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Senza sogni non c'è vita. Vale anche in politica

"A Destra e a Manca" #92 "L'interesse di Viterbo per Orvieto sta crescendo e lo testimonia il dialogo sul distretto culturale della Tuscia. Tre isole, Viterbo, Orvieto e Civitavecchia, si stanno accorgendo di poggiare su un basamento comune di carattere storico e culturale, con quel che ne consegue sul piano delle iniziative utili e degli interessi concreti"

Caro Franco,

un pensiero sulle "magnifiche sorti e progressive" della nostra città può essere alienante, perché siamo oppressi da enormi problemi e a quelli dovremmo dedicare tutte le nostre forze. Ma anche il forzato incatenato al remo si abbandona a qualche sogno, anche se poi la sferza lo ridesterà. Sarà il fatto che provengo da Farnese, piccolo paese dell'antico stato orvietano, sarà il fatto che mi rivolgo a te che provieni da Bargiano, località quasi impercettibile nel contado di questa illustre città, ma non posso fare a meno di richiamare ancora la tua attenzione sul ruolo di Orvieto in questo punto d'incontro di tre regioni. La mia origine e la mia vita di lavoro mi portano a una maggiore attenzione a ciò che avviene a sud. Comprendo e rispetto le implicazioni dell'appartenenza all'Umbria, così come vorrei che si approfondissero le prospettive di più stretti rapporti con la Toscana. Resta il fatto che nella Tuscia viterbese sono in atto dinamiche molto interessanti. Il tema dell'aeroporto sta dando a Viterbo la consapevolezza di essere indispensabile per sostituire Roma come scalo del traffico aereo minore. La disponibilità di piste già pronte per iniziare e di spazi adeguati per lo sviluppo dell'aeroporto non sono decisivi. Decisivo è invece il fatto che la gran parte del traffico aereo da intercettare proviene dal mondo che sta a nord di Roma;  e Viterbo sta a nord di Roma. Ma Orvieto sta a nord di Viterbo e a 45 chilometri di distanza, con la prospettiva del raddoppio della Cassia che, nel tracciato più ragionevole, al di fuori del bacino del lago di Bolsena, attraverserebbe l'Alfina e lambirebbe il territorio orvietano. Non solo, ma già esiste un percorso più rapido, alternativo alla Cassia e alla Teverina, per raggiungere Viterbo: l'autostrada fino ad  Attigliano o a Orte e la Superstrada Orte-Viterbo. Per quanto riguarda Civitavecchia, il completamento della superstrada la collegherebbe ottimamente con Viterbo e abbastanza bene con Orvieto.

In questo clima non è un caso che Viterbo guardi con sempre maggiore attenzione a Orvieto, forse accorgendosi che, se si parla lo stesso dialetto, qualche motivo c'è. Posso testimoniare che, negli ambienti politici moderati del Viterbese, l'ostinazione di Orvieto nel suo sinistrismo era visto come una stranezza che si stentava a comprendere. Appariva bizzarro che si duplicasse in una città importante, stimata e, per certi versi, ammirata, la situazione politica di Acquapendente, cittadina marginale  e toscaneggiante. Ma anche alla gente di sinistra del Viterbese, abituata alle alternanze, la mentalità dei politici orvietani di sinistra era vista più con curiosità che con invidia.

Tuttavia l'interesse di Viterbo per Orvieto sta crescendo e lo testimonia il dialogo sul distretto culturale della Tuscia. Infatti l'amministrazione provinciale di Viterbo sta rispolverando un progetto, a suo tempo elaborato dall'Associazione Civita (probabilmente con lo zampino dell'attuale assessore orvietano all'ambiente, il famoso geologo Claudio Margottini) e sono in corso contatti col comune di Orvieto e con quello di Civitavecchia per estendere il progetto all'intera area della Tuscia Suburbicaria. Tre isole, Viterbo, Orvieto e Civitavecchia, si stanno accorgendo di poggiare su un basamento comune di carattere storico e culturale, con quel che ne consegue sul piano delle iniziative utili e degli interessi concreti.

Se a questi segnali seguiranno iniziative concrete dipenderà anche dal nostro impegno.

Perdonami se ho trascurato l'Umbria, ma posso ricordare il celebre epitaffio coniato da Francesco Domenico Guerrazzi per la tomba di Pietro Aretino: Qui giace l'Aretin, poeta tosco: /  di tutti disse mal fuorché di Cristo, / scusandosi col dir: non lo conosco.

Tuo Pier

 

Caro Pier,

si sa, i sogni sono il sale della nostra vita, individuale e collettiva, e la letteratura non a caso ne è piena di riferimenti: Omero, Cicerone, Boccaccio, Manzoni, fino ovviamente alla dimensione onirica così cara agli scrittori del Novecento. Per non parlare poi della centralità dell'interpretazione dei sogni nel disvelamento della struttura della psiche operato da Sigmund Freud più di un secolo fa. Peraltro il sogno ha un valore molto rilevante anche in politica: che cosa sarebbero state mai le rivoluzioni senza la capacità di sognare? E qui però sovviene il lato problematico e spesso tragicamente negativo di questa esperienza umana, altrimenti bella e stimolante come e più di altre. Si tratta del fatto che i sogni, com'è noto, possono trasformarsi in incubi, cioè rappresentazioni di paure e pericoli incombenti, che perciò generano angoscia.

