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Sì, diamoci una bella scossa!

A Destra e a Manca quaranticinquesima puntata. "Non ti sembra che un bello sfogo, una bella scossa ai nostri amati concittadini potrebbe far bene a loro e a noi?"

foto di copertina

Caro Franco,
il sindaco di Orvieto ha le sue gatte da pelare. Noi ne parliamo senza giri di parole e non so quanto l'aiutiamo a pelarle, ma certo non l'abbiamo mai consigliato di lasciar perdere. Infatti sappiamo che la democrazia è un sistema complicato e delicato. Buttar via il prodotto di libere elezioni prima che vi sia sufficiente chiarezza su schieramenti e relativi programmi non è ragionevole.
Ma è ragionevole che si lavori perché gli schieramenti si formino e i programmi si definiscano.
Il gruppo consiliare del PdL ha dato costantemente il suo appoggio al sindaco e alla giunta, ingoiando qualche rospo, soprattutto nel campo dell'urbanistica, altrettanto hanno fatto il consigliere dell'UDC e di Orvieto Libera, ingoiando le loro razioni di rospi.
Il gruppo consiliare del PD ha fatto del tutto per non mettere in minoranza il sindaco nei momenti cruciali. Il consigliere del PSI si è sempre più avvicinato al sindaco, ma lasciandosi le mani libere. I due consiglieri dei due partiti comunisti vanno a ruota libera, non dalle loro idee, ma da logiche di schieramento.
Non vi sono schieramenti pronti e non vi sono programmi, nemmeno abbozzati.
Un PdL isolato verrebbe schiacciato. Un PD rissoso all'interno e in disarmonia con l'estrema sinistra potrebbe andare incontro a un'altra sciagura.
Quel poco di fiducia che ho nella razionalità umana m'induce a pensare che la obiettiva difficoltà a definire proposte che possano aspirare alla popolarità senza rinunciare alla serietà, freni la definizione degli schieramenti e renda ancora preferibile l'attuale anomalia.
Tutti stiamo riordinando le idee, ma tutti, a destra e a manca, sappiamo che dobbiamo attraversare il guado del risanamento, altrimenti ogni idea brillante rischia di apparire ridicola. E tutti sappiamo che il risanamento comporta sacrifici di cui poco si parla, come il rigore fiscale, il taglio di servizi e la riduzione di personale. Le alienazioni patrimoniali, la nuova gestione dei parcheggi e lo specchietto sempre più opaco del casermone, non bastano.  
Massimo Gnagnarini, che non ha mai levato il dito dalla piaga finanziaria, è stato trattato come un grillo parlante, eppure non ha mai detto banalità. È forse arrivata l'ora di rifare quattro conti con l'aiuto del grillo parlante e di tirare fuori tutti i rospi che la popolazione dovrà ingoiare. E se qualcuno vorrà far credere che i rospi non esistono e saprà illudere il popolo, che vada pure al governo del comune. Non sarebbe la fine del mondo, ma la bancarotta di una bella città.
Caro Franco, non abbiamo più le coronarie di una volta. Non ti sembra che un bello sfogo, una bella scossa ai nostri amati concittadini potrebbe far bene a loro e a noi?
Tuo Pier

