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Verso la polis, oltre le chiuse sagrestie

L'intervento di monsignor Betori su "Vangelo della vita e relativismo etico". Una relazione di altissimo valore, dai profondi contenuti

Una giornata di politica e cultura. Ai livelli più alti

Daniele Di Loreto

L'intervento di monsignor Giovanni Scanavino, vescovo di Orvieto-Todi, con l'esortazione ad affrontare con coraggio le sfide della vita, in perfetta sintonia peraltro con il dibattito che proprio un'intervista a Sua Eccellenza ha suscitato in questi giorni nella città di Orvieto, è stato un appropriato messaggio introduttivo alla relazione di monsignor Giuseppe Betori, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, dal titolo "Vangelo della vita e relativismo etico". Una relazione di altissimo valore, dai profondi contenuti e ampiamente argomentata.

"Non dovrebbe affatto meravigliare - ha esordito Betori - che, quando le radici profonde delle realtà mondane vengono minacciate, i cristiani si trovino in prima fila a difenderne la consistenza e l'integrità". Si tratta di difendere le radici contro il relativismo etico, quella forma del pensiero contemporaneo che è una vera e propria sfida alla ragione dell'uomo e alla fede del credente. Se la fede li può dividere, la verità e la conoscenza non possono che unire cristiani e laici, ma "occorre evitare il tranello - ha proseguito Betori - di chi vorrebbe opporre verità e libertà, verità e democrazia; la verità c'è ma nel momento in cui la metto nella polis assume le vesti più modeste dell'opinione". Da qui è breve il passaggio per cui si può relativizzare anche la vita umana, sacrificandola a beni inferiori, riducendola a contenuto opinabile. Sono queste le pericolose derive che il relativismo etico porta con sé. Ma qui c'è la ritrovata compattezza del mondo cattolico ed il suo coraggioso spendersi su frontiere di rilevanza pubblica. Il mondo cattolico su questi argomenti va senza tentennamenti verso la polis e quindi "ben oltre le chiuse sagrestie - ha rimarcato con enfasi Betori - in cui molti vorrebbero confinarlo e ben oltre le nascoste coscienze in cui alcuni vorrebbero che si consumasse".

Nel diffuso laicismo il riferimento a Dio suona come un'offesa all'uomo, ma non si tratta di piegare il pensiero laico alle esigenze devote della fede, perché la fede non ostacola la ragione, al contrario la pone in condizioni ottimali di esercizio. La fede ci aiuta a penetrare il mistero della nostra identità di uomini e di donne ed il progetto naturale che ci riguarda. Si può comprendere perciò il motivo per cui il Papa oggi invita i non credenti a discernere e ad agire "come se Dio esistesse".

La Chiesa, quindi, vuole favorire tale riflessione, offrendo contenuti al dialogo sulla bios, nello spazio pubblico della polis, attualizzando nella città dell'uomo il messaggio liberante del Vangelo di Cristo. È l'irruzione della vita nella questione sociale.

Per questo - ha sostenuto a chiusura del suo intervento monsignor Betori - ai responsabili della cosa pubblica occorre chiedere che le persone vengano sempre prima delle strutture.

Pubblicato il: 10/09/2005

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