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Orvieto è uscita dalle secche verso una difficile navigazione

A DESTRA E A MANCA. Soddisfazione per l'approvazione del bilancio e per il voto positivo di Gialletti che ha scompaginato gli schemi. "Convinzione che la rotta della nave sia difficile, faticosa e pericolosa, ma che si possa arrivare in porto". Interventi di Mario Tiberi e Flavio Zambelli

Caro Franco,
sono sopravvissuto a una estenuante seduta del consiglio comunale, ma anche a una cenetta con te, che eri molto più riposato e pimpante. Però entrambi eravamo gravati dalla pesantezza del futuro. Abbiamo entrambi il vizio di occuparci della cosa pubblica, per non sentirci cittadini inutili, per onorare quel dovere fondamentale a cui ci richiama Mario Tiberi citando Pericle. A proposito, il nostro amico vola molto alto, ed è un piacere seguire i volteggi della sua intelligenza per trarne stimoli e favorevoli auspici.
Ebbene, l'approvazione del bilancio comunale (momento cruciale, perché l'opposizione aveva, sulla carta e in aula, i numeri per chiudere la consiliatura) determina la fine del rodaggio dell'amministrazione Concina e la sua navigazione in mare aperto. Il centrodestra ha mostrato di essersi abbastanza temprato da resistere alla tentazione di abbandonare la nave. Il centrosinistra ha mostrato di non aver ancora potuto allestire una nave alternativa.
Ma lascio a te eventuali commenti, perché la mia attuale funzione di consigliere di centrodestra non mi consente di potermi esprimere con la necessaria libertà morale.
Voglio invece ritornare sulla mia convinzione che la rotta della nave sia difficile, faticosa e pericolosa, ma che si possa arrivare in porto. È necessario un bravo comandante, che credo che ci sia. Sono necessari bravi ufficiali, che credo si siano formati, e comunque possano essere rafforzati. È necessaria una ciurma consapevole e collaborativa. È indispensabile che marinai di destra e marinai di sinistra lavorino in armonia per arrivare in porto. E il porto non può che essere il risanamento finanziario e la elaborazione di una visione del futuro che rialzi il morale della città. Tutti alle corde per issare le vele dell'immaginazione, sperando fermamente che il vento della storia, della civiltà e dell'orgoglio del nostro popolo le riempia. Giunti in porto, ogni marinaio riprenderà la sua strada con piena libertà nella scelta dell'ingaggio.
Ma, comunque vadano le cose, la destra non sarà più la destra di prima, perché avrà sperimentato che l'esser  moderati non esclude dalle attività di governo, in Orvieto come altrove. Non sarà più come l'uccellino di Pascoli che "tra il ciliegio salta, e non sa ch'oltre il beccare, il cantare, l'amare, ci sia qualch'altra felicità". Soprattutto avrà smesso di beccare e rimbeccare. Forse sarà uscita dalla frustrazione e saprà rinunciare al sottile ma sterile piacere dell'invettiva e della protesta.
Nemmeno la sinistra sarà più quella di prima, perché si sarà convinta di non essere per fatale necessità la padrona di Orvieto. Forse proverà il sollievo di non dover essere, per destino, sempre la prima della classe. Forse si renderà conto che la moralità, i buoni sentimenti, la capacità politica e amministrativa non sono appannaggi esclusivi di una sola fazione. Forse avrà imparato a predicare meno e a razzolare meglio.
Come vedi, caro Franco, ho sepolto l'anatra zoppa e mi sono imbarcato su un'altra metafora.
Che San Pietro Parenzo vegli sulla nostra nave.
Tuo Pier

