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Si è spento Padre Chiti

Padre Gianfranco Maria Chiti si è spento sabato mattina a Roma presso il Policlinico militare del Celio. In 13 anni, da quando nel 1991 arrivò nel convento dei Cappuccini, non c'è orvietano che non l'abbia amato e cercato in un momento di gioia o di disperazione. Perché da quel gigante burbero e buono arrivava sempre una parola e non per forza"dolce", però giusta.

foto di copertina

di Stefania Tomba

 

ORVIETO - Un faro, questo per tanti anni è stato per gli orvietani. Padre Gianfranco Maria Chiti si è spento sabato mattina a Roma presso il Policlinico militare del Celio. In 13 anni, da quando nel 1991 arrivò nel convento dei Cappuccini, non c'è orvietano che non l'abbia amato e cercato in un momento di gioia o di disperazione. Perché da quel gigante burbero e buono arrivava sempre una parola e non per forza"dolce", però giusta. Un padre spirituale mai giudice, un amico severo ma infinitamente buono.

 

Era nato a Cignese in provincia di Novara il 6 maggio di 83 anni fa. Fu allievo dell' Accademia di Modena e poi combattente sul fronte greco-albanese e sul fronte russo e meritò una medaglia di bronzo al valor militare. Operò 7 sette anni in Somalia e concluse la carriera come comandante della Scuola allievi sottufficiali di Viterbo. Il saio l'aveva indossato nel 1978 quando, lasciati gli alamari con le stellette da generale che gli venivano da 40 anni di carriera nelle file dei granatieri di Sardegna, abbracciò la vita ecclesiastica.

 

La vocazione di diventare soldato di Cristo - raccontava -  mi venne tornando dal fronte russo dove morire a vent'anni era naturale come nascere. Abituato come sono ad obbedire non ho potuto non ascoltare quella voce interiore che mi chiamava fin da quando ero giovane".

 

Entrò nel convento San Mauro dei Cappuccini di Rieti e ricevette l'ordinazione sacerdotale nel '82. L' Ordine lo assegnò a Orvieto nel convento di San Crispino, la cui struttura era in stato di completo disfacimento. All' inizio trovò alloggio in una tenda militare, chiamò a raccolta i granatieri in servizio e in congedo, che con il loro denaro ed il loro lavoro riportarono il convento agli antichi splendori.

 

Divenne subito un punto di riferimento per i fedeli - ricorda l'allora sindaco Stefano Cimicchi - e tanti sono gli aneddoti che tornano in mente. Le sue lettere, le lunghe chiacchierate e le battute su cui si ironizzava: l'alzabandiera del mattino, il"rompete le righe" al termine della messa". Ma l'ex sindaco ricorda anche l'impegno profuso per il recupero delle salme italiane dalla campagna di Russia, il desiderio del leader somalo Siad Barre che interrogato su cosa avesse voluto fare in visita in Italia rispose:"salutare Padre Chiti".

 

Il sindaco Stefano Mocio si sofferma a ricordare"la grande spinta umana e spirituale con le quali ha saputo essere vicino a quanti lo hanno cercato e avvicinato, dando loro sostegno e speranza di fronte alle malattie e a tutte le ansie della vita, nei momenti di maggiore solitudine e nella paura. Di lui ricordo anche l'incitamento a stare accanto ai giovani".

 

A celebrare la messa di Natale - forse alle 22,30 come  faceva lui - quest'anno ci sarà un giovane frate. Padre Gianfranco Bizzoni, entrato nei frati minori proprio sotto la giuda di padre Chiti."La sua parola d'ordine - dice -  era non risparmiarsi mai: per i barboni della stazione come per i potenti". Alla sua salma hanno reso omaggio ieri i generali Luigi Fraticelli e Emilio Marzo, Capo e Sottocapo di Stato Maggiore dell'Esercito. I funerali si svolgeranno lunedì in Duomo alle 14.30.

 

Pubblicato il: 20/11/2004

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