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Casermoni e parcheggioni: Vigna Grande è il futuro, i parcheggi coperti sono il presente

"A Destra e a Manca" 52. Contributi di Nadia Formiconi e Flavio Zambelli

foto di copertina

Caro Franco,

meno male che Gian Paolo Aceto c'è! Il geniale artificiere illumina queste tristi notti orvietane con lo spettacolo pirotecnico delle sue visioni. Proietta sullo schermo nero del nostro cielo idee fantasmagoriche; e i bengala che ricadono sull'antica città ne mettono in luce la bellezza oggettiva, ma anche le piccolezze e le piccinerie umane. Ma non si prenda Gian Paolo per un visionario. Nessuno meglio di lui ha saputo ridicolizzare la folle idea di mettere all'asta il complesso immobiliare di Vigna Grande (m'adeguo al tuo auspicio che si ritorni al nome classico della zona e  s'abbandonino il  popolaresco  "Casermone" e il burocratico "ex Caserma Piave"). Vigna Grande è la nostra speranza. Non si vendono le speranze per tappare i buchi scavati dalla nostra imbecillità.

Però i buchi ci sono, e vanno tappati prima che crolli tutto. Allora ribadiamo ciò che andiamo dicendo inascoltati da mesi, insieme agli amici del COVIP. Diciamolo con parole vecchie e nuove, ma diciamolo ancora, in questi giorni fatidici, se non altro per far stare tranquille le nostre coscienze.

Le amministrazioni  comunali degli ultimi decenni possono vantare, se non altro, di aver creato servizi sociali di buon livello (cosa della quale giustamente si vanta la sinistra) e di aver dotato la  città della enorme ricchezza costituita dai parcheggi coperti (cosa della quale la sinistra non si vanta abbastanza). Ben 1.200 posti-auto al coperto (non mi piace chiamarli "insilati", perché mi richiama l'odore acre del foraggio essiccato) sono una ricchezza che ognuno valuti come vuole, ma che supera i 15 milioni di euro. Non voglio tediarti con lo sviluppo dei miei calcoli, ma puoi fidarti.

Ebbene, i posti-auto (che nessuno vieta di trasformare, almeno in parte, in appetibilissimi box-auto) sono fatti per metterci le automobili, dato che stanno meglio lì che nelle strade e nelle piazze. Chi dimora sulla Rupe o vi sale tutti i giorni per lavorare , non deve pretendere di sostare gratis sulle aree pubbliche. Non lo pretendono i cittadini di altri centri storici interessati fortemente dal fenomeno turistico; e che il turismo lo vogliono incrementare e non scoraggiare. Le aree pubbliche del centro storico, nei limiti in cui possono essere sacrificate alla sosta, devono essere pagate a orario, con qualche agevolazione per i residenti e per i lavoratori, ma con maggiori agevolazioni per gli orvietani che non abitano e non lavorano sulla Rupe; e con ancora maggiori agevolazioni per gli abitanti del comprensorio. Ponti d'oro a chi sale a Orvieto per godersela, pagando ovviamente le merci e i servizi. Per i turisti più o meno occasionali, autorimesse degli alberghi (che possono essere in tutto o in parte nei parcheggi seminterrati) e parcheggi a pagamento a orario, al coperto e allo scoperto.

Queste e altre variazioni sul tema sono soluzioni civili  e razionali che gli Orvietani saranno ben lieti di digerire dopo che amministratori coraggiosi avranno trovato la forza di farglieli mandar giù. Così come, su un altro versante fondamentale della vita civile, la raccolta differenziata dei rifiuti piacerà solo quando ci sarà stata imposta e ne potremo apprezzare le conseguenze. Vi sono decisioni temporaneamente impopolari che si deve avere il coraggio di adottare per il bene di tutti. Gli amministratori comunali sono stati eletti per realizzare un programma. Orbene, il primo punto, più o meno esplicito, di ogni programma di ogni ente, pubblico o privato, è  l'equilibrio tra le entrate e le spese. Senza quell'equilibrio non c'è politica sociale, sanitaria, ambientale, turistica e culturale.

Sono i parcheggi coperti la ricchezza decisiva per tappare i buchi e consolidare le finanze comunali. Come, quanti e con quale cronogramma (vendite, prevendite, concessioni, cartolarizzazioni ecc.) lasciamolo studiare ai ragionieri, anzi ai "ragionieri al quadrato", come noi umanisti chiamiamo, amichevolmente sfottendoli, i dottori commercialisti. E lasciamo ad altri esperti strisce e parcometri.

