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Quando la realtà supera la fantasia. Una storia di scuola e di istituzioni partigiane

" A Destra e a Manca 64". Si racconta una storia che sembrerà fantastica ma... Contributi di Flavio Zambelli, Fausto Vergari, Nadia Formiconi

Caro Pier,

avrei voluto proporti di iniziare il nuovo anno con una certa leggerezza, pur essendo consapevole che la situazione che viviamo, quella generale e la nostra particolare (di città), non possiamo certo considerarla leggera. Però, per ragioni che capirai, non posso. Ti racconterò dunque una storia che ti sembrerà fantastica, non perché frutto di fantasia quanto piuttosto perché non immagineresti che la realtà, pur essendo noi sufficientemente pronti a coglierne i cambiamenti, sia ormai giunta a tanta capacità di stravolgimento delle regole istituzionali e morali. Essendo pesante il contenuto, cercherò di rendere più leggera possibile la forma. Ecco la storia.

Un giorno il Governo decide che il secondo ciclo del sistema nazionale di istruzione (le scuole superiori) deve essere cambiato: gli indirizzi sono troppi, ne vanno introdotti di nuovi, ad alcuni vecchi va cambiato il nome, le materie e le ore vanno ridotte, vanno fatti risparmi consistenti. Qualcuno la chiama riforma, qualcun altro solo riordino, comunque tutti dicono che è un cambiamento rilevante. Il cambiamento/riordino deve andare a regime fin dal 1° settembre 2010 e l'operazione di trasferimento del vecchio nel nuovo viene gestita direttamente dallo Stato secondo precise tabelle di corrispondenza, per cui nell'anno in corso ogni istituto scolastico attua automaticamente i nuovi indirizzi che corrispondono a quelli vecchi.

Le regioni, titolari dell'organizzazione dell'offerta formativa territoriale in base al Titolo V° riformato della Costituzione, in questa fase non possono intervenire. Le scuole, nonostante sia chiaramente stabilito che nell'a.s. 2010.2011 non saranno concessi indirizzi diversi da quelli rientranti nelle tabelle di corrispondenza, in mancanza di certezze e di adeguati coordinamenti territoriali chiedono comunque un po' di tutto nel proprio ambito (liceale, tecnico, professionale), ma ciò non ha ovviamente alcun effetto pratico. La discussione sui nuovi indirizzi viene perciò rinviata alla fase successiva, in cui diventeranno di nuovo protagoniste le regioni, previa istruttoria delle province sulla base delle proposte delle scuole accompagnate dal parere dei comuni. Questa nuova fase inizia a settembre 2010 sulla base dei criteri stabiliti dal Consiglio Regionale e si conclude prima di Natale.

Nel nostro territorio, com'è noto, esistono tre scuole secondarie di secondo grado (tutte e tre con all'interno indirizzi diversi). Ciascuna presenta le sue proposte per i nuovi indirizzi. Per evitare sovrapposizioni deleterie, il Comune (e precisamente l'assessore alla pubblica istruzione) si pone come punto di coordinamento e si trova così un equilibrio che sembra soddisfacente per tutti in quanto rispecchia l'identità e le propensioni di ciascun istituto e il lavoro fatto da ciascuno negli anni: al liceo Majorana (già scientifico e linguistico) il liceo delle scienze sociali (un campo in cui il liceo Majorana lavora da molti anni con attività e iniziative riconosciute valide da tutti; peraltro in linea con un concetto di scienza che supera la storica divisione delle "due culture"); all'istituto di istruzione artistica e classica (già liceo d'arte e classico) l'indirizzo audiovisivo e multimediale nonché il liceo coreutico (danza) e musicale; all'istituto di istruzione tecnica e professionale l'indirizzo turistico. Il Comune delibera di conseguenza in tal senso. La scuole inviano le loro proposte alla Provincia, che deve elaborare il piano da rimettere al Consiglio Regionale per l'approvazione definitiva. Tutto chiaro, tutti soddisfatti, almeno in apparenza. Ma appunto, solo in apparenza, perché in sede di partecipazione si scopre che l'istituto artistico e classico, contravvenendo a quanto concordato, ha richiesto anche il liceo delle scienze umane. Viene fatto notare all'assessore provinciale che questa era una sovrapposizione indebita all'identica richiesta fatta dal liceo Majorana e che era inoltre mancante il parere del Comune.

