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Risanare si deve si può

A Destra e a Manca il delicato problema dell'evasione: "Quanti pagano la tassa rifiuti sulla effettiva e attuale superficie dei loro immobili? Quante aree fabbricabili pagano l'ICI...

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                                                    Caro Franco,

come sai non sono un tifoso di calcio, anche se considero quel gioco una magnifica metafora della vita. Quello che non sopporto è la vanità delle discussioni intorno al calcio. Analogamente mi ha stufato il chiacchiericcio intorno ai rapporti politici orvietani, quando diventa tifo per l'una e per  l'altra fazione politica impostato solo sulla curiosità di vedere chi vince  e chi perde. Anche l'analisi strettamente politica alla quale cerchiamo di dedicarci da alcuni mesi ha ormai pochi spazi, perché sono evidenti le misure dei cervelli in campo, ed è bene che si arrovellino loro nel trovare la quadratura del cerchio o nel decidersi a romperlo.
Ciò non toglie che c'è da quadrare il bilancio comunale e andare a vedere quanti sono quelli che lo votano. In merito a ciò vorrei spiegare a quelli che non capiscono, o fanno finta di non capire, che il bilancio non è un episodio, ma un programma. Chi approva il bilancio, resta moralmente impegnato a collaborare all'attuazione del programma. Chi si astiene e chi, pur avendo votato a favore, si mette di traverso al lavoro del sindaco e della giunta, consegna alla città il certificato del proprio  livello morale. Un livello piuttosto basso, anche se in politica circolano logiche che con la moralità hanno poco a che fare, ma che possono essere elettoralmente utili se rispecchiano una malattia del corpo elettorale.
In merito alla quadratura del bilancio, conoscendo l'avvedutezza del sindaco, penso che verrà fuori il problema dei problemi, che può essere la soluzione delle soluzioni. Ebbene, il risanamento finanziario del nostro comune non può prescindere, come avviene in tutti i comuni che si trovano in difficoltà, dalla giustizia fiscale. Volutamente evito, data la delicatezza dell'argomento e del momento, di fare una critica specifica all'operato degli amministratori e dei burocrati del nostro comune. La prendo alla larga e mi attengo a dati notori e generali.
Il dramma morale e politico, prima che finanziario, della nostra economia nazionale è l'evasione e l'elusione fiscale. Inettitudine endemica della pubblica amministrazione nell'accertamento dei tributi, alla quale si accompagna un livello delle aliquote che ha tutti i caratteri della rapina.
Questo circolo vizioso riguarda soprattutto lo stato. Per i comuni le cose stanno un po' diversamente. È vero che le tariffe sono esose, ma è anche vero che l'accertamento è più facile. Infatti, nei due fondamentali tributi il cui gettito dipende dall'accertamento del comune, ICI e tassa rifiuti, l'evasione e l'elusione sono molto inferiori a quelle che si stimano per i tributi statali. Però evasione ed elusione ci sono e come; e, a parte situazioni particolarmente felici o infelici, oscillano fra il venti e il trenta per cento. Se qualcuno pensa che Orvieto faccia eccezione gli consiglio di aprire gli occhi, di guardarsi intorno e di fare un esamino di coscienza. Quanti pagano la tassa rifiuti sulla effettiva e attuale superficie dei loro immobili? Quante aree fabbricabili pagano l'ICI, quante rendite catastali, sulle quali si calcola l'ICI, sono puntualmente aggiornate? Quanti lavori nelle abitazioni, che ne migliorano la qualità, vengono puntualmente denunciati al catasto?
Se consideriamo che il comune può recuperare cinque anni di tributi evasi con una sanzione del trenta per cento e con l'aggiunta degli interessi, ne deriva che il risanamento finanziario, per il presente e per il futuro, non può prescindere dal mettere le mani su quel giacimento. E se le cose andassero come dovrebbero andare, si potrebbe arrivare a una riduzione delle aliquote.
Mi espongo anche nel dire che l'aumento del dieci per cento della tassa rifiuti, di cui si parla, è cosa sana perché porta al pareggio coi costi del servizio, ma nulla vieta che la sua applicazione, cioè il suo calcolo in bolletta, sia sospeso in attesa di vedere i risultati di una energica operazione di riaccertamento del tributo. Per non punire ancora una volta chi è più corretto.
Non ti voglio annoiare con calcoli e proiezioni, ma tu che hai fatto il sindaco, dimmi se sto vaneggiando.

