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Pessimismo della ragione e ottimismo della volontà

"A Destra e a Manca"#82. La delusione per le buone idee rifiutate e  la convinzione che a farsi sopraffare dal pessimismo "Faremmo un torto a chi ci ha messo al mondo, ci ha ben nutrito e ci ha fatto fare buoni studi. Faremmo un torto anche a noi stessi, che non abbiamo dissipato la buona salute. Contributo di Mario Tiberi

Caro Pier,

se sei d'accordo, interrompiamo per un attimo le nostre riflessioni sui giovani e occupiamoci di altre questioni che urgono. In me urge qualcosa che sta tra una domanda e una quasi convinzione: e se il nostro destino fosse quello di aver ragione solo a posteriori? Parlo ovviamente del nostro destino personale, il destino mio e tuo. Che però, se di destino si tratta, rischia di influenzare anche la vita dei nostri amici che con noi si riconoscono nel COVIP. O magari sarà il fatto che abbiamo tutti questo stesso destino di aver ragione a posteriori che ci ha fatti incontrare nel COVIP dopo aver percorso strade diverse, anche divergenti? Tu capisci che la questione non è di poco conto, e non me la posso mica tenere tutta per me. Sennò gli amici a che servono?

Guarda che non esagero, ci sono precisi dati di fatto che lo comprovano. Sia tu che io, o singolarmente o con condivisione di entrambi, in quasi venti mesi di confronto pubblico abbiamo fatto proposte di diversa portata e di differente spessore nei più diversi campi. E come COVIP, insieme agli altri amici, abbiamo fatto analisi corrette e disinteressate ed abbiamo elaborato soluzioni coerenti e transitabili per diversi problemi complessi. In verità non ci siamo mai illusi che i diversi decisori politici avessero il coraggio di assumerle come proprie, ma abbiamo sperato che almeno ne facessero oggetto di onesta valutazione prima di procedere per altre vie, che il COVIP o noi stessi indicavamo come sbagliate. E invece niente. Finché i fallimenti imposti dalla brutale realtà non hanno convinto appunto i decisori che bisognava adottare quelle soluzioni che noi fin dall'inizio avevamo indicato. Emblematica la vicenda del sistema di trattamento dei rifiuti, sul cui esito (sebbene non ancora del tutto scontato) hanno avuto certamente influenza circostanze generali e iniziative di altri soggetti, ma ha di sicuro inciso anche ciò che abbiamo fatto noi. Un successo, ma dopo un lungo, faticoso e tortuoso percorso. Appunto a posteriori.

Sembra che anche su un altro tema di non minore rilievo ci potrebbe essere lo stesso esito. Si tratta della gestione dei parcheggi e del sistema di mobilità, che pare (ma tu ne sai di sicuro più di me) non venga più affidata all'esterno con bando pubblico o a trattativa privata, ma sarà fatta in house dal Comune stesso. Proprio come dicevamo noi ormai più di un anno fa. Però sono dovuti fallire a ripetizione bandi e trattative private, prima di darci ragione di fatto. Ancora a posteriori. Che cosa poi in concreto vorrà dire gestione in house è altro paio di maniche, e speriamo che almeno se ne possa avere contezza prima e se ne possa discutere.

C'è anche un altro fatto che comprova la mia quasi certezza sul nostro strano (?) destino, ed è la vicenda del superamento dell'anatra zoppa. Anche per questa che si presentava, ed era, questione essenziale per il futuro della nostra città, avevamo individuato la soluzione con una proposta di alto profilo che consisteva nell'assunzione di responsabilità congiunta e temporanea da parte di entrambi gli schieramenti politici. Ci abbiamo lavorato sul serio e siamo arrivati ad un passo dal successo. Poi si sa come è andata a finire. Ma la situazione che si è determinata dopo, con gli esiti che si vedono fino ad oggi, credo dimostri in modo incontrovertibile che quella era la soluzione, mentre tutto il resto erano solo toppe. Mi dispiace, ma lo penso nonostante non sia d'accordo qualche nostro caro amico. Dobbiamo dire allora (e ne sono convinti in molti) che avevamo ragione, ma lo possiamo dire anche in questo caso solo a posteriori.

Naturalmente, se torno indietro con la memoria trovo una quantità rilevante di situazioni in cui mi pare di aver avuto ragione solo a posteriori. E credo che se fai lo stesso esercizio anche tu, ne troverai una certa quantità.

Caro Pier, dimmi tu se è così. Io non trovo soddisfazione nel constatare di aver ragione a posteriori. Al contrario, provo amarezza. E sono sempre più tentato di smettere, perché mi sembra di essere da troppo tempo impegnato in una lotta donchisciottesca. Spero che mi conforti tu con la tua acutezza e lungimiranza.

Tuo Franco

Caro Franco,

la nostra conversazione sui temi dell'attualità orvietana (e non solo) finirà quando avremo messo a punto un nuovo modo per essere presenti sulla scena del confronto delle idee. Ma non finirà a causa delle delusioni o, peggio, del disgusto, o, peggio ancora, della noia. Infatti il nostro impegno, come ci è stato insegnato da comuni maestri, è l'adempimento di un dovere morale al quale non ci dobbiamo sottrarre. Se ci sottraessimo, scenderemmo molti gradini in quell'inferno dove il senso della colpa procura un costante e subdolo martirio. Faremmo un torto a chi ci ha messo al mondo, ci ha ben nutrito e ci ha fatto fare buoni studi. Faremmo un torto anche a noi stessi, che non abbiamo dissipato la buona salute e abbiamo saputo sostenere la dura fatica di studi impegnativi. Perciò, caro Franco, non posso che ricordarti ancora, come faccio ogni tanto, i versi di Giovanni Prati che ti irritano sempre un po', perché ti toccano nel vivo:

Salvate, oimé, le membra

dal tarlo del pensiero!

