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Potrà salvarci un atto d'umiltà del Consiglio comunale?

A Destra e a Manca #97 "Il consiglio comunale, con un atto di umiltà, che sarebbe atto di realismo e non di umiliazione, dovrebbe rendersi conto che le presenti difficoltà costringono a rivolgersi all'esterno...". "Consentimi di dire che si tratta di una prospettiva impossibile, giacché ... è come chiedere a maggioranza e opposizione di mettersi d'accordo per dichiarare il reciproco fallimento". E il ragionamnerto continua con i contributi di Fabrizio TreqattriniMario Tiberi

Caro Franco,

l'amministrazione comunale di Orvieto ha due compiti: quello di risanare il bilancio e quello di promuovere un futuro migliore per la nostra città. Sono compiti che fanno tremare le vene e i polsi, ma che non possono essere elusi. Chi non se la sente di affrontarli può andarsene a casa. Se resta, vuol dire che ha buone ragioni per ritenersi in grado di affrontarli. Esiste una maggioranza in consiglio comunale che ha il dovere di affrontare i due compiti di cui sopra. Che abbia voglia di affrontarli non dubito, che si ritenga in grado di affrontarli lo deduco dal fatto che sta lì, che sia effettivamente in grado di affrontarli lo deve ancora dimostrare. Poiché di quella maggioranza mi trovo a far parte, mi sento in obbligo di spiegare a me stesso e ai miei concittadini, te compreso, perché ancora valga la pena di stare lì.

Le misure che sono state finora adottate per il risanamento non hanno dato i risultati sperati. Si tratta di  misure adottate in buona fede, poiché non mi sembra che fosse intenzione della maggioranza peggiorare la situazione invece di migliorarla. Del resto non mi pare che la maggioranza abbia respinto proposte alternative della minoranza, perché la minoranza non ha mai fatto proposte alternative vere e  proprie, cioè non ha mai prospettato soluzioni chiare che ragionevolmente potessero portare al risanamento del bilancio e al rilancio della città.

Purtroppo il mondo è pieno delle conseguenze negative di scelte adottate in buona fede. Il fatto è che la buona fede non basta.

Maggioranza e minoranza dovrebbero prendere umilmente atto che dalle loro elaborazioni strategiche non sono scaturite soluzioni efficaci. L'umiltà non dà le soluzioni, ma è un passo avanti rispetto alla buona fede. La persona umile ammette serenamente la propria insufficienza e riconosce che il mondo non finisce a Orvieto e che gli Orvietani non sono soltanto quelli che si espongono. "La superbia fa discendere e l'umiltà ascendere", ha scritto San Benedetto nella sua Regola.

Il consiglio comunale, con un atto di umiltà, che sarebbe atto di realismo e non di umiliazione, dovrebbe rendersi conto che le presenti difficoltà costringono a rivolgersi all'esterno degli organi politici e burocratici del comune per acquisire professionalità, idee e capacità manageriali idonee a superare la crisi.

Del resto le elezioni democratiche non sono state inventate per selezionare dei geni, ma delle persone di buon senso.

Ecco perché non ho ancora abbandonato lo scomodo banco in cui siedo in consiglio comunale: spero ancora in un atto d'umiltà da parte di persone di buon senso.

Tuo Pier

Caro Pier

il tuo ragionamento non fa una grinza: poiché ritieni che ci sia almeno una sola ragione per stare dove stai, lì giustamente ritieni di dover stare. Da parte mia non è né sensato né elegante contestare questa tua convinzione, anche se francamente mi sembra piuttosto azzardato legare la permanenza in un ruolo istituzionale alla speranza di "un atto d'umiltà da parte di persone di buon senso". Perciò ho più di un dubbio che saresti disposto a fare tua la bella e decisiva esclamazione "hic manebimus optime" (letteralmente: qui rimarremo ottimamente) pronunciata dal centurione che, secondo il racconto di Tito Livio, si trovò per caso ad ordinare all'alfiere di piantare l'insegna della sua colonna proprio nel luogo in cui il Senato stava discutendo la richiesta della plebe romana, stanca delle angherie dei patrizi, di trasferirsi a Veio appena conquistata, e con ciò, pur senza volerlo, impedì che ciò avvenisse, essendo stato letto questo accadimento come un presagio. Così Roma quella volta fu salva. Apprezzo naturalmente la chiarezza con la quale sviluppi pubblicamente le tue considerazioni e la cortesia affettuosa di averlo fatto nella nostra rubrica, ma su questo, come già detto, non posso e non voglio andare oltre.

