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Un ricettario per la città. Scriviamolo insieme

A Destra e a Manca #79 "Perché senza idee e il coraggio di discuterle apertamente, non si va da nessuna parte. Ancora una volta, prima dei partiti, viene la città"

foto di copertina

Caro Franco,
questa volta non ci casco. Ogni volta che cerco di volare alto mi metti in riga con la logica razionale e con stratagemmi didattici. Allora mi fermo a terra, in quel microclima nel quale ho passato la vita operando per la buona amministrazione. Ma poiché la mia mentalità di vecchio burocrate è complicata dalle mie passioni, tra le quali spicca la gastronomia, lasciami adoperare una metafora culinaria. Tutti sappiamo che per fare le torte servono gli ingredienti, che sono elementi materiali, serve l'energia, cioè il lavoro umano e il calore del forno, ma servono anche le ricette, che appartengono alla sfera delle idee. Se dunque vogliamo orientare la politica sulla buona amministrazione, forse è bene cominciare col predisporre un ricettario. Dai lavori del COVIP, che assomigliano sempre più a riunioni di loggia (ma senza massoni, senza segreti, senza compassi, grembiulini e cazzuole) sono emersi alcuni titoli di un ricettario, suscettibile di affinamento e di integrazione, che dovranno costituire gli spunti per incontri pubblici aventi lo scopo di scrivere le ricette. Che ne dici di rendere pubblico l'elenco, di corredarlo di un tuo autorevole commento e di sottoporlo ai nostri 25 lettori?
Trascrivo i titoli.
 Il patrimonio immobiliare del comune di Orvieto:  risorsa indispensabile per il risanamento finanziario  e per lo sviluppo.
 Il riassetto delle autonomie locali nell'ottica dei sistemi urbani e metropolitani: l'unione dei comuni dell'Orvietano.
 L'adeguamento dell'ospedale di Orvieto in una visione interregionale.
 Il casello autostradale Orvieto Nord e lo sviluppo degli insediamenti produttivi adiacenti.
 Le prospettive di sviluppo del sistema scolastico in una visione metaregionale.
 Evoluzione della viabilità e del trasporto pubblico e privato per la crescita della qualità della vita e lo sviluppo dell'economia dell'Orvietano.
 Il Santuario cristiano nella dottrina e nella prassi. La legittima candidatura di Orvieto.
 La civiltà orvietana della tavola e del vino.
 L'indole degli Orvietani nella sua evoluzione storica e la necessità del suo adeguamento alle esigenze di una realtà in trasformazione.
Aggiungi quello che vuoi. Di temi da approfondire, previa raccolta di dati utili e per mezzo del confronto con le persone competenti e di buona volontà, ve ne sono a iosa. L'impresa è ardua, perché non basta la buona volontà. Ma vale la pena di tentare.
Mi è già capitato di dire che i partiti, per varie ragioni, non sono più luoghi adatti e attrezzati per operazioni di questo genere.
Se condividi questo giudizio, ti chiedo di spiegarmi le cause dell'odierna situazione. Se non lo condividi, ti chiedo di  dirmi che cosa dobbiamo fare coi nostri partiti.
Siamo entrambi uomini di partito, abbiamo sempre militato e militiamo in partiti diversi e  schierati su fronti opposti, quindi dovremmo poterne parlare con cognizione di causa. Smettiamo almeno per un momento di azzannarci rabbiosamente in questa rubrica che, già nel suo titolo, è una incitazione alla rissa.
Tuo Pier

