Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: NOTIZIE
NOTIZIE CORSIVI

Sala del Carmine. Al macero il buon senso

Nota del PD sulla gestione della sala del Carmine. "Ci sono voluti sei anni e il cambio di governo della città, perché Olimpieri, allora tosto esponente di Alleanza Nazionale, oggi capogruppo del Popolo delle Libertà, possa considerare la missione compiuta. La Sala del Carmine è finalmente Kommunisten-frei"

Riceviamo dal Partito Democratico di Orvieto

Nel lontano 16 settembre 2005, quando al Consiglio comunale si trattò del rinnovo della convenzione con il "Collettivo Teatro Animazione" per la gestione del "Laboratorio Teatro Orvieto" nella sede della Sala del Carmine, l'unico ad esprimere il voto contrario fu il consigliere Stefano Olimpieri. Non approvò perché "contrario a una cultura a senso unico che non riflette il pluralismo della città".

Ci sono voluti sei anni e il cambio di governo della città, perché Olimpieri, allora tosto esponente di Alleanza Nazionale, oggi capogruppo del Popolo delle Libertà, possa considerare la missione compiuta. La Sala del Carmine è finalmente "Kommunisten-frei". "Si sta buttando al macero quel modo di fare", afferma trionfalmente in un comunicato stampa, "che attraverso l'uso strumentale della cultura ha cloroformizzato una buona parte delle realtà vive della città".

Ora, pare che il consigliere Olimpieri non abbia ben chiara l'attività svolta nella Sala del Carmine. Il "concessionario" - come lo chiama lui -, e cioè il "Collettivo Teatro Animazione" aveva il compito di gestire il "Laboratorio Teatro Orvieto", di emanazione comunale, e per questo godeva di finanziamenti pubblici.

Per l'esattezza: per la gestione della Sala del Carmine il Collettivo percepiva circa 7.800 euro annuali, e per la direzione del "Laboratorio Teatro", circa 16.600 euro annuali. L'ammontare dell'affitto della Sala del Carmine ad altri era stabilito da un tariffario approvato dal Consiglio comunale; chi affittava il locale, doveva inoltre corrispondere le spese per la custodia e per la pulizia dei locali.

E', quindi, del tutto falso oltre che offensivo parlare - come fa il Pdl - di una gestione "monopolistica", con "centinaia di euro" da passare "al concessionario" qualora "le realtà estranee a quel tipo di sistema" avessero voluto usufruire dello spazio della Sala del Carmine.

Scaduta, a fine estate, la convenzione con il "Collettivo Teatro Animazione", non più rinnovata, si è in attesa di un bando - dall'assessore alla Cultura più volte annunciato, mai pubblicato - per il nuovo "Laboratorio Teatro Orvieto". E' stata indicata anche la nuova sede: non più la Sala del Carmine bensì il Palazzo dei Sette, guarda caso, l'unico luogo della città per le esposizioni d'arte che, per renderlo idoneo alle attività teatrali, necessita di investimenti consistenti. Ad aggravare la situazione finanziaria del Comune?

Intanto, nella Sala del Carmine è "terminata, una volta per tutte" la logica "per compiacere sempre le solite realtà". E per chiudere con una gestione "monopolistica". Perché non "democratica". Perché aver "liberata" la Sala è un "esempio solare" di come finirla con "la produzione a senso unico della cultura". "Quel modo di fare" va buttato al macero.

Al macero ci va il buon senso.

Il "Laboratorio Teatro Orvieto" nacque nel 1987, con il proposito di rendere lo spettacolo e la sperimentazione teatrale alla portata di tutti.

Soprattutto dei giovani, per far sì che la cultura diventasse parte integrante della vita di ciascuno. Sono poche le realtà umbre dove, come ad Orvieto, il teatro sia stato costantemente portato anche dentro le scuole. Non solo: la sede della Sala del Carmine era anche il luogo di molte altre iniziative. Nella Sala del Carmine abbiamo potuto assaporare il teatro d'avanguardia (Ascanio Celestini, Emma Dante, tanto per citare alcuni nomi grandi ma non frequenti nella programmazione al di fuori delle grandi città) nel cartellone dei "Venti ascensionali" del "Collettivo" (in collaborazione con il Mancinelli e con l'ufficio cultura del Comune); vi sono state iniziative/spettacoli notevoli in collaborazione con associazioni culturali della città. E' stata il luogo "per eccellenza" per gli incontri dell'Associazione "Il Filo di Eloisa", e per la conservazione del suo patrimonio di oltre 1.500 libri tutti dedicati allo studio e alla riflessione delle tematiche del "genere". E, soprattutto, è stata il luogo dove si è potuto sperimentare il "teatro integrato", quel progetto di "Amleto in viaggio" che unisce attori professionisti, attori dilettanti e attori con disabilità. Progetto pluripremiato, in Italia e all'estero.

Ma ora - ci si dice - "aver rimesso il Carmine nella piena disponibilità di tutte le strutture culturali della città è un segnale di grande rinnovamento".

Cioè: chiuso il "Laboratorio Teatro Orvieto", chiusa la direzione e l'attività del "Collettivo Teatro Animazione", lasciato l'uso della Sala del Carmine a chi si prenota per primo per le sue private iniziative, è "democrazia".

Se è questo il segno tangibile della "discontinuità" dopo tre anni di governo di centro destra, stiamo freschi.  

A questo punto è davvero importante sapere se la linea del Pdl, quella del "buttare al macero" uno dei motori della cultura della città, viene condivisa tale quale da tutta la maggioranza, in particolare dal capogruppo di Orvieto Libera Angelo Ranchino. E soprattutto dal Sindaco che un anno fa disse temerariamente di essere disposto ad offrire il proprio collo alla corda della forca piuttosto che chiudere il "Laboratorio Teatro Orvieto".

Pubblicato il: 01/02/2012

Torna alle notizie...