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Una rubrica antidepressiva

A Destra e a Manca"  #98 "I soliti noti ci sono e continueranno ad esserci anche senza bisogno di ritornare formalmente, se non verranno promosse iniziative di rinnovamento e di modernizzazione adeguate ai tempi che viviamo. Sinceramente ho anche qualche dubbio che sia meglio che lascino la loro impronta "gli scienziati dell'ovvio"...Contributo di Mario Tiberi

Caro Franco,

la trebbiatura del grano, nelle aie dell'Orvietano, era, come altrove, una cerimonia e una festa, oltre che una cruciale operazione agricola. Appena riempito il centesimo sacco, si "fischiava a cento" e si  sospendeva brevemente il lavoro per una bella bicchierata.

La nostra rubrica sta per "fischiare a cento". Non so se ci concederemo una pausa o che altro faremo, ma una bella bicchierata non ce la leva nessuno. Dovremo festeggiare, perché abbiamo sperimentato (non solo noi due, ma tutti coloro che affidano al web le loro opinioni) che i giornali locali on line sono strumenti eccellenti, peraltro inevitabili, di persuasione finalizzata al bene comune. Bene ha fatto, secondo me, Dante Freddi, a eliminare gl'interventi anonimi. Ha avuto il coraggio di andare contro l'assioma per cui il web non può non essere uno sfogatoio verbale dell'aggressività umana. So bene che il web è anche questo, come lo sono gli stadi, le piazze e i caffè. Ma ciò non toglie che è bene vi siano stadi dove si assiste serenamente a un campionato di atletica leggera o a un concerto. Così come è bene che vi siano conversazioni in piazza e al caffè per parlare seriamente di cose serie. È vero che Freddi ha eliminato gli anonimisti anche per sottrarsi, come direttore responsabile, alle insidie di personaggi che trovano sempre, nella miriade di avvocati in cerca del pane quotidiano, chi li incita alla querela, e trovano spesso, nella inadeguatezza delle leggi, spazi per spillare quattrini. Ma ciò accresce e non diminuisce il valore della scelta del nostro Direttore, perché, in questo modo, egli tutela la vita del giornale e quindi salva spazi preziosi per la manifestazione delle libere opinioni di tanta gente che di tali spazi ha bisogno.

Poiché ho parlato di persuasione, mi piace ricordare che "persuadere" è composto dal rafforzativo per e dal verbo latino suadēre, che richiama suāvis, cioè "soave". Il nostro amico Mario Tiberi mi perdonerà se metto il piede nel suo campo, dove coltiva l'arte del latinista e del "soave" persuasore. Ebbene, credo che dobbiamo continuare nella nostra opera di persuasione, insieme a tutti coloro che hanno nel cuore e nella mente la nostra città,  utilizzando anche il web e non lasciandoci impressionare dagli insuccessi, veri o apparenti, dalle resistenze al confronto, dai silenzi voluti e non voluti. Innegabilmente gli applausi fanno piacere, ma poiché non stiamo dando spettacolo, è meglio confidare nella penetrazione lenta delle idee e non trascurare i segnali positivi. Per esempio, l'idea dell'inversione a "U" nella politica dello smaltimento dei rifiuti ha avuto tanto successo che tutti pensano di averci sempre pensato. Ma sappiamo che non è così. L'idea del parcheggio sopraelevato con impianto fotovoltaico in piazza della Pace è stata sposata dall'assessore Claudio Margottini. L'idea della revisione del piano del traffico non è più considerata diabolica. L'idea di un programma pluriennale di valorizzazione e alienazione del patrimonio sta penetrando in alcuni dei cervelli degli amministratori comunali, anche perché non hanno alternative. Su altre idee dovremo insistere, come la revisione della politica dell'accoglienza scegliendo lo "stile" dell'offerta turistica più coerente con la città, affinando le scelte urbanistiche e creando una nuova struttura organizzativa; o come la scelta di una specializzazione "vera" per l'ospedale, dato che quella "finta" della chirurgia d'urgenza non lo salverà: dovremo tornare a discutere  della cura e prevenzione dell'obesità e/o delle cure palliative e/o di qualche altra forma di "sollievo della sofferenza", come avrebbe detto Padre Pio.  Altre idee di facilissima e immediata attuazione come la navetta Sferracavallo-Centro storico e la sospensione delle scale mobili nei giorni feriali non si capisce perché non siano state recepite: credo che dobbiamo solo aspettare che si dimentichino che le abbiamo proposte noi.

Mi fermo qui, ma non senza un accenno al grande dibattito sugli assetti istituzionali, in particolare su province e unioni dei comuni, che deve essere corroborato da visioni politiche di ampio respiro. Mi preme, a tal proposito, ricordare che il COVIP, quando la bozza di legge regionale sulle unioni dei comuni era ancora quasi un segreto, organizzò una conferenza sulla collaborazione intercomunale. Non è solo per questo, ma soprattutto perché la questione è entrata nel vivo, che il sindaco di Orvieto mi ha dato incarico, di organizzare, insieme al consigliere Roberto Meffi, un incontro importante sulla materia, al quale spero che vorrai dare il tuo contributo.

