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Vezzi linguistici ed eretici impenitenti

La rubrica di Orvietosì  "A Destra e a Manca" è alla cinquantatreesima puntata, è iniziato il secondo anno. "Io spero che, nel caso di Orvieto, la politica sappia riparare i guasti della politica e che la paura della giustizia valga a tener lontana la giustizia"...Contributi di Fabrizio Trequattrini e Flavio Zambelli

Caro Franco,

dobbiamo purtroppo arrenderci ai vezzi linguistici, come l'uso del suffissoide "poli". Nel 1992 "tangentopoli" contrassegnò la fine dei partiti di governo ad opera della magistratura. In Umbria, "sanitopoli" sta mettendo in luce il marciume del sistema di potere regionale. In Orvieto, Claudio Lattanzi, con "Orvietopoli", pubblica la summa del sistema di potere locale. C'è un filo che collega i tre fenomeni ed è, secondo me, quello che il Montesquieu, nel Settecento, individuò come il cardine su cui ruota lo Stato moderno: la separazione di poteri. La sua formula, concisa e arguta, grazie all'aiuto della lingua francese, suona così: il potere corrompe, il potere assoluto corrompe assolutamente, l'unica garanzia contro l'abuso del potere è che il potere arresti il potere. Quando il potere esecutivo diventa troppo stabile e sicuro di sé, interviene il potere giudiziario col tintinnio delle manette. Quando il potere giudiziario diventa invadente, il potere legislativo interviene con le immunità e con le amnistie. Ogni potere tende a esagerare. Gli angeli stanno in paradiso.

Mi sembra evidente che anche il sistema di potere orvietano (quasi un nulla su scala planetaria, moltissimo per noi che viviamo qui) aveva esagerato. Ma non era arrivato al punto in cui la magistratura è costretta a intervenire. Intendo la magistratura penale, quella che ti sbatte in galera e t'infila in un tritacarne che solo chi l'ha provato sa quanto sia straziante.

Ma l'ombra della giustizia incombeva, e ancora incombe, sul palazzo comunale.

Sarà la storia a dirci quanto la paura determinò l'esito delle elezioni comunali del 2009? Sarà la storia a dirci quanto la paura abbia determinato l'esito del voto del 20 ottobre 2010 in consiglio comunale? No, caro Franco, tu m'insegni che la storia non si occupa di quisquilie. È meglio che ce la caviamo da soli.

Ebbene, che sarebbe successo se la candidata della sinistra avesse vinto le elezioni del 2009? Il tono della sua campagna elettorale non poteva far stare tranquilli coloro che avevano fatto il bello e il cattivo tempo nei cinque anni precedenti. Si sa che la maggior parte dei fatti di sangue accadono nelle famiglie rissose.

E che succederebbe se si sciogliesse il consiglio comunale? Non è il commissario prefettizio che fa paura, ma chi potrebbe venire dopo il commissario.

Non vorrei essere frainteso. Toni Concina non sta lì per coprire qualcuno e, se scoprisse qualcosa di pesante, non mancherebbe, da buon cittadino, di presentare denuncia. Ma Toni Concina non può nemmeno sapere dove sono certi cassetti e, anche se li scopre, non li può aprire, perché si sono portate via le chiavi e se le tengono strette.

Io spero che, nel caso di Orvieto, la politica sappia riparare i guasti della politica e che la paura della giustizia valga a tener lontana la giustizia.

Anche perché, in fatto di giustizia, la penso come il Manzoni, che così descrive e commenta l'ira di Renzo, vittima della criminale prepotenza di Don Rodrigo: "E lo sposo se n'andò, col cuore in tempesta, ripetendo sempre quelle strane parole: - a questo mondo c'è giustizia, finalmente! - Tant'è vero che un uomo sopraffatto dal dolore non sa più quel che si dica."

Tuo Pier

Caro Pier,

non c'è dubbio che dobbiamo abituarci ai vezzi linguistici, che sono molti e diversi e spesso fastidiosamente allusivi, ma non sarebbe certo questa la cosa più preoccupante se non fosse per il fatto che essa indica un modo di fare oggi molto diffuso, che è quello di andare per le spicce. Come se l'analisi fosse un orpello, il ragionamento un'inutile fatica, la ricerca di soluzioni stabili ai problemi una perdita di tempo. Avviene così un po' dappertutto, con la giustificazione che lo richiede la realtà che viviamo. Non è così, comunque non sempre e non in tutti i campi. Ad esempio non lo è in politica e tanto meno nell'azione amministrativa, campi nei quali la riflessione e la decisione lungimirante sono non solo un dovere, ma anche l'unico modo di essere utili.

