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NOTIZIE CORSIVI

A DESTRA E A MANCA CON NUOVO TAGLIO

Questa settimana i titoli, e quindi gli argomenti, sono più d'uno: Parabola non evangelica, Rimpasto, Acqua azzurra, acqua chiara, Una megagalattica adunata di architetti e urbanisti. Ce n'è per sorridere ma anche per chiudere la pagina con un pensiero in più...contributo di Mario Tiberi, Fabrizio Trequattrini

foto di copertina

Parabola non evangelica
Caro Franco,
t'invio le seguente parabola. E poiché ogni parabola si conclude con la spiegazione del suo significato morale a coloro che "hanno occhi ma non vedono, hanno orecchi ma non sentono", l'affido al tuo sapiente commento.
Si sta disputando una partita di calcio. Sulle opposte panchine, siedono  due attempati giocatori. Indossano tute di diverso colore a coprire le fasciature  e i dolori. Portano cappellini di diverso colore a coprire mille ricordi e qualche nostalgia. Sono vecchi amici che non si sono mai trovati nella stessa squadra, anche se hanno dovuto cambiarne più di una. Più volte si sono cavallerescamente affrontati  e sono diventati sempre più amici. I due panchinari  guardano la partita e si guardano da lontano, sempre coi cellulari agli orecchi. Stanno commentando l'incontro per una radio privata di proprietà di un ex giocatore, che si è da tempo  ritirato per non finire in panchina, ma ancora ha viva la passione per il calcio.
I due vecchi panchinari, "sempre pieni di sputi e consigli" (come dice un cantautore), sono distrattamente ascoltati dai compagni di squadra, con una punta di rispetto, un'altra di presunzione e un'altra ancora di compassione. I rispettivi mister non se li filano e confabulano solo coi diretti collaboratori. I due panchinari non possono criticare per radio i rispettivi allenatori e compagni di squadra, né se la sentono di trattare troppo male la squadra dell'amico-avversario. Così finiscono col filosofeggiare. Ma, se è vero che la filosofia è utile a tutto, anche al calcio, non può sostituirsi ai sovente indispensabili vaffanc, che volano solo negli incontri riservati.
Però (c'è un però) le squadre sono in crisi finanziaria, i tifosi non vogliono aumenti degli abbonamenti e dei biglietti, né vogliono rinunciare ai prezzi agevolati sui treni e sugli autobus, nemmeno vogliono rinunciare alla distribuzione gratuita di campanacci e trombette per fare chiasso allo stadio. Non si sono trovati gli sponsor e non si sa nemmeno se si riesce a finire la partita. Mancano perfino i palloni di ricambio.

