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NOTIZIE CORSIVI

La protesi democratica dell'anatra zoppa

Da 'A destra e a manca' emerge una proposta su cui aprire un dibattito serio, da affrontare subito, senza cincischiare, oggi: promuovere un referendum consultivo per  decidere se arrostire l'anatra zoppa e tosta e andare alle elezioni o provare a farla volare alto. Contributi di Mario Tiberi e Flavio Zambelli

Caro Franco,

vorrei dire ai nostri venticinque lettori che capiamo pure noi ciò che loro hanno perfettamente capito. Cioè che la nostra corrispondenza è un modo per servire la nostra città, alla luce dei nostri valori e utilizzando i mezzi che siamo abituati a impiegare: leggere riflettendo, scrivere riflettendo e operare riflettendo. è il nostro modo di fare una specie di apostolato vincenziano. Frughiamo tra le idee come le dame della Caritas frugano tra gli abiti usati per estrarre quelli buoni  e utili e metterli a disposizione di chi ne abbia bisogno e abbia l'umiltà di accettarli. Come vedi abbondo in gerundi e congiuntivi. Anche per metterti di buon umore (conoscendo e condividendo la tua sensibilità linguistica)  perché la devo dire grossa.

L'immagine dell'anatra zoppa simboleggia una situazione di menomazione, d'incespicamento, di lentezza. L'anatra zoppa rischia in ogni momento di cadere, arranca nelle salite, non può rilassarsi nelle discese. è costretta a percorsi pianeggianti, nei quali rischia d'impaludarsi. è impacciata quando cerca di spiccare il volo e troppo svantaggiata nello sfuggire ai cani e nell'evitare i cacciatori. O trova una protesi efficace o è destinata a soccombere dopo una vita grama.

Non vedo altra protesi che un esecutivo di salute pubblica nel quale il maggior numero delle forze politiche siano rappresentate. Il sindaco ha dimostrato ampiamente di essere una figura al di sopra delle fazioni, sia perché è stato eletto con molti voti determinanti della sinistra, che nessun personaggio del centrodestra orvietano sarebbe stato in grado di raccogliere, sia perché, una volta eletto, non ha fatto e non ha detto una sola cosa sospetta di pregiudizio politico. Se il sindaco può essere una valida garanzia, anche una giunta rimpastata può integrare la garanzia che le forze politiche hanno il diritto di esigere. Un'anatra con una bella protesi può essere più efficiente di una che abbia tutte e due le zampe naturali, ma la testolina distratta da chi l'ha messa lì non per darle il becchime, ma per farselo dare.

Una soluzione del genere dovrebbe però essere sostenuta dal consenso popolare. Nessun regime civile può durare in contrasto con la pubblica opinione, figuriamoci un regime democratico.

Ho l'impressione che né il popolo di destra né quello di sinistra siano oggi sulla necessaria lunghezza d'onda. Ho l'impressione che l'insoddisfazione sia diffusa e che nuove elezioni siano viste come uno sbocco liberatorio e inevitabile.

Allora mi sembra giusto che si apra un dibattito sull'alternativa tra il governo di salute pubblica e le elezioni anticipate, nel corso del quale ciascuno sia costretto a prendere posizione e a spiegare le proprie ragioni. Si potrebbe così verificare se prevalgono le sudditanze ai partiti e alle logiche politiche sovracomunali o l'orgoglio di una città che, avendo scelto un sindaco e venti consiglieri, vuole che lavorino senza manfrine.

Sto parlando di referendum che, da quando è stata inventata la democrazia, è di essa la più alta espressione. L'idea non è nuova e non è solo la mia, anzi ne hai parlato tu per primo alcuni mesi fa. Non ti sembra arrivato il momento?