Caro Franco, da te spero di essere confortato, ma accetto di essere corretto e perfino contraddetto. Dato che, con gli addetti ai lavori, non riesco quasi a discutere. Se sia per mia incapacità di pensare e di parlare o per loro incapacità di ascoltare (o volontà di non capire) non vi è più il tempo per accertarlo.

Tuo Pier

 

Caro Pier,

voglio esordire plaudendo anch'io al ritorno di Gian Paolo Aceto, che ci delizia questa volta con un interessante ragionamento sull'uso della Piave come elemento generatore di futuro. E che cos'altro, se non la Piave? E' certamente qui l'elemento generatore, l'ancora della speranza di un futuro degno del nome stesso. Ma, hai ragione, non chiamiamola più Piave o ex Piave, e tanto meno Casermone. Chiamiamola con il nome antico del luogo: area di Vigna Grande, che di per sé evoca una lunga storia, un rapporto originario con la terra e la vite, e indica la via del futuro in attività generative, produttive (in senso lato), e non in operazioni speculative, burocratiche, prive di intelligenza, di creatività e di anima.

L'area di Vigna Grande dunque non può essere sprecata per operazioni di basso profilo, così come il complesso dell'ex Santa Maria della Stella. Lo abbiamo già detto tante volte, ma certo, ripetiamolo ancora in queste ore in cui si prendono le decisioni importanti, quelle che segnano davvero le possibilità o le difficoltà di futuro per Orvieto.

I retori romani dicevano "repetita iuvant" (letteralmente, "le cose ripetute aiutano"), intendendo con ciò affermare la fiducia che una cosa ripetuta più volte viene appresa più facilmente da chi ascolta o legge. L'apprendimento in realtà non funziona esattamente così, anche se è vero che la ripetizione facilita il passaggio di una nozione dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine. Non v'è dubbio comunque che ripetere cose già dette almeno non consente a nessuno di poter dire che esse non sono state mai dette. Solo questo però, perché poi è chiaro che assumere da parte di qualcuno una cosa detta come vera, interessante e utile, dipende per quel qualcuno da molti fattori, non ultimo la volontà di capire o l'interesse a scegliere quella determinata soluzione. Si tratta insomma di scelte, e le scelte richiamano la responsabilità di chi le compie.

Su questo punto però ormai basta così, perché è tutto molto chiaro: se verrà avanzata una proposta di risanamento del bilancio mediante alienazione dell'area di Vigna Grande sulla base di affermazioni del tipo "non ci sono altre strade", vuol dire semplicemente non solo che si mente sapendo di mentire, ma che in fin dei conti si preferisce lo sfascio al risanamento, giacché non c'è bisogno di essere scienziati per capire che entro il 31 dicembre 2010 con quell'area non si potrà fare nessuna operazione di entrata e il 31 dicembre è il termine ultimo per iscrivere le cifre necessarie a bilancio per chiudere il deficit.

E' evidente dunque che le soluzioni sono altre. Lo dici tu, ancora una volta: si tratta di fare un'operazione sui parcheggi, certo da fare con la volontà di farla riuscire, come d'altronde è dimostrato che sarebbe possibile a determinate condizioni, che noi stessi insieme agli amici del COVIP abbiamo a più riprese illustrato. Se non sarà questa la scelta, non lo sarà non perché non è quella vera, ma perché, come ho detto sopra, si sarà voluto fare altro. E poiché qui in giro non si vedono bambini, vorrà dire che chi farà quel tipo di scelta se ne assumerà pienamente la responsabilità, per oggi e per domani. Chi dovrà fare quella scelta? Naturalmente il sindaco e la giunta nella predisposizione degli atti, ma poi, in Consiglio per l'approvazione, la maggioranza dei consiglieri.

Naturalmente il tema delle responsabilità non si esaurisce con le scelte di risanamento del deficit 2009 e dello sbilancio 2010. Ammesso che si abbia il coraggio di andare per questo aspetto nella direzione giusta, nel senso di una quantità di risorse sufficiente e di una modalità di reperimento praticabile con riferimento ad un contenuto non strategico (come s'è detto, i parcheggi coperti), e ammesso che ci sia una maggioranza consiliare che tale direzione riesce a convalidare con un voto favorevole, si tratta di passare subito, da una parte all'organizzazione politico-amministrativa più adeguata per la sua più rapida ed efficace attuazione, e dall'altra al lavoro non meno coraggioso e determinante sul possibile equilibrio di bilancio 2011, premessa anche questa indispensabile per una stabilizzazione che non può che essere pluriennale. Ciò che andrà fatto intervenendo contemporaneamente sia sul fronte della riduzione delle spese che su quello dell'incremento delle entrate, che a sua volta richiede una visione generale in cui calare capacità progettuale e iniziative adeguate al bisogno. Ma anche questo lo abbiamo detto, e lo ripetiamo per le stesse ragioni che abbiamo detto a proposito di Vigna Grande.

