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La CGIL di fronte alla crisi dell''Orvietano. Serve la guida ad un progetto di sviluppo

Le priorità del sindacato sono state illustrate ieri mattina in una conferenza d'inizio anno dalla segretaria della Camera del lavoro di Orvieto Maria Rita Paggio alla presenza anche dei rappresentanti Fillea Paolo Sciaboletta, Flai Michele Racanella e Spi Renato Formiconi
Orvietano. Nell'edilizia calo occupazionale di 200 - 250 unità. Gli anziani sono il 30%

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ORVIETO - Contrattazione sociale e rilancio del manifatturiero (ma non solo) nell'ambito di un progetto complessivo di sviluppo del territorio che non comprima i diritti dei lavoratori, a partire dai salari. Sono queste alcune delle sfide che la Cgil, a livello territoriale, lancia per il 2011.

Le priorità del sindacato sono state illustrate ieri mattina in una conferenza d'inizio anno dalla segretaria della Camera del lavoro di Orvieto Maria Rita Paggio alla presenza anche dei rappresentanti Fillea Paolo Sciaboletta, Flai Michele Racanella e Spi Renato Formiconi. La crisi vista dalla Cgil è un quadro con toni di grigio.

Se infatti il 2010 è stato un anno da dimenticare per il tessile e per l'edilizia dove si sono persi complessivamente circa 400 posti di lavoro nell'Orvietano, ci sono settori che tengono come la produzione di apparecchi elettromedicali, le telecomunicazioni, la meccanica di precisione. Male anche il terziario e il commercio, dove però per la Cgil c'è un problema anche di "riqualificazione", perché nell'Orvietano - è stato detto - il primo "non è specializzato" e il commercio sconta "i prezzi non concorrenziali" come ha sottolineato la Paggio. Una ripresa del manifatturiero? "Va detto innanzitutto che molte crisi, vedi il tessile, non sono legate alla mancanza di lavoro ma a difficoltà finanziarie, a problemi di accesso al credito - premette la segretaria della Cgil -. Detto cio, il manifatturiero, di qualità, non solo è possibile ma è competitivo, a patto che vengano rispettati i diritti dei lavoratori". In sostanza: "No a chi delocalizza ad Orvieto per pagare la metà dei salari".

Ma sui temi dello sviluppo, il sindacato indica l'esigenza di un progetto: "Bene i tavoli - dice Paggio - ma manca la sintesi. Serve un nuovo progetto di sviluppo che contempli tutte le capacità, le vocazioni del territorio e dove formazione e le imprese finalmente si parlino". Dall'ipotetico progetto della Cgil non sono escluse né le cave - "di cui non si discute da tempo" - né le discariche ("anche con l'avvio della differenziata, nel medio periodo non è possibile chiudere ciclo dei rifiuti senza discariche e termovalorizzatori, saranno residuali, ma serviranno, se vogliamo essere realisti" ha detto la Paggio).

C'è poi la questione dell'apertura della contrattazione sociale chiesta a tutti i Comuni dell'Orvietano, alla luce del taglio dei trasferimenti statali e delle difficoltà finanziarie dei Comuni. "Ad Orvieto - osserva la responsabile della Camera del Lavoro - sono 7 - 8 anni che non c'è vera contrattazione, perché i bilanci si chiudono il giorno prima di votarli, ma quest'anno non è più possibile, perché con i tagli che sono stati fatti qualcosa sicuramente non si potrà garantire".

In attesa l'amministrazione proceda con "l'attesa riorganizzazione del personale", la Cgil segnala, infine, i problemi dei 25 lavoratori socialmente utili attualmente in cassa in deroga ("è importante riuscire a reinserirli - ha detto Paggio - perché sono 15 anni che lavorano per il Comune di Orvieto e, per giunta, qualcuno quei servizi li deve fare") e quelli degli insegnati della scuola di musica tornati a lavorare a progetto, dopo la conquista dei contratti a tempo determinato. Infine, Piave e parcheggi: anche su questi temi la Cgil chiede un confronto con l'amministrazione. E non sporadico.

Pubblicato il: 20/01/2011

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