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Il torpore ferragostano non deve intorpidire le idee utili per la salvezza della nostra città

A Destra e a Manca #95 L'amministrazione orvietana "dovrà rapidamente individuare e promuovere le opere pubbliche in grado di rianimare l'economia locale senza appesantire il già insostenibile indebitamento comunale"

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Caro Franco,

l'influenza più notevole che ha avuto Roma capitale sul costume di un'Italia gelosa delle identità regionali e locali è quella del Ferragosto. A Roma il Ferragosto è la festa massima, quella della mancia al portiere. Colui che custodisce il palazzo, quasi sempre un "burino" giunto a Roma con la sua famigliola per coltivare con un lavoro umile ma ricco di occasioni le proprie aspirazioni borghesi, lancia la fatidica frase: " Bòn Feragosto, signo' ". E la signora consegna la busta con la mancia, spiega dove e perché farà le vacanze, anzi " 'e fèrie ",  si lamenta del costo della vita e degli acciacchi del marito e dà le istruzioni per la cura del canarino, del gatto e dei vasi di fiori. Anche dalle nostre parti abbiamo preso il vezzo di augurare "buon Ferragosto", e alla gaia solennità della festa patronale è subentrato il torpore del culmine dell'estate, in cui è doveroso il riposo e la sospensione o la riduzione delle attività.

Ma il torpore del Ferragosto 2011 non attutisce le inquietudini che ci procura la situazione economica nazionale e quella locale, che ne riflette i problemi con qualche guaio in più. La crisi del mercato edilizio, il tracollo di alcune imprese, il dramma della perdita di posti di lavoro, le conseguenze sul commercio e sulle professioni deprimono l'economia orvietana e angustiano molte famiglie. La crisi finanziaria di quella grande azienda che è il comune di Orvieto complica maledettamente la situazione.

L'amministrazione comunale, nei suoi tentativi di sanare il pesante ed endemico disavanzo, dovendo giocoforza puntare sull'alienazione di una parte del patrimonio comunale, s'impaluda nella resistenza dei potenziali acquirenti a investire in un momento di incertezza economica. Quindi sarà presto costretta, come noi sosteniamo da tempo, a cambiare metodo nella pianificazione delle vendite e delle concessioni immobiliari. Ma dovrà anche rapidamente individuare e promuovere le opere pubbliche in grado di rianimare l'economia locale senza appesantire il già insostenibile indebitamento comunale. Si tratta del ricorso a quella benedetta  project finance che, in parole povere, consiste nel far realizzare opere pubbliche da imprenditori privati in vista del ricavato che deriverà dagli affitti che pagherà il comune e/o dalle vendite di manufatti per uso privato risultanti dall'opera stessa.

Già da molto prima che la moda imponesse i modi di dire inglesi, il Ministero dell'interno, adopera brillantemente il metodo in questione per le caserme dei Carabinieri. Gli imprenditori privati propongono progetti che devono rispettare criteri prestabiliti dallo Stato ai fini della funzionalità e della sicurezza. La caserma  rimane di proprietà del costruttore, che percepisce dallo Stato un canone per un lungo periodo di anni. Gli oneri di manutenzione spettano al proprietario che è così incoraggiato a costruire al meglio, nel contempo lo Stato non deve occuparsi di attività alle quali è più adatto il dinamismo dell'impresa privata. Sul bilancio dello Stato grava il canone, ma non gravano oneri di ammortamento. Alla scadenza del contratto, le parti sono libere di rinnovarlo. Se non si rinnova, il costruttore si trova in possesso di un robusto fabbricato in una zona importante. Per le possibilità del comune di Orvieto, faccio l'esempio del più volte da noi (e non solo da noi) raccomandato progetto di elevazione del grande parcheggio che sta al di là della stazione ferroviaria, attualmente oggetto di polemiche per le cosiddette tariffe "etniche". La elevazione dell'area di parcheggio a  qualche metro da terra (compatibilissima con l'attuale piano regolatore) potrebbe essere affidata a imprese private che sarebbero compensate mediante la cessione di una parte dei vastissimi locali ricavabili al piano terra. Non solo, ma le caratteristiche del nuovo manufatto consentirebbero l'installazione di una vera e propria centrale fotovoltaica con pannelli montati su pali, secondo nuovissime, ma efficacissime tecniche. Lascio alla tua specifica competenza la illustrazione di ciò che può significare la project finance in  materia di edilizia scolastica comunale e provinciale, intendendo come edilizia scolastica anche i completamenti e le manutenzioni straordinarie di edifici esistenti.