Nonostante ciò, la Provincia inopinatamente include nel suo piano sia la richiesta del liceo Majorana che quella dell'istituto artistico e classico, proponendo così alla Regione di autorizzare entrambi gli istituti ad attivare il medesimo indirizzo. Rendendosi però conto della sovrapposizione di indirizzi nello stesso territorio, in contrasto evidente con i criteri stabiliti dal Consiglio Regionale, introduce anche una subordinata, secondo la quale viene indicata appunto al Consiglio Regionale questa soluzione: all'istituto artistico e classico le scienze umane e al liceo Majorana l'opzione economico sociale (un'articolazione di tale indirizzo di studio). non si capisce in base a quali elementi di giudizio ed a quale ragionamento si sia giunti in sede provinciale a tale posizione. Qualcuno oggi sostiene che sarebbe stata presa in considerazione una lettera del Comune, non si sa se riservata o addirittura informale, con cui si caldeggiava la citata soluzione pilatesca (il correttore automatico dice piratesca) in contrasto con la delibera comunale rispecchiante l'accordo. Insomma, una lettera di natura privatistica sarebbe il fondamento di una decisione istituzionale al posto di un atto pubblico com'è una delibera. Se è così, non è parlando di stupore che si rende l'idea di ciò che può provare un cittadino normale, pur in tempi come questi.

A questo punto si scatena una incredibile attività di pressione sulle istituzioni e sul mondo politico da parte della scuola interessata tendente a togliere ogni spazio al liceo Majorana. Sembra che l'argomento utilizzato sia stato questo: se non viene concesso a noi e solo a noi il nuovo indirizzo al completo, cioè compresa l'opzione, le iscrizioni caleranno, l'istituto perderà la sua autonomia e verrà aggregato ad altra scuola, probabilmente al liceo Majorana (come prontamente affermato da un giornale locale). Anzi, più esattamente, sembra che il tasto utilizzato sia stato il seguente: c'è il pericolo che scompaia il liceo classico; un argomento che, com'è noto, getta il panico sia a destra che a manca.

Si tratta di argomenti entrambi senza fondamento, per ragioni semplici: non è in pericolo l'autonomia del liceo classico perché essa non c'è più dal 1997, quando il classico fu aggregato all'istituto d'arte (anche allora facendo violenza alle norme e al buonsenso e con manovre non meno impegnative di quelle di oggi); non c'è pericolo per l'autonomia dell'istituto artistico e classico perché (1) gli alunni frequentanti oggi sono al di sopra della soglia dei 500 ed è tutto da dimostrare che le iscrizioni crescono o calano in ragione del numero degli indirizzi di studio, poi perché (2) il limite massimo di iscritti per un istituto è fissato in 900 alunni dalla stessa Regione (delibera n. 12 del 30 luglio 2010) e pertanto l'artistico e classico non può essere aggregato né con il tecnico e professionale né con il Majorana anche se per assurdo dovesse scendere fino a sotto i trecento alunni, infine perché (3) esistono da anni in Umbria (e ovviamente in tutte le regioni) parecchi istituti con iscritti abbondantemente sotto la fatidica soglia dei 500 iscritti, basti citare il liceo classico di Città di Castello (280 alunni). Considerazioni fatte, ma sistematicamente ignorate.

E il risultato c'è: Il Comune rinnega di fatto la delibera approvata a settembre e si dà da fare a favore dell'istituto artistico e classico (si muovono in tal senso il sindaco, diversi assessori e lo stesso presidente del Consiglio); la Provincia non si capisce bene se sta a guardare o difende almeno la posizione pilatesca (il correttore automatico continua a dire piratesca) che ha suggerito alla Regione o svolge anch'essa una parte attiva nella stessa direzione del Comune; buona parte del mondo politico, appunto di sinistra e di destra, ma con netta prevalenza di punte piddine, si mobilita unitariamente come non succedeva da anni (non era successo ad esempio sul bilancio, che qualche sciocco passatista potrebbe ritenere cosa più rilevante) e come se si fosse di fronte ad un pericolo incombente, ad una specie di catastrofe che incombe sulla comunità.

