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Ad Orvieto servono "signori della politica"

Una precisazione sulla vicenda Despina di Roberto Basili, direttore della "Città", rilancia una battaglia morale contro la politica del sospetto

foto di copertina

di Dante Freddi

"Oggi, più che mai, ad Orvieto servono "i signori della politica" vogliamo finalmente parlare delle cose, per fare di Orvieto una città "normale". Non coltiviamo, né utilizziamo, la cultura del sospetto. A noi appartiene quella del dubbio".

 Con questo pensiero Roberto Basili, direttore della "Città", ha rilanciato una battaglia  che condivido pienamente, che sento mia, in cui sono impegnato da anni. La cultura del sospetto, quella che brucia gli uomini ed è alimentata con continuità e frequenza  da presuntii moralisti, non ci appartiene e non vogliamo che inquini la vita della nostra comunità.
L'occasione per affermare ulteriormente questo principio, che è la linea editoriale del suo giornale e del mio,  è stata offerta a Basili dalla necessità di precisare un'affermazione presente nel suo editoriale apparso sulla città di questo mese. Tema la vicenda Despina e tutto il dibattito nato intorno, sopra e dietro.

Questa la precisazione di Roberto Basili rivolta ai suoi lettori. E a noi

"Il mio editoriale di luglio su "La Città", dal titolo "Orvieto, tra liberismo e democrazia", nella parte che riguarda la ricostruzione, peraltro appena accennata nell'economia generale dello scritto, della vicenda urbanistica che ha interessato l'area ex-Veralli Cortese, sembra si sia prestato a letture e interpretazioni maliziose, per cui mi corre l'obbligo di precisare meglio nell'interesse dei lettori e di quanti si fossero sentiti ingiustamente chiamati in causa.

La Veralli Cortese (ex IPAB di Todi) richiede al Comune di Orvieto la trasformazione dell'area di sua proprietà da interportuale, cioè destinata all'interscambio del trasporto su gomma, ad area commerciale. Avvenuta la trasformazione con il Piano Regolatore  Generale di Rossi Doria, la Veralli Cortese indice una gara d'asta per la vendita del terreno, che viene acquistato da un gruppo di imprenditori. Tutto legittimo, tutto regolare. Nessuno scandalo. Abbiamo così ristabilito la verità dei fatti e nessuna illazione sarà possibile. Del resto, almeno dal mio punto di vista, sarebbe stato tutto ugualmente legittimo e regolare anche se a richiedere la trasformazione in area commerciale del terreno in questione fossero stati gli imprenditori che l'acquistarono. Il punto è un altro. La globalizzazione, in Italia e nel mondo, e quindi anche a Orvieto, ha cambiato molti parametri di riferimento e si è aperto un dibattito sul declino del potere politico a favore delle lobbies economiche, che può tradursi in una prevalenza dell'interesse particolare, peraltro legittimo, sugli interessi generali di una collettività. E' una questione di democrazia: e su questo il mio editoriale proponeva di ragionare. La nostra città sta attraversando una fase difficile e confusa. Se due righe, che riconosco imprecise, rischiano di scatenare tanto "rumore", vuol dire che il livello del confronto è decisamente basso, stagnante e, come si sa, nelle acque ferme qualunque "rospo malpensante" è in grado di gracchiare. Serve dunque alzare il livello del dibattito e a questa impresa noi, da tempo, tentiamo di contribuire. Qualcuno diceva che "le serve parlano delle persone, mentre i signori parlano delle cose". Oggi, più che mai, ad Orvieto servono "i signori della politica". Noi non siamo schierati con questo o quel personaggio o gruppo; non siamo l'ideologo di nessuno, ma vogliamo finalmente parlare delle cose, per fare di Orvieto una città "normale". Non coltiviamo, né utilizziamo, la cultura del sospetto. A noi appartiene quella del dubbio.

Roberto A. Basili direttore de "la città"

 

Pubblicato il: 24/07/2006

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