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Farmacia comunale. Un futuro da costruire

O più competenze o la vita sarà difficile. Rinnovamento commerciale e a Ciconia. Intreviene Alessandro Maria Li Donni, amministratore dell'Azienda farmacia comunale

Ieri ponevamo una serie di interrogativi sul futuro della farmacia comunale e immaginavamo possibili scenari. L'articolo è allegato come supplemento. Questo contributo di Alessandro Maria Li Donni, tra l'altro amministratore della farmacia comunale, può costituire un ulteriore passo verso un ragionamento serio, che va al di là della farmacia comunale e merita una giusta valutazione.

di Alessandro Maria Li Donni
Passato il caldo d'inizio agosto con le sue sterili polemiche sui costi di gestione della farmacia comunale, finalmente sembra aprirsi un dibattito serio sul futuro dell'azienda. Da tre anni il fatturato della farmacia è in calo e nessuno ha cercato di porvi rimedio.  Un po' di pigrizia e un po' di tirare a campare hanno di fatto bloccato ogni azione, anche nella trasformazione della farmacia in società.
Così l'attuale consiglio d'amministrazione e i revisori dei conti si sono ritrovati a gestire un'eredità pesante, apparentemente senza via d'uscita ed asfittica.  In realtà, gestiti al meglio alcuni problemi contabili di non poco conto, passando il gioco di parole, qualcosa si è iniziato a studiare.  Ed ecco che sono uscite fuori le pecche della farmacia.  I costi di gestione (personale e magazzino in particolare) sono troppo alti e la possibilità di ampliamento dell'attività non esistono.  Il punto vendita è rimasto intatto con l'unico investimento del laboratorio galenico, obbligatorio per legge.  Tutto intorno lo spazio è occupato, quindi niente da fare.  Ed allora bisogna studiare qualche soluzione per permettere una certa remuneratività per l'azienda.
La legge ha imposto la trasformazione della farmacia in società, ma nessuno ha pensato ad un ampliamento dell'oggetto sociale.  In altre realtà si è pensato bene di affidare alla stessa società i servizi cimiteriali, gli asili nido e le residenze per anziani.  Tutto con un doppio risultato, continuare sulla strada del servizio sociale calmierando i prezzi  e rendere più utili al socio unico Comune.  Non solo, ma il Comune continuerebbe ad avere il controllo effettivo della gestione senza subirne i costi diretti.  In tal modo si potrebbe anche pensare ad una diversificazione dell'offerta per gli anziani, ad esempio, e all'apertura di nuovi asili nido senza eccessivi costi per l'Ente.
Ma cosa si può fare subito per la farmacia comunale? L'idea dell'ampliamento dell'attività commerciale non è assolutamente peregrina ma ora è praticamente impossibile.  Tutte le farmacie stanno subendo un calo delle vendite dei farmaci in questi anni e per ovvi motivi stanno diversificando. Quindi perché non può farlo la farmacia comunale?  Attualmente il settore della cosmesi langue, manca un comparto specializzato nell'alimentazione specifica per diabetici, cardiopatici e allergici al glutine e affini, l'erboristeria non esiste.  Insomma è rimasta una farmacia ferma agli anni '70 e nulla più.  L'altro grande handicap è la mancanza di un ambulatorio medico affiancato all'esercizio commerciale.  Tutte questioni che non possono essere risolte in loco, ma solo con uno spostamento. Ad Orvieto centro la farmacia ha un bacino d'utenza di circa 6mila persone in concorrenza con altre tre farmacie.  La clientela anziana, poi, non è un vantaggio perché spesso esente dal pagamento di farmaci e prestazioni sanitarie.  Questo significa che l'azienda deve necessariamente attendere i pagamenti della ASL4 di Terni, perdendo in valuta visto che i fornitori vogliono essere pagati in tempi sicuramente più brevi.
Ecco perché è sicuramente vantaggiosa l'ipotesi di spostamento a Ciconia.  Il bacino d'utenza è quasi del doppio e la concorrenza è limitata a sole due farmacie.  Con il contingentamento delle licenze (attualmente fissate per legge in un esercizio ogni 4mila abitanti) la certezza di una clientela fissa è sicura.  E' auspicabile, poi, che la Farmacia comunale apra un settore dedicato alla sanitaria, rompendo quel monopolio di fatto che regna ad Orvieto con solo esercizi privati.  Solo dando una dimensione commerciale vera si può pensare ad un futuro certo e prospero per la Farmacia comunale.  Solo ampliando le competenze ad altri settori si può pensare di finanziare quelle attività sociali che altrimenti un'azienda non può assolutamente svolgere.  A fine anno il bilancio deve essere in equilibrio e l'azionista vuole gli utili, quindi non si può pensare di continuare con la gestione di un punto vendita asfittico e senza un grande futuro.  Nel caso in cui non si trovassero i giusti rimedi in tempo allora il Comune potrebbe anche iniziare a pensare alla vendita dell'esercizio, con un flusso di cassa ancora alto ma una tantum ed con un impoverimento delle potenzialità imprenditoriali dell'Ente.

Pubblicato il: 25/08/2004

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