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In nome di Tiziano Terzani

Ha riscosso un enorme successo la manifestazione organizzata martedì scorso dall'Assessorato alla cultura del comune di Orvieto e dalla Libreria dei Sette, in ricordo di Tiziano Terzani

 di Simone Zazzera                    

Ha riscosso un enorme successo la manifestazione organizzata martedì scorso dall'Assessorato alla cultura del comune di Orvieto e dalla Libreria dei Sette, in ricordo di Tiziano Terzani, scomparso all'età di 66 anni lo scorso 28 luglio. In una Sala dei Quattrocento stracolma è stata proiettata l'ultima intervista concessa dal celebre corrispondente al regista Mario Zanot. Successivamente sul palco hanno ricordato Terzani la moglie Angela Staude, il figlio Folco ed il grande inviato del Corriere della Sera Ettore Mo.

È la terza volta che la città della rupe rende omaggio al giornalista fiorentino. Nel maggio del 1997 gli fu conferito il meritato premio Luigi Barzini, all'inviato dell'anno. Mentre nel 2002 fu lo stesso Terzani ad incontrare la città durante la presentazione del suo penultimo libro: "Lettere contro la guerra". Scritto l'indomani degli attentati dell'11 settembre 2001, fu l'unico libro veramente pubblicizzato dall'autore, il quale sentì il bisogno di lasciare al nipote una indicazione forte sull'unica strada perseguibile: quella della non violenza.

L'appuntamento è riuscito a coinvolgere un gran numero di persone. A partire dalle diciotto la sala dei convegni ha iniziato a riempirsi di gente di ogni età. Un'affluenza massiccia, tanto che al termine della proiezione dell'intervista, oltre una cinquantina di persone hanno applaudito comodamente sedute sulla moquette, essendo esauriti tutti i posti a sedere.

 Utilizzando la tecnica del documentario, integrando i disegni fatti dallo stesso Terzani e le riprese realizzate dal figlio Folco durante i soggiorni del padre sull'Himalaia, Mario Zanot è riuscito a produrre cinquantacinque minuti di grande impatto emotivo.

Realizzata tra il 27 ed il 28 maggio del 2004, due mesi prima della sua scomparsa, l'intervista è l'unica rilasciata da Terzani dopo la pubblicazione del suo ultimo libro "Un altro giro di giostra". Il giornalista, malato di cancro, aveva deciso di non incontrare più nessuno, e di non mostrarsi pubblicamente. Tutto quello che aveva da dire lo aveva scritto su questo libro. "Ogni visita è sgradita, senza eccezione". È questo il cartello che Zanot trovò sulla porta della baita di Orsigna in Toscana, dove Terzani ha trascorso gli ultimi mesi. La chiave che sbloccò la sua diffidenza fu l'assicurazione del regista che l'incontro sarebbe iniziato e si sarebbe concluso con un sorriso.

 

Presentata dal sindaco di Orvieto Stefano Mocio, la proiezione è stata seguita con interesse dai presenti, che non hanno mancato di sorridere nei passaggi più coinvolgenti.

"Sono malato da sette anni di cancro". Così esordisce Terzani, presentando subito all'ascoltatore il primo paradosso "Il cancro per me è stato una vera e propria barriera contro la routine della vita, contro il mondo da cui volevo scappare". Il giornalista racconta della sua esistenza dal momento in cui i medici gli diagnosticarono la malattia e la sua ricerca, narrata brillantemente nel libro, di una cura che in realtà non esiste. "Viaggiare è sempre stato il mio modo di reagire a tutto" dice Terzani, che proprio nel viaggio ha trovato sempre la sua dimensione più vera di uomo e di giornalista.

Quando si passa a parlare del suo precedente libro "Lettere contro la guerra" l'autore non fa mistero della sua posizione "È un libro contro tutte le guerre, fatto da un uomo di pace che ha visto la guerra". Un uomo che col tempo ha realizzato che "La non violenza è l'unica chance che l'umanità ha per sopravvivere. Non si può combattere il terrorismo uccidendo terroristi. La violenza si può combattere solo con l'amore".

Altro tema forte toccato nel documentario - intervista è il rapporto con gli Stati Uniti, paese odiato ed amato allo stesso tempo ma in modi differenti da Terzani. Egli ricorda come la città di New York fu in grado di salvarlo per ben due volte, dalla routine della vita quotidiana prima e dopo con la diagnosi del male, avvenuta in quella città. D'altra parte rifiuta l'affermazione che ci vorrebbe tutti americani. "Non siamo tutti americani! L'America ha avviato un processo di decivilizzazione del mondo. La civilizzazione ha permesso di gestire la violenza insita nell'uomo. Ora per diventare la più grande civiltà del mondo l'America ci sta portando verso la decivilizzazione. Altro che democrazia e libertà! In America Latina hanno portato solo dittature!"

Sono stati cinquantacinque minuti fortemente emotivi, ai quali ha reso omaggio un lunghissimo applauso finale.

Il tributo al giornalista è continuato nelle parole del suo illustre collega ed amico Ettore Mo, il quale lo ha definito come "Un gigante davanti al quale non si può essere paragonati". "Eravamo - ha detto Mo - come Bartali e Coppi, ma lui era Coppi e io neppure Bartali. Fu un campione di inviato speciale e probabilmente l'unico paragonabile alla sua grandezza fu Ryszard Kapuściński" altra grande figura del giornalismo internazionale. L'inviato del Corriere ha confidato di averlo inseguito e copiato, spesso con invidia: nonostante fosse più giovane Terzani era sempre un passo avanti a tutti gli altri inviati italiani, travolgente con la sua simpatia e personalità. Mo ha concluso ringraziando il regista: "Hai fatto giustizia ad un personaggio che non era conosciuto nella sua grandezza autentica: questo è stato un gigante ed io mi inginocchio davanti a lui".

Pubblicato il: 10/12/2004

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