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Intervento di Filippetti su Despina e amministrazione. Un'analisi che pone politica ed economia di fronte a straordinarie responsabilità

L'articolo di Valentino Filippetti pubblicato alcuni giorni or sono è stato soffocato dal caldo e dallo sport. E' un'analisi invece di eccezionale gravità per le conseguenze che ha nella lettura della storia amministrativa dell'Orvietano

foto di copertina

di Dante Freddi

Alcuni giorni or sono è stata pubblicato un articolo di Valentino Filippetti da lui titolato "Uno sviluppo dolce per l'Orvietano".

Nonostante la gravità del suo ragionamento sulla storia amministrativa dell'Orvietano e l'importanza politica che assumono le sue valutazioni, in quanto membro della segreteria regionale dei Ds, non ha sollevato, mi sembra, particolari stimoli al dibattito.

Filippetti, in pratica, ricorda come emblematica di una tipologia di amministrazione pubblica degenerata la  vicenda Despina, caratterizzata, così scrive, dal "massimo del liberismo, che vuole il privato determinare le scelte  anche del pubblico ed al tempo si realizza il massimo dell'influenza politica sull'economia, con decisioni che non permettono nessuna competizione tra le aziende".

Insomma, una grave situazione di condizionamenti incrociati, in cui ciascuno dà quello che ha, o soldi o potere amministrativo, nell'interesse proprio e non della città. Ci avrebbero guadagnato infatti soltanto politici ed imprenditori.

Se questa è la chiave di lettura della vicenda Despina suggerita da uno che di responsabilità politico amministrative dirette ne ha da decenni, che è stato amministratore, segretario del Pci e presidente della Comunità montana, che le "cose" le conosce, allora tutta le scelte amministrative compiute negli ultimi anni, (quanti?dieci? venti? trenta?più?) potrebbero leggersi tentando questa interpretazione.
Quale lottizzazione corrisponde ad una pianificazione urbanistica diretta dall'Amministrazione e non imposta dagli imprenditori "propositori"? I centri commerciali storici, quello di Cicona prima e quello attuale Coop allo Scalo, sono sorti perché c'era una visione dello sviluppo o spinti soltanto da costruttori che facevano i loro interessi? E questo vale per le zone industriali, divenute artigianali e poi commerciali, per i lavori pubblici, per l'economia, il turismo?

L'appello accorato di Filippetti per un rinnovamento di persone e di metodo, per il raggiungimento di una "politica che non intermedia ed non interviene ma indica e suggerisce cercando di tutelare gli interessi generali", evidenzia che nel passato non è stato così.

Se in opposizione al "metodo Despina" (passato) c'è il "metodo" "Bando Integrato Multimisura TAC"(presente), utile quest'ultimo per evocare un sistema che funziona, corretto, onesto, allora davvero tutta la classe dirigente che ci ha governato finora dovrebbe andare a casa con ignominia e lasciare il passo a chi vuole affermare "una politica che  cerca solo di delineare obbiettivi generali e dare un input che avvii la costruzione della rete, ma poi sta alle imprese confrontarsi e sfidarsi in una competizione con regole uguali per tutti".


Così scrive Filippetti e condivido pienamente il suo pensiero.


Non so se Orvieto e l'Orvietano siano oggi soltanto il risultato di un connubio decennale di interessi che si sono incontrati per alimentarsi a vicenda, come suggerirebbe l'intervento di Filippetti e come sostengono molti dell'opposizione, ma certamente le sue affermazioni dovrebbero suscitare uno scontro serio e senza tregua, epocale, soprattutto dentro i Ds, dove tutto si è consumato. Ma anche nei socialisti, quasi sempre al governo della città, e nella totalità della classe dirigente, economica e politica, che ha consentito, in maggioranza o all'opposizione, il perdurare di un simile ipotetico sciagurato inciucio.

L'articolo integrale di Valentino Filippetti

UNO SVILUPPO DOLCE PER L'ORVIETANO

L'Orvietano è stato interessato in questi giorni da due decisioni di grande importanza che sono state trattate in modo molto diverso dal sistema politico istitizionale e dai media locali.

Si tratta di un ulteriore passo del progetto che prevede tra l'altro la realizzazione di un nuovo grande centro commerciale lungo la strada amerina nel tratto che va dal casello autostradale di orvieto alla stazione ferroviaria di orvieto scalo ( DESPINA) e del varo delle graduatorie del Bando Integrato Multimisura Turismo Ambiente Cultura che ha visto due progetti orvietani arrivare al primo ( quello presentato dal GAL Trasimeno-Orvietano ) ed al quinto posto (quello presentato dal consorzio Insieme per Crescere del Lago di Corbara ).

 Per chi non conosce i fatti cerco di riassumere.

Le vicende del nuovo centro commerciale nascono con l'acquisto dell'area ex Varalli Cortesi (IPAB Todi) dell'unico lotto rimasto libero lungo l'amerina da parte di alcuni imprenditori.

