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Il Liceo Artistico deve restare a palazzo Monaldeschi della Cervara

Gli studenti sfrattati da un anno e mezzo sono collocati alla ex Piave. La "melina" sul progetto va avanti da mesi. Non c'è l'ok del consiglio per gli affari economici della diocesi La nota di Donato Catamo per smuovere le acque

ORVIETO - Il Liceo Artistico deve restare a palazzo Monaldeschi della Cervara. Dopo quasi un anno intero che gli studenti della scuola superiore orvietana, in mezzo a mille disagi, hanno passato da "sfrattati" presso la ex caserma Piave, senza che siano neanche iniziati i lavori di messa in sicurezza della scuola, ad intervenire a gamba tesa sulla questione è l'ex dirigente scolastico dell'istituto, Donato Catamo. Insegnante per undici anni e poi preside per ventitrè anni della scuola orvietana, Catamo ha deciso di smuovere le acque con una lettera indirizzata all'amministratore apostolico Giovanni Marra nella quale fa presente che "la scuola è una cosa seria" e come tale "non può essere barattata per qualche migliaio di euro". E questo è solo l'incipit. Essendo ormai intervenuto il legittimo sospetto sulla effettiva volontà di far rientrare il liceo nella sua sede originaria, infatti, Catamo si sente "obbligato a ricordare che il lascito Lazzarini, ultimo proprietario del palazzo Monaldeschi, alla città del Vaticano e quindi al Seminario vescovile di Orvieto, era condizionato ed ovviamente lo è ancora, all'uso di tale struttura a scopi sociali. E quale scopo sociale migliore - dice Catamo - se non la destinazione a sede di una scuola che ha dato lustro all'intera città di Orvieto". Il vescovo emerito, secondo quanto riferisce Catamo, prima di andarsene si è impegnato a raccomandare la questione all'amministratore apostolico. "E il Clero lo ha recepito? Mi affido a sua eccellenza" scrive l'ex dirigente scolastico che rivolge un appello a tutte le parti interessate perché giungano velocemente ad un'intesa, evitando, dice, di "giocare a rimpiattino". Ma dov'è il problema? Perché i lavori non vengono eseguiti? L'impasse al solito è economica, ma non solo. E ancora una volta di mezzo ci sarebbe la guerra intestina che è stata fatta a Scanavino. In pratica, sull'operazione non c'è ancora il via libera del consiglio per gli affari economici della diocesi, indispensabile per simili investimenti. Più nel dettaglio. Inizialmente la Curia, per far fronte con maggior tranquillità ai lavori e al mutuo che era necessario accendere, aveva prospettato alla Provincia un aumento del canone di affitto da 70 a 90mila euro. Per l'intervento sono necessari 110mila euro. Con un piccolo impegno di 10mila euro a testa tra Comune di Orvieto e la Curia era stata, dunque, trovata la formula per coprire rata del mutuo e tasse. La Provincia dal canto suo aveva accettato ormai diversi mesi fa l'aumento del canone di 20mila euro. Fatto sta però che il consiglio per gli affari economici della Diocesi non ha ancora dato il proprio benestare, auspicando anzi a maggiore garanzia un ulteriore aumento del canone, al quale evidentemente la Provincia di Terni non è disposta. La "melina" sul progetto va avanti da mesi, con grande insofferenza da parte del vescovo emerito che avrebbe voluto chiudere la faccenda mesi or sono, in modo da restituire al più presto la scuola ai ragazzi. Per sbloccare la situazione, il professor Catamo lancia anche l'idea di costituire un comitato di genitori, studenti e cittadini al quale ovviamente offre la propria collaborazione.

Pubblicato il: 29/03/2011

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