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Uccide la madre a martellate

La vittima è Anna Maria Valobra di Civitella del Lago, 68 anni, in pensione, anche se tuttora collaboratrice del noto chef Vissani, al quale era legata anche da parentela. L'assassino, reo confesso, sarebbe il figlio della donna, Antar Lombardo di 37 anni. "Non volevo vederla più soffrire" dice. Ma i carabinieri cercano il vero movente
Verso la perizia psichiatrica per l'omicida reo confesso
Delitto Anna Maria Valobra - LE FOTO

foto di copertina

ORVIETO - Uccide la madre nel sonno con una martellata alla testa. Poi l'avvolge in una coperta, forse nel tentativo di occultare il cadavere, ma alla fine ci ripensa e va direttamente dai carabinieri. Ai quali, dopo 9 ore sotto torchio, confessa l'omicidio. È successo lunedì notte ad Orvieto scalo.

 

La vittima è Anna Maria Valobra di Civitella del Lago (Baschi), 68 anni, in pensione, anche se tuttora collaboratrice saltuaria del noto chef Gianfranco Vissani, al quale era legata anche da parentela. L'assassino, reo confesso, sarebbe il figlio della donna, Antar Lombardo di 37 anni, originario di Roma. L'uomo, invalido e beneficiario di un sussidio, soltanto da pochi mesi viveva ad Orvieto scalo, in un bilocale di via Paglia, al civico 7, dove nella notte tra domenica e lunedì, presumibilmente attorno alle 23,30 si è consumato il delitto. La donna infatti, secondo le prime ricostruzioni, si recava spesso a trovare il figlio, anche per provvedere meglio alle sue esigenze. Ed era andata proprio così anche domenica scorsa. Solo che poi a tarda sera, è successo l'irrimediabile. Il 37enne avrebbe aspettato che la donna si addormentasse per colpirla a morte alla testa. Due o forse tre martellate - l'uomo non ricorda, lo dirà  meglio l'esame autoptico - nella zona occipitale. Di fatto, comunque, il medico legale ha riferito che la Valobra sarebbe deceduta per un'importante ferita in questa parte del cranio.

 

Gli inquirenti - i carabinieri della compagnia di Orvieto sotto la guida del tenente Mario Milillo e il coordinamento del comandante provinciale, il colonnello, Giuseppe Alverone (titolare del fascicolo il sostituto Flaminio Monteleone) - sono al lavoro sul movente. Anzi sul "vero" movente. Come specificano fonti investigative. L'uomo, infatti, ha già confessato di aver agito per pietà. In quanto, la donna sarebbe stata gravemente malata. I carabinieri, però, senza sbottonarsi troppo sull'argomento, ammettono di avere qualche dubbio su tale motivazione, dubbi che potranno essere presto fugati da indagini sul campo e soprattutto dall'autopsia già disposta dal magistrato e che sarà eseguita nelle prossime ore a Terni.

 

Ma veniamo ai fatti. Sono le 2,50 del mattino quando una pattuglia dei carabinieri di Orvieto scalo intercetta l'uomo proprio in viale Primo Maggio nei pressi della stazione dell'Arma. Stava per citofonare. Per chiedere aiuto, visto che - avrebbe detto - non aveva le chiavi e non riusciva a rientrare in casa. Dieci minuti dopo i carabinieri erano già nell'abitazione di via Paglia e, con l'uomo, facevano la triste scoperta. Il cadavere era riverso a terra, avvolto in una coperta, con macchie di sangue. Il cranio fracassato. Il trentasettenne è finito subito sotto torchio per le tante incongruenze della versione dei fatti fornita ai miliatri. Fondamentali sono state anche le testimonianze degli altri condomini che avrebbero aiutato a ricostruire la tempistica dei movimenti del figlio della donna, dall'accendersi e spegnersi delle luci fino ai rumori dell'apri e chiudi della porta di casa. Per tutta la giornata di ieri sulla scena del delitto hanno lavorato gli uomini del Ris di Roma che hanno portato via parecchi reperti, tra cui l'arma del delitto che sembra sia un comune martello da bricolage.

 

 

Pubblicato il: 22/02/2011

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