Tuo Pier

Caro Pier,

ricordi? anche l'anno scorso di questo periodo, a dispetto dell'atmosfera 'torporosa' ferragostana, discutevamo di idee e di cose concrete: le fonti di ispirazione di una politica alta, progettuale, lungimirante; il rapporto classe dirigente-popolo; la nascita del COVIP "per contribuire alla paziente costruzione di una via d'uscita dalla crisi della nostra città"; la soluzione di problemi urgenti quali il sistema di smaltimento dei rifiuti. Il fatto è che noi non siamo adusi mandare il cervello in vacanza nemmeno quando siamo in vacanza, figuriamoci a ferragosto, che, per quanto riguarda noi, mi pare sia un periodo particolarmente impegnato per incontri, dibattiti, riflessioni, e per quanto riguarda me, anche per attività lavorativa professionale strettamente intesa.

Sarà per questo che, per quanto possa sembrare contraddittorio, io non mi pongo tra coloro che si scandalizzano per la decisione dei parlamentari di non rinunciare alle loro ferie. Infatti, mentre tu ed io (e con noi ovviamente tanti altri) pensando, dibattendo e lavorando, a ferragosto come in altri momenti (credo che lo possiamo dire almeno a noi stessi, essendo a ciò autorizzati dalla nostra coscienza), non facciamo danni, il governo e le opposizioni, se continuassero a lavorare a ferragosto come hanno fatto finora, di danni ne farebbero ancora e forse perfino maggiori, per cui è bene che vadano in ferie, nella speranza che tra mari e monti, agriturismi esclusivi e sagre paesane ad hoc, viaggi in paesi esotici e pellegrinaggi, conquistino un più elevato grado, se non di competenza, almeno di consapevolezza sul da farsi, di coesione sui fondamentali, e di coraggio nelle scelte. Anche perché la tempesta è si mondiale ed europea, ma è anche specificamente nazionale e locale: se il mondo brucia, l'Italia brucia di suo e Orvieto anche.

Veniamo dunque alla nostra amata città e al tema di come affrontare la crisi finanziaria del comune e il rilancio dello sviluppo. Tu poni l'accento su due aspetti, uno più strategico e uno più tecnico, entrambi oggetto tra noi di discussioni di lungo periodo, ben presenti in proposte che abbiamo già avanzato e in altre che avanzeremo tra breve.

Parto da quello strategico: la pianificazione delle vendite e delle concessioni immobiliari. Si tratta di operazioni necessarie non solo per ripianare il debito accumulato negli anni, ma per generare entrate, e quindi contribuire a quel pareggio di bilancio che è indispensabile pena l'impossibilità di garantire perfino la pura sopravvivenza. Dunque urge appunto quella pianificazione generale a cui finora non si è voluto o potuto o saputo metter mano. Pianificazione che però non potrà mai nemmeno iniziare se non verrà prima o almeno contestualmente definita un'idea della città che si vuole e del ruolo che essa può giocare, naturalmente insieme alle altre realtà del territorio, nel contesto attuale, che non è solo di forte crisi, ma anche (come avviene particolarmente nei periodi di questo tipo) di forte trasformazione a tutti i livelli.

Non entro nel merito, ma ricordo che, quando si iniziò a discutere del nuovo uso dell'area di Vigna Grande, si cercò innanzitutto di capire quali fossero le tendenze nazionali e internazionali con riferimento in particolare all'evoluzione dei flussi turistici. E, quando qualche anno dopo in effetti si mise mano al progetto di rifunzionalizzazione, uno degli scenari che si tennero presenti nell'elaborare la proposta fu appunto la prospettiva di un consistente movimento turistico proveniente, oltre che da quelli tradizionali, anche dai paesi emergenti (ad es. Russia e paesi dell'Est, India e Cina).

Com'è noto a te (e a quelli che come te sono attenti alla realtà e non alle chiacchiere) questo aspetto era contestualizzato in un'idea dello sviluppo complessivo della città e del territorio orvietano che vedeva nell'area di Vigna Grande il suo perno, meglio, il suo motore. E conseguentemente collocava lì strutture ricettive e ricreative di grande qualità, attività culturali e congressuali di livello internazionale, opportunità aggiuntive nei campi del commercio, della gestione aziendale, della ricerca e della formazione. In buona sostanza, i campi in cui oggi si misura la capacità di futuro di qualsivoglia realtà moderna, con in più la sua collocazione in quell'unicum che è rappresentato dall'ambiente storico-artistico-naturale di Orvieto.