Tuo Pier

Caro Pier,

credo sinceramente anch'io che con i nostri venticinque lettori ci capiamo perfettamente. Ma basta così, non diciamo con uno di più. Guai, infatti, se si spargesse la voce che due strani tipi come noi - gente che di questi tempi ragiona ancora di interesse generale, bene comune, progetti per il futuro, qualità e meriti - esprimono convinzioni largamente presenti nel corpo pensante della città e interpretano bisogni e sentimenti diffusi, forse maggioritari! La reazione sarebbe non più un silenzio prudentemente sospettoso, vigile e pronto al morso, ma qualcosa che potrebbe somigliare ad una caccia spietata ai 'sobillatori della città perduta', che, se ci pensi bene, potrebbe essere anche il titolo di un nuovo film di Steven Spielberg, forse addirittura capostipite di una tri/tetralogia più interessante di quella di Indiana Jones. Altro che il riconoscimento di esercitare una specie di apostolato vincenziano! E a tal proposito mi viene da dire: ma come ti vengono in mente certi paragoni!? Devo ammettere però che ti sei ripreso subito con l'uso massiccio di congiuntivi e gerundi, con cui hai detto chiaramente all'universo mondo suppergiù così: no, non vi fate illusioni, qui non c'è trippa per gatti, noi ci accontentiamo di parlare ai nostri venticinque lettori punto e basta. Ai quali semmai sarà giunto il momento di assicurare la costituzione di quel 'club del congiuntivo e del gerundio' di cui ragioniamo da tempo e che altri in altre parti d'Italia già ci hanno letteralmente scippato effettivamente costituendolo. Beh, lo sai, 'le parole sono pietre', ha detto il poeta, e io aggiungerei - absit iniuria verbis - sono più pietre delle pietre, e perciò si potrebbe dare un certo contributo al necessario clima di rigore che il mondo ci invoca anche con una buona cura linguistica, non necessariamente passatista.

Torniamo a noi. Dunque, ristabilita la verità, e rassicurati tutti che noi, noi noi, stiamo sul nostro, cioè vaneggiamo quanto ci pare senza pretese di sorta se non quella di far stare accorti i manovratori, riprendiamo le nostre riflessioni. Ed è giusto che al centro vi mettiamo senza inutili infingimenti la fine dell'anatra zoppa, fine certo inevitabile, ma da stabilire quale, quando e come. Peraltro, se tu me la descrivi in questo modo, mi fai sdilinquire al punto che manco mi viene di cercare con te la via possibile di un suo superamento, perché in fondo, diciamoci la verità, quest'anatra non è mica così male come abbiamo pensato all'inizio. Capisco però che in politica la poesia non vale e il volatile traballante va sistemato, perché altrimenti monta l'ansia e qualcuno alla fine fa qualche scemenza.

Allora vediamo la questione nei termini crudi in cui ci si presenta: poiché con l'anatra zoppa non si va lontano, o le mettiamo una protesi o la uccidiamo e festa finita. La protesi è il governo di salute pubblica: niente più 'il diavolo e l'acquasanta', ma tutti uniti, o quasi, in nome del comune destino. Se questo non piace, non rimane che il sacrificio dell'anatra, cioè le elezioni. Lo sappiamo bene che ci sono quelli che gridano da una bel pezzo 'elezioni, elezioni!', e sappiamo anche perché: perché così tutti potranno di nuovo dire gli sproloqui che vogliono, potranno gridare 'Ahi Pisa, vituperio de le genti !' e gettare invettive a destra e a manca o, a piacimento, gettare alle ortiche anche il più misero pensamento, oppure potranno tessere le amate trame preferibilmente contro gli 'amici'. O altro. Insomma, la storia potrà riprendere finalmente il cammino che a molti è piaciuto e piace tanto e che, ahimè, era stato così inopinatamente interrotto. Ecco, penso che proprio questo sarebbe bene che non accadesse, e che perciò sarà bene operare perché almeno si provi a non farlo accadere.

Mi spiego: a mio avviso, coerentemente con tutto lo sforzo che è stato fatto in questi mesi per un dignitoso bilancio 2010 onde evitare il commissariamento (per questioni sia di convenienza che di dignità di tutti, perfino di quella classe dirigente che non se lo merita), si deve provare a spingere il dibattito politico in sede istituzionale ancora nella direzione di un patto bi/triennale su un programma di risanamento e sviluppo, in modo da far sbollentire la tensione e dar tempo a tutti di costruire calme e razionali soluzioni, magari alternative, di più lungo periodo. E nel frattempo governare con intelligenza e coraggio. Se per questo sarà necessaria una fase di governo di salute pubblica con tutti dentro, così si faccia. Ma credo che non sia affatto necessario che ci stiano tutti: basta che ci stiano quelli che approvano il bilancio alle condizioni che ho detto sopra. Nell'uno e nell'altro caso - ribadisco appunto quello che, come tu hai ricordato, ho detto qualche mese fa nel 'conclave' di Assisi - bisogna comunque sottoporre la scelta al popolo, perché la democrazia va messa al primo posto e non si può far finta che con la soluzione ipotizzata, seppure provvisoria, nulla cambi. Il referendum è appunto lo strumento di democrazia diretta - quella che chiama in causa sia la sensibilità e la responsabilità dei cittadini/popolo, sia la capacità di orientamento delle forze politiche - che si presta bene ad affrontare scelte semplici e chiare come è quella di cui stiamo discutendo.

