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Ma L'Ecomafia dove sta?

Cronaca

La Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività criminali legate al ciclo dei rifiuti, esaminò il caso umbro e toscano (insieme agli altri). Poco dopo benne aperta un'inchiesta in Umbria, dalla Procura di Spoleto. In quest'intervento di Maurizio Santoloci ripercorriamo quel caso

di Maurizio Santoloci
Magistrato - membro ex commissione ministeriale ecomafia
(articolo pubblicato su "Il Messaggero" - Cronaca Umbria - il 21 agosto 2002


I recenti fatti di cronaca con l'inchiesta della Procura di Spoleto sul presunto traffico di rifiuti in Umbria ci consente di cogliere l'occasione per riproporre un tema spesso sottovalutato o addirittura caduto in desuetudine, anche presso diversi organi investigativi: l'ecomafia.
La criminalità controlla il 30% dello smaltimento dei rifiuti solidi speciali e pericolosi.
Tradotto in ex lire (per essere più chiari), un affare da 15mila miliardi annui, a cui si devono sommare altri 2mila miliardi di danni per l'erario. Su un totale di 80 milioni di tonnellate annue di rifiuti industriali pericolosi e non pericolosi mediamente prodotti in Italia, almeno 35 milioni sono sotto la diretta gestione della malavita organizzata, per quanto riguarda il controllo della raccolta, lo stoccaggio e il riciclaggio.
In Italia sono proprio i rifiuti speciali e pericolosi, di origine industriale cioè, a prevalere, dal momento che i solidi urbani ammontano annualmente a 28-30 milioni di tonnellate.
E' quindi evidente l'interesse delle organizzazioni criminali ad avere la gestione di quella che per loro è una risorsa notevole in termine di profitto illecito.
I sistemi di smaltimento illegale gestiti dalla grande e media criminalita'
sono di due tipi.
In primo luogo, discariche abusive, cave tombate ed altri sistemi di smaltimento diretto sul territorio
Nei casi "ordinari" la filiera dello smaltimento illegale dei rifiuti transita attraverso un meccanismo paradossalmente semplice ed elementare nella sua dinamica evolutiva.
L'esito finale è garantito da un sistema brutale di innesto sul territorio della massa di rifiuti che vengono riversati in cave (abusive) dismesse e tombate con i cumuli di materiali trasportati e poi ricoperte da strati terra e sassi, oppure da "classiche" discariche abusive tendenzialmente soggette a (veloci) azioni di copertura mediante terreno di riporto
Il fenomeno può avere dimensioni eterogenee, dal livello locale a quello nazionale.

Nel secondo caso il flusso dei rifiuti è delineato da un viaggio articolato che in genere si sviluppa sempre con parametri di generale illegalità e conta su un controllo del territorio rarefatto e comunque non sistematico ed organizzato.
Le vie di comunicazione ordinarie sono le vie di transito ordinarie per tale flusso e paradossalmente tutto avviene alla luce del sole ed in modo affatto mascherato.
Ci sono poi gli "smaltimenti in bianco", caratterizzati da una "ripulitura" formale e di facciata dei rifiuti durante la filiera del viaggio con attività finali di smaltimento illegale mascherate da operazioni di recupero che maschera in realtà smaltimenti veri e propri.
Il viaggio è certamente il punto centrale e più importante delle attività illegali in questione, e proprio per questo il decreto n. 22/97 che detta le norme sulla gestione dei rifiuti riserva agli illeciti in questo settore sanzioni particolarmente severe.
Ma il viaggio è quasi sempre nazionale (se non addirittura internazionale) e le grandi vie del traffico viaggiano continuamente tra nord e sud e viceversa (secondo le tipologie di rifiuti d i sistemi di smaltimento illegale).

Il meccanismo del trasporto impone siti intermedi di sosta, raduno, stoccaggio, manipolazione e nuova spedizione. Questi siti, al contrario delle discariche finali che poi sono in genere occulte, si trovano per forza di cose alla luce del sole. Celate dietro paraventi formali di apparente legalità. E devono essere dislocate per forza su tutto il territorio nazionale, perlomeno sulla via dei grandi traffici. E su queste aree intermedie si è concentrata a suo tempo l'attenzione della Commissione Ecomafia Ministeriale ed a tutt'oggi l'interesse della legge e della giurisprudenza della Cassazione, avendo preso coscienza che il sito intermedio è prezioso e funzionale al traffico nazionale.

In questo contesto, pensare che l'Umbria (regione strategicamente centrale) possa essere del tutto esente da tale fenomeno, direttamente o in via mediata, credo sia pura utopia.
Si afferma che siti di ecomafia nel territorio regionale non sono mai stati notati. Ma io non ho mai visto centri di accumulo e stoccaggio con la insegna esterna "Ecomafia spa". Sono siti palesi e ben dissimulati da apparente legalità e regolarità, che soltanto un'attività investigativa approfondita, specializzata e continuativa può individuare. L'ecomafia è un fenomeno di base commerciale ed economico, con un volto normale e spesso distinto ed elegante. Spesso in diverse regioni si afferma sempre che "nel nostro territorio l'ecomafia non c'è". Ed allora resta da chiedersi: ma dove sta l'ecomafia?
Ecco dunque che appare oggi necessario una rivitalizzazione di tutte le forze investigative per approfondire i vari aspetti della gestione di larga scala di tutti i tipi di rifiuti. Per verificare gli aspetti regolari ed iniziare la scalata di verifica verso i singoli gradini della illegalità che, sia chiaro, non è tutta ecomafia. Esistono sistemi illeciti di piccolo e medio livello, che tuttavia sono sono innocui e creano danno ambientale di rilievo. Fino poi a forme di illegalità elevate a sistema sociale ed a diritto acquisito che hanno spesso creato disapplicazioni normative storiche e diffuse. Per poi giungere ai grandi livelli di traffici nazionali ed internazionali.

Ma spesso questi diversi stadi paralleli si intersecano e traggono linfa vitale in modo reciproco. Dunque il fenomeno e vasto ed articolato ed affrontarlo significa operare in modo transregionale ma soprattutto basandosi sulle informazioni rilevate in modo parcellizzato sul territorio da tutte, sottolineo: tutte, le forze di polizia. Perché si tratta di reati importanti e di competenza trasversale, rispetto ai quali non esistono e non possono esistere presunzioni di incompetenza o di scontata estraneità territoriale .

Pubblicato il: 07/02/2003

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