Caro Pier,
ho assistito alla fase finale della discussione consiliare sul bilancio e dopo, come hai ricordato, mi ha fatto piacere commentare con te e altri amici il suo esito. Di esso la stampa ha sottolineato soprattutto il voto favorevole di Evasio Gialletti a nome dei socialisti, presentandolo come unica vera novità rispetto alle posizioni già note e apparentemente consolidate. In effetti lo è, perché con ciò i socialisti hanno assunto, dopo molto tempo e su un atto politico fondamentale come il bilancio, una posizione di completa autonomia dal PD. Le ragioni sono di breve e di lungo periodo. Quelle di breve periodo risalgono essenzialmente a quell'esigenza di responsabilità e coerenza che noi stessi abbiamo affermato a più riprese essere ormai un metro di misura della legittimità a governare. In sostanza, chi mesi addietro aveva accettato di firmare il Patto per la città e poi aveva lealmente collaborato con il sindaco, la giunta e la minoranza consiliare, per costruire un bilancio che non fosse solo lacrime e sangue ma base possibile per un processo di risanamento e sviluppo, vedendo peraltro in questo ambito anche approvati i propri emendamenti e le proprie risoluzioni, non poteva non dare un voto favorevole, comunque e giustamente sotto condizione che si sia poi capaci di passare dalle previsioni ai fatti. Quelle di meno breve periodo sono la difficoltà del PD di risolvere i propri problemi e la pretesa che gli altri se ne facciano carico, con la conseguenza dell'incapacità di fare coalizione, come ha dimostrato anche il voto contrario degli altri due gruppi di sinistra. Credo sia da sottolineare per i nostri lettori (con gioia registriamo che sono ormai un po' più degli affezionatissimi 25) che a sinistra non è che è fallito il tentativo di fare coalizione, non c'è proprio stato il tentativo. Perciò la reazione un po' scomposta del PD, dai toni consuetudinariamente antisocialisti e farcita di una demagogia oggettivamente antidemocratica, non solo è fuori luogo, ma denuncia una seria difficoltà politica a prendere posizioni nette sulla base di elaborazioni forti, come invece dovrebbe essere in grado di fare un partito che si pone come alternativo per il governo della città. E ciò costituisce un handicap oggettivo per uscire dalle attuali difficoltà. Perciò c'è da chiedersi: dov'è andata a finire la proclamata cultura riformista del PD e che cosa fanno i riformisti del PD? Un timido segnale, seppur apprezzabile, lo ha dato Roberto Meffi, ma ormai non possono bastare i timidi segnali. Bisogna andare oltre.
Scusami se mi sono dilungato su questo aspetto, ma sai, caro Pier, questa è la mia parte politica, se non altro perché ad essa sono storicamente legato, e mi dispiace vederla cincischiante, avvinghiata a posizioni polemiche e povere di contenuti, incapace di uscire dall'angolo. Mi auguro naturalmente, per il bene di tutti, che a manca si ritrovino, con il tempo necessario, le ragioni ideali, politiche e programmatiche, per essere una credibile alternativa di governo, perché sennò la democrazia non funziona, come mi auguro, per la stessa ragione, che a destra si superino limiti, incertezze e contrasti, cosicché nel momento si possa gestire un bilancio non solo faticosamente costruito, ma anche complesso e pieno di incertezze, e poi, anche qui con il tempo necessario, si prepari quel ritorno alla normalità che può avvenire esclusivamente con nuove elezioni. Ma appunto non è questo il tempo di nuove elezioni. Se ce ne fosse stato bisogno, la controprova è data sia dal fatto che il PD, pur avendone la possibilità e, stando alle critiche che si sono lette e sentite, anche le motivazioni almeno soggettive, non ha votato contro, sia dalle reazioni largamente positive al voto favorevole di Gialletti.
Che fare ora? Penso che rimangano valide praticamente tutte le nostre elaborazioni. Innanzitutto, come abbiamo detto più volte, dobbiamo avere tutti la capacità e la forza di guardare oltre gli scenari consueti, e come ha ripetuto l'altra sera il sindaco, ora bisogna mettere alla prova la buona volontà di tutti.
Questo non è il bilancio della situazione risanata e stabilizzata, ma quello dell'inizio della possibilità di farlo sì. Tanto meno è il bilancio della necessaria nuova fase di sviluppo della città e del territorio, però della possibilità di ripartire può esserlo. Ed è ciò che hanno auspicato le forze economiche e sociali e tutti i cittadini responsabili. Chi è disponibile dovrà farsi avanti, lo ripeto, anche al di fuori degli schemi consueti. La navigazione di sicuro sarà difficile, anche perché il mare è parecchio agitato per le sfavorevoli condizioni meteorologiche generali, che non sono certo sotto il nostro controllo. Sono convinto però che, almeno per quanto concerne le nostre responsabilità di ordine locale, le soluzioni si possono trovare, alla svelta, ma non tanto da impedire alla testa di funzionare come si deve. Ne parleremo durante questa settimana, vero Pier?
Tuo Franco