Insomma non vi sono motivi per essere euforici, ma la comunicazione tramite il web, previa riflessione e senza eludere l'azione, ha un effetto antidepressivo.

Tuo Pier

Caro Pier,

penso che possiamo sostenere con buoni argomenti che, qualunque giudizio si vorrà dare della nostra rubrica, non si potrà negare che almeno abbiamo cercato di contrastare la nostra e l'altrui depressione. Dagli altri non ci aspetteremo riconoscenza, ma da noi per noi stessi ce la dobbiamo, e dunque, quando tra due settimane "fischieremo a cento", come minimo brinderemo tra noi e con i nostri amici. A partire naturalmente dal carissimo Dante Freddi, il nostro direttore, che, come tu hai opportunamente notato, ha voluto e saputo dimostrare che i giornali online possono essere ottimi spazi di libera informazione ed altrettanto libera discussione anche mandando al macero false concezioni come quella che il successo è di chi liscia il pelo a tutti assicurando libero accesso anche a maldicenze, pettegolezzi e frustrazioni di ogni tipo.

Che faremo dopo? Ne stiamo discutendo, e non credo di rivelare un gran segreto se dico che, direttore volendo, faremo qualcosa che ci permetterà ancora di lottare contro la nostra e l'altrui depressione, almeno quella potenziale dei nostri tradizionali venticinque lettori. E con questo rispondo anche alla tua sollecitazione di continuare nell'opera di persuasione che abbiamo svolto ininterrottamente ormai per quasi cento settimane, a quanto sembra - e stando a quel che dici tu - con buoni risultati, se è vero che su una serie non trascurabile di argomenti abbiamo fatto breccia nella testa e nel cuore di non pochi decisori in esercizio attivo, seppure provvisorio, di potere locale. Naturalmente parteciperò ben volentieri anche all'iniziativa che hai preannunciato sulle unioni dei comuni.

Continueremo dunque in un'opera di persuasione delle coscienze. Non potevi dubitare che in questo sarei stato d'accordo. D'altronde chi più di me, eccetto te e alcuni altri, può aver sperimentato l'importanza della continuità e della coerenza nella battaglia delle idee? Non è forse vero che il Progetto Orvieto (idea negli anni ottanta rivoluzionaria) fu inizialmente definito sprezzantemente "libro dei sogni" per poi diventare al contrario simbolo di politica cittadina lungimirante ed efficace? E non è forse vero che le idee di RPO per la rifunzionalizzazione dell'area di Vigna Grande (certamente frutto di ampie e documentate riflessioni), inizialmente considerate con scetticismo da alcuni e avversate per diversissimi motivi da altri (compresi quelli che avrebbero dovuto per diretto interesse politico fare il contrario), sono poi diventate fino ad oggi - naturalmente senza che nessuno voglia ammetterlo - l'unico vero punto di paragone per ogni discorso sensato sul da farsi? E ancora, non è forse vero che la mia ormai più che trentennale insistenza sull'idea dell'area orvietana come territorio-cerniera tra tre regioni e come tale potente opportunità di sviluppo da tradurre in politiche di largo respiro, inizialmente trattata come tutte le intuizioni che rischiano di disturbare assetti consolidati di potere, è poi diventata luogo comune a tal punto che oggi non c'è politico politicante (espressione che rubo all'amico Fausto Cerulli, che spero non mi rimbrotterà per questo) che non ne faccia uso e abuso?

Ma, senza alcuno spirito polemico, non posso evitare di chiedermi: 1. Il Progetto Orvieto è diventato metodo coerente, lucida visione politica, coraggiosa azione amministrativa, o qualcosa di così ingombrante presenza, culturalmente e operativamente, che ad un certo punto se ne è parlato solo al passato proprio per metterci una pietra sopra? 2. Il progetto di RPO per Vigna Grande (che - va ripetuto - ad oggi resta l'unica elaborazione che ha cercato di connettere con rigorosa coerenza di visione strategica il riuso dell'area, la città storica e il territorio, collocando le operazioni in un orizzonte nazionale e internazionale stando tuttavia con i piedi ben saldi a terra) è diventato anch'esso punto di paragone per risolvere il problema essendo stato assunto come opportunità oppure nei fatti è vissuto come prospettiva troppo seria e impegnativa, e perciò tale da dover essere messa quanto prima definitivamente da parte per passare il più rapidamente possibile a quelle operazioni-tampone che sembrano essere l'unica cosa che ormai si pensa di potere e saper fare in questa nostra amata e disgraziata città? 3. Infine, l'idea del territorio orvietano come area-cerniera, ripetuta oggi a proposito e a sproposito, viene assunta come scenario di una nuova politica dello sviluppo nell'epoca della necessaria quanto inevitabile radicale revisione degli assetti istituzionali, oppure al contrario come occasione o per rilanciare visioni generalgeneriche vagamente somiglianti a mitologie simil-leghiste o più semplicemente per continuare i poveri e stanchi giochi di riequilibri al massimo ribasso corretti solo da qualche prebenda? La risposta dal mio punto di vista è evidentemente il secondo corno delle tre domande. Credo che immagini anche che potrei continuare con un elenco in cui ci sono non poche delle idee che hai citato tu.

