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Vino di Orvieto. Operazione verità

L''Orvieto' cade in basso e la crisi aumenta. Lettera aperta di importanti aziende vitivinicole che denunciano la gravità in cui versa il settore

Riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera, che documenta la  preoccupazione di molte aziende per la crisi del settore vitivinicolo orvietano


La crisi economica-finanziaria mondiale non sta risparmiando nemmeno il settore vitivinicolo. Con il passare del tempo stiamo facendo i conti con una situazione che sta mettendo  in ginocchio il nostro settore  e per l'Orvieto è forse più allarmante che per altre zone anche per una situazione delle giacenze di vino che ad un paio di mesi dalla vendemmia sono ancora nelle nostre cantine.

GIACENZE VINO SFUSO DOC ORVIETO HL.

Data                                               2009                  2010            Diff. Hl.                  Diff. %

31 Marzo                                      101.396         117.871        + 16.475   +   16
30 Aprile                                        91.229         110.472      + 19.243                 +   21
31 Maggio                     80.726         101.188      + 20.462                 +   25
30 Giugno                                      64.485           94.420      + 29.935              +   46

I dati che emergono ci impongono una serie di riflessioni anche alla luce delle recenti diatribe avvenute in seno al Consorzio di Tutela dell'Orvieto.

Da anni ormai si sta discutendo della necessità di  rivitalizzare  e riposizionare in alto il nostro vino che invece si è progressivamente indebolito diminuendo costantemente  il proprio  fascino e conseguentemente il prezzo sia delle bottiglie sul mercato  che , quindi del vino allo stato sfuso.
    

La politica dei prezzi bassi in bottiglia effettuata su grande dimensione,specialmente se il soggetto è anche produttore, obbliga tutti i partecipanti alla filiera ad un orientamento del prezzo verso il basso fino all'abbandono del prodotto perché non più remunerativo. Questo è quello che è successo, sta ancora succedendo e succederà ancor più nel futuro se non poniamo un freno irremovibile. 

E  la politica dei prezzi bassi, ha , tra le altre cose, anche un'immediata conseguenza: il distacco di imbottigliatori di qualità non orvietani, i quali si vedrebbero costretti ad abbandonare il nostro vino proprio per evitare di mettersi in concorrenza con alcuni imbottigliatori locali che già applicano prezzi stracciati. Questa politica, a nostro avviso,  non può che portare  alla fine dell'Orvieto.

Anche le scelte fatte dallo stesso Consorzio che sembravano rallentare il trend quali l'introduzione delle fascette di Stato non sono servite, come peraltro avvenuto in tutte le altre denominazioni italiane e come facilmente  prevedibile  praticamente a niente se non a "confondere " i produttori ed evitare interventi più energici e strutturali.
Interventi  che ora sono purtroppo inevitabili e che in parte abbiamo noi stessi, con l'appoggio di due delle tre importanti organizzazioni sindacali (Coldiretti - CIA) unitamente alla Regione dell'Umbria, iniziato a fare,  bloccando, fortunatamente, un azione   sventurata orientata ad aumentare la produzione per ettaro rivendicabile da 110 quintali a 120 quintali. (in presenza di pressioni che volevano addirittura che questa produzione salisse fino a 140 quintali per ettaro)

E' evidente che non è  solo la produzione per ettaro che  và gestita in un prossimo futuro ma l'intero impianto della Denominazione  oltre che le impostazioni di mercato.

In questo senso un contributo per uscire dalla crisi è regolare l'offerta in base alla domanda in modo da sostenere i prezzi non solo del vino sfuso ma, come conseguenza, anche di quello in bottiglia. Questo è realizzabile con interventi da fare di anno in anno sulla resa massima di uve per ettaro. Regolare la resa in modo da allinearla al mercato è infatti vitale per la gestione economica  e strategica della denominazione ed è per questo che questa funzione rientra, per altro, nei compiti specifici dei Consorzi, come si può anche evincere dalla nuova normativa sulle denominazioni di origine. La nuova legge nazionale, infatti, incide sul ruolo dei Consorzi di tutela autorizzandoli "nell'interesse di tutti i produttori, anche non aderenti, ad attuare politiche di governo dell'offerta, al fine di salvaguardare e tutelare la qualità del prodotto dop e Igp e contribuire a un miglior coordinamento della immissione sul mercato".

L'unico obbiettivo che ci proponiamo è quello di provare a garantire un futuro ai produttori che consenta loro di gestire questa attività con  profitto e di acquisire così un maggiore ottimismo e convinzione. Occorre lavorare tutti assieme perché questo piano possa essere realizzato, senza divisioni, con armonia ma anche con decisione avendo chiaro in mente il punto di arrivo senza lasciarci distogliere da sirene pessimistiche che non hanno a cuore certamente il bene dell'Orvieto e dei suoi produttori.


Firmato dalle seguenti aziende:

Cantina Monrubio (per conto di 229 viticoltori), Azienda Decugnano dei Barbi, Antinori, Bigi, Barberani, Cecci Vincenzo, Custodi Gianfranco, Custodi Laura, Custodi Chiara, Argillae, Tozzi Filippo, Tozzi Girolamo, Perquoti Alessandro,  Euframama, Santa Giulia, Titignano,  Sesil, Gialletti Odoardo, La Carraia , Mottura Sergio, Trappolini snc, Az. Agr. Vaglie, Podere Vaglie srl, Az. Agr. Fonzi M. Teresa, Belcapo Leonardo, Belcapo Decio, Pietroni  Renzo, Az. Agr. Poggio del Lupo, Tomassini Marcello, Cantina dei Colli Amerini, Coldiretti Umbria, Cantina Coop. Montefiascone, Cantine Leopardi, Fratelli Martini spa.

 

Pubblicato il: 06/07/2010

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