Invece mi sembra necessario prendere spunto dalle tue riflessioni per discutere la questione politica che di fatto poni al di là delle tue scelte personali. La questione è racchiusa tutta in questa affermazione: "Il consiglio comunale, con un atto di umiltà, che sarebbe atto di realismo e non di umiliazione, dovrebbe rendersi conto che le presenti difficoltà costringono a rivolgersi all'esterno degli organi politici e burocratici del comune per acquisire professionalità, idee e capacità manageriali idonee a superare la crisi".

Consentimi di dire che si tratta di una prospettiva impossibile, giacché non solo invoca un'unità che evidentemente non c'è, ma è come chiedere a maggioranza e opposizione di mettersi d'accordo per dichiarare il reciproco fallimento. Questo non succederà, però la tua affermazione dice che il fallimento c'è ed è evidente, per cui in realtà resta solo da vedere quando sarà certificato e chi ne rilascerà la certificazione. Oltre a ciò, e prescindendo dal fatto che con ogni evidenza all'esterno si è già attinto ad abundantiam (mi astengo dal giudizio sui risultati), ritengo che le crisi politiche non possano mai essere risolte semplicemente attingendo a professionalità esterne, giacché gli indirizzi e le decisioni spettano sempre e comunque agli organi istituzionalmente responsabili. E se questi per diverse ragioni non funzionano, non ci sono manager che possano svolgere funzioni sostitutive di carenze politiche.

Non solo, ma come ben sai, in questi anni non c'è stata altra abbondanza che di proposte e di disponibilità di collaborazioni esterne. Anche nostre e del COVIP, che abbiamo costituito proprio perché abbiamo pensato che potesse essere utile in quella direzione. Dobbiamo riconoscere che qualcosa è diventato atto concreto e decisione formale, ma che strazio, che fatica, quanti arzigogoli! E poi mai nulla di lineare e di risolutivo. Soprattutto, niente contesto, niente visione. Al contrario, improvvisazione, stop and go, attesa di salvatori che ovviamente non arrivano. E nel frattempo la consueta manfrina politica, il consueto poverissimo dibattito, la consueta lotta ad escludendum.

Caro Pier, hai detto giustamente: se la maggioranza non ha ottenuto i risultati sperati, l'opposizione non ha fatto proposte alternative risolutive. E' ben vero però che l'onere del governo spetta al Sindaco, alla Giunta e alla maggioranza, mentre l'opposizione può anche non fare proposte, sia perché sa che non verrebbero prese in considerazione, sia perché potrebbero essere distorte o utilizzate male, sia perché magari non ne è capace. Ammetterai dunque che di fatto siamo in una preoccupante situazione di stallo. Mi viene perciò spontaneo chiedere, ovviamente non solo a te: non sarebbe il caso, dopo averle provate tutte, di tornare a discutere delle questioni di fondo con il corpo elettorale?

D'altra parte, nella situazione di generale crisi e di conseguente convulsa trasformazione del Paese, che è in atto e che durerà, e che ci coinvolge tutti a tutti i livelli, tutti siamo chiamati a chiederci, qui come dappertutto, come ci riorganizziamo per garantire a noi e ai nostri figli un futuro degno di essere vissuto. E' evidente che non possiamo farlo se ci affidiamo alla logica della sopravvivenza: la realtà non ce ne darà né l'opportunità né il tempo.