La questione riguarda solo il passato e la classe dirigente di centrosinistra? Sai bene che non è e non può essere così. Sono troppo scettico allora sull'adeguatezza dell'attuale classe dirigente complessivamente intesa di fronte alle terribili sfide non solo del risanamento, ma delle riforme per lo sviluppo? Forse, non voglio escludere di aver torto marcio. Se è così, chiederò scusa con la speranza di essere perdonato. E non sarò certo io a dolermi se tutte o parte delle idee che abbiamo proposto in queste quasi cento puntate della nostra rubrica prima o poi, dopo aver fatto breccia nel cuore e nella mente dei decisori al potere, diventeranno anche sane e coerenti azioni che ci permettano di riprendere la fiducia che in gran parte abbiamo perso. Ma oggi la vedo scura. Soprattutto perché i tempi che viviamo sono straordinari, e - spero me lo consentirai - classi dirigenti con orientamento e mentalità da tempi ultraordinari, che discutono e operano come se il mondo non stesse rapidamente cambiando sotto i nostri occhi, non ce la possono fare. I pericoli di arretramento, impoverimento e nuova marginalità, sono troppo incombenti per far finta di non vederli.

Caro Pier, di fatto tu mi vuoi convincere che, essendo la classe dirigente attualmente al potere sufficientemente permeabile, bisogna avere pazienza e insistere: qualcosa arriverà. Forse non sei disposto a dire "hic manebimus optime", ma "hic manebimus" sì, non so se e quanto "obtorto collo" (sia ben chiaro, anch'io per questo uso smodato del latino chiedo venia all'amico Mario Tiberi). E' quasi la stessa posizione dell'altro caro nostro amico Fabrizio Trequattrini, il quale, evidentemente con cognizione di causa, mi pare voglia sostenere che è meglio non muovere paglia finché c'è il pericolo che ritornino i soliti noti. Obietto solo che i soliti noti ci sono e continueranno ad esserci anche senza bisogno di ritornare formalmente, se non verranno promosse iniziative di rinnovamento e di modernizzazione adeguate ai tempi che viviamo. Sinceramente ho anche qualche dubbio che sia meglio che lascino la loro impronta "gli scienziati dell'ovvio". Il punto è, insisto, il palesarsi di una fase storica non consuetudinaria. Ho torto? Va bene quello che c'è? Basta mettere qualche toppa? Io, oltre a porre il problema per come lo vedo, che cosa posso fare di più? Non essendo nemmeno consigliere non ho neanche il diritto-dovere di consigliare. Qualche amico però mi ha benevolmente consigliato di mettermi in silenzio, di non espormi. Forse ha ragione, ma la passione civica inevitabilmente prevale. Tuttavia nessuno se ne abbia: le mie sono solo parole del lunedì, scambiate con un amico che spesso usa il suo tempo, in accordo con il direttore, per darmi modo di parlare. Quanto questo sia utile non so. Certo ci tiene in esercizio, e questo già significa molto.

Tuo Franco


da Mario Tiberi

Carissimi Pier e Franco,

              la rubrica "antidepressiva", targata novantotto, è tra le migliori, se non la migliore, che il Vostro arguto ingegno abbia saputo partorire. Siete come il buon vino il quale, più incede nel tempo, e più diventa prelibato per palati esigenti e sopraffini. Mi perdonerete la similitudine, ma siccome dovremo brindare.!.
Vi ho trovato di tutto: intelligenza, spassosità, buon senso, memoria storica, usi costumi e tradizioni, indicazioni per l'oggi e per il domani; insomma, un "Sancta Sanctorum" compiuto e convincente.
Non posso non concludere con un adagio in latino, che vuole anche essere un fervido auspicio per più elevati traguardi futuri: "Epistolae vestri, pulchra et visibilis imago rei conditae sunt!".

Con particolare affetto, il Vostro amico .



 La rubrica di Orvietosì  "A Destra e a Manca"è alla novantottesima puntata. La rubrica è animata da Pier Luigi Leoni e Franco Raimondo Barbabella, la destra e la sinistra delle "cose". 
Vorremmo attrarre i lettori nel ragionamento aperto da Leoni e Barbabella, non con i commenti, che in questa rubrica sono disattivi, ma con contributi firmati e spediti per e-mail a dantefreddi@orvietosi.it , specificando nell'oggetto la rubrica "A destra e a manca". 
La rubrica esce ogni lunedì.

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Pubblicato il: 29/08/2011

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