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Perché ad Orvieto tutto diventa un problema irrisolvibile? L'emblematica vicenda dei parcheggi che non si vendono, un affare che non si fa

A Destra e a Manca #71 "Perché allora non ci si rende conto che un centro storico liberato dalla sosta privata gratuita, oltre a favorire l'alienazione dei posti auto al coperto, renderebbe la città più comoda, più bella, più pulita e più giusta? L'andazzo che vige in Orvieto, praticamente da sempre, è semplicemente vergognoso". Contributo di Nadia Formiconi

Caro Franco,

la mia opinione, da tempo strombazzata, che l'oro di Orvieto stia sotto terra, non ha avuto fortuna. Eppure i 1200 posti auto al coperto valgono 18 milioni di euro e non servono ai turisti del mordi e fuggi, per i quali bastano i parcheggi all'aperto, ma servono agli alberghi e a chi risiede o viene a lavorare nel centro storico. Eppure il comune non riesce a piazzare nemmeno 310 posti auto in concessione novantanovennale. Un vero affarone, perché si può disporre di un posto macchina senza pagare le spese di manutenzione e ne potranno disporre gli eredi fino alla terza generazione. Sempre che i parcheggioni non sprofondino prima.

Allora dovrei convincermi che la mia opinione è fasulla? Ti dico invece che mi meraviglio di quelle poche decine di persone che hanno prenotato i posti auto. Basta andare in giro per il centro storico per constatare che la città è un disordinato e sporco garage a cielo aperto. Un garage gratuito nel quale anche il pagamento della sosta nelle strisce blu è praticamente facoltativa. Avevo deciso di prenotare due posti auto comunali al coperto e ne ho parlato in famiglia. Mia moglie mi ha sogguardato con un misto di tenerezza e di compatimento; e ha lasciato la parola ai figli. I quali hanno tirato fuori un termometro istantaneo senza mercurio e mi hanno consigliato di misurarmi la febbre.

Perché allora non ci si rende conto che un centro storico liberato dalla sosta privata gratuita, oltre a favorire l'alienazione dei posti auto al coperto, renderebbe la città più comoda, più bella, più pulita e più giusta? L'andazzo che vige in Orvieto, praticamente da sempre, è semplicemente vergognoso. Non sono uno specialista di disciplina del traffico, ma so che gli specialisti esistono e non aspettano che di essere utilizzati. Gli specialisti sanno analizzare i dati, verificare la situazione e dare consigli per una razionale disciplina. Una volta varata una disciplina razionale, e sempre perfettibile, si tratterebbe di farla rispettare. Quindi occorre umiltà e coraggio. Umiltà da parte degli amministratori comunali, che dovrebbero arrendersi al fatto che la carica politica non fa aumentare il quoziente intellettivo. Coraggio per affrontare la protesta fino a quando non si plachi. Senza umiltà  e senza coraggio non si governa. Quanto meno si governa male. Non bastano l'ambizione, la passione e la popolarità. E poi si deve dare tempo al tempo. Tutti ricordiamo il terrore dei commercianti quando si cominciò a parlare di isole pedonali. Ma quando si accorsero che esse venivano rispettate (anche perché non è difficile farle rispettare) diventarono sostenitori e promotori delle isole.

Altro pregiudizio è che per la disciplina del traffico occorrano chissà quanti vigili urbani, e che il comune non possa permettersi di assumerli e di pagarli. Non fa comodo ammettere che un vigile urbano, in un centro abitato, circolando su una motoretta, possibilmente elettrica, e dotato di un attrezzetto tecnologico, può controllare in poche ore ettari di strade e di piazze e sanzionare senza scampo gli automobilisti indisciplinati. Vi siete mai domandati quanti vigili e  per quante ore vengono impiegati all'ingresso delle scuole? È un compito che dovrebbe essere affidato al volontariato, che in Orvieto, e questo è un vanto per la nostra città, non difetta. Vi siete mai domandati perché i vigili girano per Orvieto a piedi o, se piove, con le automobili, e perché sono armati di pistola? Ve li immaginate impegnati in inseguimenti a piedi o in auto nelle stradine medievali del centro storico e coinvolti in sparatorie? Le auto costano, ingombrano e inquinano. Le pistole possono solo procurare guai agli improbabili pistoleros. Per il bene loro e di tutti sarebbe meglio fargli usare le auto solo per spostarsi nei sobborghi e nelle frazioni. E fargli tenere le pistole in cassaforte, per utilizzarle, al massimo, al tiro a segno. Anche perché hanno diritto a un po' di divertimento.

Caro Franco, quando penso a queste cose mi viene un po' da ridere e un po' da arrabbiarmi; stati d'animo che non favoriscono la riflessione. Mi aiuti a riflettere? So che non pensi di cavartela  ricordandomi il Machiavelli, quando scrive che gli uomini sono quelli che sono, e non quelli che vorremmo che fossero.

