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Che fare quando la realtà supera la fantasia?

La rubrica di Orvietosì  "A Destra e a Manca" è alla cinquantacinquesima puntata. "Sarebbe fortemente auspicabile che tutti, o almeno quelli che ne sono capaci, riprendessero a ragionare su una soluzione politica e programmatica temporanea sì (per esempio per 2 anni), ma stabile...". Contributi di Flavio Zambelli e Massimo Gnagnarini

foto di copertina

Caro Franco,

accade spesso che non si possa fare a meno di dire che "se le cose fossero andate diversamente, allora .". Ma vi è sempre qualcuno pronto a ricordare che "con i se e con i ma la storia non si fa". Si tratta di un luogo comune che nasce dall'esigenza di ribadire che una cosa sono i fatti realmente accaduti (dei quali si occupa la storia) e altra cosa sono i romanzi. Eppure non si può sfuggire alla tentazione di domandarsi che cosa sarebbe successo se . Infatti la storia è fatta di accadimenti nei quali si intrecciano gli effetti del caso e del libero arbitrio degli esseri umani. Si può discettare sull'esistenza o meno del caso e del libero arbitrio. Ma, secondo il comune sentire, vi sono eventi contro i quali gli uomini non possono far nulla e altri dei quali gli esseri umani portano la colpa o il merito. Credo sia per questo che si provi tanto gusto a raccontare ciò che sarebbe successo se qualcosa fosse andata diversamente o se qualcuno avesse agito in altro modo.

Dice Guido Gozzano, il mio poeta preferito. "Non amo che le cose che potevano essere e non sono state".

Questa frase s'attaglia agli orvietani di sinistra quando immaginano quel che sarebbe successo se un pugno di elettori non avessero mandato la candidata della sinistra al ballottaggio. Forse, per loro, sarebbe andata peggio di come essi immaginano. Non lo sapremo mai, la storia non se ne potrà occupare. Ma io sì.

E allora posso immaginare che la sindaca Loriana Stella, dopo aver indossato la fascia tricolore e aver letto la formula "giuro di osservare lealmente la costituzione italiana", si sarebbe dedicata a fare il repulisti che aveva promesso in campagna elettorale. In un primo momento, ammansita dal gusto zuccherino della vittoria, ci sarebbe andata calma. Ma poi, a mano a mano che fossero usciti dai cassetti i conti reali dello sfacelo economico e finanziario, si sarebbe sempre più indignata e avrebbe tirato fuori tutto il suo carattere battagliero. Il gruppo del suo partito si sarebbe spaccato e i consiglieri amici del suo predecessore avrebbero fatto combutta col comunista eletto fuori della coalizione di centrosinistra per farla cadere. Il centrodestra avrebbe invocato il commissario  e il dissesto, ma poi, per paura del commissario e delle elezioni, avrebbe trovato il modo di mantenerla in sella, senza però compromettersi con un accordo organico, deludendo chi scalpitava per entrare in giunta. La Corte dei conti avrebbe preteso un compitino pieno di belle intenzioni e l'avrebbe lasciata in pace per un po'. Intanto nel PD sarebbe successo un bel casino, mentre la sindaca, presenziando a una festa di cacciatori, avrebbe firmato un paio di copie di Orvietopoli .

Caro Franco, so che tu, professore di storia emerito, non puoi approvare questi miei sollazzi, ma puoi spiegare, come sai fare tu, quali sono gli elementi di forza e di debolezza della giunta Concina in una fase che, pur essendo reale, supera ogni immaginazione.

Tuo Pier

 

Caro Pier,

fai un gioco un po' spericolato (dici a nuora perché suocera intenda), ma come al solito troppo stimolante per non essere raccolto con il rispetto che merita e insieme però con la medesima spregiudicatezza concettuale e metodologica.

Innanzitutto sulla storia, in omaggio alla mia antica professione e passione. Certo, "la storia non si fa con i se e con i ma", lo diceva anche Benedetto Croce, per me tra i più importanti riferimenti culturali. Eppure, contrariamente a quanto in genere si pensa, è corretto, proprio ai fini di un rapporto non banale con la storia, ragionare anche per ipotesi. Ad esempio, potrebbe essere utile, per comprendere meglio le vicende che hanno accompagnato e seguito la caduta di Napoleone Bonaparte, chiedersi che cosa sarebbe successo se a Waterloo, in quel fatidico 18 giugno 1815, avesse vinto lui anziché il duca di Wellington, magari perché questi, qualche tempo prima, era stato visto mentre guardava furtivamente la caviglia della bella nipote di Federico Guglielmo III di Prussia, il quale, essendosi per questo arrabbiato di brutto, aveva ordinato al feldmaresciallo Gebhard Leberecht Blücher di cambiare i piani e di non congiungersi più con l'armata inglese, consentendo con questo alle armate francesi di concentrarsi solo su Wellington e di sconfiggerlo. Appunto, se fosse andata così, che cosa sarebbe successo dopo? Come sarebbe andata la storia europea e del mondo? Potremmo esercitarci a ricostruire così la storia a nostro piacimento, fino ad oggi, e magari potremmo trovare una spiegazione più logica alle stesse nostre vicende orvietane che, guardate con l'occhio della realtà realmente accaduta, ci appaiono abbastanza assurde e incredibili, o per lo meno scarsamente razionali.

