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Itelco. È il fallimento

Non ci sono i presupposti di legge per coprire il 40% di quanto spettante ai creditori

foto di copertina

di Stefania Tomba

ORVIETO - Itelco: il giudice respinge la richiesta di un altro mese e mezzo, è fallimento. Con la sentenza di ieri, notificata alle parti dalla cancelleria del Tribunale di Orvieto, il giudice Baglioni chiude il fascicolo della richiesta di ammissione al concordato preventivo aperto nel giugno del 2003.
Se da una parte si definisce la fine dell'agonia dell'azienda che fu del professor Eugenio Fumi, dall'altra si chiude un pezzo importante di storia industriale di Orvieto.
Il 14 dicembre l'azienda aveva chiesto altri 45 giorni per trattare ancora con le banche. Si era tentata per l'ennesima volta la strada del concordato preventivo, giocando l'ultima carta quella secondo cui alcune banche sarebbero state disposte a rinunciare a una parte dei crediti per timore di incorrere in una rivalsa a causa della recente sentenza legata alla pratica del calcolo degli interessi in anatocismo. Il giudice si era riservato la decisione che è arrivata ieri mattina. Non ci sono i presupposti di legge per coprire il 40% di quanto spettante ai creditori e quindi ha decretato il fallimento senza concedere ulteriori proroghe. In un anno e mezzo è stato fatto il tutto e per tutto. Sarà l'ingegnere Luca Frosinini, che fino a ieri ha fatto il commissario giudiziale, a proseguire nell'opera trasformandosi in curatore fallimentare. Ora Frosinini completerà il quadro in suo possesso stabilendo il reale patrimonio esistente per procedere alla liquidazione, in quota parte, dei creditori. Si partirà da quelli prioritari, fra essi i lavoratori, per poi giungere agli altri. Il tutto avverrà alienando l'intero patrimonio dell'azienda. Finirà definitivamente, a quel punto, la storia del sogno orvietano di Fumi. Un'azienda, l'Itelco, nata sul territorio, che si era imposta fra quelle leader mondiali nel broadcasting. Ma che, purtroppo, è stata vittima incolpevole dell'eterna indecisione della politica italiana fra futuro analogico e futuro digitale. Anche la volontà di preservarne la caratteristica orvietana, la sua dimensione "familiare" a scapito di un futuro societario, che nei momenti di maggiore floridezza avrebbero potuto permettere l'ingresso di soci forti, potrebbe aver contribuito alla triste conclusione. Scelte queste che i sindacati, a più riprese, hanno giudicato miopi. La tragedia imprenditoriale si è consumata in un lasso di tempo piuttosto breve. Meno di dieci anni fa l'azienda si trasferì dalla storica sede nel centro storico al nuovo stabilimento di Bardano. Questo con la benedizione di tutte le istituzioni umbre, in prima fila il Comune di Orvieto. Ai tempi d'oro dava lavoro ad oltre 240 dipendenti e ad un indotto importante. Sulla presenza dell'Itelco ad Orvieto era nata addirittura l'università con ingegneria delle telecomunicazioni. Proprio quando il sogno stava diventando realtà, la crisi.
Ieri il fallimento decretato dal giudice Baglioni.

Pubblicato il: 21/12/2004

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