Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: NOTIZIE
NOTIZIE CORSIVI

Caserma Piave. Una città divisa

Il progetto presentato, che non è definitivo, propone ipotesi interessanti e integrabili. Ma il dibattito denuncia una sostanziale divisione nella città

Barbabella presenta la sua Caserma Piave

foto di copertina

di Dante Freddi

La ex caserma Piave vale dai 34 ai 38 milioni di euro e ce ne vorranno 53 per realizzare i progetti presentati da Franco Raimondo Barbabella. I lavori, una volta iniziati, potranno concludersi in 30 mesi e riportare quindi ad un uso economico quella enorme parte del centro storico. Con alberghi, musei, centri espositivi, università. L'intero progetto è costruito in un rapporto di flessibilità con l'insieme, per cui se alla verifica del mercato l'idea si dimostrasse debole, ci sarebbe la possibilità di sostituirla ed integrarla.
"Non è il documento definitivo di programma" ma un "primo passo importante", aperto al dibattito, per proporci ora al mercato e verificare l'impatto del progetto e di cisacuna delle sue parti, corredato di numeri e concreto: così ha concluso il presidente della RPO.

Il lungo Consiglio comunale aperto, di cui sotto riportiamo in dettaglio la cronaca, ha denunciato una condizione cronica di debolezza nella comunicazione tra l'Amministrazione della città e quelle categorie di cittadini che vogliono partecipare, privati o associazioni che siano.
Ormai, in ogni occasione, sì e no sono prevedibili, indipendentemente dall'argomento.
Sì e no che hanno entrambi dei contenuti da raccogliere e valorizzare, ma che non si incontreranno mai. Perché qualcosa in questa città è ormai rotto, da anni.
Non c'è più fiducia tra quella parte della classe dirigente "intellettuale" della città e la classe dirigente "amministrativa", che l'ha espulsa da anni,  per incompatibilità di carattere.

E poi maggioranza istituzionale e minoranza: in Consiglio comunale parlano ma non si ascoltano. Tutti sono tesi, a parte le eccezione, a soddisfare il proprio pubblico televisivo, ad imbibire i propri tifosi nelle correnti dei partiti. Qualcuno non si rivolge a sindaco o presidente ma parla direttamente nella telecamera "pellicciana", come fanno navigati politici.

Il metodo del pensiero, che vorrebbe un'analisi critica serrata e confrontata onestamente per procedere da idee a pensieri maturi, è totalmente inosservato.

Barbabella e Mocio hanno ribadito la disponibilità al confronto, seppure senza rinunciare agli obblighi del governo. Ma chi raccoglierà questo invito considerandolo un reale apertura?quante esperienze passate convinceranno gli interlocutori a non fidarsi uno dell'altro?quanto è necessario andare indietro nella storia di questa città per ritrovare una comune volontà, una radice unitaria, un momento da cui ripartire?

È ovvio che non potrà esserci unità se qualcuno non deciderà di compiere un primo passo e tentare di azzerare storie passate, quelle che ci fanno essere come siamo, ma non sempre migliori di come potremmo.

Una ragazza ha detto durante il dibattito che lì si stava parlando del "futuro". Se questa immagine governasse i comportamenti sulla ex caserma Piave, forse qualcuno o tutti compiranno un passo di saggezza.

Pubblicato il: 23/06/2005

Torna alle notizie...