Il dirigente del liceo Majorana, nella fase di audizione della terza Commissione regionale, illustra a scanso di ogni equivoco le ragioni della proposta degli organi collegiali, le procedure seguite, le false argomentazioni utilizzate da altri, ecc.. Ma nessuno, o quasi, vuole ascoltare per capire. Si ha l'impressione di una posizione pregiudiziale, senza alcuna attinenza con la realtà dei fatti. Non sembra casuale l'assenza all'audizione del dirigente dell'altro istituto: forse non ne ha bisogno, forse sa che i suoi interessi sono già ben tutelati. Quando fai notare come stanno le cose, vedi occhi assenti. Quando fai notare le anomalie della procedura e le vere e proprie falsità (ad esempio, a quanto pare, l'incredibile uso, quale documentazione probante, di una delibera del Comune dell'anno precedente e perciò non più in vigore, ma spacciata come ancora valida in quanto non ritirata) ti si risponde con un'alzata di spalle e ti rendi conto che nulla è stato letto, nemmeno le date. Capisci che queste vengono ritenute bazzecole.

Risultato: con un emendamento trasversale presentato in Consiglio Regionale, al liceo Majorana viene tolto anche lo scampolo indicato nella subordinata della Provincia e all'istituto artistico e classico viene concesso tutto ciò che aveva chiesto e che era concedibile.  Addirittura mi è capitato di ascoltare in diretta via web un consigliere regionale motivare il suo assenso a tale emendamento con queste parole: "e poi c'è il caso di Orvieto: lì c'è un liceo scientifico che vuole diventare anche classico! ". Di fronte a tanta crassa ignoranza e protervia non ho retto e ho chiuso il computer. Capirai dunque che la vicenda mi ha lasciato basito.

Basito per il comportamento e per gli atti compiuti dai responsabili istituzionali: c'è un istituto scolastico che tradisce un accordo, monta una campagna su un presunto pericolo di scomparsa e mezzo mondo politico gli crede acriticamente; c'è un Comune che parimenti tradisce un accordo tradotto in decisione formale e prende partito per una scuola contro un'altra scuola; c'è una Provincia che, se va bene, non si sa su quali basi prende le sue decisioni, se invece va male, decide prendendo per buona una lettera, di natura privatistica, e non una delibera, di natura pubblicistica; c'è infine una Regione che quasi all'unanimità prende per buona una bugia e annulla perfino il già ingiusto poco che sembrava sarebbe stato graziosamente concesso al liceo Majorana.

Basito per il fatto che da sempre è stata invocata una lungimirante organizzazione del sistema educativo sulla base di una seria programmazione territoriale frutto a sua volta di un accordo tra i soggetti interessati, e poi, quando questo accade, si opera senza alcun pudore per annullare tutto ciò e fare quel che suggerisce la catena degli amici.

Basito per la sproporzione tra problema ipotetico, forze impiegate ed energie spese: è come se Stati Uniti e Russia, addirittura con l'appoggio dell'Europa, decidessero di attaccare congiuntamente e simultaneamente la Repubblica di San Marino perché lì qualcuno ha proposto di fare qualcosa che in qualche modo, lontanamente e non si sa come, potrebbe disturbare il sonno di qualcun altro, sempre cittadino di San Marino, che non si capisce perché stia tanto a cuore a quelle megapotenze.

