Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: NOTIZIE
NOTIZIE CORSIVI

L'idea del Santuario Eucaristico e il futuro di Orvieto

A Destra e a Manca 75#. "Gli entusiasmi, credo che siano alimentati, oltre che dalla speranza di lucrare sui santini e sui "duomo sotto la neve", anche dall'orgoglio cittadino e da una rivalsa su Bolsena, che, avendo perso il Sacro Corporale ed essendole rimaste solo le Sacre Pietre, è molto avanti col suo Santuario Eucaristico..."

Caro Franco,

il passaggio della titolarità della diocesi di Orvieto-Todi avviene in un momento in cui sta per prendere corpo l'dea del Duomo di Orvieto come Santuario Eucaristico. Non sappiamo se l'idea sarà accantonata, come non sappiamo perché non fosse venuta fuori prima, e come non sappiamo se proprio quell'idea sia stata fatale al Vescovo Scanavino.

Ma l'idea ha stimolato la fantasia degli Orvietani, noi compresi, e non si può fare a meno di discuterne.

Va fatta subito una distinzione, senz'altro scontata, ma che non mi sembra utile lasciare tranquillamente nell'ambito dei sottintesi.

Dal punto di vista religioso, un Santuario cristiano, anzi cattolico, che funzione ha in un mondo, come quello occidentale (e quindi anche orvietano) largamente secolarizzato? In un mondo del genere il sistema-santuario si reggerebbe su pochi cattolici dichiaratamente tali, esposti alla tentazione e al sospetto dell'avidità, e su tanti non credenti infastiditi dall'affluenza dei pellegrini, o indifferenti, o solo interessati a trarne guadagno.

Nel nostro mondo occidentale, legato storicamente e culturalmente alla cristianizzazione, abbondano, oltre ai residui devoti, gli atei e gli agnostici. I devoti sono coloro che cercano di mantenersi legati con un filo alla speranza della vita eterna. E questo filo è fatto anche di pratiche comandate o tollerate dalla Chiesa, ma anche sfruttate commercialmente. C'è però una quarta categoria, o piuttosto una quarta dimensione, che coinvolge tutti: devoti, agnostici e atei. È una dimensione tanto facile da pensare quanto difficile da dire: è la dimensione mistica, cioè il colloquio interiore alla ricerca del senso della vita, alla ricerca di una forza che riempia il vuoto che c'è in ognuno di noi. I Santi sperimentano drammaticamente l'abbandono di Dio, lo sperimentò in modo sublime il Santo dei Santi, lo sperimentiamo malinconicamente noi comuni mortali. Ma anche noi comuni mortali, devoti o atei o agnostici, abbiamo la possibilità dei nostri momenti mistici. Il Santuario è un luogo e un'occasione per mendicare il nostro bisogno di misticismo, perché, se lo Spirito soffia dove vuole, si dànno luoghi dove è più facile percepirlo. I riti, le immagini e anche i miti suppliscono all'insufficienza del linguaggio umano e alla conseguente debolezza dell'articolazione del pensiero.

Ciò detto, suppongo che le critiche e gli entusiasmi suscitati dall'idea del Duomo-Santuario abbiano poco a che fare col misticismo. Quanto alle critiche, molto spontanea e arguta è stata quella del sindaco, che i suoi difensori cercano di far passare come una gaffe, e che lui stesso cerca di ridimensionare. Secondo Concina, si deve stare attenti a che il turismo religioso, notoriamente "povero" e di "massa", non abbia a intralciare il turismo "ricco" cui Orvieto aspira da molti anni, avendone titolo per ubicazione e qualità della città, ma non avendo ancora le necessarie attrezzature. Il timore del sindaco è evidentemente fondato. Se gli Orvietani aspirano ad allevare camerieri e cameriere, massaggiatori e massaggiatrici, nonché pedicure e manicure, per servire i ricchi, compresi i neoricchi cinesi, russi, brasiliani e indiani, devono temere il Santuario.

Quanto agli entusiasmi, credo che siano alimentati, oltre che dalla speranza di lucrare sui santini e sui "duomo sotto la neve", anche dall'orgoglio cittadino e da una rivalsa su Bolsena, che, avendo perso il Sacro Corporale ed essendole rimaste solo le Sacre Pietre, è molto avanti col suo Santuario Eucaristico.

Lascio a te il compito di aggiustare e integrare le mie impressioni.

Tuo Pier

Caro Pier,

sembra anche a me segno di saggezza non perderci in oziose elucubrazioni sui possibili motivi per cui la proposta di monsignor Giovanni Scanavino di trasformare il Duomo in Santuario Eucaristico è stata resa nota nel momento stesso in cui stava per avvenire il passaggio di titolarità della diocesi. Mi sembra invece interessante e utile soffermarci, come tu ben fai, sulla natura e il significato dell'idea e sulla sua portata pratica per la città e l'intero nostro territorio, inteso questo nella sua dimensione più larga. L'idea mi piace e non penso certo di poter aggiustare le tue acute considerazioni, ma di aggiungervi magari solo qualche ulteriore elemento.

