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Confagricoltura. Tutti uniti per il bene del vino di Orvieto

Nota diffusa dal presidente di Confagricoltura di Orvieto, Roberto Poggioni, in merito alla condizione del vino di Orvieto, sollevata da alcune aziende. Convinto che "le verità vadano dette sempre fino in fondo, e non solo quelle che è più comodo far conoscere"

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Riceviamo e pubblichiamo la nota diffusa dal presidente di Confagricoltura di Orvieto, Roberto Poggioni, in merito alla condizione del vino di Orvieto, sollevata da alcune aziende.

 

"Il presidente di Confagricoltura Orvieto Roberto Poggioni, ha molto apprezzato la volontà di un gruppo di aziende del settore vitivinicolo orvietano di cui la maggior parte nostre socie, di far conoscere tramite il loro portavoce Riccardo Cotarella, direttore della Cantina Monrubio, le loro verità e le loro idee per risollevare le sorti del vino di Orvieto.

A mio avviso credo però che le verità vadano dette sempre fino in fondo, e non solo quelle che è più comodo far conoscere.

Mi riferisco alla questione della modifica del disciplinare del Consorzio riguardo alle produzioni ettaro. In un assemblea del Consorzio del 2009  presieduta da Renzo Cotarella venne approvato all'unanimità  e quindi anche dai 229 soci della Cantina Monrubio e da tutte le altre aziende, quella che oggi chiamano per bocca di Riccardo Cotarella "azione sventurata", l'aumento della produzione ettaro da 110 a 120 ql . di uva.

Dal momento che dei 229 soci della  Cantina Monrubio molti sono anche soci di Confagricoltura Orvieto e visto che non era stata una loro esplicita decisione mantenere la produzione ettaro di uve a 110 ql., la nostra posizione in tutta questa vicenda ha mirato esclusivamente a tutelare gli interessi di tutte le parti in causa e cioè è stata quella di far verificare da parte del nostro rappresentante nella commissione ministeriale la regolarità di tutta la documentazione presentata e di votare secondo la volontà della maggioranza della commissione stessa.

Se poi il mantenimento dei 110ql. si traduca in un beneficio per gli agricoltori questo per me è difficile dirlo, anche se credo, al contrario di Riccardo Cotarella, che per uscire dalla crisi sia un grave errore il voler regolare l'offerta di anno in anno secondo la domanda. Non penso infatti che ad una diminuzione dell'offerta ci sia un conseguente ed immediato aumento del prezzo del vino.

Come non mi trovo d'accordo con il direttore della Monrubio sulla questione sfuso o imbottigliato.

Se la Cantina da lui diretta ha fatto la scelta di non imbottigliare e vendere il vino tutto sfuso, dettato forse anche da una mancanza di attrezzature moderne ed adeguate, non per questo tutte le cantine devono seguire il suo modo di vedere il mercato del vino di Orvieto.

Da Presidente di un'Organizzazione Sindacale che annovera tra i suoi soci le più importanti imprese vitivinicole del nostro comprensorio e quindi con molto più titolo di esprimersi su queste questioni rispetto ad altre organizzazioni poco presenti sul territorio e che non si sono mai interessate delle sorti del nostro vino, credo invece che la scelta di imbottigliare sia l'unico modo per dare quel valore aggiunto che possa permettere alle aziende e quindi anche agli agricoltori di rendere remunerativo il loro lavoro e più sicuro il loro futuro.

Non a caso la maggior parte delle aziende che firmano oggi il documento di Riccardo Cotarella e naturalmente anche quelle di sua proprietà, hanno fatto la scelta di vendere il loro vino in bottiglia.

Confagricoltura Orvieto crede che sia giunto il momento del dialogo costruttivo e che tutte le parti in causa lavorino unite per il bene del vino di Orvieto, lasciandosi dietro tutte le polemiche, le ripicche e soprattutto gli interessi personali.

Ci auguriamo che il nuovo Consiglio del Consorzio voglia lavorare in questa direzione pensando esclusivamente agli interressi di tutta la vitivinicoltura orvietana.

Pubblicato il: 08/07/2010

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