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Orvieto, il businness dei rifiuti tra sviluppo economico e divisioni sociali

Ecco i problemi che assillano il settore

Politica

di Redazione
Non passa giorno che, aprendo quotidiani o agenzie, si leggono articoli che hanno a che vedere con i rifiuti. Rifiuti intesi come attenzione sociale e civile alla loro razionalizzazione; ma rifiuti intesi, anche, come business importante. In Umbria la situazione non è poi diversa dal resto della penisola. Non fosse altro per la piccola entità geografica, il business dei rifiuti, fa riferimento a due "famiglie". Quella delle Gesenu (Perugina) e quella facente capo a Ener TAD.


Un business che divide il mondo della politica e della società civile su alcuni temi fondamentali. Specialmente ad Orvieto ci si interroga, ormai da anni, se la nostra economia si possa basare sui rifiuti. La Sao (Ener TAD) è una delle principali aziende del nostro territorio. Il bilancio del Comune di Orvieto (proprietario della discarica Le Crete) riceve dalla Sao risorse importanti per il proprio bilancio. Con questi soldi si finanziano i servizi ai cittadini. Molti di questi servizi possono essere mantenuti, in un bacino estremamente piccolo, proprio grazie a questa politica che "drena" risorse dai rifiuti.

Qualcuno, però, afferma che si rischia di essere seppelliti dai rifiuti e, forse, qualche volta i tentativi di business (legittimi per chi fa impresa) si sono spinti un po' oltre rispetto a quelle che sono le effettive esigenze del territorio.

Fu dello stesso parere, nel 2001, anche la Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse . "...L'Umbria presenta aspetti in parte simili a quelli della Toscana. Nelle settimane scorse e` stato presentato il nuovo piano regionale per la gestione dei rifiuti, ispirato ai princìpi della normativa comunitaria e nazionale: la Commissione osserva che, soprattutto nella provincia di Perugia, esiste un sistema di gestione dei rifiuti abbastanza avanzato, in grado di adeguarsi rapidamente ai nuovi obiettivi del piano. Suscita pero` perplessita` il fatto che siano in fase di avanzata realizzazione impianti di smaltimento non previsti dalla pianificazione, come si verifica per il termodistruttore in costruzione a Terni, di cui la pianificazione non parla. Si deve poi considerare che in Umbria esistono diverse realta` industriali, ad esempio i grandi cementifici, in grado di assorbire la produzione di combustibile derivato dai rifiuti. In Umbria, ma anche in altre regioni, vengono realizzati termodistruttori autorizzati non come impianti di smaltimento dei rifiuti, ma come impianti di produzione di energia elettrica alimentati dai rifiuti: pur non essendo in presenza di illeciti, deve evidenziare che in tal caso le regioni e le province non appaiono in grado di gestire l'intero procedimento in maniera organica, rischiando il sovradimensionamento dell'impiantistica ed inutili tensioni sociali. La Commissione sottolinea con favore la disponibilita` manifestata dall'Umbria a cooperare, in una logica solidaristica, con la Campania per lo smaltimento di una parte dei rifiuti prodotti, attualmente in quel territorio non collocabili (scarica il documento integrale).

Insomma, l'Umbria lascia perplessa la Commissione di Vigilanza.
Di lì a poco una serie di inchieste vennero aperte su Spoleto.

Buoni, invece, i giudizi su Orvieto.
Anche se
Tutti ricordano i giorni in cui negli anni '90, di fronte alle ipotesi nazionali di privatizzazione del mercato energetico, anche ad Orvieto si pensava di giungere alla creazione di un termovalorizzatore. Esperienza bloccata mentre si avviava a compimento dalla protesta che arrivò in prevalenza dai famosi vip delle colline.

Oggi il ragionamento si è spostato su altri fronti. Terni ha vinto la sfida della termovalorizzazione (nel senso che è lì che si termovalorizza il rifiuto) ed anche - da poco - quella della centrale di compostaggio. La discarica di Orvieto (meraviglia della scienza e della tecnica del settore) resta così priva di rifiuti e in sofferenza per quanto riguarda i livelli occupazionali. Ad ottobre è scattata la cassa integrazione per alcuni dipendenti e, ad oggi, si studiano meccanismi per far funzionare la discarica a pieno regime. Si fa e lo si è fatto con rifiuti che arrivano da fuori Regione e questo, nei tempi, ha provocato il dissenso da parte di alcuni politici (Intervista a Andrea Scopetti). Oppure tenta di acquisire rifiuti di un certo livello di nocività, perché giustamente ha la possibilità per farlo. Questo è il caso dei rifiuti provenienti dalla Ecofarm di Gubbio. La necessità reale, per non spingere a ragionamenti che potrebbero diventare penalizzanti per il territorio orvietano, dovrebbe essere quella di una ridefinizione degli ambiti di conferimento (sproporzionati nei confronti della Gesenu) magari offrendo alla Sao la possibilità di acquisire in discarica i rifiuti del Trasimeno. Questo, almeno, l'impegno dell'assessore regionale Monelli. Nel frattempo l'Umbria è all'avanguardia - così si dice - per il piano per la differenziazione dei rifiuti, lo è anche per i progetti innovativi di controllo per il ciclo del rifiuto ed anche per il controllo della qualità ambientale e per l'informazione ai cittadini. Insomma, i cittadini possono stare tranquilli ma, come si sa, a volte gli occhi su un business che ha a che fare con i livelli di qualità della vita dei cittadini, devono rimanere sempre ben aperti e vigili.

Pubblicato il: 03/02/2003

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