Si tratta in sostanza di sapere se gli orvietani vogliono andare subito alle elezioni o andarci un po' più in là, con più calma e con le idee più chiare rispetto sia alle cose da fare sia a chi affidare il compito di farle sul serio, senza scuse di nessun tipo. Si tratta anche, e - di sicuro ne converrai anche tu - non è un aspetto secondario, di favorire quel processo di formazione/affermazione di una classe dirigente adeguata alle nuove sfide che la città deve necessariamente affrontare in una temperie storica molto difficile e in un quadro di riferimento politico ed economico, oltre che istituzionale, profondamente diverso dal passato.

L'anatra zoppa è sì zoppa, ma ha avuto il merito di mettere a nudo limiti e difficoltà sia a destra che a manca. Ha fatto giustizia della strana idea che vi fosse per la nostra città solo il destino di una nuova emarginazione e di un conseguente declino o al massimo quello dell'attesa eterna di un indeterminato e dunque evanescente qualcosa di meglio. Ha consentito di mettere a nudo i problemi sia di semplice gestione che di governo, e quindi di porre l'esigenza che si affermi finalmente in modo stabile quella cultura politica dei tempi moderni che si era affacciata in qualche maniera a più riprese nel recente passato e che per l'opposto non si ritorni a quella degli anni Cinquanta o addirittura prebellica. Per questo mi parrebbe giusto dire che, nonostante tutto ed anche a rischio di essere presto smentito, l'anno di anatra zoppa che sta passando non è passato invano. Nemmeno, a considerar bene tutte le cose, dal punto di vista delle persone che si sono fatte avanti, almeno alcune, nuove o meno nuove che siano, sia di qua che di là (o, se si vuole, sia di là che di qua), a cominciare naturalmente dal sindaco Toni Concina, al quale voglio rinnovare anche in questa occasione un attestato di stima per l'equilibrio con cui sta conducendo in porto l'operazione difficilissima di un bilancio 2010 che solo pochi mesi fa poteva sembrare impossibile, sia per gli atteggiamenti liquidatori di settori ottusamente ambiziosi del centrodestra, sia per le malcelate tentazioni di rivincita di settori ciechi del centrosinistra.

Ora riassumo. L'anatra zoppa va superata. La soluzione svelta può essere o il rimpasto e il governo di salute pubblica - o nella hard version tutti insieme appassionatamente o nella short/light version di chi ci sta avendo approvato il bilancio con il taglio dello strumento base di un'operazione di risanamento e rilancio - o andare subito (ovviamente nei tempi e nei modi consentiti dalle procedure, con o senza gli intoppi di queste situazioni) alle elezioni anticipate. La soluzione meno svelta, ma a mio avviso più intelligente, è ovviamente quella di elezioni dilazionate a tempi migliori (due/tre anni) per le ragioni che ho detto prima. La scelta spetta al popolo sovrano. Lo strumento può essere il referendum consultivo (modalità di partecipazione democratica scarsamente usata dalle nostre parti al contrario di quel che si fa ad esempio nella vicina Svizzera), che, giova ricordarlo, è previsto nello statuto del nostro comune.

Avanti dunque, apriamo il dibattito e che la sorte ci sia favorevole. Lascio al nostro amato direttore l'altra invocazione che comunque non avrei difficoltà a sottoscrivere.

Tuo Franco

 

P.S.

Caro Pier,

la risposta mi è venuta ancora lunga, certo troppo lunga per chi va di fretta. E temo così che qualcuno, meno avvertito dei nostri venticinque lettori, così pazienti e comprensivi fin dall'inizio, si stanchi e non arrivi nemmeno a metà. La responsabilità è mia e penso che ormai debbo considerare questa come una caratteristica genetica più che come una malattia incurabile. Allora, per difendermi e solo per questo, dirò quello che ho risposto ad una persona amica che mi obiettava qualche giorno fa appunto di non riuscire talvolta a leggere tutto per non avere il tempo necessario a seguire il dipanarsi dei nostri ragionamenti. Ho risposto così: noi non scriviamo per chi non ha il tempo necessario, o perché ha fretta, o perché è abituato a cose più veloci e leggere, o per altre sue sempre legittime ragioni. Noi scriviamo per noi stessi, per i nostri venticinque affezionati lettori e per chi inoltre è così incosciente da volerci leggere per forza e per questo si prende il tempo che ci vuole perché sa che non è tempo sprecato. Lo so che cosa pensi ora, e non c'è bisogno che me lo dici

