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Ventidue anni di carcere per Sabatini

Il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Orvieto, Silverio Tafuro ha optato per la linea dura accogliendo in larghissima parte le richieste del pubblico ministero Anna Maria Grimaldi che, nel corso dell'ultima udienza, aveva chiesto per l'operaio di San Venanzo, ventiquattro anni di reclusione

"Voglio espiare il mio peccato"

foto di copertina

di Stefania Tomba

ORVIETO - Ventidue anni per Silvano Sabatini. Il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Orvieto, Silverio Tafuro ha optato per la linea dura accogliendo in larghissima parte le richieste del pubblico ministero Anna Maria Grimaldi che - nel corso dell'ultima udienza - aveva chiesto per l'operaio di San Venanzo, che nel dicembre del 2002 uccise la moglie Mara Cicala massacrandola con trentacinque coltellate, ventiquattro anni di reclusione. La pubblica accusa gli aveva riconosciuto il vizio parziale di mente ma contemporaneamente anche le aggravanti dell'uxoricidio dell'efferatezza del gesto.

Una sciabolata priva di umanità" - è il commento a caldo dell'avvocato Carlo Bizzarri sul dispositivo della condanna -"che non tiene conto né della condotta di Sabatini né delle attenuanti generiche e tanto meno dello stato di frustrazione e fortissima psicosi che hanno condotto il mio assistito al raptus omicida". L'avvocato, che ha annunciato ricorso in appello non appena saranno note le motivazioni della sentenza di primo grado, chiedeva per il suo cliente il vizio totale di mente e dunque l'assoluzione. O in subordine il vizio parziale con le riduzioni di pena previste per il rito abbreviato e il riconoscimento delle attenuanti generiche.

Una sentenza equilibrata" invece per l'avvocato di parte civile Manlio Morcella soddisfatto per"la tenuta dell'impianto accusatorio" e per l'entità della provvisionale di risarcimento assegnata. Duecento quaranta mila euro per i familiari della vittima (150 mila alla figlia, 60 mila genitori e 30 mila alla sorella).

La mattinata più lunga quella di ieri, tra le aule e i corridoi del palazzo di giustizia orvietano, dopo quella tragica, per i protagonisti dell'omicidio di Casa Perazza, del dicembre di due anni fa. È Sabatini il primo ad essere accompagnato in aula. Il primo anche ad arrivare in tribunale cinque minuti prima delle 9,30, orario in cui era stata fissata l'udienza , a bordo del cellulare della polizia penitenziaria. Insieme, ma a piedi, arriva l'avvocato Bizzarri. L'udienza non inizierà prima delle 10. In aula dietro l'imputato entra l'avvocato di parte civile Morcella e le donne di casa Cicala. La madre e la sorella della vittima . E Mara il cui volto riposa sul petto della madre effigiato in una medaglietta d'oro. Alle loro spalle si chiudono per l'ultima volta le porte dell'aula per le udienze preliminari. Un ora e venti dura l'arringa conclusiva di Bizzarri, un'ora la camera di consiglio.

L'attesa di Sabatini si consuma a colloquio fitto, ininterrotto con l'avvocato che continua a sedere al suo fianco. Madre e figlia scandiscono i minuti in corridoio dove li ha raggiunti il marito della ragazza. Quando arriva la sentenza sono le 12,45. Anche questa a porte chiuse. Un pianto liberatorio e nessun commento così madre e figlia accolgono la sentenza una volta fuori dell'aula di tribunale. Se ne vanno strette. Sabatini è scosso, gli occhi lucidi e perplessi, viene accompagnato di nuovo sul cellulare che lo riporterà in carcere. Per 22 anni.

Pubblicato il: 28/09/2004

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