La foto in home page, titolata IL DISSIDENTE, è di Piero Piscini ed è pubblicata si Vistocosì

da Mario Tiberi

Miei stimatissimi,
non aver partecipato alla "cenetta" di commento a seguito dell'approvazione del bilancio comunale, pur avendone ricevuto cortese invito da parte di Pier Luigi, è ora per me motivo di rammarico e di dispiacere. Ho declinato l'invito in quanto il lungo e intenso periodo trascorso nella sala consiliare, sebbene da semplice osservatore, aveva fiaccato le mie risorse psicofisiche e, sul far dei vespri, ho avvertito netta la necessità di cercare riparo e rifugio tra le amiche mura domestiche. Me ne pento e Vi chiedo di perdonarmi, anche se "a posterioribus".
Un dato è certo: il diciotto Giugno 2010 ha indubbiamente segnato l'avvio di una nuova e distinta fase politica per le sorti amministrative della nostra città e, di conseguenza, i rigidi schematismi partitici che l'hanno fatta da padroni per oltre un cinquantennio si sono dissolti come neve al sole. L'avevamo previsto, di più l'avevamo auspicato per il bene supremo di Orvieto e, quando le buone e giuste intenzioni sono realmente tali, la Divina Provvidenza non può che offrire la Sua materna mano ai figli a Lei devoti.
Ora viene il veramente arduo e difficile: la via da seguire sarà certamente faticosa, aspra e densa di insidie e, proprio per queste ragioni, abbisognerà dell'impegno straordinario di tutti coloro che, nel mio immaginario, ho inteso includere nella "aristocrazia" degli intelletti.
Se il mio "volare alto" mi fosse venuto da altri, non mi avrebbe procurato né caldo né freddo; siccome, però, è stato indicato da colui che considero il massimo esperto di Diritto Amministrativo presente in città, oltre che Uomo dotato di amplissima cultura enciclopedica, ne accetto di buon grado l'attestazione e non posso che sentirmene onorato e inorgoglito.
Dalle secche, ci ritroviamo in mare aperto alla ricerca di un porto sicuro. Mi sovviene un detto di origini greche: "neì limén, zoè filìa catafugunestin" e, cioè, "alla nave il porto e alla vita l'amicizia è di rifugio".
Ma quale sarà la nostra nave? Un brigantino, certo che no perché di briganti ve ne sono fin troppi; una fregata, certo che no perché di fregature non ne abbiamo proprio bisogno; una corazzata, certo che no perché, viva Iddio, non siamo in tempo di guerra.
Forse il più adatto battello potrebbe essere un "rompighiaccio" perché avremo da frantumare l'algida banchisa dei calcoli di parte, delle tentazioni revansciste e, infine, le codarde ritirate dei cittadini e dei politici "inutili".
Con affetto, il vostro amico Mario.