Caro Pier,
scusa l'impertinenza, ma il tuo incipit mi fa venire in mente due aneddoti sulla vita di Talete di Mileto, a cui da Aristotele in qua è stato attribuito il ruolo di fondatore della filosofia per aver operato, nel tentativo di dare una spiegazione unitaria ai fenomeni naturali, il passaggio da una forma di pensiero mitico-religiosa ad una logico-razionale.
Gli aneddoti in breve sono questi: il primo è di Platone, il quale racconta che "Talete, osservando le stelle e guardando verso l'alto, cadde in un pozzo" e che per questo "una spiritosa e acuta servetta tracia lo derise dicendo: egli vuole sapere che cosa c'è nei cieli, ma gli rimane nascosto ciò che ha davanti agli occhi e ai piedi"; il secondo è di Aristotele, il quale narra di quando Talete, accortosi che la stagione prometteva un abbondante raccolto di olive (all'opposto di quanto pensavano tutti gli altri), fece incetta dei frantoi della zona, e poi al momento del raccolto, verificatasi vera la sua ipotesi, li rivendette al prezzo più alto, prendendo in giro a sua volta tutti coloro che prima lo avevano deriso. Due aneddoti apparentemente contraddittori, ma appunto solo apparentemente. In realtà Aristotele ci vuol dire che per il filosofo sarebbe facile arricchirsi se volesse usare il pensiero a tal fine, ma non è questo il suo scopo. E quale esso sia lo chiarisce appunto proprio il racconto di Platone, che attribuisce al filosofo il compito di non fermarsi ai fenomeni, ma di andare al loro fondamento, cioè di scoprirne l'essenza.
Ora, caro Pier, io non mi attribuisco certo la saggezza e lo spessore di Talete e non mi definisco nemmeno filosofo, essendo semmai un modesto studioso di filosofia che è stato anche professore nei licei. Tuttavia mi riconosco in quegli aneddoti, sia perché, com'è evidente almeno a me stesso, non sono ricco, sia perché ritengo da una parte che la riflessione non vada mai disgiunta dal senso pratico, e dall'altra che il senso pratico senza l'apporto del pensiero razionale rischia di essere pura pratica, vita senza spessore, che in politica diventa esercizio di potere dallo sguardo corto.
Dunque sto bene con te anche quando fai finta di fare il pratico, riservando a me il ruolo del teorico, come mi sento a mio agio quando, tu orientato a destra e io a manca, registriamo una convergenza non occasionale sulle questioni che, nell'effettualità del presente, si devono affrontare per guardare con fiducia al futuro. Il fatto è che, dall'inizio della nostra rubrica alla fondazione del COVIP e poi fino ad oggi, lo sforzo di mettere in gioco culture ed esperienze diverse, storie diverse, si è dimostrata una sfida tutt'altro che azzardata o impossibile. Lo dimostra anche la lista dei temi in discussione che tu proponi di rendere pubblica  perché si possano pronunciare su di essa anche i nostri 25 lettori, per contestarla o per arricchirla.
Non posso non essere d'accordo, sia nel merito che nel metodo. Mi sento di proporre in questa sede solo tre aggiunte specifiche per efficaci politiche di area vasta e un'occasione conclusiva di riflessione generale. Le tre aggiunte nel quadro di politiche di area vasta sono:
 Il circuito territorio-cultura-ambiente-turismo;
 La vocazione della città come centro di studi e ricerche;
 Il centro storico come centro commerciale naturale.
L'occasione di riflessione generale dovrebbe essere costruita a conclusione del ciclo delle iniziative, dovrebbe coinvolgere soggetti pubblici e privati e dovrebbe essere finalizzata a verificare le condizioni di contesto per il rilancio del ruolo di Orvieto e del territorio orvietano.
Tu dici che i partiti non sono i luoghi più adatti per scrivere un ricettario adeguato alla bisogna. Anche su questo sono d'accordo, e sai bene che lo dico con dispiacere, perché io, del resto come te, non sono tra quelli che hanno coltivato l'illusione che la modernizzazione dovesse passare per la fase dell'antipolitica, ma per quella della riforma, magari come autoriforma, della politica, cioè per cambiare senza buttar via con l'acqua sporca anche il bambino. E' avvenuto l'opposto e ne prendo atto, ma non mi adeguo: ritengo, in sintonia con gli antichi (anche quelli moderni in quanto cultori del pensiero che pensa), che la politica sia la massima espressione dell'intelligenza umana applicata al governo della comunità, e che l'errore sia consistito nell'identificare la politica esclusivamente con i partiti, mentre si tratta di cosa ben più complessa, rispetto alla quale i partiti sono solo strumenti, che come tali, quando non funzionano, o cambiano o vanno lasciati al loro destino. Stanno cambiando? Ad occhio e croce, mi pare di no, giacché, se l'occhio e l'orecchio non ingannano, si capiscono poche cose, ma chiare e tutte lontane dal compito: interessi di parte, cordate ondivaghe, guerre per bande; e improvvisazione, incoerenza, apparenza, ripetitività; infine, gara a chi è più disponibile all'eterodirezione. Certo che non è tutto così, ma intanto è così ciò che dà forma alla politica nel suo concreto manifestarsi. E che ci si fa con questa forma?
Allora avanti, caro Pier, noi insieme ai nostri amici del COVIP, ma anche insieme a tutti coloro che ci stanno a discutere con noi la lista e le singole ricette, come sempre senza paraocchi. L'ideologia non è stata di impedimento al nostro bisogno di dialogare nemmeno quando era dominante e faceva scudo solo a chi, non avendo idee, aveva bisogno di quel guscio per fare carriera e mettere da parte chi viveva delle sue forze, del suo studio e del suo impegno. Figuriamoci se può esserci di impedimento oggi che è diventata un guscio vuoto per gente che si agita il più delle volte senza costrutto! Sia chiaro, io ritengo che questa sia una fase di transizione e che costruire un assetto nuovo e stabile con strumenti politici adeguati al governo di una realtà in continuo movimento sia un compito da svolgere con rapidità e intelligente creatività. Il primo obiettivo da perseguire a questo fine è senz'altro il superamento di schieramenti fondati solo sulla difesa di posizioni precostituite senza contenuti. Il nostro lavoro è anche questo, perché senza idee e il coraggio di discuterle apertamente, non si va da nessuna parte. Ancora una volta, prima dei partiti, viene la città.
Tuo Franco


La rubrica di Orvietosì  "A Destra e a Manca"è alla settantottesima puntata. La rubrica è animata da Pier Luigi Leoni e Franco Raimondo Barbabella, la destra e la sinistra delle "cose". 
Vorremmo attrarre i lettori nel ragionamento aperto da Leoni e Barbabella, non con i commenti, che in questa rubrica sono disattivi, ma con contributi firmati e spediti per e-mail a dantefreddi@orvietosi.it , specificando nell'oggetto la rubrica "A destra e a manca". 
La rubrica esce ogni lunedì.

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Pubblicato il: 18/04/2011

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