A voi da canto è il vero

piú che talor non sembra.

Mi permetto di farti questa specie di predica per rassicurarti; poiché, conoscendo il tuo coraggio, colgo nelle tue parole una sottintesa apprensione per la mia tenuta.

Ma veniamo alle cose di casa nostra. Il senso di questa rubrica, del COVIP e dei dibattiti che si svolgono grazie all'ospitalità di Orvietosì consiste, tutto sommato, in una scelta di metodo, che è quello della civile conversazione. Trascrivo, parafrasandolo un po', un brano di André Molleret (1727-1819): "La conversazione tra persone di mondo ha questo vantaggio, che, risvegliando e tenendo viva l'attenzione di tutte le persone che vi partecipano, determina risultati superiori alla somma dei singoli contributi. Il più delle volte colui che parla ha soltanto un'idea incompleta che non ha sviluppato fino in fondo, un'intuizione da cui non ha tratto tutte le conseguenze. Se egli la enuncia ad un gruppo di interlocutori, qualcuno di essi ne rimarrà colpito; vi vedrà un nesso con qualcuna delle proprie idee, sarà indotto a raffrontarle. Questo raffronto stimola a sua volta il primo ideatore, il quale vede che le sue opinioni originarie sono suscettibili di sviluppo; e chiunque contribuisca ad accrescere questo investimento iniziale non tarderà ad arricchirsi del contributo comune".

Ora tu osservi che le idee elaborate dal discorrere, non solo tra noi due, ma tra tante persone di Orvieto, penetrano a stento, e non sempre, nella classe politica locale. Ma questo avviene, secondo me, perché essa è chiusa a quella che ho chiamato civile conversazione. Poiché le mie convinzioni e la mia esperienza m'impediscono di tranciare giudizi morali e intellettuali, e m'inducono a mettermi nei panni degli altri, ti riassumo la mia impressione sullo stato d'animo della nostra classe politica.

Essa è obiettivamente screditata, e lo sa bene. È screditata quella che ha portato alla situazione fallimentare del nostro comune e anche quella che non ha saputo impedirlo. Non c'è stato un dittatore sul quale poter scaricare tutte le colpe. Adesso che le carte sono tutte, o quasi, scoperte, sta tentando di riaccreditarsi. Lo stanno facendo quelli della maggioranza, così come quelli dell'opposizione. Quelli della maggioranza cercano di dimostrare di essere capaci di rimettere le cose in sesto, terrorizzati dal rischio di un insuccesso che sarebbe clamoroso. Quelli della minoranza cercano di lanciare messaggi al loro elettorato, che sperano ancora maggioritario; ma la loro voce è flebile, soffocata dall'imbarazzo. Insomma la classe politica orvietana è ancora troppo tesa per dedicarsi a un sereno confronto.

Così la destra passa il tempo a rivangare il passato e la sinistra a picconare il presente.

Salvo eccezioni, naturalmente.

Tuo Pier


da Mario Tiberi

Amici miei carissimi,
 
                  le vostre argomentazioni sono quanto mai opportune e tempestive perché giungono in una fase altamente delicata per le sorti future della nostra comunità cittadina.
Concordo con Voi che la politica orvietana è ormai scesa a insufficienti livelli di qualità ideativa e progettuale e, proprio per questo, necessiterebbe dell'apporto qualificato di menti elevate culturalmente e di cuori vibranti sentimentalmente.
La verità, e lo dico con profonda amarezza, è riposta nel fatto che di codeste menti e di codesti cuori sembra non interessare nulla a coloro che, al contrario, ne potrebbero trarre validi insegnamenti e proficue esperienze.
Nella mia recente operetta sulle parole della politica, pubblicata a porzioni dall'amico Direttore Prof. Freddi, alla voce di derivazione inglese "Brain Trust" ho attribuito il seguente significato: le migliori intelligenze unite nella ricerca di un comune obiettivo politico o scientifico; gli studiosi, anche di provenienza e formazione diverse, i quali concorrono a definire un progetto, un programma, una politica.
Ebbene, di costoro si temono grandemente le capacità individuali e soprattutto quelle discendenti dalla loro unione di forze di pensiero; invece di apprezzarle e di ricercarle, l'attuale ceto politico dirigente le rifugge per gelosia, invidia o perché ha timore di essere scalzato dalle sue postazioni di potere.
La cultura può senz'altro fare a meno della politica e brillare di luce propria, mentre la politica non può assolutamente fare a meno della cultura se vuole realmente assolvere al suo compito morale di giuda illuminata di una società umana.
Che Dio mi perdoni l'atto di superbia e di immodestia!. Vi saluto con affetto.


La rubrica di Orvietosì  "A Destra e a Manca"è alla ottantaduesima puntata. La rubrica è animata da Pier Luigi Leoni e Franco Raimondo Barbabella, la destra e la sinistra delle "cose". 
Vorremmo attrarre i lettori nel ragionamento aperto da Leoni e Barbabella, non con i commenti, che in questa rubrica sono disattivi, ma con contributi firmati e spediti per e-mail a dantefreddi@orvietosi.it , specificando nell'oggetto la rubrica "A destra e a manca". 
La rubrica esce ogni lunedì.

Per verificare le pubblicazioni passate clicca qui.

Pubblicato il: 09/05/2011

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