Tuo Pier

Caro Pier,

di sicuro non stai vaneggiando, però altrettanto di sicuro tocchi tasti delicati e impopolari. E io, che come te non sono a caccia di facile popolarità né amo menare il can per l'aia, ti seguirò volentieri sul terreno che hai proposto, facendo qualche considerazione aggiuntiva parimenti senza pretese di consenso.
Prima però permetti che anch'io esprima una mia opinione sul clima politico che si è creato intorno al tema del bilancio. Un clima teso e confuso. Non necessario però, anzi evitabilissimo, solo che si fosse accettata senza retropensieri quella logica bipartisan per la quale noi ci siamo tanto spesi, convinti come siamo che essa non comporta rinunce di identità (su questa questione poi sarebbe il caso di soffermarsi con calma) ma solo di interessi di parte, peraltro transitorie (lo ricordo a chi non vede se non con questi occhiali).
Come se ne uscirà? Non è ancora dato saperlo, appunto visto il clima. E tu hai ragione a dire "se la sbrighino loro", ma io credo che noi non dobbiamo comunque rinunciare fino all'ultimo a ricordare a tutti che nessuno, proprio nessuno, ha un diritto speciale sulla città, e che mai come nella fase che viviamo, sia a livello nazionale che locale, la politica deve essere concepita e praticata come servizio.
Perciò è giusto dire che "il bilancio non è un episodio, ma un programma". In verità io lo direi ancor più rudemente: non è un passatempo per egocentrici e viziati da cattive abitudini. Dunque si ponga termine alla stucchevole (questa si!) recita del manzoniano "s'ode a destra uno squillo di tromba, a sinistra risponde uno squillo", la Giunta presenti una bozza di bilancio seria e adeguata rispetto sia alle necessità del risanamento sia alle ipotesi di sviluppo, le forze politiche e i gruppi consiliari si pronuncino in modo chiaro, senza doppiezze. Insomma deve essere considerato finito il tempo delle manfrine e finalmente arrivato quello delle decisioni.
Il dopo bilancio - so di dire un'ovvietà - non sarà come prima del bilancio: da quel momento, in un modo o nell'altro, si andrà al superamento dell'anatra zoppa. Noi ci siamo adoperati perché ci si vada in un modo non traumatico, rispettoso dell'interesse generale, stavo per dire dell'intelligenza collettiva della città. Una linea che in questo momento può apparire indebolita, ma che nella realtà non è ancora sconfitta, anzi. Comunque sia, ognuno si dovrà assumere le proprie responsabilità, anche chi non si è ancora accorto di che cosa di profondo è cambiato per e con l'elezione del sindaco Toni Concina. Altro che tentare di cavarsela alla bell'e meglio con la tradizionale, rassicurante, e prepotente, caccia al traditore!
Assumersi ciascuno le proprie responsabilità: questo oggi è il tema di fondo, la scelta etica che distinguerà chi ha titolo per governare e chi non lo ha, chi è legittimato a farlo e chi no. Ed è anche il terreno su cui si realizza la congiunzione ineludibile tra risanamento dei conti e giustizia fiscale, due aspetti di una medesima strategia di mutamenti strutturali.
Sappiamo, caro Pier, che giustizia fiscale vuol dire che a pagare non devono essere sempre i soliti fessi, cioè il contrario di ciò che è avvenuto finora, giacché di fatto la finanza pubblica si è retta sul prelievo forzoso dalle fonti di reddito certe, salari e stipendi, e sul senso civico di coloro che, nonostante tutto, hanno ritenuto di doversi comportare da bravi cittadini. Ma, come si può leggere sui giornali o sperimentare direttamente, c'è sempre più gente che non ne può più. E come potrebbe essere altrimenti, quando la pressione fiscale continua a picchiare giù duro, gravando soprattutto sui ceti a reddito fisso, e l'evasione è stimata (dati ISTAT) la folle cifra di 270 miliardi di euro di imponibile, cioè 120 miliardi di imposte non pagate! Giampaolo Pansa ieri dava notizia della nascita del primo club con un nome che è già un programma: "Quelli che si sono stancati". Il nome è ancora da gentiluomini, ma la sostanza è ben diversa: indica la ribellione di quelli che non ritengono più normale che accada quel che racconta la storia del cartello su cui era scritto "qui è vietato fumare". La storia è questa: se sotto quel cartello qualcuno si mette a fumare da solo, si prende una bella multa; se invece lì sotto ci si mettono a fumare in venti, quel cartello viene staccato e buttato via. Succede anche con le tasse: visto che i furbi e i mascalzoni normalmente la fanno franca, il malcostume si è diffuso e consolidato al punto che il cartello "qui si pagano le tasse" di fatto è stato tolto, cosicché l'evasione e l'elusione sono ormai considerate normali, quasi alla stregua di un diritto. Ma, appunto, qualcosa sta cambiando: qualcuno, più di uno, molti, ormai si rendono conto che se non si interviene decisamente su questo terreno, non c'è più solo ingiustizia fiscale, si va proprio tutti a ramengo.
Tu hai fatto benissimo a sollevare il problema per la parte che riguarda direttamente i compiti dell'amministrazione locale, e lo hai fatto, come è tuo costume, in modo prudente ed equilibrato, evidenziandone sia l'aspetto di giustizia distributiva che quello del vantaggio per tutti. Quindi mi auguro che anche su questo punto si trovi la necessaria convergenza, che peraltro non dovrebbe essere difficile, visto che sulla lotta all'evasione e all'elusione tutti si dicono d'accordo, da Roma a Perugia, da Terni a Orvieto. D'accordo però finché se ne parla in termini generali, perché, appena si deve andare sul concreto e sull'operativo, ad esempio i controlli sull'ICI e la tassa rifiuti, allora cominciano le reticenze, le titubanze e i distinguo, e tutto resta lì. Viene il dubbio che ciò accada perché si tratta di mettere le mani in tasca, se non a tutti, certamente a molti, forse anche a se stessi. Non mi pare un caso che di questa operazione, utilissima al bilancio oltreché moralmente ineccepibile, prima di te nessuno abbia fatto cenno, come se non rientrasse nemmeno lontanamente nella prospettiva di coloro che pure si stanno arrovellando su come far quadrare i conti. Comunque anche questo tema ormai è stato posto, e sarà perciò difficile essere ancora evasivi sull'evasione ed elusivi sull'elusione.

Tuo Franco


La rubrica di Orvietosì  oggi "A Destra e a Manca" è alla trentaduesima  puntata. La rubrica è animata da Pier Luigi Leoni e Franco Raimondo Barbabella, la destra e la sinistra delle "cose".
Vorremmo attrarre i lettori nel ragionamento aperto da Leoni e Barbabella, non con i commenti, che in questa rubrica sono disattivi, ma con contributi firmati e spediti per e-mail a
dantefreddi@orvietosi.it , specificando nell'oggetto la rubrica "A destra e a manca".
La rubrica esce ogni lunedì.

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Pubblicato il: 24/05/2010

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