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NOTIZIE CORSIVI

Attenzione, stiamo entrando nel tunnel del fallimento

 A destra e a Manca 51. Una lucida analisi sulla situazione orvietana e sulle azioni per poterne uscire. Una lucida analisi sulla condizione politica nazionale sintetizzata nella conclusione che si nun rifamo 'n'assemblea costituente, annamo pe' stracci...

Caro Pier,
avrei preferito (e credo che anche tu la pensi così) iniziare la seconda cinquantina della nostra rubrica continuando a discutere con taglio strategico delle cose da fare. Ritengo invece di doverci per forza porre di nuovo la questione delle questioni: come uscire da una crisi che ogni giorno che passa assume sempre più i connotati dell'irreversibilità. Giacché non ci si può ormai nascondere l'impressione di un vero e proprio avvitamento che ci sta portando dritti dritti in un tunnel senza uscita. Ti potrà sembrare strano, ma l'impressione deriva più dagli orientamenti e dai comportamenti amministrativi che dalla natura e dalla gravità dei problemi da affrontare. Io sono convinto, e certamente lo sei anche tu, che ai problemi, per quanto siano gravi, in un clima costruttivo e sgombro da pregiudizi e manovrette, si possono trovare sensate soluzioni, e che invece agli orientamenti sbagliati possono far seguito solo danni, che va bene quando non diventano irreversibili. Temo che siamo agli orientamenti sbagliati, e mi auguro ovviamente di sbagliarmi io. Vado per punti.
1. Il clima è pesante. Sarà che viviamo in una condizione generale del Paese che eufemisticamente continuiamo a chiamiamo di decadenza, ma certo anche qui da noi non si scherza se le critiche costruttive e i contributi positivi o sono snobbati o vengono additati come tradimenti e collusioni con il nemico. Che lo faccia qualcuno abituato a concepire la lotta politica come denigrazione degli avversari è grave, ma si può alla fine anche dire: "passi", nel senso che si spera che passerà; che lo faccia il sindaco indica invece qualcosa di diverso: indica da una parte che mancano lucidità di analisi critica e volontà di dialogo con chi esprime pensieri disinteressati, e dall'altra che l'attuale amministrazione è con l'acqua alla gola, annaspa e si sta probabilmente incamminando verso soluzioni pasticciate.
2. Il rinnovamento non si vede e i ritardi si accumulano. L'elezione di Toni Concina ha rappresentato oggettivamente un'importante novità e tale è stata vista anche da noi perché poteva essere l'occasione di un rinnovamento profondo, di metodi e contenuti, tale da convincere anche chi all'inizio non ne era convinto e comunque chi, pur di sinistra, ha da sempre mente sgombra da pregiudizi e propensione costruttiva. Dopo un anno e mezzo la nuova compagine amministrativa è chiaro però che non funziona: nessuna delle questioni fondamentali è stata affrontata come sarebbe stato necessario e possibile. Non quella del risanamento di bilancio: il deficit strutturale è addirittura aumentato. Non quella del rilancio: non si vede uno straccio di programma, né strategico né operativo, e sulle questioni specifiche (vedi i rifiuti) non si sa nemmeno se c'è una posizione. Non quella del ruolo nel contesto regionale: il peso di Orvieto è in diminuzione esponenziale sia in regione che in provincia.