Questo modo di fare storia può essere molto utile in funzione dell'insegnamento perché stimola la curiosità e la fantasia degli adolescenti. Può anche essere utile per scrivere romanzi storici. E in effetti il romanzo storico è un genere letterario che è andato di moda sia nell'ottocento che ai giorni nostri. Basti pensare, per l'ottocento, a Waverley di Walter Scott e, per l'oggi, a Il codice da Vinci di Dan Brown, oppure a Il ritorno del Medioevo di Anonimo Orvietano. Ma in entrambi i casi (insegnamento e romanzo storico) chi volesse cimentarsi con tali modalità di comunicazione creativa dovrebbe conoscere bene la storia reale, altrimenti bucherebbe clamorosamente. Come sarebbe destinato a bucare clamorosamente chi, fidandosi troppo della sua fantasia, non tenesse ben presente la cruda realtà per orientarsi nelle sue azioni.

E' il caso nostro (nel senso di noi orvietani), caro Pier, che dobbiamo capire la situazione e agire di conseguenza con aderenza ai fatti e alle possibilità reali di azione. D'altronde guardare in faccia la realtà per quello che effettivamente è non è solo una necessità, è anche una cosa interessante, perché, come testimoniano bene sia le vicende nazionali che quelle locali, la realtà spesso supera la fantasia più fantasiosa. Potrei perciò concludere questa parte dicendo così: non solo la realtà supera spesso la più fertile immaginazione, ma con essa deve fare sempre e necessariamente i conti chiunque voglia combinare qualcosa di positivo.

Veniamo dunque alla nostra realtà attuale, come tu mi inviti a fare. Schematizzando, la situazione appare essere la seguente: il 20 ottobre scorso, con l'approvazione degli atti di bilancio, la minoranza si è trasformata in maggioranza, l'anatra zoppa è guarita e la giunta Concina resta saldamente in sella; corrispettivamente la ex maggioranza diventa minoranza per un suo assottigliamento numerico e una sonora sconfitta politica e continua come prima e peggio di prima a fare l'opposizione, questa volta di una minoranza che è diventata maggioranza. Questa è l'apparenza. La realtà invece a mio parere potrebbe essere un'altra (potrebbe, ma non ne sono affatto sicuro), e provo a descriverla.

1. Che fosse necessario approvare gli atti di bilancio non ho dubbi. D'altronde mi sono speso, insieme a te e agli altri amici del COVIP, perché si potessero creare le condizioni per cui l'approvazione avvenisse anche con la partecipazione dell'allora maggioranza consiliare sulla base di una disponibilità al dialogo di entrambi gli schieramenti.

Non basta però aver approvato gli atti di bilancio. Resta da vedere se vi sarà un seguito coerente sia sul fronte delle spese (una razionalizzazione seria sì, ma anche attenta alle esigenze sociali) che delle entrate (scelte che non siano solo toppe, ma progetti di rilancio e qualificazione dello sviluppo), cioè quella linea di governo che finora non si è vista. Resta anche da vedere se saranno realmente superate le divisioni di giunta e della stessa compagine di centrodestra, e se il Sindaco riorganizzerà la giunta in modo che alle affermazioni seguano i fatti.

2. Che sia stata una scelta apprezzabile quella fatta dai consiglieri del centrosinistra che a diverso titolo hanno reso possibile l'approvazione degli atti di bilancio e di evitare così il commissariamento, non ho parimenti dubbi. Penso però che vada tenuto ben presente che questo non significa per nulla che automaticamente si è creata una nuova maggioranza consiliare. Ne mancano due condizioni fondamentali: da una parte una base programmatica di governo condivisa e sanzionata da atti formali e impegnativi per i contraenti, e dall'altra, e conseguentemente, la natura politica e non solo numerica, come è reso evidente dal voto del 20 ottobre. In altri termini il voto dei consiglieri di centrosinistra è stato più un atto di responsabilità anche per conto di un centrosinistra allo sbando che non una scelta politica, intesa questa come passaggio di schieramento.

3. Dato per vero tutto ciò e finite le emozioni e le interpretazioni del momento più o meno interessate o più o meno nervosette, ne consegue che tutte le questioni di fondo restano ancora aperte, anche se con tutta evidenza niente può essere come prima.

