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Troppo arsenico nell'acqua di rubinetto, rimborsati i cittadini

Il Tar del Lazio ha condannato i Ministeri di ambiente e salute al risarcimento. Per l'Umbria erano interessati i Comuni di Orvieto, Castel Giorgio e Castel Viscardo

ORVIETO - Troppo arsenico nell'acqua di rubinetto, il Tar del Lazio ha condannato i Ministeri di ambiente e salute a risarcire i cittadini. Cento euro a testa.

Così ha disposto la sentenza dello scorso 20 gennaio che ha dato ragione alla class action avviata nel 2010 tramite il Codacons da circa 2000 utenze tra Lazio, Toscana, Trentino Alto Adige, Lombardia e Umbria. Per l'Umbria erano interessati i Comuni di Orvieto, Castel Giorgio e Castel Viscardo.  In realtà all'epoca il Sii escluse il coinvolgimento dell'Orvietano, dove erano stati già installati i potabilizzatori nella rete idrica.

"La sentenza - osserva il Codacons - afferma che fornire servizi insufficienti o difettosi o inquinati determina la responsabilità della pubblica amministrazione per danno alla vita di relazione, stress, rischio di danno alla salute. Ora questa strada sarà percorsa anche per chiedere i danni da inquinamento dell'aria e da degrado sia a Napoli che a Roma e nelle altre grandi città in cui la vivibilità è fortemente pregiudicata dal degrado ambientale".

Già sono pronti altri ricorsi e non solo contro i Ministeri. "Saranno decine di migliaia quelli che nel prossimo ricorso che partirà tra poche settimane - proseguono - chiederanno almeno 1.500 euro a testa. Si agirà, come indica il Tar nella sentenza, anche contro gli Ato di appartenenza per chiedere un ribasso immediato delle tariffe a la restituzione di quelle versate per avere in cambio acqua avvelenata. Il Tar ha riaffermato che l'acqua fornita ai cittadini deve essere salubre e la tariffa legata proprio alla qualità di essa, da cui l'indicazione di agire contro le Ato che non potevano non tenere conto di questo dato nel determinare la tariffa. Il Tar - aggiungono - ha anche affermato l'importantissimo principio, che porterà ora a decine di querele penali e denunce alle Procure della Repubblica, che nella vicenda sussiste un preciso "fatto illecito costituito dall'esposizione degli utenti del servizio idrico ricorrenti a un fattore di rischio".

Pubblicato il: 24/01/2012

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