3. Le soluzioni annunciate appaiono confuse, se non pericolose. Si dice (e già il fatto che si dica e non si sappia è grave) che l'operazione di salvaguardia dell'equilibrio di bilancio prossima ventura farà perno in parte sui parcheggi e in parte sulla ex Piave. Noi sappiamo bene che la soluzione dello sbilancio pregresso può essere risolta con un'operazione sui parcheggi, che basta e avanza, purché si faccia per farla davvero. Noi sappiamo anche che la stabilizzazione può avvenire con due operazioni contestuali, che devono essere decise e coraggiose: da una parte il contenimento della spesa con riforme strutturali, dall'altra l'aumento delle entrate, sia con il recupero di scandalose evasioni, sia con iniziative di modernizzazione e sviluppo, dal sistema di smaltimento moderno dei rifiuti alla modernizzazione del sistema-città avente come perno il riuso dell'ex Piave e dell'ex Ospedale. Non sembrano però queste le direzioni di marcia dell'Amministrazione. Sembra che torni invece in auge un'idea che sembrava tramontata, quella di usare la ex Piave per il risanamento del bilancio mediante vendita, non si sa bene se totale o parziale. Un'operazione che non esito a definire sciagurata, perché si sprecherebbe così l'unica vera occasione che ancora ha Orvieto per il suo rilancio e per conquistare, in quest'epoca di grandi e profonde trasformazioni, quel ruolo interregionale e nazionale a cui da tempo legittimamente aspira. Vendita che qualcuno non da oggi vuole a prezzi stracciati. Vendita peraltro estremamente problematica visto che gli spazi più vendibili sono oggi occupati da scuole o da attività non facilmente rimovibili in tempi brevi.
4. Non sono contrario alla vendita in linea di principio. Lo dico a scanso di ogni possibile, ricorrente, equivoco. Sono contrario ad un'operazione fatta male, che non sia assolutamente trasparente, che non avvenga con l'indirizzo e il controllo del potere pubblico, e soprattutto che non sia la punta di diamante di una visione della città e del territorio, il perno di un vero, importante, progetto di sviluppo e qualificazione generale. A questa sfida non ci si può sottrarre, e qui sta il punto di svolta di una classe dirigente degna di questo nome. Dunque, lo ribadisco, non è l'idea della vendita che preoccupa, è il modo in cui essa sta di nuovo venendo avanti. Se si insisterà sull'idea di un uso della ex Piave (vendita o concessione che sia) per tamponare i buchi di bilancio, cioè di un suo uso purchessia, senza visione e senza progetto, allora bisogna dire chiaro e forte che è quest'idea che è sbagliata in sé, perché indica una visione raffazzonata dei problemi della città, che porterà, se non corretta, al massimo ad una soluzione di sopravvivenza temporanea e non a quella svolta per la quale anche noi ci siamo tanto spesi. A che cosa può servire continuare a vendere, e addirittura a svendere, se non si inverte la rotta e non si interviene decisamente sulle cause del deficit strutturale? Quanto si potrà andare avanti ancora con questa logica della sopravvivenza?
5. Quale può essere dunque la soluzione? Vedo che si parla di un radicale cambiamento dell'assetto di Giunta. Se ne indicano addirittura le soluzioni. Se questo avverrà, evidentemente deve esserci prima un cambiamento di programma e di maggioranza, come noi andiamo dicendo da tempo. È  chiaro che può star bene anche una maggioranza trasversale fatta di accordi tra chi ci sta delle forze dei due schieramenti, ma a due condizioni: che sia fatta alla luce del sole, a tempo e che sia realmente di svolta. Insomma, sia fatta per andare a nuove elezioni senza che prevalga la guerra per bande, e nel frattempo però per governare come si deve. Altrimenti, se si deve fare peggio, meglio le elezioni subito. 
Caro Pier, mi auguro che nei prossimi giorni la situazione vada dunque verso un chiarimento di posizioni che fino ad oggi purtroppo non si è visto. Se si dovesse andare invece verso quel tunnel che ho paventato all'inizio, conseguente a soluzioni-tampone raffazzonate, credo che dovremo nelle sedi opportune e anche come COVIP sviluppare le iniziative più decise per evitare il peggio. Ce lo impone la nostra cultura della responsabilità e il bene che vogliamo alla nostra Orvieto. Tu che pensi della situazione attuale e del modo per uscirne senza le ossa rotte?
Tuo Franco