Credo che abbia adottato la prassi dell'andare per le spicce chi ha pensato che sarebbe stato meglio far venire il commissario ad acta (di fatto affidandogli il compito di fare tutte le operazioni di risanamento necessarie, di per sé impopolari) piuttosto che assumersi la responsabilità morale e politica del passato e caricarsi contestualmente il fardello della gestione del presente e della preparazione di un futuro migliore. Il risultato dell'andare per le spicce si è visto e non merita nemmeno di essere commentato.

Qualcuno può essere contento della situazione che si è creata. Io penso che sbaglia. Perché le forze della sinistra come tali hanno perso un'occasione, non certo per fare da pronto soccorso, ma per contribuire a mettere in sicurezza i conti del Comune e a reimpostare con visione progettuale il ruolo di Orvieto, come di sicuro si deve comunque fare e dunque in ogni caso ci si deve sforzare di fare. Di fatto in tal modo si priva la città di quella dialettica positiva, di quella sfida sulla concretezza, di quello spirito costruttivo, di cui c'è assoluto bisogno. E si continua nella caccia alle streghe, nelle divisioni e nelle polemiche più laceranti, nelle pressioni cattive e violente che creano fossati. Altro che pericoli di inciucio, di mezzo c'è ben altro!

Caro Pier, è vero, è la politica che deve riparare i guasti che essa stessa ha creato. Non si può aspettare la storia, nemmeno quella piccola. Non si può affidare un compito così gravoso alla magistratura. E poiché la politica la fanno gli uomini (intendendosi con ciò uomini e donne), tocca a noi, dico noi tutti, che stiamo qui e non intendiamo scappare. Con il voto del 20 ottobre una fase si chiude e se ne apre un'altra. Tutt'altro che facile, però diversa. In ogni caso anche e soprattutto in essa guai a chi penserà ancora di poter operare con la logica della "reductio ad unum". Mi viene in mente l'articolo che Leonardo Sciascia pubblicò una quarantina d'anni fa su L'Ora, il famoso quotidiano di Palermo, intitolato "Elogio dell'eresia". Una delle frasi era: "L'eresia è di per sé una grande cosa, e colui che difende la propria eresia è sempre un uomo che tiene alta la dignità dell'uomo". So che non ti piacciono le eresie, almeno quelle in campo religioso, ma so quanto tu apprezzi chi non rinuncia mai a pensare con la propria testa come qualcuno invece vorrebbe. Perciò so che insieme andremo controcorrente, cioè saremo appunto eretici, ogni volta che lo riterremo utile per il bene della città, che è il bene comune. Sì, il bene comune, anche quando questa espressione fosse abusata e tradita nel suo vero significato. E grideremo "viva gli eretici", se si dovesse registrare che per eresia si intende l'esercizio del diritto-dovere di proposta, che ha alla sua base il pensiero libero e il ragionamento fondato.

Tuo Franco



da Fabrizio Trequattrini

VIVA GLI ERETICI !!!