Resta aperta in particolare la questione delle questioni, quella che tu con efficacia tempo fa hai esemplificato con l'immagine dei due polmoni che servono per respirare bene quando si va in salita. Noi saremo costretti ad andare in salita ancora per un bel tratto di strada, per cui sarebbe fortemente auspicabile che tutti, o almeno quelli che ne sono capaci, riprendessero a ragionare su una soluzione politica e programmatica temporanea sì (per esempio per 2 anni), ma stabile, in maniera da fare in tale periodo sia le operazioni di risanamento che quelle di rilancio, con la sensata certezza della loro efficacia duratura. Questo comporta naturalmente che si operino cambiamenti di parametri di giudizio sia nei gruppi e nei partiti del centrodestra che in quelli del centrosinistra, ed in particolare da questa parte, quei cambiamenti nella scala delle priorità politiche e quel coraggio che non si sono visti neanche un po' nelle vicende di cui stiamo parlando. Si sarà in grado di andare in questa direzione? Non lo so, ma mi appare certo che così bisognerebbe fare. E dipende quasi tutto, ma non proprio tutto, dal PD.

Mi sembra, caro Pier, che questo resti anche un nostro compito, nel senso di elaborare e proporre soluzioni sensate e possibili a condizione che chi deve faccia.

Con tutto ciò spero di aver risposto almeno in parte alla tua sollecitazione.

4. Da ultimo tuttavia consentimi di soffermarmi su questioni più leggere e meno impegnative di quelle trattate sopra, ma per me non insignificanti. Si tratta di questo: qualcuno sostiene che, oltre al dott. Romiti, anche il sindaco Concina non ami né i suggeritori esterni né le critiche, anche quando queste sono palesemente costruttive; qualcun altro sostiene che anche dall'altra parte c'è una situazione simile, anzi, ancora più grave, perché sembra che se le proposte sia politiche che programmatiche vengono da appartenenti alle forze minori (in particolare determinate persone) scattano subito meccanismi di ripulsa che alla fine affossano quelle proposte, per quanto poi ufficiosamente e a fallimento avvenuto si dica che sarebbe stato meglio adottarle. Il fallimento di un accordo temporaneo ma organico tra i due schieramenti sembrerebbe dovuto particolarmente alla presenza di una tale condizione in entrambi, per cui alla fine il sindaco Concina avrebbe preferito un accordo con singoli consiglieri e il PD avrebbe votato contro, sicuro però che comunque c'era una maggioranza che avrebbe votato a favore degli atti presentati dalla giunta. A me pare, caro Pier, che se fosse così saremmo molto vicini alla paranoia. E non voglio crederci. Ho voluto citare queste che possiamo chiamare "voci di corridoio" naturalmente non per fare pettegolezzi, ai quali non siamo né tu né io avvezzi, ma per esorcizzarne gli effetti. Infatti, se ci dovessi credere, dovrei decidermi a disinteressarmi delle vicende e dei problemi della mia città. Ci sarebbero forse non pochi sospiri di sollievo o semplicemente la continuazione di una solida indifferenza. A me però scoccerebbe non poco, ma solo perché non mi sembrava banale il nostro discutere ed elaborare proposte sui diversi temi, e soprattutto non mi sembrava stupido il percorso che ci ha portato al COVIP con la possibilità di continuare a dare un contributo alla città che tanto amiamo.

