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Andrea Scopetti:'Quale futuro? E quale classe dirigente?'

Dal vescovo Scanavino fino a Valentino Filippetti si è aperto un filone nuovo nel dibattito politico. È questa la strada che percorre il presidente di Altra Città e di Giuseppina Barloscio Giuseppina Barloscio: "La politica locale superi il principio "chi non è con me è contro di me"

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L'intervento del vescovo monsignor Scanavino su presente e futuro della città, poi del sindaco Mocio e di diversi altri esponenti politici cittadini fino, alcuni giorni fa, di Valentino Filippetti, ha aperto un filone nel dibattito politico che potrebbe produrre esiti positivi. Pensare e scrivere e parlare è già un passo avanti.
Su questa strada si è posto Andrea Scopetti, presidente dell'Associazione Altra Città.
Riportiamo il suo contributo, articolato in domande e risposte su "classe dirigente e progetto politico.

"Oggetto: Per un nuovo Futuro?

In questi giorni nel dibattito politico orvietano sono entrati con molta enfasi due temi di grande rilevanza: classe dirigente e progetto politico. Come è intuibile, si tratta di due concetti strettamente correlati: la credibilità di un progetto politico è funzione diretta della credibilità della classe dirigente che lo ha elaborato, credibilità i cui parametri di misurazione possono essere rappresentati dal curriculum civile e civico, dallo spessore etico-culturale, dal bagaglio di esperienze professionali extra-politica delle persone che la compongono.

Viene spontaneo porsi alcune domande.

Prima domanda: oggi a Orvieto esiste una classe dirigente del passato e una classe dirigente del futuro?

Con onestà dobbiamo ammettere che dal punto di vista anagrafico la risposta non può che essere negativa. E di fatto lo è non solo con riferimento al nostro Comune. Sono ormai anni che in Italia si parla di nuova classe dirigente, quando poi le decisioni sono prese dalle stesse persone con le stesse logiche.

Ma sempre con onestà dobbiamo rilevare che dal punto di vista dei comportamenti abbiamo registrato qualche segnale di innovazione, apprezzabilissimo sia pure nella sua timidezza e a volte contraddittorietà.

Seconda domanda: oggi a Orvieto esistono dei progetti politici?

Con onestà dobbiamo affermare che attualmente non esistono, coerentemente a quanto è stato già affermato da altri, impegnati - stando al tenore letterale delle loro dichiarazioni - a disegnare a 360 gradi proprio un progetto futuro per la città.

Senza essere pedanti vorremmo far osservare che non esiste alcun progetto integrato e complesso riguardo la gestione del territorio, tema sul quale da anni abbiamo intrapreso in modo coerente azioni per la sua difesa e valorizzazione nell'ottica dello sviluppo sostenibile. E gli esempi potrebbero continuare.

Terza e ultima domanda: a Orvieto è possibile che la classe dirigente attuale possa elaborare un progetto politico per il futuro?

La risposta è sì, se si verificano a nostro avviso alcune precise condizioni strettamente collegate.

La prima è quella di svolgere un'analisi attenta delle scelte fatte nel passato sbandierate spesso come "investimenti", ma che di fatto hanno prodotto soltanto debiti per il Comune e quindi per i cittadini: il "passato" con la sua politica dopata e autoreferenziale pesa purtroppo anche sul presente e non consente di guardare al futuro con la necessaria serenità e obiettività. Scrivere una nuova pagina di storia senza aver compreso cosa si è scritto nella pagina precedente comporta inevitabilmente che il "libro" sia poco comprensibile.

La seconda condizione consiste nell'abbandonare la difesa del proprio orticello, difesa effettuata spesso con la presunzione che, forti di un congruo "bottino elettorale", l'orticello personale coincida con l'interesse collettivo.

La terza condizione è quella di dare voce alle energie più vive della società civile per realizzare la dialettica Istituzione-Cittadino in modo costante e virtuoso.

Per una classe dirigente che auspica di essere ricordata dalle generazioni future come un modello di riferimento, il futuro non si insegue e non si immagina, ma si costruisce. E costruire un progetto politico per il futuro è molto più difficile che immaginarlo.

Per costruirlo occorre un tavolo e molte sedie, non una soltanto. Noi siamo pronti! Aspettiamo delle risposte."

Pubblicato il: 01/12/2005

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