" Quei che manco intendono, credono di sapere di più, e quei che sono del tutto pazzi, pensano di sapere tutto. "
 Come potevo non partecipare, visto che parlate di "eresia"....chi più di Giordano Bruno, può aiutare la causa ?
Gli accadimenti di questi ultimi giorni mi fanno pensare alla catarsi, con delusione e con un po' di rabbia rilevo, come ha fatto Franco, l'occasione persa da tutto il centro-sinistra di partecipare a dar vita ad una nuova epoca di questa nostra Città, credo che i conti che si sono fatti, e non parlo di quelli economici, siano miseramente falliti e che se ci sarà un futuro per il nostro territorio non sarà per merito delle forze che hanno governato per oltre 50 anni, al massimo dovremo ricordare solo qualche nome.
Se così non sarà, ci accolleremo l'onere di quel che è successo e come "uomini artigiani" daremo vita ad un nuovo progetto che dia, nuovamente, dignità ad una Città che porta in sé una cultura ed una storia millenaria.
" Non so quando, ma so che in tanti siamo venuti in questo secolo per sviluppare arti e scienze, porre i semi della nuova cultura che fiorirà, inattesa, improvvisa, proprio quando il potere si illuderà di avere vinto."
 Vi chiedo scusa per le continue citazioni di Giordano Bruno ma sembrano fatte apposta per "cadenzare" questo mio intervento e siccome si è sentito parlare di traditori, di espulsioni, di gogne più o meno pubbliche la presenza del "frate" nolano mi sembra, scontatamente, attinente ed appropriata in questi giorni, non fosse altro per i personaggi e la verosimiglianza dei loro nomi con quelli riportati dalle cronache del 1599, quando cominciò il processo a Giordano da parte dell'Inquisizione.
Si parla, in quelle cronache, di un certo Mocenigo ( incredibile !) che manda due "librai" ad indagare su Giordano e che riferiscono: " faceva ben professione de memoria e d'aver altri secreti simili, ma che non s'era mai visto ch'egli avesse fatto opera con alcuno  è tenuto per omo che non abbi alcuna religione. ........ Con meco il detto Giordano non ha detto, né mi son accorto de cosa alcuna che non sia da cristiano."
I librai-spie si chiamavano, non ci crederete mai, cari Pier-Franco, uno  Giacomo Brictano detto  "Bertano" e l'altro Giovan Battista Ciotti detto "Ciotto"...sembra un'antonomasia del partito di maggioranza.....parrebbe un ricorso storico !
E che dire della difesa pronunciata dal "frate" difronte all'Inquisizione:
"Può esser che io in tanto corso di tempo abbi ancor errato e deviato dalla Santa Chiesa in altre maniere di quelle che ho esposto () Ho confessato e confesso ora li errori mie prontamente, e son qui nelle mani delle SS.VV.ill.me per ricever remedio alla mia salute () Domando umilmente perdono a S.r Dio ed alle SS.VV.ill.me de tutti li errori da me commessi; e son qui pronto per ossequiare quanto dalla loro prudenzia sarà deliberato e si giudicarà espediente all'anima mia."...certamente all'opposto di quel che avrà confermato uno degli inquisiti attuali il quale, invece, avrà rivolto loro un anatema di siffatta potenza: " Verrà un giorno che l'uomo si sveglierà dall'oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo tiene schiavo... l'uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo mondo."...ed ancora: " Forse tremate più voi nel pronunciare questa sentenza che io nell'ascoltarla."
Ebbene, amici dell'Associazione dal nome quasi "etilico", sapevate da tempo come la pensavo, vi ho portato qualche breve, ma credo significante, contributo in questi 12 mesi di logorroici appelli, ma vi confesso che non pensavo che il copione che si era sviluppato potesse ricalcare così bene i fatti che sono realmente accaduti ed allora, per l'ultima volta, in ossequio a chi ha saputo sacrificare, con coraggio, la propria vita, per non calpestare i principi fondamentali dell'esistenza degli altri....per chi si lascia giustiziare per le proprie convinzioni e sostiene il bene comune:" Che ci piaccia o no, siamo noi la causa di noi stessi. Nascendo in questo mondo, cadiamo nell'illusione dei sensi; crediamo a ciò che appare. Ignoriamo che siamo ciechi e sordi. Allora ci assale la paura e dimentichiamo che siamo divini, che possiamo modificare il corso degli eventi, persino lo Zodiaco."
Viva Giordano Bruno, viva il COVIP, e viva ...Orvieto !!! ....mi sono trattenuto, ma non abbastanza, non posso che lanciare un'ultima provocazione......"c'era bisogno di un - necroforo - vero, in carne ed ossa, per determinare la morte del partito di maggioranza relativa nel tentativo di tras-portarlo più a sinistra ?"
...ad maiora !