Subito dopo parte la richiesta all'amministrazione di trasformare urbanisticamente l'area.

In occasione delle varianti urbanistiche che negli ultimi anni hanno interessato Orvieto viene modificata la destinazione d'uso del lotto per rendere possibile anche l'insediamento commerciale e successivamente si modificano le previsioni nella programmazione del commercio con la previsione dello spostamento del supermercato coop da Orvieto Scalo all'Amerina.

Dopo vari rimaneggiamenti ed una nuova legge regionale che ha creato nuove opportunità per il settore si è arrivati alla variante approvata in consiglio comunale il 14 giugno che prevede su un lotto di poco inferiore all'ettaro 5500 mq di insediamento commerciale

Il Bando Integrato Multimisura TAC rappresenta una novità assoluta a livello nazionale perché da una parte la Regione ha fatto confluire sul bando risorse provenienti da misure diverse ( obb. 2, obb.3.) e dall'altra ha posto come condizione per l'accesso l'aggregazione dei privati tramite consorzi o ATI premiando la collaborazione pubblico-privato. I progetti ammessi sono stati 22 e l'orvietano è al primo (con il progetto del GAL ) ed al quinto posto ( con il progetto del consorzio di corbara ). Alcuni enti e privati sono presenti anche in altre due progetti ( Terre dei bulgarelli e L'Antica Strada dei Mistici Minori ).

Si tratta di risorse ingenti con 1.539.000,00 euro di contributi concessi ai privati e 1.550.000,00 di contributi concessi agli enti pubblici solo per gli investimenti. Per capirci si tratta di sei miliardi circa delle vecchie lire.

Questi fatti così importanti però nascono da logiche completamente diverse.

Per il centro commerciale ci sono dei privati che decidono di farlo, acquistano l'area e poi le istituzioni provvedono a rendere possibile gli investimenti mentre con il bando integrato la Regione fissa degli obbiettivi diciamo così "macroeconomici" ( concordati prima con tutti i soggetti pubblici e privati nei tavoli territoriali ), offre degli strumenti e poi lascia ai privati di agire senza vincoli con una valutazione finale che è automatica sui criteri dell'Unione Europea.

Nel primo caso c'è al tempo stesso il massimo del liberismo che vuole il privato determinare le scelte  anche del pubblico ed al tempo si realizza il massimo dell'influenza politica sull'economia con decisioni che non permettono nessuna competizione tra le aziende. Infatti in questo modo gli unici che potranno fare il supermercato sono quelli che hanno acquistato l'area.
E' quello che succede nel mondo dove le multinazionali decidono ed i governi attuano e che succede in gran parte d'Italia.

Nel secondo caso la politica cerca solo di delineare obbiettivi generale dare un input che avvii la costruzione della rete ma poi sta alle imprese confrontarsi e sfidarsi in una competizione con regole uguali per tutti.

Il cuore dello scontro politico  è tutto qui. La confusione che regna ad Orvieto nasce dal fatto che non si capisce bene dove si vuole andare con decisioni contraddittorie che spesso si elidono tra di loro. Esempi ce ne sono a iosa dalla cava di Benano, alla gestione dei servizi locali ( rifiuti, acqua, energia,). I DS con le  conferenze programmatiche regionale, provinciale ed Orvietana hanno scelto chiaramente la strada dello sviluppo integrato con un recupero del valore autentico della politica che non intermedia ed non interviene ma indica e suggerisce cercando di tutelare gli interessi generali.

Ad Orvieto lo scontro tra queste due concezioni attraversa tutti i partiti. Fu sintomatico l'intervento stizzito di un consigliere di AN che, al penultimo consiglio comunale che si è occupato del nuovo centro commerciale, invitava ad accelerare magnificando il valore della scelta.

Come è singolare che il consigliere Imbastoni presente sempre nel dibattito con proclami antagonisti,  sul centro commerciale ha fatto come per la cava di banano : ha votato a favore.

Comunque io sono ottimista. La bella e affollata assemblea pubblica del 15 giugno a Parrano sullo "Sviluppo Dolce", la giornata del 17 giugno con la presentazione del libro di Realacci e soprattutto il programma  dei Colloqui di Montegabbione alla Scarzuola mi fanno ben sperare.

Come credo che sia importante che alcuni giovani protagonisti della vita politica abbiano avuto il coraggio di andare contro corrente per sostenere le proprie idee.

La battaglia che abbiamo fatto all'ultimo congresso dei DS non era solo per contribuire ad un rinnovamento della classe dirigente nazionale ma anche di quella locale. Statene certi che questo processo andrà avanti perché l'Orvietano ne ha bisogno, in tutti i campi.

Valentino Filippetti, Direzione Regionale DS Umbria

 

 

Pubblicato il: 07/07/2006

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