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CON LA GREEN ECONOMY VERSO LO ZERO WASTE. MA LA POLITICA È SLOW

A Destra e a Manca 74#. Note sulla vicenda della discarica e sul quel terzo calanco che non sarà più riempito. E su una domanda: "Quando i tempi della politica sono più lenti di quelli dell'opinione pubblica, è colpa degli uomini che fanno politica o è colpa delle procedure? In altri termini: dobbiamo rassegnarci?"

Caro Franco,

il sindaco di Orvieto, nei giorni scorsi, ha presentato alla stampa un documento predisposto dal neo-assessore Claudio Margottini e intitolato "Lineamenti di politica ambientale dell'amministrazione comunale di Orvieto in merito a rifiuti e discariche".

La lettura del documento, redatto con esemplare chiarezza, è da raccomandare a chi è  ancora convinto che la lingua italiana non sia morta e che sia ancora uno strumento prezioso per capire e farsi capire.

Te ne propongo alcuni stralci significativi ai fini del problema che vorrei proporti, riportandoli de verbo ad verbum (parola per parola) e  limitandomi a tradurre (per me e non certo per te e per i nostri lettori) un paio di espressioni inglesi.

L'Amministrazione Comunale di Orvieto ha iniziato un nuovo percorso che vuole colmare il deficit di attenzione alle questioni ambientali sino ad oggi espresso, ritrovando altresì intorno a queste un modello di sviluppo virtuoso e sostenibile.

Gli elementi basilari di questo nuova visione strategica si identificano nello sviluppo sostenibile e nella green economy (economia verde). Oggi la green economy non è più una nicchia: l'economia basata sulla sostenibilità è diventata una sfida planetaria. In questo scenario stanno crescendo le imprese e le professionalità necessarie a gestire il cambiamento verso un'economia sostenibile. Nella green economy, di conseguenza, l'ambiente è considerato come una risorsa da gestire con attenzione e non da sfruttare incondizionatamente

Le linee di politica ambientale dell'amministrazione comunale di Orvieto in merito a rifiuti e discariche si ispirano a tali principi

La necessità di smaltimento a discarica presso l'impianto di "Le Crete", secondo l'ATI4 (2011,documento preliminare) ammonta a 780.849 mc al 2021; tali volumi comprendono anche i rifiuti speciali e la quota di mutua assistenza tra i vari ATI della Regione Umbria. In conclusione, il progetto SAO-ACEA, presentato nel giugno 2010, non risulta coerente con le volumetrie e le necessità di smaltimento a discarica, così come sancito dalla Regione Umbria

Per quanto attiene alla problematica relativa al revamping (ammodernamento) dell'impianto de  "Le Crete" e all'ampliamento della discarica esistente, l'amministrazione comunale di Orvieto ravvisa che, in base alla documentazione oggi disponibile, non si individuano le necessità per un ampliamento dell'attuale discarica estesa al cosiddetto "terzo calanco", almeno fino al 2021. La sola sopraelevazione del 10° gradone della discarica attuale sembra essere in grado di garantire l'autosufficienza per l'arco temporale sopracitato

Come volevasi dimostrare. Anzi, come avevano già ampiamente dimostrato le associazioni degli ambientalisti e come aveva mostrato la mozione che ebbi l'onore di far approvare dal consiglio comunale col sostegno del Covip, da te presieduto, e di larga parte dell'opinione pubblica. Anzi, la mozione coglieva anche l'aspetto paesaggistico, che il documento dell'assessore Margottini dà per sottinteso, e impegnava l'amministrazione comunale ad approvare una variante urbanistica per la tutela e il recupero dei calanchi. La redazione della variante, della quale non si vede ancora traccia, sarebbe un passo fondamentale nella direzione dell'economia verde. Ciò a dimostrazione che, da molti mesi, c'era già chi era su posizioni più avanzate rispetto al punto cui è arrivata in questi giorni l'amministrazione comunale.

Arrivo al problema che voglio porti. Quando i tempi della politica sono più lenti di quelli dell'opinione pubblica, è colpa degli uomini che fanno politica o è colpa delle procedure? In altri termini: dobbiamo rassegnarci?

Tuo Pier

Caro Pier,

anche a me piace sottolineare alcuni aspetti del documento che il sindaco e l'assessore all'ambiente hanno presentato alla stampa qualche giorno fa. Lo stile, direi la chiarezza galileiana, certo. Roba non consueta. Magari tornasse ad essere un valore lo scrivere e il parlare corretto e chiaro, la correttezza del lessico e il rispetto della grammatica e della sintassi! A dire il vero ci spero poco, non tanto per colpa della scuola (che invece fa quello che può, e in fondo resta l'unico vero argine all'imbarbarimento), ma per il massacro della lingua e dei suoi significati che ne fanno i mezzi di comunicazione, e soprattutto per il premio all'ignoranza e al cattivo gusto che è insito nei comportamenti sociali diffusi, in particolare quelli che creano disabitudine al rigore della riflessione e diffondono l'idea che tutti possano fare tutto.

Lo stile chiaro però ha valore quando riflette la chiarezza del concetto. In questo caso c'è anche la chiarezza del concetto. Ma perché l'apprezziamo con tanta immediatezza e con essa ci immedesimiamo? Io penso proprio perché anch'essa non è consueta, anzi, soprattutto questa non è consueta. Vediamo infatti il succo concettuale del documento: l'amministrazione comunale sposa lo sviluppo sostenibile come sua filosofia e l'economia verde come strategia per il futuro su cui attestare da subito le scelte; la politica del ciclo dei rifiuti risponde a questa impostazione; l'uso del terzo calanco, in base ai dati ufficiali disponibili sulle necessità di smaltimento in discarica da qui al 2021, oggi non è necessario. Qui c'è si una filosofia, ma questa è supportata dai dati di realtà. Io vedo in questo la novità culturale, un modo di ragionare condivisibile. Ripeto: impostazione ragionata su dati di realtà; finalizzazione delle scelte ad obiettivi concreti, ma con visione strategica di lungo periodo.