da Flavio Zambelli

Caro direttore, caro Pier, caro Franco la seduta consiliare del 20 0ttobre 2010 ha sancito la votazione del bilancio di assestamento 2009-2010. Non è andata per la verità come molti di noi auspicavano. Nei contenuti, non viene affrontata in maniera esauriente la questione cruciale dei parcheggi, grande risorsa  sotto il profilo gestionale e finanaziario. E poi, nel metodo non c'è stato un accordo serio tra le maggiori forze politiche della Città. Il bilancio è stato votato ; e fin qui siamo d'accordo sulla necessità di un voto che garantisse l'approvazione di misure urgenti per tamponare il deficit e invertire la tendenza dello squilibrio tra spese correnti ed entrate. Vedremo poi la valutazione della Corte dei conti e l'attuazione pratica delle voci iscritte a bilancio. Ma in quel Consiglio comunale è andato in onda il grande teatro della politica. Qui a Orvieto a parti rovesciate e con le debite proporzioni, Concina ha fatto più o meno ciò che faceva l'ex-Presidente Prodi nel suo Governo( senza maggioranza al Senato )del 2006-2008. Ha cercato i voti del singolo consigliere al di là dei gruppi politici, per rimanere in piedi  ad ogni costo. L'accordo con il centrosinistra che doveva prevedere un appoggio esterno del PD. o un'astensione costruttiva, non c'è stato. Si è andati alla ricerca di qualche singolo voto o di qualche assenza più o meno giustificata dei consiglieri del centrosinistra. Mentre i consiglieri del centrodestra erano tutti rigorosamente presenti.  Questo, in termini matematici è certamente sufficiente a Concina per andare avanti. Ma in termini politici non è certo questa la strada giusta per adottare politiche di risanamento forti e impopolari. Si va avanti con una maggioranza in senso aritmetico; ma con una debolezza cronica nel significato politico. L'accordo non si è raggiunto anche perché il PD orvietano si è trovato di fronte a un bivio e ha scelto la strada meno opportuna. Poteva sfidare il  centrodestra sul terreno della progettualità per il risanamento e lo sviluppo guardando al futuro; e proponendo quindi un bilancio da votare nell'immediato, ma candidandosi, con una nuova responsabilità civica, a guidare in seguito l'amministrazione cittadina dopo normali elezioni. Invece il PD ha scelto la strada più semplice  della propaganda. Facendosi vedere davanti al suo elettorato con una posizione di forza  che in realtà non possiede. Prima i dirigenti si sono accertati che la maggioranza aritmetica a favore di Concina fosse garantita da Frizza, Tonelli, e Meffi. Dopo hanno scelto di votare no.  Se Frizza, Tonelli e Meffi non fossero mai esistiti, dubito che il PD avrebbe scelto la strada del voto contrario: affossando il bilancio, e aprendo le porte al commissario, che avrebbe fatto una politica di lacrime e sangue, e avrebbe cercato le responsabilità delle passate amministrazioni. Quale dirigente del PD si sarebbe assunto questa incombenza? Perciò Frizza, Tonelli e Meffi , se non ci fossero stati, il PD avrebbe dovuto inventarli. Poi è uscito un comunicato stampa che annuncia l'espulsione dal partito di Frizza e Meffi . Alzi la mano chi ci crede!!! L'espulsione tanto paventata, dopo 24  ore è stata già derubricata a semplice sospensione.  La sospensione va bene per gli studenti delle scuole. Franco che è un preside lo sa bene. Uno studente che viene sospeso, viene allontanato dall'istituto scolastico per un certo numero di giorni. Poi viene riammesso con riserva, e accompagnato dai genitori. Ma applicato ad un partito politico questo principio fa sorridere solo a sentirlo. Che significa sospensione? In pratica Frizza viene sospeso e poi deve ritornare accompagnato ?  La verità è che al di là delle chiacchiere per fare contenta la base, la soluzione che si è trovata il 20 ottobre in Comune alla fine va bene un po' a tutti. Chi andrà via lo farà per scelte o interessi anche  personali: Non ci sarà nessuna espulsione; come non c'è stata dopo il voto del 22 giugno 2009, quando il PD avrebbe dovuto risolvere subito certe contraddizioni interne. Meno male che a Orvieto c'è Il COVIP cheè' composto da persone che hanno la testa sulle spalle e una certa competenza in materie fodamentali. E meno male che a Orvieto c'è un giornalista come Claudio Lattanzi che non ha paura di fare informazione politica alla luce del sole. Per questo, al di là delle opinioni politiche, che sono , ovviamente di parte, va apprezzato lo spessore dell'editore, del giornalista e dell'uomo.


La rubrica di Orvietosì  "A Destra e a Manca" è alla cinquantaquattresima puntata. La rubrica è animata da Pier Luigi Leoni e Franco Raimondo Barbabella, la destra e la sinistra delle "cose".
Vorremmo attrarre i lettori nel ragionamento aperto da Leoni e Barbabella, non con i commenti, che in questa rubrica sono disattivi, ma con contributi firmati e spediti per e-mail a
dantefreddi@orvietosi.it , specificando nell'oggetto la rubrica "A destra e a manca".
La rubrica esce ogni lunedì.


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Pubblicato il: 25/10/2010

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