Non ci rimane ora che attendere l'esito di questa che si profila come l'ultima fase della prima battaglia per il futuro della nostra città. Se prevarrà lo spirito costruttivo che noi  abbiamo evocato e coltivato, allora si saranno poste le premesse di un cammino di ripresa magari non breve e non facile, ma certamente possibile e forse anche di grande spessore. Vedremo, caro Pier. E, visto che ci siamo, ripetiamo anche questo: ad ognuno le proprie competenze e responsabilità.

Tuo Franco


Nella foto "Vigna grande"



da Nadia Formiconi

Evidentemente appartengo alla "razza"dei bambini, che non dovrebbero interessarsi di questioni così tanto importanti, ma una cosa, una sola, me la volete spiegare?  I parcheggi insilati, che sempre un bene di servizio restano, li ha commissionati e pagati la Pubblica Amministrazione (quindi i cittadini tutti), presumo perché ravvisasse la necessità di dotare Orvieto, il suo territorio e i suoi abitanti di questo imprescindibile servizio; chiaramente previo pagamento di qualcosa per carità! Ora come mai si dovrebbe deciderne la privatizzazione costringendo/ permettendo ai "cittadinituttiquellicheselopotrannopermettere" di comprarli in qualche maniera? E i "cittadinituttiquellichenonselopotrannopermettere" che fanno? Hanno pagato la costruzione di un bene di servizio e come servizio erogato potranno scegliere dove pagare più comodamente le prossime multe? Non vi sembra sempre la solita storia di Robin Hood al contrario? Altrimenti anch'io ho un'idea geniale : vendiamo le scuole, gli asili nido, gli ospedali e  tutto il resto "due piccioni con una fava" salviamo il bilancio e valorizziamo le nostre tradizioni medioevali!
Nadia Formiconi


da Flavio Zambelli

Caro direttore, caro Pier, caro Franco  siamo giunti ormai alla settimana delle decisioni importanti per il futuro di Orvieto. Intanto devo dire che ,inevitabilmente mi chiamate in causa con tutti questi riferimenti agronomici-vitivinicoli.  Prima il nome del gruppo : COVIP , che è anche il nome di una Cantina vitivinicola di altre zone  DOC. Poi , questa storia che una volta la caserma Piave si chiamava Vigna Grande, a voler ricordare le origini e le vocazioni agricole della Città di Orvieto. Ma certamente pur apprezzando il richiamo al passato agricolo, oggi dobbiamo trovare una soluzione per il presente e per il futuro della Città e della Caserma Piave, che costituisce un patrimonio immobiliare consistente di Orvieto. Sono d'accordo che per coprire l'accumulo di deficit 2009-2010,biscrivere a bilancio preventivo  la vendita di Vigna Grande sarebbe un volo pindarico che rischia di complicare ulteriormente il  disavanzo creatosi con le precedenti manovre. Un Bilancio preventivo deve iscrivere voci di entrata che siano certamente consentite da leggi e regolamenti  e,  poi , che siano realistiche e  realizzabili nella loro attuazione pratica. Il rischio è che , come avviene nella logica degli affari, eventuali acquirenti sapendo che il Comune di Orvieto ha bisogno assoluto di liquidità e in breve tempo, prendano "per il collo" la nostra Amministrazione costringendola a vendere la Caserma  (anzi "svendere" ) a prezzi sottomercato. In questo modo non solo non corrisponderà la cifra di entrata preventivata quando si arriverà al consuntivo finale. Ma soprattutto avremo buttato via un patrimonio storico-artistico-immobiliare ex-agricolo ( e chi più ne ha più ne metta) della nostra Città. Il problema della vendita di Vigna Grande prima o poi si porrà. Ma deve essere fatto nei modi e nei tempi giusti, evitando salti nel vuoto. La forma giusta potrebbe essere quella del ricorso alla cartolarizzazione bancaria tramite costituzione di S.R.L che si fa conferire il bene dal Comune e chiede liquidità alla banca; non può richiedere liquidità diretta il Comune, fin troppo indebitato; ma una S.R.L nelle forme consentite dalla legge può farlo benissimo. Alla fine verranno regolati i rapporti con la banca nelle forme di partecipazione creditizia, e ovviamente( quando avverrà, nei tempi e con le trattative equilibrate ), con  la vendita finale del bene immobiliare. Per quanto riguarda l'immediato presente, trovo condivisibile la proposta di Pierluigi di iscrivere a bilancio la vendita o concessione dei parcheggi coperti.  Purché accompagnata da una nuova regolamentazione della sosta nel centro storico, salvaguardando i residenti della Rupe. Poi , è necessario porre mano ad un consistente recupero di entrate limitando l'evasione fiscale . In questo, ovviamente, avvalendosi dell'opera istituzionalmente importante dei militari  della Guardia di Finanza, preposti per legge a questa funzione. Poi, bisogna congegnare meglio altri bandi di concessione o gestione evitando gli errori commessi fino ad oggi. IL COVIP, di questo si occupa; di fornire elementi per cercare di  coprire il disavanzo e studiare modelli di risanamento e sviluppo che valgano per il presente e per il futuro. Non dobbiamo occuparci noi di alchimie politiche tipo : le larghe intese, il toto-assessori, il toto-sindaco ; questo passa di qua, questo va di là.  Rischiamo di fare come quei quotidiani sportivi quando parlano del calcio-mercato; quando devono indovinare quali giocatori prenderà l'Inter a gennaio ; o chi andrà al Milan; o via dicendo....Questi quotidiani, a volte, le sparano grosse, e ci indovinano  poche volte !! Arrivederci a presto .