Caro Pier,
direi proprio di sì, diamoci una bella scossa sui problemi dei conti pubblici. Può far bene a tutti, a quelli pigri e a quelli svelti, a quelli attenti e a quelli distratti. Soprattutto ai troppo furbi, quelli che pensano che i problemi li creano solo gli altri e comunque riguardano solo gli altri, per cui normalmente trovano sempre il modo di strillare contro qualcuno, ma si guardano bene dall'assumersi una qualche responsabilità. E soprasoprattutto (neologismo supernecessario) può far bene ad alcuni soggetti anonimi sì, ma ben riconoscibili: quelli che quando governano non si preoccupano troppo di chi paga perché pensano che tutto sia dovuto a chi può fornire consenso; quelli che quando non governano si indignano per ciò che non viene fatto (normalmente è tanto) senza chiedersi mai se, come, con quali risorse, potrebbe essere fatto, anche in questo caso per ottenere un facile consenso; infine, quelli che, chiunque governi, si preoccupano solo di trarre qualche vantaggio per sé o al massimo per la propria ristretta cerchia di amici, parenti e affini.
Può far bene, ma purtroppo non è detto, caro Pier. Perché la situazione che hai descritto, che è veritiera, credo lasci ormai pochi margini sul piano della semplice persuasione e richieda invece molta decisione sul piano del pensiero e dell'azione, come avrebbe detto Giuseppe Mazzini (citazione dovuta, se non altro perché siamo vicini alle celebrazioni per il 150° anniversario dell'unità d'Italia e pochi - mi auguro di sbagliarmi - si vorranno ricordare di quel grande italiano). Ma appunto questo è il compito che ci siamo proposti di svolgere, anche come COVIP (Centro Orvietano di Vita Politica): pensiero e azione, stimolo perché si discuta alla luce del sole e perché poi però si faccia, ci si esponga, si dimostri se si è o no in grado di affrontare e risolvere i problemi.
Adelante, in campo, via dalle tane, si parli con la firma sotto, si dica "io ci sono" e si sappia perché. Basta con i lamenti, giustificati o meno che siano. Basta con le accuse generiche, e si dica la verità vera, quella documentata, non quella inventata. Basta con la melina. Basta con gli incapaci, ma basta anche con i capaci che si sono da soli dichiarati tali e a cui nessuno osa dire che il re è nudo. Insomma si passi oltre il detto e il visto. Guardiamo avanti. Costruiamo.
L'equilibrio dei conti (ed a questo proposito mi piace ricordare ancora quanto affermava ormai un secolo fa Giacomo Matteotti) è di sicuro la base su cui fondare una qualsiasi politica di sviluppo. Bisogna però dire che, come ben sai, non è vero che l'equilibrio è il primo tempo e lo sviluppo il secondo, perché in realtà ci sono tipologie di sviluppo che creano dissesto e tipologie che al contrario creano possibilità di spesa senza mandare i conti in rosso. Si tratta evidentemente di aver chiari sia il contesto, sia le condizioni giuridiche e tecniche, sia soprattutto le scelte di fondo e le loro finalità. Ha ragione Massimo Gnagnarini, non si governa con la pura ragioneria, ci vuole la politica, quella vera. E' un richiamo che facciamo da tempo, e poiché non abbiamo visto grandi movimenti, ci siamo decisi a fare con i nostri amici un altro passo.
Lo abbiamo già detto: non è contro nessuno, ma a favore di chiunque voglia misurarsi sul serio con i problemi della nostra città. Non certo in particolare contro Toni Concina, a cui abbiamo sempre manifestato apprezzamento per il gravoso compito che si è assunto e a cui abbiamo dato credito fino al punto da sostenere con grande decisione che bisognasse approvare il bilancio 2010 ed evitare ad ogni costo il commissariamento e le elezioni anticipate al buio. Né tu né io siamo pentiti di aver agito così. Ma ora non si può più attendere.
La situazione generale del Paese non ci aiuta. Se per chiarirci noi, aspettiamo che si chiarisca quella, stiamo freschi. Non so nemmeno se ormai è ragionevole attribuire una qualche giustificazione razionale alla carenza di programmi e di iniziativa politica, cioè di una qualsivoglia linea strategica, nei soggetti tenuti ad averne comunque una. So però che un anno è 12 mesi, 54 settimane, 365 giorni. E' tanto tempo. E' troppo, se è perso. Un lusso che non ci si può permettere da nessuna parte, men che meno ad Orvieto. Ad Orvieto non si dovrebbe perdere nemmeno un'ora. Non sto ovviamente invocando il darsi da fare degli arruffoni: ce ne sono stati, ce ne sono e ce ne saranno anche nel futuro fin troppi. Sto ripetendo "Adelante, Pedro, con juicio!", dove Pedro non è solo il Sindaco e dove 'con juicio' vuol dire 'con la testa'. Con la testa, quando si fanno i bandi per alienare o dare in concessione i beni pubblici (che non possono essere fatti come capita, tanto per rimediare un po' di soldi). Con la testa quando si trattano le questioni essenziali, come ad esempio la ex Piave, sulla quale per l'ennesima volta voglio ripetere che sarebbe un delitto se si continuasse a sostenere che la soluzione del problema riguarda essenzialmente il bilancio e non invece lo sviluppo, la qualità dello sviluppo, il futuro stesso, della città e del territorio.
Pensiero e azione, caro Pier. Viva Mazzini (che non è il trisavolo di Mina)! Tu magari non potrai gridare 'viva Garibaldi', ma con 'viva Mazzini' almeno un po' ti ci vedo. La tua coscienza non ne soffrirebbe più di quanto ti potrebbe accadere se ti capitasse di dover gridare 'viva Rosmini' (che non è il trisavolo del vicesindaco), soprattutto dopo la rivalutazione del suo federalismo ad opera del presidente della CEI, il cardinale Angelo Bagnasco. A proposito, qualcuno riesce a capire qualcosa di ciò che si pensa di fare in relazione ad una delle poche certezze che vi sono oggi in Italia, cioè che il federalismo si farà? Intendo dire per non subirne passivamente le conseguenze, ed anzi al contrario, per utilizzarne le opportunità. Credo nulla di nulla. Ma anche questo sarà oggetto dei prossimi appuntamenti. Perciò ora dico viva Rosmini (che non è il trisavolo del vicesindaco), oltre a viva Mazzini (che non è il trisavolo di Mina). Come potresti dire anche tu, se lo volessi. Però io posso dire anche viva Garibaldi (che non è la via dove sta il Comune), oltre che naturalmente viva Cavour (che non è il nostro corso).
Tuo Franco


La rubrica di Orvietosì  "A Destra e a Manca" è alla quarantacinquesima puntata. La rubrica è animata da Pier Luigi Leoni e Franco Raimondo Barbabella, la destra e la sinistra delle "cose".
Vorremmo attrarre i lettori nel ragionamento aperto da Leoni e Barbabella, non con i commenti, che in questa rubrica sono disattivi, ma con contributi firmati e spediti per e-mail a
dantefreddi@orvietosi.it , specificando nell'oggetto la rubrica "A destra e a manca".
La rubrica esce ogni lunedì.


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Pubblicato il: 23/08/2010

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