Caro Pier, mi rendo conto ora di costringerti a leggere più che una storia, quasi un trattato. Però al tuo parere ci tengo. Sono io che esagero in attenzione per le forme, rispetto dei criteri, lealtà verso i patti e gli impegni assunti? Sono io che non ho più il senso della realtà? Sono io che ho una concezione sbagliata e antiquata delle istituzioni quando penso che esse non debbono mentire, perché la trasparenza non è un optional e la funzione educativa è un dovere? Oppure siamo ormai nella condizione in cui le istituzioni possono fare e disfare a loro piacimento, fregarsene altamente del lavoro serio e competente di persone in carne ed ossa, usare argomenti e documenti inventati, sposare ciecamente una causa senza valutare se ha fondamento e anche senza sentire, ascoltare, valutare, le altre ragioni? Mi vuoi dare la tua opinione?

Tuo Franco

Caro Franco,

mi aiutano a comprendere e a condividere le ragioni della tua indignazione non solo l'amicizia e la fiducia, ma soprattutto la fortuna di parlare con te quasi quotidianamente. Doppi giochi, gelosie, sgambetti, illegalità, slealtà e superficialità sono da te chiaramente e dettagliatamente evidenziati. Ma ti voglio avvertire che la tua indignazione, per essere ben compresa dai concittadini che non hanno la mia fortuna, andrebbe elaborata e ridotta in pillole adatte all'opinione pubblica. Insomma gli stronzi e i codardi vanno trattati come tali e additati con nome e cognome alla pubblica opinione e vanno spiegate le cause delle loro frustrazioni e quindi le sorgenti delle loro vendette. So che tu, esempio egregio di civil servant (lasciami usare una bella espressione di una lingua con la quale ho poca confidenza), non ti abbasseresti mai a una polemica di bassa lega, ma vi sono delle vie di mezzo che potrebbero essere utili alle tue coronarie.

Secondo me, bisogna risalire alla storia dei due licei, che ha segnato il declino del liceo classico e la contemporanea ascesa del liceo scientifico. Che lo scientifico avesse il vento in poppa della modernità e della moda è risaputo, anche se va considerato che il vento serve a poco se non vi è chi sa manovrare le vele. Ma il classico aveva dalla sua la reputazione di essere il top del sistema scolastico italiano, oggetto di culto per la borghesia grande e piccola, vecchia e nuova. Il gonfiarsi del ceto medio ha salvato e consolidato i licei classici un po' dappertutto in Italia, ma non in Orvieto. Eppure il liceo classico ha, nella nostra città, una prestigiosa tradizione e una storia lunghissima che parte dall'Ottocento, ben prima della riforma Gentile, quella che consacrò il classico come fiore all'occhiello del sistema scolastico nazionale.

Quando le esigenze di contenimento della spesa pubblica e di razionalizzazione del personale investirono il sistema scolastico, verso la fine del secolo scorso, il liceo scientifico era in pieno vigore, mentre il classico fu colto in fase di declino e fu assemblato con l'istituto d'arte.

Non mi passa per l'anticamera del cervello di fare la pagella ai presidi (o dirigenti scolastici, come adesso vi chiamate) e ai professori. Per fortuna è un compito che non spetta a me. Cerco solo di dire che il liceo scientifico faceva ombra e c'era chi aspettava l'occasione per fargli mancare un po' d'ossigeno.

Ma non posso cavarmela con questa spiegazione della quale sono convinto, ma che è solo parziale.

Infatti la vicenda si presta ad amare considerazioni sulla trasversalità di una cultura politica miope, senza coraggio, senza slancio, senza forza morale. Una situazione in cui il vero obiettivo non può che essere quello di sentirsi in qualunque modo garantiti, di assicurarsi comunque una rendita di posizione, non importa se a danno di qualcuno o di qualcosa. Il futuro dei giovani è l'ultima delle preoccupazioni.

Se dessi retta al mio egoismo, ti consiglierei di portare le chiavi del tuo istituto a chi ha avallato la bella pensata,  e a metterti più liberamente a disposizione degli amici e della città.

Una delle opere di misericordia spirituali prescrive di consigliare i dubbiosi. Ma non mi pare che tu stia dubitando.