da Flavio Zambelli

Come da voi è stato sottolineato, passata la fase critica della votazione del bilancio di previsione, non è finito proprio niente. Anzi, i grandi sacrifici cominciano proprio adesso.
E comincia adesso l'impegno che si deve prendere chi a buon titolo può rientrare in quella che Mario Tiberi definisce " aristocrazia intellettuale". O quelli che io, con termini meno raffinati linguisticamente, ho definito "i cervelli migliori" della nostra comunità cittadina. Il compito di chi fa parte di questa categoria di persone è quello di contribuire a formare una sana, preparata e, per certi aspetti, vera  classe dirigente della nostra Città. E' finito il tempo delle deleghe in bianco al ceto politico che ci ha amministrato per lungo tempo. E questa è anche una forte autocritica. Anche il sottoscritto è stato, seppur marginalmente e senza alcun ruolo, iscritto a parti politiche che hanno governato questa città . E per lungo tempo, preso dagli interessi prevalenti del lavoro in attività familiari, ho trascurato una qualsiasi forma di controllo, se non altro come cittadino, dell'operato degli amministratori di quella parte politica. Per lungo tempo mi bastava sentir dire che tutto fila liscio come l'olio, che Orvieto è in salute e le voci di bilancio in passivo non costituiscono nulla di preoccupante. Salvo poi scoprire che c'è un deficit complessivo di bilancio pari a 54 milioni di euro. Pari al costo del cartellino di un calciatore bravo di serie A. E' finito il tempo delle deleghe in bianco.!!!! ( Repetita iuvant) ! Oggi è necessario, tramite lo strumento associativo, selezionare coloro che , in parte, potranno essere in seguito i nuovi legislatori e amministratori della Città. Coloro che, nei vari settori specifici, hanno delle competenze, devono emergere sia per aiutare la formazione culturale della classe dirigente; sia, eventualmente, per diventare essi stessi classe dirigente. E poi selezionare i giovani, che possono rappresentare una speranza per il futuro; giovani da formare, meglio se già preparati in alcuni settori, o nella politica in generale. E questi giovani vanno cercati nella società civile ; ma anche nelle strutture dei partiti già esistenti; come si dice: la concorrenza è libera; ognuno farà le sue scelte secondo coscienza e inclinazioni ideali. Tengo a precisare che il mio interesse primario è fare attività d'impresa; non ho alcun interesse diretto a candidature o a incarichi pubblici. Che peraltro, me ne darete atto, non ho mai ricoperto in vita mia, e non ho mai fatto parte quindi del sistema di potere locale. Come imprenditore del settore agricolo, cercherò di fare il possibile per salvare il Consorzio di tutela del vino-Orvieto Classico-Doc., altra importante istituzione della vita economica e civile orvietana. Ma non sarò un imprenditore che si disinteressa aprioristicamente di ciò che avviene nella gestione della cosa pubblica. Non permetterò che la mia Città venga ulteriormente saccheggiata da quelli che voi (culturalmente più all'avanguardia del sottoscritto) avete già definito insaziabili mignatte, o insaziabili predatori; che è lo stesso concetto. Cercherò di aiutare, per la mia parte di competenze, il vostro grande progetto civico. Mettendo i pur legittimi interessi privati al servizio della Città. A differenza di chi mette la Città al servizio dei propri interessi privati. E chi, non avendo mai lavorato in vita sua, utilizza i posti di potere della cosa pubblica, per sistemarsi a vita. Un saluto affettuoso alla squadra dei "migliori": il prof. Leoni, Franco,Mario, Dante.  Vostro FLAVIO ZAMBELLI


La rubrica di Orvietosì  oggi "A Destra e a Manca" è alla trentaseiesima puntata. La rubrica è animata da Pier Luigi Leoni e Franco Raimondo Barbabella, la destra e la sinistra delle "cose".
Vorremmo attrarre i lettori nel ragionamento aperto da Leoni e Barbabella, non con i commenti, che in questa rubrica sono disattivi, ma con contributi firmati e spediti per e-mail a
dantefreddi@orvietosi.it , specificando nell'oggetto la rubrica "A destra e a manca".
La rubrica esce ogni lunedì.

Per leggere le precedenti puntate di 'A destra e a manca' clicca qui



Pubblicato il: 21/06/2010

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