Tuo Pier

 Caro Pier,

dato atto a Machiavelli di aver colto l'elemento fondante di ogni realistica strategia di governo, non dubito che possiamo essere d'accordo anche in questa occasione che la sua teoria non esclude affatto la possibilità di agire in modo razionale per risolvere i problemi. Resta dunque da capire come sia possibile che problemi in fondo semplici diventino ad un certo punto così giganteschi da apparire irrisolvibili. La risposta a mio parere non è né semplice né lineare, e nemmeno univoca, perché ha a che fare con gli uomini, che sono diversi e agiscono in situazioni sempre particolari. Con questo non voglio dire che la tua affermazione che per governare ci vogliono insieme umiltà e coraggio non contiene un importante elemento di verità. Voglio dire invece che queste virtù individuali diventano risorse di governo solo se vengono esercitate nel quadro di un disegno razionale che persegue obiettivi chiari mediante strumenti efficaci, sia per la sua realizzazione che per il controllo dei risultati raggiunti. Certo, se non c'è né disegno razionale, né umiltà, né coraggio, tutto diventa maledettamente difficile.

Naturalmente, come te, non voglio dare lezioni a nessuno, ma come non ricordare ciò che tutti già sanno, cioè che il sistema di mobilità alternativa fu inventato negli anni ottanta e poi gradualmente realizzato proprio con l'obiettivo di facilitare l'accesso alla città senza l'uso irrazionale delle auto private e per eliminare la sosta selvaggia?. C'è di più, come sai. Quel sistema faceva parte di un progetto generale di riorganizzazione del centro storico e della sua valorizzazione, che prevedeva tante cose, e tra queste anche un ordinato assetto dell'arredo urbano e un controllo sulla qualità degli interventi nei diversi settori, compresa la sosta.

Certo, allora non pensavamo di realizzare i parcheggi perché un giorno li avremmo potuti vendere. Però, è vero, si tratta di un patrimonio rilevante, per quantità e per valore. E - non lo dico certo rivolto a te, caro Pier - sarebbe anche onesto riconoscere a quegli amministratori di aver incrementato il valore della città, di aver creato ricchezza. Ricchezza oggi utile, anzi strategica, purché la si sappia usare.

E' la stessa questione che si pone quando si ragiona sull'area di Vigna Grande: anche questa è una grande ricchezza, purché appunto la si sappia usare. Ed è però di una tristezza infinita constatare come in questa nostra città le opportunità si tramutino con incredibile facilità in problemi intricatissimi, e come conquistino con facilità spazio coloro che magari non sanno cosa fare, ma sanno benissimo come impedire di fare a chi sa come fare che cosa.

Vecchie storie, nuove storie, quasi sempre senza una cifra perfettamente decifrabile. Qualcuno, per esempio, ci può dare una spiegazione convincente del perché nessuna, dicasi nessuna, delle nostre proposte è stata presa in considerazione? Abbiamo detto stupidaggini? Ci si dica che abbiamo detto stupidaggini. No, invece si tace. E però non si fa, né così né cosà. Non si fa per il bilancio, non si fa per la Piave, non si fa per i parcheggi. Non si fa. Si aspetta il miracolo? Auguri!

Il governo non governa, ma l'opposizione, caro Pier, non si prepara a governare. L'opposizione spara bordate e chiede le dimissioni, almeno così pare. Ma dove sono le proposte alternative? C'è un programma, e una coalizione, e un candidato sindaco? No, non c'è nulla di tutto questo, è davvero facile rispondere questa volta.

Perciò i parcheggi non si venderanno, i vigili continueranno a girare con la pistola, la città continuerà ad essere soffocata dalla sosta selvaggia. E mentre noi continueremo a sognare una città che ritrova il suo orgoglio e si industria per lanciarsi verso il suo futuro, e per questo insisteremo con ragionamenti, analisi e proposte, a fornire stimoli per possibili soluzioni, altri, di qua e di là, continueranno in diatribe inconcludenti e penseranno di poter risolvere i problemi per le vie spicce, quelle che in realtà sono in grado di garantire solo una momentanea sopravvivenza. Dunque vie anch'esse inconcludenti, c'è da sperare tuttavia senza danni irreversibili.

Mi rendo conto che non ho delineato una prospettiva ottimistica. A meno che Il seguito tra qualche tempo, non molto però.

Tuo Franco


da Nadia Formiconi

Eppure io una teoria ce l'avrei: magari i parcheggi non si vendono perché gli unici che potrebbero comprarseli, ovviamente, hanno già tanto di garage sotto casa e se non ce l'hanno possono sempre credere di avercelo. Tutti gli altri, siamo qui a pensare: e certo che sarebbe conveniente, d'altronde come non crederci? Basta dire che, praticamente da sempre, ogni volta che c'è qualcosa di economicamente conveniente è sempre qualcosa, intanto, di eticamente sconveniente e soprattutto risponde alla legge del "dai scherzavo! È chiaro che non ti riguarda". Avete presente la lista delle più elementari priorità? Quelle sempre meno convenienti e sempre più elementari?


La rubrica di Orvietosì  "A Destra e a Manca" è alla settantunesima puntata. La rubrica è animata da Pier Luigi Leoni e Franco Raimondo Barbabella, la destra e la sinistra delle "cose".
Vorremmo attrarre i lettori nel ragionamento aperto da Leoni e Barbabella, non con i commenti, che in questa rubrica sono disattivi, ma con contributi firmati e spediti per e-mail a dantefreddi@orvietosi.it , specificando nell'oggetto la rubrica "A destra e a manca".
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Pubblicato il: 21/02/2011

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