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Sulle mense 'un po' di verità fa bene'

Lo sostiene Pasquale Graziani, ex dirigente ai Servizi Sociali del Comune di Orvieto che rivela una verità diversa da quella raccontata da Pizzo in un suo precedente intervento. Intanto, la protesta dei genitori che portano i figli a casa per pranzo contro il caro - mensa va avanti. Graziani suggerisce: "perché non prendere un euro ad ingesso dai biglietti staccati al pozzo di San Patrizio per abbassare il prezzo del pasto mensa?"

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ORVIETO - Perché non prendere un euro ad ingesso dai biglietti staccati al pozzo di San Patrizio per abbassare il prezzo del pasto mensa? Infondo, i pasti erogati ogni anno (153.000) sono pressoché corrispondenti al numero dei visitatori dell'attrazione orvietana numero uno. La proposta arriva da Pasquale Graziani, ex dirigente ai Servizi Sociali del Comune di Orvieto, lo stesso che nel 2007 ha curato la vituperata gara di appalto per l'affidamento del servizio. Proprio per questo Graziani avverte l'obbligo morale di intervenire non solo per lanciare una possibile soluzione ma soprattutto "perché un po' di verità fa bene" afferma l'ex dirigente riferendosi alle clausole capestro, e non solo a quelle, lamentate dal consigliere delegato al Bilancio, Piergiorgio Pizzo. Innanzitutto, non ci sarebbe alcuna clausola per quale "qualora non venga erogato nessun pasto" sarebbe previsto "il pagamento, a carico della comunità orvietana, comunque, di alcune centinaia di migliaia di euro".Vero è invece che la Camst non paga alcun affitto per l'uso dei locali dell'ex mensa ospedaliera ma solo perché all'epoca (giugno 2007) "il Comune - spiega l'ex dirigente - non pagava nessun affitto all'Asl". Quanto alla sede, Graziani specifica di aver introdotto "prudentemente un'altra clausola che prevede, in caso di non disponibilità dell'ex mensa ospedaliera - dice - l'obbligo per l'appaltatore di attrezzare a sua cura e spese un'altra sede della cucina centralizzata. Al riguardo non so che cosa abbia fatto l'attuale amministrazione". Se poi il gestore non paga le utenze è perché esse "erano uniche per l'intero complesso e costosissime per essere separate". E ancora: quanto al canone di affitto di 360mila euro venutosi a determinare successivamente, esso va riferito all'intero complesso e non solo alle cucine che, ricorda l'ex dirigente "rappresentano circa una cinquantesima parte della superficie dell'intero immobile". Infine, quanto alle "previsioni sottostimate e furbescamente mascherate" Graziani rivendica di non aver mai contributo alla creazione di debiti fuori bilancio e anzi di essere stato il primo " a chiedere all'amministrazione dell'epoca di accertarli".

Intanto, la protesta dei genitori che portano i figli a casa per pranzo contro il caro - mensa va avanti. Il centrodestra resta fermo nel dire che la colpa degli aumenti (5,50 euro a pasto contro i 4,50 dello scorso anno, quando c'era già stato un aumento di un euro) è da ricercare nel passato. Lo fa Guido Turreni (Pdl): "Se oggi i genitori dello spontaneo comitato di protesta contro il caro mensa se la devono prendere con qualcuno, a mio parere dovrebbero rivolgere le loro lamentele contro chi li ha cacciati in questa situazione" afferma Turreni che preferirebbe sentire proposte alternative piuttosto che lagnanze. Chissà che a questo proposito non torni utile la proposta dell'ex dirigente comunale.

Pubblicato il: 17/09/2011

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