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Creare lavoro con Piave, ex ospedale, patrimonio. Un'ulteriore melina sarebbe disastrosa

di Dante Freddi La Giunta Còncina, dopo i disastri di quella Mocio-Capoccia, in quasi tre anni, non ha compiuto un passo avanti. Il riconoscimento del lavoro svolto da Risorse per Orvieto anche in sede giudiziaria libera un progetto che è ad oggi l'unico approvato dal Consiglio comunale e costituisce un prezioso patrimonio di idee
ORVIETO. SE LA CITTA' RISTAGNA VANNO CAMBIATI GLI AMMINISTRATORI di Mario Tiberi

foto di copertina

La crisi economica che attanaglia il Paese si sente pressante anche ad Orvieto e nell'Orvietano. Il presidio delle operaie di Mmanifatture ha tenuta alta l'attenzione dei media e della gente sulla mancanza di lavoro, sulla precarietà, sulla difficoltà di affrontare il futuro con serenità, perché ha condiviso questa condizione con molti che già la vivono. Basta che ci sia in casa un figlio disoccupato o precario, un'azienda da far sopravvivere o un anziano che ha necessità di cure per comprendere come questo sentimento di insicurezza attraversi  ogni famiglia. In più ci sono nel nostro territorio almeno mille pendolari preoccupati  per il lavoro con una qualità della vita sempre peggiore a causa del servizio pessimo fornito da Trenitalia, che sta costringendo molti a riesaminare la possibilità di continuare a vivere qui.
Tutte situazioni che stravolgono la nostra struttura sociale ed economica, senza che si veda un lumicino lontano che rischiari il buio.

Amministratori e politici seguono i problemi del tessile in crisi e lo fanno sapere con puntualità cronometrica, ma ovviamente la possibilità che possano rimuovere i pesanti ostacoli alla ripresa è relativa, le scelte non stanno nelle loro mani, anche se il doveroso impegno che profondono è apprezzabile.
La responsabilità degli amministratori dell'Orvietano è oggi gravosa più che in altri tempi e non può limitarsi ad amministrare con onestà e rigore le poche risorse a disposizione, ma è indispensabile pensiero e impegno per realizzare le migliori condizioni possibili alla creazione di lavoro e di ricchezza. 

Ciascun paese del territorio è un castello intorno a cui si è raccolta nel tempo la comunità bisognosa di protezione, in un ambiente pregevole di natura e storia che abbiamo rovinato marginalmente, per sapienza o insipienza. E' questo tesoro che dobbiamo "vendere" ,  tutto insieme e ciascun angolo di per sé, in un'attività sinergica di operatori e amministratori. Ma, sopra a tutto, il volano dell'economia nostrana, come per un decennio  è stato affermato con continuità inconcludente, sono il casermone e l'ex ospedale di Orvieto.
Stare ancora ad attendere senza agire è una colpa gravissima, non più accettabile. Non vogliamo più sentir dire di "riservatezza", perché stiamo ragionando di beni della comunità e vorremmo che chi si è assunto il compito di amministrarli lo facesse con evidenza, impegno straordinario, competenza. Non c'è più tempo per  meline e attendismi, ci vuole opera intelligente e coraggio,  perché è soltanto quello il lumicino che si può accendere ad illuminare una condizione altrimenti ancora più cupa.
I lavori di riuso di quell'area vastissima, a cui poter aggiungere nel tempo anche il carcere, potrebbero iniziare in un paio d'anni se ci fossero idee da discutere e da trasformare in azioni. Si rimetterebbe in circolo danaro, lavoro e speranza.  La Giunta Còncina, dopo i disastri di quella Mocio-Capoccia, in quasi tre anni, non ha compiuto un passo avanti, non ha prodotto un'idea, non ha offerto una soluzione, se non le sciagurate ipotesi di spezzettamento auspicate da Pizzo, teso a incassare, per fortuna non condivise dal sindaco.
Il riconoscimento del lavoro svolto da Risorse per Orvieto anche in sede giudiziaria libera un progetto che è ad oggi l'unico approvato dal Consiglio comunale e costituisce un prezioso patrimonio di idee. Ripartiamo da lì, attualizziamolo, modifichiamolo, ma subito. Altrimenti, tutti a casa. La città troverà chi potrà rispondere ai suoi bisogni, ma ancora anni di questa tiritera sono insopportabili, perché spengono la speranza.

Pubblicato il: 29/03/2012

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