Di nuovo, tuo Franco


da Mario Tiberi
Amici miei,
se le conoscenze acquisite durante gli studi di specializzazione in Medicina Legale non mi tradiscono, per protesi deve intendersi, in special modo nelle branche dell'ortopedia e odontoiatria, uno strumento meccanico artificiale impiantato per sostituire un segmento fisiologico, intero o parziale, del corpo umano andato fuori uso a seguito di patologie e/o traumi.
La protesi democratica, da Voi argutamente proposta per donare pienezza d'integrità al monco governo cittadino, si allinea nella medesima logica con la differenza che, al posto di un organo artificiale, l'operazione comporta di avvicendare esseri umani con altri esseri umani.
E, mentre una protesi sanitaria ne vale un'altra di pari funzionalità, un essere umano non è mai fungibile con un suo consimile, soprattutto quando si tratta di scegliere tra un politico colto e preparato e uno che non lo è.
Tutto si renderà vano ed inutile se, per ottuse e stolte decisioni, si dovesse procedere nel senso di non affidarsi a nuove menti e a nuove o comprovate intelligenze in una fase straordinaria che richiede interventi eccezionali.
Gli eletti dal popolo sono sacri e, proprio per questo, non si possono e non si devono toccare, ma i nominati ai livelli primari e secondari abbisognano di necessaria summissione. Non voglio nemmeno lontanamente credere che in Orvieto non vi siano dei migliori rispetto alla consueta decina di politici che, disinvoltamente e arbitrariamente, tuttora partecipano al "valzer delle poltrone" (Consorzi, Servizi, Ambiti, Partecipate, et cetera).
Più che un valzer, mi sento di definirlo un vero e proprio carosello da luna park a numero chiuso dove, sempre gli stessi, ora scendono da un aereoplanetto per salire su una automobilina e, da questa, su un cavalluccio a dondolo a danno di molti altri che pur hanno staccato un legittimo biglietto per loro meriti e qualità.
E' arrivata l'ora di cambiare sul serio metodi, mentalità, uomini e donne.
Il chirurgo dell'intervento salutista potrà senz'altro essere interpretato dal referendum consultivo, a patto e condizione che non si perdano di mira le indicazioni che mi sono permesso di suggerire.
Vi saluto con cordiale affetto e buon lavoro a tutti noi.


da Flavio Zambelli

SERVE UNA "KADIMA" ANCHE A ORVIETO
E' da qualche tempo che leggo la Rubrica "A DESTRA E A MANCA"  con gli arguti articoli  di Pierluigi Leoni, e di Franco Barbabella, e con i frequenti interventi dell'amico Mario Tiberi. Mi sto convincendo sempre di più, sia con le mie idee, sia da quello che ho maturato leggendo questa rubrica, che a Orvieto serve una svolta particolare. Dovrà nascere un'Associazione, che un domani potrà anche diventare Lista Civica, che metta insieme i migliori "cervelli ", e i giovani più volonterosi e promettenti di questa città, che vengano dal CentroDestra, dal CentroSinistra, e dalla Società civile in generale. Una lista che assomiglia un po' al Partito "KADIMA" di Israele. KADIMA di fatto nacque 6-7 anni fa in Israele , in un momento drammatico, in piena guerra civile nei territori occupati. Il premier di allora Sharon, decise di porre fine a certe inutili divisioni, e favorì il raggruppamento in un solo nuovo Partito, delle migliori "teste" e dei migliori politici del Likud e del Partito Laburista. Ovviamente lungi da me fare paragoni improponibili; in Israele si spara e ci si uccide, qui a Orvieto, parliamo di problemi comunque decisamente minori in proporzione. Però è chiaro che la drammatica situazione di congiuntura economica della nostra città e la grave esposizione debitoria dei conti pubblici, aprono la strada, per chi ha ha cuore la salvezza della nostra città, a una soluzione di tregua cittadina. Anche il direttore Dante Freddi ha dato un contributo importante in questa direzione. Serve una "KADIMA" anche a Orvieto. In fondo se dialogano tra loro come amici Pierluigi Leoni, Mario Tiberi e Franco Raimondo Barbabella, che anni fa stavano su posizioni diametralmente opposte, forse il progetto non è del tutto irrealizzabile. Un cordiale saluto a tutti voi. Io sono il 26°esimo lettore della vostra Rubrica, e commentatore occasionale sulle riviste on-line.


La rubrica di Orvietosì  oggi "A Destra e a Manca" è alla trentaquattresima puntata. La rubrica è animata da Pier Luigi Leoni e Franco Raimondo Barbabella, la destra e la sinistra delle "cose".
Vorremmo attrarre i lettori nel ragionamento aperto da Leoni e Barbabella, non con i commenti, che in questa rubrica sono disattivi, ma con contributi firmati e spediti per e-mail a
dantefreddi@orvietosi.it , specificando nell'oggetto la rubrica "A destra e a manca".
La rubrica esce ogni lunedì.

Per leggere le precedenti puntate di 'A destra e a manca' clicca qui





 

Pubblicato il: 07/06/2010

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