Tuo Pier



da Flavio Zambelli
Caro Direttore, caro Pier, caro Franco, la storia raccontata da Franco è indubbiamente agghiacciante per il modo in cui è stata congegnata, e ancor peggio, per come si è conclusa. Anche oggi, come nel 1997, ai tempi degli accorpamenti di scuole, si prendono decisioni "contra personam"o per paura di qualcuno o di qualcosa...e non per il miglioramento della qualità dell'istruzione scolastica ai giovani studenti. Anche la scuola è uno di quei temi su cui IL COVIP deve sollecitare le varie Istituzioni ad ogni livello territoriale ad una seria e approfondita discussione. Certamente i rappresentanti in Consiglio Regionale dovranno fornire chiarificazioni. Ma  anche  l'Amministrazione comunale di Orvieto dovrebbe spiegare meglio , in un dibattito aperto al pubblico,  come sono realmente andate le cose; e perché non si è rispettata la decisione che il Comune di Orvieto aveva preso in prima istanza . Questa decisione consisteva nell' adesione alla proposta di assegnazione della qualifica di" Liceo delle scienze sociali " al Liceo Scientifico; quindi con tutti gli indirizzi scolastici di riferimento. In questo, come in altri temi, nessuno pretende di avere la soluzione in tasca , né la bacchetta magica. Ma credo che una discussione seria tra persone serie sia necessaria per i giovani e per il  futuro della  Città. Anche il Sindaco  Concina è indubbiamente persona seria che ha vinto una battaglia elettorale complicatissima, e  giocata con candidati-Sindaco che si sono sfidati su proposte quantomeno sensate e sulle quali si poteva stabilire un dibattito cittadino. Non  voglio ,ovviamente, generalizzare, ma credo che le elezioni comunali del 2009 nel loro svolgimento abbiano evidenziato un significativo miglioramento  e (in alcuni casi) cambiamento radicale rispetto alle elezioni precedenti del 2004. Le comunali del Giugno 2009, in pratica, hanno rappresentato un confronto elettorale tra candidati veri con proposte serie, rispettabili e aderenti con la realtà. E  a noi piace discutere di cose che abbiano un minimo di aderenza con la realtà e con un minimo di serietà . In tal senso abbiamo stabilito un dialettica civica con L'Amministrazione e il Consiglio Comunale per stimolare e sfidare queste Istituzioni sul terreno del rinnovamento, della modernità e del risanamento. Non ci sono da parte nostra atteggiamenti preconcetti verso nessuno; ma pretendiamo che nemmeno altri assumano questi atteggiamenti nei nostri confronti. L'anno 2011 che è appena entrato dovrà essere l'anno in cui si devono creare le condizioni per un'inversione di rotta significativa della spesa pubblica nel nostro Comune. Su questa questione , come su altre, saremo sempre propositivi e disponibili al confronto con l'Amministrazione e le opposizioni , ma mai subalterni a nessuno .Un saluto e un buon inizio anno a tutti voi.