Tutti oggi possono constatare che quei fenomeni si sono poi effettivamente verificati e chi si è attrezzato per tempo ne ha tratto i logici benefici. Noi invece siamo rimasti al puro e confuso lamento e ci stiamo addirittura orientando verso le "furbate dei poveracci", che pur di sopravvivere svendono i gioielli di famiglia, dando a vedere di essere anche contenti e magari con la pretesa che lo siano tutti gli altri.

Voglio solo dire che senza visione generale non si va mai da nessuna parte e che la vera perdita di tempo (e di soldi) non è la ricerca di soluzioni lungimiranti ma lo sguardo corto di chi strilla di dover far presto anche a costo di farsi male o di chi per tappare i buchi non sa far altro che vendere ciò che altri hanno accumulato con i loro sacrifici.

Vengo ora all'aspetto per così dire più tecnico: l'uso della project finance come strumento per realizzare le opere pubbliche al fine di rilanciare lo sviluppo. Si tratta di uno strumento importante, più articolato di quanto normalmente non si creda e quindi adattabile a diverse esigenze, da adottare quando il potere pubblico non può o non vuole agire direttamente e però si vuole avvalere di procedure efficaci e trasparenti per coinvolgere soggetti privati dotati delle competenze e dei mezzi finanziari necessari. Come sai, vi sono tre opzioni principali, normalmente identificate con sigle di fantasia: OC (Opere Calde), quelle dotate di intrinseca capacità di generare reddito mediante ricavi da utenza; OT (Opere Tiepide), quelle consistenti in progetti che richiedono una componente di partecipazione pubblica; OF (Opere Fredde), in cui il concessionario privato fornisce direttamente servizi alla pubblica amministrazione dietro corresponsione di un canone.

Ad Orvieto ci sono, a mio parere, situazioni e settori che possono permettere l'uso di tutte e tre le forme di project finance ora indicate. Non è questa la sede per dare indicazioni precise, ma certamente se ne può studiare la fattibilità in relazione sia a Vigna Grande e all'ex Ospedale, sia all'idea di un parcheggio pluripiano al di là della stazione F.S. , sia infine alle esigenze di potenziamento, razionalizzazione e ammodernamento delle sedi scolastiche, questione sulla quale è iniziato ora un dibattito che spero chiuda con miopi visioni settoriali e porti finalmente a conquistare anche per questo verso una visione di sistema fino ad oggi assente

Concludo. Caro Pier, permettimi di dire che finché il dibattito resterà chiuso negli ambiti ristretti e tradizionali della politica non si caverà un ragno dal buco. Mi domando e domando: una classe dirigente che prima depotenzia (per esoterici disegni politici?) e poi si priva (per affermare un malinteso senso di diversità?) di strumenti (RPO) utilissimi ieri e soprattutto utilissimi in una fase come quella attuale (ovviamente se adeguati, come sarebbe stato possibile, alle norme vigenti) può essere in grado di risolvere problemi complessi come questi?. E per di più senza pensare a nuovi strumenti? Come si fa allora ad evitare il sospetto che ci si voglia ormai liberare di ciò che da opportunità è stato trasformato delittuosamente in problema?

Penso che sarebbe molto utile un movimento che volesse raggiungere tre obiettivi: un'idea strategica largamente condivisa di città e territorio; un programma di iniziative per tradurre quell'idea in progetti fattibili; un'alleanza tra soggetti civici e soggetti istituzionali per stimolare il passaggio rapido dall'elaborazione alle scelte. Il COVIP potrebbe essere in questo senso un importante strumento di stimolo.

Consentimi infine anche di dire che, come bisognerebbe fare a livello nazionale, anche a livello locale si dovrebbe ragionare in termini di logica emergenziale, per uscire dalla pericolosa crisi che stiamo vivendo. Con tutto quello che comporta, compresa la presa d'atto che non tutti possono fare tutto.

Tuo Franco


La rubrica di Orvietosì  "A Destra e a Manca"è alla novantacinquesima puntata. La rubrica è animata da Pier Luigi Leoni e Franco Raimondo Barbabella, la destra e la sinistra delle "cose". 
Vorremmo attrarre i lettori nel ragionamento aperto da Leoni e Barbabella, non con i commenti, che in questa rubrica sono disattivi, ma con contributi firmati e spediti per e-mail a dantefreddi@orvietosi.it , specificando nell'oggetto la rubrica "A destra e a manca". 
La rubrica esce ogni lunedì.

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Pubblicato il: 08/08/2011

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