che gestiscono anche azioni già avviate. La novità è che il sindaco è Mocio, con la sua personalità e la sua appartenenza politica, e che c'è da realizzare quello che è definito come il "Nuovo Progetto Orvieto", di cui la caserma Piave è parte essenziale, ma insieme a bilancio, rifiuti, occupazione, anziani.

Insomma, al di là delle definizioni enfatiche, c'è da costruire Orvieto e l'Orvietano che verranno, senza più i lavori dell'autostrada, della diga di Corbara,  della direttissima, della rupe e senza la "modezza". Senza industrie, con un turismo che annaspa, un commercio moribondo, il lavoro che non c'è, né qui né altrove, gli anziani che sono sempre più numerosi, le nuove povertà. Un po' come in tutta Italia, ma qui è il "prossimo" nostro quello di cui dobbiamo occuparci.

E allora Capoccia inizia a consultare sindacati ed imprenditori, a muoversi a tutto tondo, cerca idee e pensa a costruire un programma dei diesse. E calpesta anche qualche piede, perché il "movimento" è in qualche caso elefantesco e non tiene in giusto conto intelligenze e sensibilità.

I partiti della coalizione si sentono esclusi da questo processo di elaborazione del "nuovo" e di fatto lo sono, perché Capoccia vuole riaffermare la originalità del contributo del suo partito, suo  e del suo gruppo dirigente.

 

La cava di Benano salta fuori nel mezzo di questo processo.
In odore di scelta della Giunta Cimicchi, anche perché almeno dal punto di vista temporale lo è,  scatena le ire di un comitato "contro" efficiente e ben diretto. I diesse abbracciano le richieste del comitato, addirittura con interventi perugini, e dopo qualche malcelata avversione di alcuni del correntone, sono ora tutti uniti nel non volere la cava. I giovani della "Nuova generazione diesse" proclamano addirittura il loro orgoglio "DIESSEerci". Il sindaco Mocio condivide la posizione e la sostiene e la ufficializza, la rende scelta dell'Amministrazione.

 

Qui intervengono SDI e Rifondazione. Non ci stanno sul metodo "confuso" con cui è stata gestita la vicenda della cava, invocano una verifica "serissima  dell'esistenza o meno delle condizioni per aprirla ( che evidentemente ritengono non ci sia stata ndr) e il ristabilimento di un clima di maggioranza. E poi robuste bordate a quanto  Mocio e diesse stanno facendo unilateralmente, dalla richiesta di Legge speciale in avanti.

Di contro, un insieme di associazioni organizzano una fiera opposizione, efficace, documentata , aggressiva, ormai su tutti i campi della vita amministrativa.

Il tema quindi della prossima riapertura della politica, praticamente domani, sarà rimettere insieme i frammenti della maggioranza, costretta a rincorrere l'iniziativa chiassosa dei diesse, e decidere che cosa fare per costruire una "nuova visione olistica" del territorio.

 

Questa della "nuova visione olistica"(olìsmo, in biologia, è la teoria secondo la quale l'organismo non è la semplice somma delle parti che lo compongono, bensì una più complessa entità organizzata ndr) è evidentemente piaciuta a qualcuno, fa acculturato, tanto che è presente sia nel comunicato della Nuova generazione diesse sia in quello comune dell'Comitato per la strada bianca, Forum e Associazione Renana, ma è assente da quasi tutti i vocabolari della lingua italiana, dal Tommaseo al Gabrielli, allo Zingarelli.

 

In questa pagina del nostro giornale, a lato, pubblichiamo per intero i comunicati diffusi da Rifondazione e SDI, dalla Nuova generazione diesse e dai diesse "grandi" e dai diversi comitati ed associazione che si sono posti come elemento di spinta e di condizionamento dell'Amministrazione.

Un insieme così frantumato ed incapace ad attrarsi (potrebbe essere il contrario di olistico) disegnato attentamente da parole sapientemente dosate in alcuni casi, entusiasticamente zampillate in altri, violentemente fuoriuscire in altri ancora.

La scelta della pubblicazione integrale ci sembra, quando è possibile, decisamente interessante, perché interpreta le potenzialità straordinarie di internet e permette di offrire documenti originali, da cui ciascuno può trarne il "suo".


Olisticamente vostro.

Pubblicato il: 15/08/2005

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