Caro Pier,

ho l'impressione che sia tu che io sappiamo molto altro dei due attempati giocatori della parabola. Allora penso di dover affidare il mio commento alla sua continuazione.
Già, le due squadre sono in crisi, i tifosi non vogliono né rinunce né aumenti di prezzi, non si sa nemmeno se si potrà continuare la partita. I due panchinari, avvalendosi della loro esperienza e attingendo ad una misteriosa fonte che conferisce forza d'animo anche nelle circostanze più scoraggianti, hanno elargito "a destra e a manca" una gran quantità di "sputi e consigli", che nessuno degli allenatori o dei loro reggipanza ha mai detto di aver gradito o utilizzato, ma che, se anche non ha gradito - come è altamente probabile - ha certamente utilizzato, cosa che, è ovvio, non ammetterà mai, e di cui però ai due non importa né poco né punto. Certo, lo hanno fatto filosofeggiando, per le ragioni già dette e anche, diciamolo, per non dare troppo nell'occhio, non potendo e non volendo avere loro stessi un ruolo di primo piano nella partita. Ma sanno bene che la filosofia aiuta - più dei contabili, dei massaggiatori improvvisati e dei praticoni di ogni tipo - non solo i giocatori in servizio effettivo, non importa se permanente o no, ma entrambe le squadre. La ragione è semplice: lo staff della squadra A pensava di vincere facilmente la partita solo in ragione della sua abitudine a vincere, senza sentire il bisogno di nuovi giocatori davvero bravi, ben allenati e adatti al ruolo, senza una visione di gioco adeguata e sottovalutando il comportamento sia dell'altra squadra che dei propri tifosi, che invece risulterà determinante; lo staff della squadra B ha affrontato la partita senza crederci granché, puntando molto sulle accuse agli avversari e sulle divisioni di questi piuttosto che sulle sue proprie idee e capacità, ma avendo anche l'accortezza di inserire in squadra qualche straniero o oriundo di valore; la squadra B inopinatamente ha fatto subito goal, e i suoi tifosi hanno gioito, insieme a non pochi che prima godevano delle vittorie della squadra A, gioito e gridato, e pensato che la partita fosse già vinta, quando invece si stava giocando il primo tempo, anzi, solo una frazione di esso; senza idee chiare la partita si è complicata, complici il fattore tempo, il fattore campo e, soprattutto, il fattore mentalità. Così gli uni, che da tempo hanno rinunciato a strategie di gioco perché troppo complicate e faticose, continuano a muoversi secondo tattiche approssimative, confuse e variabili; gli altri, che hanno costruito la squadra senza avere idee chiare su come condurre la partita una volta fatto il goal per cominciarla, sono piombati anch'essi nel tatticismo più improduttivo e rischiano di incespicare nella prima zolla fuori posto che incontrano sul campo, essendo peraltro il campo pieno di zolle fuori posto. Ecco perché i due panchinari sanno che la filosofia aiuta entrambe le squadre: essa aiuta ad avere quella visione di gioco di cui c'è necessità per portare a termine la partita, con lealtà e senza che qualcuno ne esca con le ossa rotte, e con i tifosi che, pur restando tali, ne accettino le regole e ne facilitino lo svolgimento. Consapevoli di tutto questo, i due attempati giocatori, continuano a filosofeggiare, distribuendo "sputi e consigli" "a destra e a manca", incuranti del silenzio assordante che li circonda. Sanno che non è ancora finito il primo tempo e che, se la partita non verrà sospesa per impraticabilità del campo, verrà il secondo tempo, e allora In ogni caso, pur non avendo nulla da spartire né con le volgarità correnti della disperante temperie storica che viviamo né con i militanti del più puro grillismo, sanno anche che, se e quando vogliono, possono usare alla grande anche il vaffa.


Rimpasto

Caro Franco,

Si parla di rimpasto della giunta comunale di Orvieto.
A manca ci si domanda: se il centrosinistra vota il bilancio e avalla gli indispensabili sacrifici, come giustifica al suo elettorato il puntellamento del centrodestra senza la contropartita di una fetta del potere esecutivo?
A destra ci si domanda: se il centrosinistra vota il bilancio, mica penserà di assediare la giunta con le pistole puntate sul pianista e sui suonatori che l'attorniano?
La politica è come il flipper. Le insidie non finiscono mai e bisogna continuamente evitare di andare in tilt.

Caro Pier,

sono domande legittime, perché appartengono al gioco della politica, che, ben che vada, pensa alle tecniche del potere, e, mal che vada, al massimo non le dimentica. Però va bene così, perché l'incertezza costituisce una fonte inesauribile di impegno per tutti, tiene svegli anche i cultori del sonno di convenienza, tiene sulle spine i clienti di ogni bottega, mette a nudo le debolezze, e però, per converso, fa emergere i bisogni più veri e i punti di forza possibili. Certo la situazione attuale va superata, non solo per le note questioni di bilancio, ma anche per le debolezze sia di iniziativa che di semplice gestione che sarebbe irresponsabile ignorare. La mia opinione tuttavia resta quella che ho espresso altre volte: è in errore chiunque pensi di dare priorità al cambiamento di maggioranza, con un conseguente rimpasto di giunta, rispetto alla definizione di un bilancio credibile incastonato in un progetto di rilancio della città. Solo su questa base si potrà costruire un percorso di cambiamento che abbia l'obiettivo di stabilizzare la situazione per fare una politica di grande respiro, che ormai tutti sappiamo essere assolutamente indispensabile. Che cosa significhi questo in modo più esplicito è impossibile dire con chiarezza, ma a me appare evidente che si tratterà di scegliere tra un percorso più breve (elezioni) o uno più lungo (nuova maggioranza e rimpasto). E non sarà possibile che la scelta la si faccia né nel chiuso di una stanza, né tra "quattro amici al bar", ma solo mediante un passaggio democratico (ad es. un referendum consultivo).