Appunto roba rara, caro Pier, non consueta. Se ci fosse stata un'impostazione simile della politica generale nel recente passato, non saremmo oggi a questo punto. Dico a livello locale, e però certo non dimentico gli altri livelli, in particolare quello nazionale. Ma, per stare sul terreno che ci spetta, non si vede nulla di così limpidamente rigoroso né per l'area di Vigna Grande, né per le infrastrutture, né per altri aspetti non meno importanti. Più in generale, lo abbiamo rilevato in tante occasioni, non si nota proprio una visione, una spinta ideale e progettuale. E questo è indubbiamente un ragionar povero, la riduzione a pura contabilità di una realtà altrimenti terribilmente complessa, dunque quasi un rinsecchimento dell'anima.

Allora, se lo sviluppo sostenibile e la green economy sono diventati il fondamento delle scelte sul ciclo dei rifiuti con l'idea strategica dei rifiuti zero, perché una simile impostazione (una visione strategica) non c'è stata e non c'è per le altre scelte concrete, che - conviene insistere - non sono di minore importanza per il futuro della nostra comunità? La risposta non è semplice, almeno per me. Tuttavia io credo che si possa dire almeno questo: 1. la posizione esposta dal documento illustrato dal sindaco e dall'assessore (che non è ancora, è bene chiarirlo, un atto ufficiale deliberato e tantomeno la decisione definitiva degli organi competenti) è oggi quella illustrata non per qualche improvvisa illuminazione, ma perché c'è stata una maturazione dell'opinione pubblica dovuta a diversi fattori, tra cui certamente il contributo fornito dalle associazioni ambientaliste; 2. in questo senso non è stata per nulla un contributo secondario (e tanto meno una roba da pierini) la mozione presentata da te come primo firmatario (mi piace ricordare che a questa mozione ho dato personalmente il mio contributo e soprattutto lo ha dato il COVIP con un sostegno convinto e concretamente operativo in tutte le sue fasi).

Conclusione: conta, quando c'è, l'opinione pubblica, e soprattutto conta che vi siano soggetti che al momento giusto ne sappiano suscitare e interpretare gli orientamenti e abbiano però anche il coraggio di farli valere con opportune iniziative che diventino poi, nelle forme consentite, decisioni percorribili. Si dirà: bella scoperta, questa è la politica intesa in modo corretto! Non è una rivelazione, lo so, ma è comunque una constatazione importante, per capire come si può procedere sulla strada di una modernizzazione strutturale, fondata cioè su una cultura della modernità che non sia di facciata. Dunque una scelta facile il punto di arrivo attuale dell'orientamento amministrativo? Non sto dicendo questo, ma nessuno si offenda se qualcuno dirà che non poteva che essere così (magari perché tra l'altro un qualche peso ce l'ha avuto anche quanto nel frattempo sta maturando in regione), In ogni caso ne siamo lieti.

Tuttavia la nostra soddisfazione, come sempre accade, non può mai perdere di vista la realtà, che va governata in ogni momento. Si è raggiunto un punto, ma il cammino verso il traguardo vero, che è quello del riciclo spinto fino ai rifiuti zero (con tutto ciò che questo significa in termini di cultura, organizzazione, impianti, lavoro, tutela e valorizzazione ambientale) è lungo e molto complesso. Dunque il ruolo nostro e degli altri soggetti impegnati per una politica moderna del territorio e delle risorse va tenuto vivo e continuamente aggiornato.

Caro Pier, credo che in parte ho già risposto al problema della discrasia che spesso si nota esserci tra i tempi della politica e quelli dell'opinione pubblica rispetto alla soluzione dei problemi. Però, se ti devo dare una risposta secca, io non ho dubbi che non c'entrano le procedure, che evidentemente si possono cambiare, e che invece c'entra eccome la corrispondenza evidente tra chi fa politica e chi glie la fa fare, o in quanto sceglie i governanti o in quanto li tollera.

Rassegnarsi? Mai, lo riterrei un atteggiamento contrario ad ogni logica, un vero e proprio non senso. La storia cambia: basta tenere gli occhi aperti sul mondo ed aggiornare i nostri strumenti di comprensione. Il mondo ci parla continuamente di se stesso e  di noi che lo abitiamo. Dobbiamo solo guardarlo, ascoltarlo, rispettarlo. E però anche agirlo, e governarlo, esercitando tutte le nostre facoltà. Ora però mi fermo, sennò mi faccio prendere dai miei amati campi di riflessione e i nostri pochi lettori si assottigliano sotto il limite di tolleranza del nostro Direttore.

Tuo Franco


La rubrica di Orvietosì  "A Destra e a Manca" è alla settantaquattresima puntata. La rubrica è animata da Pier Luigi Leoni e Franco Raimondo Barbabella, la destra e la sinistra delle "cose".
Vorremmo attrarre i lettori nel ragionamento aperto da Leoni e Barbabella, non con i commenti, che in questa rubrica sono disattivi, ma con contributi firmati e spediti per e-mail a dantefreddi@orvietosi.it , specificando nell'oggetto la rubrica "A destra e a manca".
La rubrica esce ogni lunedì.

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Pubblicato il: 14/03/2011

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