Caro Franco,
In tempi di lifting, viagra e altre porcherie che nutrono le umane illusioni è bandita la parola vecchiaia. Invece, secondo le classificazione tradizionale (che ha la semplicità del vero), l'uomo passa, a trentacinque anni, dalla giovinezza alla virilità, a cinquant'anni entra nella vecchiaia e, a settant'anni, nella decrepitezza. Io e te siamo decisamente vecchi. Perciò è bene che pesiamo le parole poiché, se sbagliamo, non godiamo dell'indulgenza che spetta ai giovani e nemmeno della compassione che si riserva ai decrepiti.
Ebbene, avendo il nostro Direttore dipinto, con una chiara sintesi, l'affresco della situazione politica orvietana, e avendo tu illustrato tutti i particolari dell'affresco, mi limito a condividere. Se dovessi aggiungere altro, direi cose molto dure e quindi inutili. Il compito che ci siamo assunti con questa rubrica e con il COVIP è quello di costruire, non di abbattere. Si tratta ovviamente della costruzione di un insieme organico di idee per il bene della nostra comunità. Se le idee vi fossero state, da chiunque messe in campo, e fossero state buone, ci saremmo risparmiati la fatica. Invece il vuoto d'idee c'era, ed era una voragine che i partiti non riuscivano a riempire. Ed è proprio su questa inadeguatezza dei partiti che vorrei portare l'attenzione tua e dei nostri venticinque lettori. Non perché i responsabili e i militanti orvietani dei partiti nazionali siano incapaci di intendere e di volere, ma perché essi rispecchiano la situazione  nazionale. I partiti si stanno liquefacendo, la loro precaria solidità si sta sciogliendo. Se le cose non vanno a livello nazionale, non è colpa degli Orvietani, ma di un bipolarismo appiccicato addosso al parlamentarismo parossistico di una prima repubblica che non è diventata mai seconda. Il bicameralismo perfetto è un perfetto marchingegno per non far funzionare il bipolarismo, anche se il popolo lo vuole e se le leggi elettorali lo spingono. Le coalizioni di governo, e gli stessi grandi partiti attorno ai quali le coalizioni si coagulano, sono coacervi instabili e precari. Antonio Pennacchi, lo scrittore di sinistra, ex operaio, che ha vinto il premio Strega, ha detto giustamente, qualche giorno fa, che si nun rifamo 'n'assemblea costituente, annamo pe' stracci.
Sembra un paradosso, ma i partiti sono indispensabili alla democrazia, eppure non riescono a risolvere i problemi nazionali e, almeno fino ad ora, nemmeno quelli orvietani. Noi militiamo in partiti diversi e li rispettiamo, in attesa che qualcosa cambi in questa benedetta Italia. Ma qui a Orvieto non possiamo aspettare. Aspettando Godot, cioè la riforma costituzionale, piangiamo sulle sorti della Nazione; poco altro possiamo fare. Ma non possiamo limitarci a piangere sulle sorti di Orvieto. E infatti, da un anno, stiamo riversando su questa rubrica e in ogni sede in cui abbiamo diritto di parola il succo delle nostre analisi e delle nostre proposte, sempre meditate e sempre costruttive. Ci siamo fatti degli amici e dei nemici, come è naturale. Meno naturale è che ci si accusi di aver indebolito il sindaco e la giunta con le nostre esternazioni. Chi considera destabilizzante e corrosiva la nostra critica sta cercando ingenerosamente e inutilmente un alibi.
Non è colpa nostra, ma di chi non ci ha dato ascolto, se ci troviamo a un bivio: o la città si commissaria da sé, o la commissaria il prefetto. Vale a dire: o il consiglio comunale  concorda col sindaco un nuovo programma, e ogni gruppo politico condivide le responsabilità dei provvedimenti  difficili e dolorosi da adottare, o andiamo tutti a casa: sindaco, assessori e consiglieri comunali.
La prima soluzione è temeraria, la seconda è vile.
Tuo Pier


La rubrica di Orvietosì  "A Destra e a Manca" è alla cinquantunesima puntata. La rubrica è animata da Pier Luigi Leoni e Franco Raimondo Barbabella, la destra e la sinistra delle "cose".
Vorremmo attrarre i lettori nel ragionamento aperto da Leoni e Barbabella, non con i commenti, che in questa rubrica sono disattivi, ma con contributi firmati e spediti per e-mail a
dantefreddi@orvietosi.it , specificando nell'oggetto la rubrica "A destra e a manca".
La rubrica esce ogni lunedì.



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Pubblicato il: 04/10/2010

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