Tuo Franco



da Flavio Zambelli
Caro direttore, caro Pier, caro Franco, mamma mia ! Pier si è cimentato in un esercizio assai complicato: quello di sfidare la storia come realmente è accaduta costruendo un'altra ipotetica storia fatta di " se" e di "ma". Franco gli risponde facendo un salto notevole dalla storia politica orvietana alla Storia quella vera. Quella con la S maiuscola. Certamente sapere cosa sarebbe successo se Napoleone avesse vinto a Waterloo è suggestivo e emozionante. Ci sarebbero stati i pro e i contro. Probabilmente a quest'ora parleremmo tutti la lingua francese . Ma non avremmo avuto quelle tragedie ideologiche che hanno portato l'Europa e il mondo a due guerre mondiali. Scatenate dalla folle ambizione espansionistica dell'impero germanico di derivazione prussiana. Con la sua degenerazione finale nel nazismo salito definitivamente al potere nel 1933. Anche in quest'ultimo caso si possono fare comunque i "se" e i "ma". Se avesse vinto la seconda guerra mondiale il nazismo, a quest'ora parleremmo tutti la lingua tedesca, in un 'Europa contrassegnata dalla svastica e dai campi di concentramento. Sicuramente, meglio   i principi della rivoluzione francese seppur introdotti dall'autoritarismo di Napoleone, il quale avrebbe impedito la restaurazione del Congresso di Vienna del 1815. Tornando a noi, anche a Orvieto si sta svolgendo un congresso , molto meno importante rispetto a quello di Vienna del 1815. Ma dove si respira la stessa aria di conservazione e restaurazione di vecchie logiche del passato. E' uno dei due polmoni di cui parlate voi: Il PD. Questo partito, che nasceva come l'unione di tutte le grandi famiglie riformiste della storia d'Italia, superando i vecchi steccati, si divide ancora in ex Ds e ex-Margherita, applicando una spartizione di incarichi sul territorio regionale, decisa da Perugia e da Terni. In pratica a Orvieto il segretario del partito spetterebbe alla ex-Margherita, mentre a Terni agli ex-Ds. Quindi da Terni hanno deciso chi deve fare il segretario del partito a Orvieto. La legge elettorale con cui si eleggono le cariche interne è quella delle liste bloccate. Cioè la stessa con cui si elegge attualmente il Parlamento . Legge che Berlusconi ha fatto votare dai suoi peones del centrodestra nel 2005, perché gli faceva naturalmente comodo, come tutte le leggi che fa votare lui. Il Pd, che giustamente ha sempre osteggiato questa legge elettorale che elimina ogni preferenza , che fa? Elegge i  rappresentanti nei suoi congressi interni con la stessa legge elettorale berlusconiana delle liste bloccate e decise dalle segreterie di partito. Meglio conosciuta come "Il Porcellum". A colui, che sarà il nuovo segretario del Pd orvietano, (che, quindi, a quanto pare è  giàstato scelto non dalla base orvietana, ma da logiche regionali e provinciali), rivolgo i migliori auguri di buon lavoro. In ogni caso, vista la situazione che si trova davanti, non lo invidio affatto ! Per quanto riguarda l'altro "polmone" di cui parlate voi, cioè il PDL , non ha di questi problemi.  In quanto il partito sul territorio, non dà segni di vita; e le direttive per come devono svolgersi i congressi locali vengono impartite direttamente da Arcore. Se questi sono i polmoni, cari Pier e Franco, neanche Fausto Coppi e Eddy Merckx scalerebbero la strada in salita, con le loro straordinarie gambe. E allora , con questi partiti , e con questo pseudo-bipolarismo, non posso che concludere con la solita frase: Viva Il COVIP. Viva Orvieto. Un saluto a voi tutti.


da Massimo Gnagnarini

E' nella natura dell'uomo ricercare modelli omogenei che soddisfino le condizioni date, sia che si tratti dell'universo oppure dell'intimità della materia. Così nell'arte di governare si è portati a enucleare concetti che possano applicarsi sia a una nazione quanto a un condominio. Tuttavia spesso l'osservazione ci induce all'errore di scambiare per leggi sperimentali ciò che non va oltre la più semplice coincidenza. Anche quando ragioniamo con il semplice buonsenso non sempre le conclusioni sono positive e coerenti al pensiero.
Per esempio se a Orvieto si fosse insediato il commissario prefettizio per risanare le finanze del comune, certamente non avrebbe aumentato da 239.000 euro a 255.000 il fondo per le indennità di posizione e di risultato dei 5 dirigenti comunali.
Come, invece,  ha fatto la giunta il 7 ottobre scorso annullando una sua precedente delibera del 6 maggio in cui dichiarava, vista la situazione del bilancio, di non disporre delle risorse. Risorse che invece sono state trovate.
Allora ne deduco, ai fini dei ragionamenti svolti da Pier e da Franco, che all'analisi svolta manca lo studio del fattore umano.
Le persone e i loro comportamenti sono variabili che incidono quanto quelli dei partiti. In questa ottica il peso del PD, nel bene o nel male, non vale di più di quello non del centrodestra, ma piuttosto di quello dei suoi campioni dalmati e meneghini per il ruolo e la posizione in cui sono stati messi in questo frangente storico della nostra città.
Massimo Gnagnarini


La rubrica di Orvietosì  "A Destra e a Manca" è alla cinquantacinquesima puntata. La rubrica è animata da Pier Luigi Leoni e Franco Raimondo Barbabella, la destra e la sinistra delle "cose".
Vorremmo attrarre i lettori nel ragionamento aperto da Leoni e Barbabella, non con i commenti, che in questa rubrica sono disattivi, ma con contributi firmati e spediti per e-mail a
dantefreddi@orvietosi.it , specificando nell'oggetto la rubrica "A destra e a manca".
La rubrica esce ogni lunedì.
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La foto in home è di Piero Piscini:"La maggioranza del 20 ottobre"

 

 

Pubblicato il: 01/11/2010

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