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Barbabella sulla Piave:'Non c'è più tempo da peredere'

Dura la riflessione del presidente di Risorse per Orvieto sulle diffcoltà che vengono poste al suo lavoro. "I tempi sono praticaente quasi scaduti"...Il 'Progetto Orvieto dei socialisti'. La relazione integrale di Franco Raimondo Barbabella

foto di copertina

L'incontro organizzato dai socialisti orvietani sabato scorso, durante il quale è stata presentata la "Proposte per un nuovo progetto Orvieto" succede agli "Appunti per un nuovo progetto di sviluppo dell'area orvietana" che i diesse hanno consegnato alla stampa giovedì scorso.
Tra le due proposte c'è una differenza sostanziale, di metodo e di contenuti, che diventa clamorosa quando si parla della destinazione della caserma Piave.
Per i diesse, che pure hanno approvato il business plan presentato da Risorse per Orvieto, quell'area diventa strategica per "rispondere alla richiesta di spazi per la città ed il territorio". Si tratta quindi di collocare lì uffici pubblici, "per liberare spazi nel centro storico da destinare ad abitazioni" mentre "per il resto, così come deciso, si tratta di ricorrere alla creatività ed alle risorse del settore privato, in particolare con alcune funzioni che rivestono un ruolo centrale".

Barbabella, presidente di RPO, a proposito della situazione di stallo che si è di fatto determinata da mesi e che blocca l'attività della società, è stato chiaro: sì alla partecipazione ma no al "partecipazionismo, cioè con un paravento demagogico che in realtà nasconde una concezione elitaria e manovriera della politica". E poi a conclusione della sua relazione ha sostenuto con decisione e durezza che "agli ostacoli frapposti all'azione di RPO nella fase che ha preceduto ed accompagnato l'elaborazione del business plan sono stati aggiunti più pesanti impedimenti dopo la sua approvazione da parte del Consiglio comunale, fino al blocco delle attività che di fatto è stato imposto ormai da parecchi mesi per motivi che ci sfuggono e che in realtà sfuggono ai più. Lo SDI è in completo disaccordo con chi ha prodotto questa situazione sia per la sostanza, sia per il metodo, che nulla ha a che vedere con un corretto e produttivo dibattito politico, né con la distinzione delle competenze tra politica e amministrazione, né con il rispetto delle responsabilità di chi è incaricato di far funzionare una SpA, né, ed è l'aspetto più grave, con gli interessi vitali della città. Dunque la partita che ormai è aperta ha natura emblematica: o si decide che l'operazione ex Piave è realmente una priorità e ci si comporta di conseguenza mettendo RPO in condizione di operare secondo il mandato ricevuto, oppure tutti gli altri discorsi sono solo discorsi. E la decisione ha ormai tempi praticamente quasi scaduti".

Insomma, decidere cosa fare o chiudere.

Questa situazione difficile è stata colta con sensibilità dal senatore Angius, che è intervenuto al convegno socialista. Ha espresso due concetti chiave. Uno, non c'è un centesimo dello Stato, né oggi né domani, e bisogna affidarsi la mercato, con idee che il mercato possa recepire. Due, senza unità nessun imprenditore investirà risorse nella Piave.

Tra qualche giorno i diesse discuteranno pubblicamente il loro progetto e altrettanto farà la Margherita.

Ma il tempo stringe e la classe dirigente che ci governa è chiamata a dimostrare nei fatti la propria qualità, che non è soltanto fantasia e capacità di elaborazione, doti che un buon politico sa anche "comprare" da chi queste qualità le ha, ma soprattutto responsabilità ed idee chiare e condivise sulla città da costruire. Condivise, perché se ciascun partito di maggioranza dovesse presentare un proprio progetto e non si trovasse una assennata e omogenea soluzione, la responsabilità che questa "generazione" di amministratori si assumerebbe sarebbe davvero pesante.

Pubblicato il: 05/12/2005

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