Tuo Franco


da Fabrizio Trequattrini

" Ogni verità attraversa tre fasi. Nella prima viene ridicolizzata. Poi, incontra una violenta opposizione. Infine, viene accettata come ovvia " - Arthur Schopenhauer -
Basterebbe questo aforisma per spiegare quel che è successo negli ultimi tre anni, francamente , solo uno stolto potrebbe, ancora, opporsi a quel che ha davanti agli occhi e di stolti, si sa, è pieno il mondo! Eppure, non ne riesco a capire i motivi, c'è ancora chi pensa di fare giochi di prestigio e di tirare fuori dal cilindro .un coniglio...neanche cucinato, che sarebbe apprezzabile, almeno, nelle prossime noiose serate autunnali. Forse non basta più la semplice umiltà, c'è bisogno di competenze specifiche ed, allora, che vengano fuori queste qualità prima che sia "troppo" tardi. Se non è, già, troppo tardi e se alcune delle decisioni prese non hanno condizionato il futuro di questa città in modo irreparabile. Leggo, in questi giorni, un comunicato dell'Associazione "Italia Nostra", nel quale viene riportata con soddisfazione la notizia che sull'area calanchiva denominata " Le Crete" è stata posta la tutela paesaggistica ed ambientale, in sintesi, non ci sarà la possibilità di sfruttamento futuro del famigerato "terzo calanco" da parte della società SAO-ACEA. La notizia appare oggi, sebbene si conoscesse da tempo, ma risale ai primi di Luglio e, nel frattempo, la Società alla quale è stata negata la possibilità di realizzare il progetto di "revamping" dell'Impianto di smaltimento rifiuti ( la stessa SAO !) appare tra gli sponsor del Festival, fortemente voluto dal Sindaco Toni Concina, di musica classica che ha riscosso un eccezionale successo. Sono sportivi alla SAO o, forse, lo sono ancor più all'ACEA......ma il fatto è singolare, direi curioso.....ma chi si fa più domande oggigiorno!! Ma insisto, c'era bisogno che un emerito Geologo come il Dott. Margottini ricoprisse l'incarico di Ass. all'Ambiente per decidere quel che poteva il Presidente di Italia Nostra locale? Sono con te , Franco, "hic manebimus optime" ma per favore, niente ricorso alle urne, ho il terrore del " Riciclo e del Riuso" umano, soprattutto di quelli che ti sfidano a metterci "la faccia", quelli che la faccia l'hanno già usata per poi lavarsela dopo aver causato questo caos, quelli che posseggono due diottrie appena e non vedono davanti a loro chi la faccia ce l'ha messa davvero e vi porta i segni delle cicatrici per le ferite riportate negli anni nei quali questa città si preparava a diventare quel che è oggi. Lo so che non ti piace, Franco, quel che sto per scrivere ma ne sono convinto......"in questo momento bisogna stare fermi, non passivi, ma fermi "....e lasciare campo libero agli scienziati dell'Ovvio !

"Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario" - George Orwell -


da Mario Tiberi

Miei Carissimi,

            approssimandosi la fatidica soglia delle cento puntate della Rubrica "A destra e A manca", i nodi delle molteplici questioni da Voi sollevate stanno arrivando tutti al pettine.
Non era difficile prevederlo; non è però ancora facile prenderne atto da parte di coloro che fanno della supponenza e della altezzosità una regola comportamentale. Per costoro è praticamente impossibile discendere dal piedistallo della pienezza di se stessi e, convinti delle loro certezze a scapito del riconoscimento dei propri limiti e delle proprie insufficienze, si autotravolgono portandosi dietro una lunga scia di macerie e di rovine. Vale, sia per alcuni degli uomini della maggioranza consiliare, che per alcuni e alcune degli uomini o delle donne dell'opposizione.
A tal proposito, mi preme rammentare che, quando non funziona la minoranza, anche l'azione della maggioranza s'inceppa: è come se si pretendesse che un pistone di un motore a scoppio possa fluidamente correre all'interno del suo cilindro, avendo le bronzine fuse. Nella termodinamica si arresta il processo della dialettica meccanica, in politica quello della dialettica concettuale.
Troppi batraci esplodenti, o più comunemente troppe rane che scoppiano, mi pare di intravedere nello stagno della politica orvietana: abbassare loro la cresta non solo sarebbe atto di elevata moralità, ma anche contingente necessità dettata dal buon senso e da un sano approccio alla realtà.
Un governo quindi degli "Ottimati"?. Certamente sì, a patto che anche quest'ultimi siano in grado di lasciarsi alle spalle borie, pregiudizi e peccaminose superbie.
L'esperienza del COVIP mi sta offrendo almeno una certezza, tra mille confusioni: quella di dialogare costruttivamente con Amici che della pazienza e dell'umiltà, non della falsa modestia, hanno imparato a farne sacre Virtù.
Con affetto.


 

La rubrica di Orvietosì  "A Destra e a Manca"è alla novantasettesima puntata. La rubrica è animata da Pier Luigi Leoni e Franco Raimondo Barbabella, la destra e la sinistra delle "cose". 
Vorremmo attrarre i lettori nel ragionamento aperto da Leoni e Barbabella, non con i commenti, che in questa rubrica sono disattivi, ma con contributi firmati e spediti per e-mail a dantefreddi@orvietosi.it , specificando nell'oggetto la rubrica "A destra e a manca". 
La rubrica esce ogni lunedì.

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Pubblicato il: 22/08/2011

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