Mons. Scanavino ha parlato di  "un grande ostensorio esposto al mondo intero, un luogo sacro, dove dovrebbero arrivare pellegrini da ogni angolo del mondo per adorare il miracolo dell'eucarestia". Idea valida di per sé, rispetto alla quale condivido quanto tu dici circa il suo significato per la spiritualità del mondo occidentale e per chiunque voglia avere occasione di un approccio mistico al suo camminare nel mondo. Io stesso ne ho fatta personalmente esperienza qualche anno fa nella cattedrale di San Giacomo di Compostela, uno dei massimi santuari cattolici, dove non solo ho potuto assistere alla straordinaria cerimonia del Botafumeiro, l'incensiere più grande del mondo, mosso con ammirevole perizia da ben quattro squadre di "macchinisti", ma ho potuto lasciarmi emozionare dall'omelia sapientissima del vescovo sul concetto e l'esperienza del viaggio come metafora dell'esistenza e trarre da essa spunti per una riflessione che forse altrimenti non avrei avuto occasione di fare.

Ritengo però assolutamente rilevante che la proposta sia stata fatta in connessione con le celebrazioni dei 750 anni del miracolo di Bolsena (1263) e dell'istituzione della festa del Corpus Domini (1264) con la promulgazione della bolla Traniturus. Si tratta infatti di dare finalmente il giusto rilievo a quegli avvenimenti, che, per quanto discussi e magari ancora degni di discussione, tuttavia rappresentano uno degli aspetti più rilevanti della nostra storia e una fonte di ispirazione per riflettere al di là della travolgente banalità del quotidiano. Da questo punto di vista non può sfuggire a nessuno - e a te di sicuro non sfugge - il fatto che in quegli anni cruciali (da quegli avvenimenti sarebbe derivata la costruzione della nostra cattedrale) soggiornava ad Orvieto Tommaso d'Aquino, grandissimo teologo, appartenente all'ordine dei domenicani. Non si sa se sia vero che il papa Urbano IV lo abbia incaricato di accompagnare il vescovo Giacomo, insieme all'altro grande teologo Bonaventura da Bagnorea (francescano), a Bolsena per verificare la veridicità degli accadimenti che avevano avuto come protagonista il sacerdote boemo Pietro da Praga. E' certo però che il papa lo incaricò di comporre gli inni per la festa del Corpus Domini, tra cui in particolare va ricordato il celeberrimo Pange lingua (Canta, o mia lingua) che nelle ultime due strofe contiene quei versi del Tantum ergo (Tantum ergo sacramentum/ veneremur cernui, = Adoriamo, dunque, prostrati/ un sì gran sacramento; ) che ancor oggi fanno parte della liturgia. Ci sono, io credo, ragioni sufficienti per sperare che, se l'idea andrà a buon fine, e se magari la gestione del santuario verrà affidata ai domenicani, sotto il loro impulso risorgano nella nostra città anche gli studi teologici, ciò che darebbe tra l'altro nuova forza all'altra idea, che ci ha visti entrambi impegnati all'epoca del nostro incarico nel Centro Studi, quella di Orvieto come appunto città degli studi. Sarebbe inoltre una gran bella cosa se da un vescovo agostiniano (mons. Scanavino) derivasse un rifiorire di studi domenicani, con riferimento a quel campione delle fede che fu Tommaso d'Aquino, che tra l'altro combattè duramente proprio gli agostiniani orientati in senso platonico sul punto cruciale del rapporto tra ragione e fede.

Mi accorgo di essermi dilungato forse troppo su aspetti che i nostri lettori potrebbero ritenere marginali, a danno di quei risvolti pratici, concreti, che invece hanno immediatamente interessato una vasta platea di cittadini. Questi aspetti non li sottovaluto nemmeno io: ci sono, ed è giusto che ci siano. Sto parlando proprio del turismo e di tutto ciò che con esso si connette. Debbo dire con tutta chiarezza che dal mio punto di vista non c'è necessariamente contrasto tra turismo di massa e turismo di cultura o d'élite. Il dato di fatto da rilevare brutalmente è piuttosto che non si vede da tempo nessuna strategia né nell'una direzione né nell'altra, e perciò si continua a ragionare solo in astratto mentre tutto di fatto è lasciato solo alla spontaneità dei flussi e all'iniziativa più o meno improvvisata di questo o di quello. Qui sta tutta la questione, a mio modestissimo parere, pronto a riconoscere di sbagliarmi se con ragionamenti fondati si avrà la cortesia di dimostrarlo. L'area di Vigna Grande, l'ex Ospedale, cosi come altri edifici, la città nel suo complesso, il territorio con tutte le sue articolate e differenti ricchezze, è una risorsa che resta da progettare e organizzare per uno sviluppo moderno, di cui il turismo, nelle sue diverse forme (appunto i turismi), è una delle fonti straordinariamente attuali e dotate certamente di futuro. Però vanno fatte le scelte giuste e non quelle purchessia.

Caro Pier, lo abbiamo detto ormai tante volte e confesso di provare una certa ritrosia solo a pensarlo di nuovo: ci sarà qualcuno disposto ad aprire se non altro un ragionamento a questo livello, con questo respiro?

Tuo Franco




La rubrica di Orvietosì  "A Destra e a Manca" è alla settantacinquesima puntata. La rubrica è animata da Pier Luigi Leoni e Franco Raimondo Barbabella, la destra e la sinistra delle "cose".
Vorremmo attrarre i lettori nel ragionamento aperto da Leoni e Barbabella, non con i commenti, che in questa rubrica sono disattivi, ma con contributi firmati e spediti per e-mail a dantefreddi@orvietosi.it , specificando nell'oggetto la rubrica "A destra e a manca".
La rubrica esce ogni lunedì.

Per verificare le pubblicazioni passate clicca qui.

 

Pubblicato il: 21/03/2011

Torna alle notizie...