da Pier Luigi Leoni a Nadia Formiconi

Il ragionamento di Nadia Formiconi credo sia largamente condiviso dagli orvietani che possiedono l'auto, ma non l'autorimessa. Per questo ho già detto che l'eliminazione dei posteggi gratuiti sulla rupe è una misura impopolare. Tuttavia, anche se possiedo tre auto e nessuna autorimessa, non ritengo giusto che le strade e le piazze di Orvieto siano a mia disposizione, non solo per camminare e transitare in automobile, ma anche per parcheggiare gratis. Infatti il centro storico di Orvieto non è un paese qualsiasi, ma un  abitato d'impianto medievale che attira visitatori in grande quantità per motivi di affari e di turismo. Certamente i parcheggi coperti sono una proprietà pubblica, ma anche Vigna Grande è proprietà pubblica. Anzi, i sacrifici che affrontarono gli orvietani per costruire la caserma furono di gran lunga superiori a quelli che hanno affrontato per costruire i parcheggi coperti. Anche le strade e le piazze sono di proprietà pubblica; non le hanno certo realizzate i privati cittadini. Fatto sta che i beni pubblici possono (anzi, devono) essere alienati quando non c'è altro modo per far quadrare i conti. È stato fatto negli anni passati e sarà fatto quest'anno e negli anni futuri. Ovviamente non possono essere alienati i beni pubblici indispensabili per svolgere pubblici servizi, fino a quando tali servizi vi vengono svolti. Le scuole, gli asili nido e gli ospedali non possono essere alienati fino a quando sono adibiti a tali usi. Ma si possono vendere ex scuole, ex asili nido ed ex ospedali. Le strade e le piazze non si possono vendere (salvo casi eccezionali di comprovata inutilità); così non possono essere vendute le aree sovrastanti i parcheggi coperti. Ma quel che c'è sotto può essere venduto, nel rispetto dei vincoli, sempre temporanei, imposti da enti superiori che hanno finanziato la spesa di costruzione. Se (e finché)  esistono vincoli, i parcheggi coperti possono esser dati in godimento, con atti concessione, a privati, così come avviene per parti di strade e piazze pubbliche non indispensabili per il transito.
Amministrare non comporta sempre l'adozione di misure popolari nell'immediato. Si pensi all'istituzione delle isole pedonali, che scatenò in ogni dove la protesta dei commercianti, ma poi i commercianti si convinsero che erano un toccasana.


La rubrica di Orvietosì  "A Destra e a Manca" è alla cinquantunesima puntata. La rubrica è animata da Pier Luigi Leoni e Franco Raimondo Barbabella, la destra e la sinistra delle "cose".
Vorremmo attrarre i lettori nel ragionamento aperto da Leoni e Barbabella, non con i commenti, che in questa rubrica sono disattivi, ma con contributi firmati e spediti per e-mail a
dantefreddi@orvietosi.it , specificando nell'oggetto la rubrica "A destra e a manca".
La rubrica esce ogni lunedì.


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Pubblicato il: 11/10/2010

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