A guardar bene, caro Pier, mi sembra questo proprio il nostro caso: una prospettiva esaltante, tale da poter essere definita a tutti gli effetti un sogno per la sua portata di novità, di forza evocativa e di capacità di trascinamento, potrebbe trasformarsi in angoscia per noi e per la nostra collettività se, una volta compresane l'importanza, non se ne operasse una seria contestualizzazione nella situazione politica realmente esistente da cui di fatto dipende la sua pur difficile e progressiva realizzabilità.

E mi spiego. Non mi è difficile ribadire che è da condividere senza riserve ogni tentativo di valorizzare la funzione connettiva della nostra città e del territorio orvietano nell'area di confine tra le tre regioni dell'Umbria, del Lazio e della Toscana. Tu lo fai soprattutto con riferimento a ciò che si muove nell'area che va da Viterbo a Civitavecchia: l'idea del nuovo aeroporto, il potenziamento e la specializzazione turistica del porto, il raddoppio della Cassia, il distretto culturale della Tuscia. Bene, anzi, benissimo.

Io l'ho fatto molte volte sottolineando soprattutto la necessità di una messa a fattor comune di tutte le risorse di questa vasta area interregionale straordinariamente ricca di opportunità che non si colgono per diverse ragioni, tra cui le divisioni amministrative e la debolezza di una politica più propensa a coltivare l'orto che tentata dal desiderio di alzare lo sguardo oltre la siepe verso lo spazio infinito. Un limite che si può cogliere nella stessa politica dell'Umbria, che, pur parlando di policentrismo, poi non ha mai dato gambe ad un ruolo protagonista delle aree cerniera che pure, come ha fatto la nostra nel recente passato, lo hanno con forza invocato ed in effetti tentato. Credo che anche nel mio caso si possa dire bene, anzi, benissimo. Si tratta in fondo più che altro di sensibilità diverse, di sfumature, di sottolineature, non certo di contrasti.

A riprova voglio citare alcuni esempi di movimento appunto nella regione dell'Umbria che indicano una convergenza possibile con il movimento di cui parli tu per il viterbese. Mi riferisco innanzitutto al fatto che il dibattito sul federalismo sembra aver rotto le illusioni di autosufficienza così forti storicamente nell'orizzonte politico della nostra regione. Di conseguenza si sta facendo strada, seppure con contraddizioni e titubanze varie, l'idea di dover rompere gli indugi e costruire politiche aperte in sintonia con le regioni confinanti, con riferimento sia alle dotazioni infrastrutturali, sia alle iniziative di promozione, sia all'organizzazione dei servizi. Era ora, e speriamo che non sia un fuoco di paglia, in procinto di essere smorzato dalla pioggia battente che sta arrivando con la manovra finanziaria e lo stop di fatto ad un sano e propulsivo processo federalista.

Ma mi riferisco anche agli interventi regionali per il potenziamento infrastrutturale della nostra area, ivi incluso il possibile ammodernamento e potenziamento della Baschi-Todi, arteria di collegamento essenziale per i nostri rapporti con il resto dell'Umbria. Un problema che, come ricorderai, ho sollevato più volte quando ero con te in Consiglio comunale e che ora sembra aver fatto un decisivo passo avanti verso la sua soluzione.

Dunque qualcosa si muove anche in Umbria. E i due movimenti di cui stiamo parlando non solo possono, ma debbono conciliarsi. Ecco perciò il sogno e la sua funzione evocatrice di trasformazioni ambiziose, per realizzare le quali vale la pena impegnarsi. Però ecco anche perché occorre evitare che il sogno diventi l'incubo che genera angoscia, cioè la coscienza che qualcosa di importante si sarebbe potuto fare e invece non si è riusciti a fare. Questo però non potrà accadere se la politica non sarà capace di uscire dalle secche di una discussione puramente contabile, senza alcuno slancio ideale, senza un serio, serissimo, sforzo progettuale. In altre parole, se non ci si deciderà finalmente, come noi stessi diciamo da mesi e mesi, purtroppo inascoltati, a collocare le due operazioni contestuali sul deficit e sul debito all'interno di un'idea forte, lucida, ambiziosa e realistica, di città e di territorio. E con gente determinata in grado di lavorare sodo per la sua traduzione in realtà.

Caro Pier, dubito che l'Aretin non conoscesse Cristo, come dubito che tu non conosca l'Umbria. Non dubito invece che sei ben consapevole di quello che ho detto e che per quanto ti sarà possibile continuerai a fare ogni sforzo perché il sogno non si trasformi in incubo. Ammesso che la condizione che viviamo, al di là delle stesse intenzioni individuali, da congiuntura difficile non diventi, più rapidamente di quanto non si pensi, situazione drammatica.

Tuo Franco


La rubrica di Orvietosì  "A Destra e a Manca"è alla novantaduesima puntata. La rubrica è animata da Pier Luigi Leoni e Franco Raimondo Barbabella, la destra e la sinistra delle "cose". 
Vorremmo attrarre i lettori nel ragionamento aperto da Leoni e Barbabella, non con i commenti, che in questa rubrica sono disattivi, ma con contributi firmati e spediti per e-mail a dantefreddi@orvietosi.it , specificando nell'oggetto la rubrica "A destra e a manca". 
La rubrica esce ogni lunedì.

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Pubblicato il: 18/07/2011

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