da Fausto Vergari
Premetto che non so nulla di accordi tra Dirigenti Scolastici e tra Dirigenti Scolastici e Assessore alla pubblica istruzione del Comune di Orvieto; so che il Collegio Docenti dell'Istituto di Istruzione Artistica e Classica di Orvieto ha deliberato all'unanimità la richiesta del Liceo Delle Scienze Umane. E' cosa certa che il Liceo Scientifico Majorana è una scuola in grande salute, con più di settecento iscritti, mentre l'Istituto di Istruzione Artistica e Classica, a causa di una certa flessione di iscrizioni nella sezione artistica, ha visto scendere il numero degli iscritti verso la soglia dei cinquecento. Allora credo che il consiglio regionale, senza nessun tipo di complotto (il provvedimento è stato votato dai rappresentanti di tutte le forze politiche tranne i socialisti), abbia semplicemente ritenuto di dare maggior equilibrio alle tre istituzioni scolastiche orvietane, dando alla scuola con maggiori difficoltà la possibilità di riguadagnare iscritti con un indirizzo vero. Probabilmente è stata fatta anche un'altra considerazione: l'Istituto di Istruzione Artistica e Classica ha sede nel centro storico ed allora, dato che tutte le forze politiche parlano sempre di rivitalizzazione e ridensificazione del centro storico, si è deciso di prendere un provvedimento che va in quella direzione.
A proposito delle presunte difficoltà del Liceo Classico di cui recentemente parlava la stampa e anche delle considerazioni del Consigliere Leoni nella rubrica "A Destra e a Manca", vorrei precisare che il Liceo Classico "F.A. Gualterio", non si è mai messo nel "mercato" alla ricerca del maggior numero di clienti possibile, ha sempre cercato di fornire un servizio di qualità, cogliendo quegli elementi di modernità che ha ritenuto positivi come il Progetto Brocca, ma senza dimenticare l'alto valore formativo che hanno le materie di indirizzo di questa scuola e il metodo di studio che danno agli allievi. Anche i numeri, tra l'altro ci hanno dato ragione: il Liceo Classico di Orvieto ha 250 alunni su una utenza che tenendo conto di tutto il comprensorio è di circa 45.000 abitanti, il Liceo Classico di Terni, ha circa 550 alunni su una utenza che tenendo presente anche Narni e Amelia e gli altri comuni del comprensorio e di ben altra consistenza.
Approfitto dell'occasione per rivolgere pubblicamente un saluto ed un augurio di buon anno all'amico Barbabella, invitandolo a non rammaricarsi troppo per non aver avuto questo indirizzo: il suo valore di Dirigente Scolastico lo testimonia il prestigio e la consistenza che ha assunto il Liceo Majorana da quando lui lo dirige e non ha bisogno di ulteriori conferme. Un saluto ed un augurio di buon anno anche all'amico Leoni in memoria degli anni passati insieme in Consiglio Comunale, quando pur sedendo su banchi opposti i nostri rapporti sono stati sempre improntati ad un reciproco rispetto ed una reciproca stima.



da Nadia Formiconi
Per Franco Raimondo Barbabella. Non posso far a meno di notare che "visti da vicino" i modi del fare politico e istituzionale del tempo in cui viviamo ti hanno portato a scrivere un corsivo pieno di tante "belle domande" benvenuto! Anche a me capita di pormi qualche domanda. Voglio dirti l'ultima: come funzionano le bacheche espositive della Sala Etrusca nel Palazzo del Capitano del Popolo? Girava voce, tanti anni fa, che alcune avrebbero contenuto reperti storici in ceramica e in altre sarebbe stato illustrato un percorso fra le ceramiche artistiche e le opere degli artigiani ceramisti orvietani. Ci sono andata in occasione dei cori natalizi delle scuole elementari e una accoglieva opere, pubblicità e prezzi di un artigiano locale, una reperti in ceramica e le altre il nulla come nulla ha saputo rispondere la signora alla reception alle mie domande su come, quando e perché. Ha detto che avrebbe chiesto numi all'assessore Sciarra e poi mi avrebbe fatto sapere. Io mentre aspetto continuo a domandarmi: fosse stata solo una elementare e sincera costatazione dei fatti quello che diceva l'ex sindaco Mocio a proposito delle possibilità di promozione e tutela dell'artigianato artistico locale (bene comune?) quando lo stesso sembra non tener conto delle "realtà economiche importanti"? E intanto i turisti per caso ( e quest'anno, per la prima volta, anche quelli per jazz così, affinché sia chiaro che a stessi numeri non necessariamente corrisponde stessa motivazione) continuano a domandarsi come mai Via del Duomo è piena di ceramiche "e queste di dove sono che sono diverse ?". Oh, quelle orvietane (fatte da me, ma orvietane) non quelle mie e basta! Buon anno.

La rubrica di Orvietosì  "A Destra e a Manca" è alla sessantaquattresima puntata. La rubrica è animata da Pier Luigi Leoni e Franco Raimondo Barbabella, la destra e la sinistra delle "cose".
Vorremmo attrarre i lettori nel ragionamento aperto da Leoni e Barbabella, non con i commenti, che in questa rubrica sono disattivi, ma con contributi firmati e spediti per e-mail a
dantefreddi@orvietosi.it , specificando nell'oggetto la rubrica "A destra e a manca".
La rubrica esce ogni lunedì.

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Pubblicato il: 03/01/2011

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