Acqua azzurra, acqua chiara

Caro Franco,

Perché Orvieto non dovrebbe aspirare ad avere un grande posto nel mondo?
Le dichiarazioni del sindaco e di qualche altro amministratore (me compreso) contro la privatizzazione dell'acqua potrebbero dare lo spunto per mettere Orvieto sulla ribalta. La nostra città ha i numeri per organizzare convegni, manifestazioni e altre iniziative nazionali e internazionali sul tema dell'acqua. I socialisti del secolo scorso inventarono lo slogan "la terra a chi la lavora". Noi possiamo inventare il motto "l'acqua a chi la beve".
La storia, l'architettura e la geologia sono dalla nostra parte. E' vero o non è vero che Orvieto è stata, prima dell'era industriale,  una delle rarissime città dotate di un acquedotto alimentato per caduta, con acqua di sorgente, e sfruttando il principio dei vasi comunicanti? E' vero o non è vero che il pozzo di San Patrizio è un manufatto geniale, celebre nel mondo, che magnificamente celebra il rapporto dell'uomo col mistero delle acque sotterranee?

Caro Pier,

tutto vero quello che dici. Ho espresso la mia opinione contraria all'attuale politica dell'uso dei beni primari come l'acqua in tempi non sospetti, quando si era agli inizi e tutto sembrava dare ragione a quella sinistra ex comunista che aveva da poco scoperto il mercato e stava spostando il suo tradizionale cinismo verso il nuovo affascinante mondo delle privatizzazioni. Naturalmente su questo atteggiamento pesava la lunga storia delle lotte popolari per veder riconosciuti i diritti primari che rendono possibile e danno dignità all'esistenza di ogni persona, ma pesava anche la semplice constatazione di buon senso che l'acqua è di tutti, come l'aria, e che, appunto come l'aria, ne va tutelato e governato l'uso senza vantaggi per qualcuno e, al contrario, per il bene di tutti. E poi le note di Lucio Battisti rendono sempre tutto più chiaro, se sei in grado di ascoltarle
Perciò diciamo pure "l'acqua a chi la beve", e diciamolo forte proprio da Orvieto, che ha le caratteristiche che dici tu. Anche per questa via si può rilanciare il ruolo della nostra città.


Una megagalattica adunata di architetti e urbanisti

Caro Pier,
voglio seguirti sulla strada che hai tracciato nel pezzo precedente, quella del rilancio della città con iniziative di livello mondiale. Vogliamo allora dare un seguito al nostro discutere sulle questioni urbanistiche, che ha toccato questioni di assoluto rilievo quali sono quelle che attengono al riuso dei grandi complessi immobiliari, che a sua volta si tira dietro il tema di un "nuovo ruolo della città antica in ambito urbano", che a sua volta richiede una visione del territorio nel contesto interregionale, ecc.? Si potrebbe pensare ad un confronto tra i migliori architetti e urbanisti del mondo, una mega adunanza, una sfilata di idee intorno ad un tavolo che da ideale diventi ad un certo punto reale. No, non un classico concorso di idee, ma un'altra cosa, un confronto a distanza e poi un confronto diretto, reale, sul posto. Il tutto accompagnato da un grande lancio mediatico e seguito dalle testate di tutto il mondo come se si stesse riscrivendo non la storia già fatta, ma quella da fare sulla base di quella già fatta, intendendo questa come fonte di ispirazione per la qualità di vita delle città del mondo.
Immagino che Toni Concina possa far sua questa idea, che ovviamente va ulteriormente affinata e definita in termini di fattibilità oltre che di opportunità.
Tu che ne pensi?

Caro Franco,
c'è solo da meravigliarsi che qualcuno non ci avesse ancora pensato.
Tutto il mondo si commosse e ci venne incontro quando franò qualche pezzo di rupe. Figuriamoci adesso che rischiamo, quella rupe, di averla rattoppata invano.



da Mario Tiberi

Cari Pier Luigi e Franco Raimondo,

da ragazzo, approfittando di un passaggio tra le maglie della rete metallica di recinzione, andavo ad assistere alla partita domenicale che si disputava al campo sportivo di via Roma.
Non pagavo il biglietto ed ero quindi un "portoghese", ma non avevo ancora compiuto nemmeno tre lustri.
Anche allora le vecchie glorie del calcio orvietano giocavano poco o niente e la squadra era perlopiù formata da militari della Caserma Piave, tutti o quasi forestieri.
A parte questo(ma il riferimento alla squadra di governo cittadino non è casuale), mi preme ricordare la figura di un massaggiatore "tuttofare" di nome Vito che, allorquando si infortunava un giocatore, si precipitava a soccorrerlo portandosi dietro un secchio di acqua fredda con una spugna e senza distinguere se apparteneva alla squadra di casa o a quella avversaria.
Nel suo piccolo, quell'uomo solidale si comportava da "samaritano" nei confronti del "giudeo".
Non volendolo, sono sconfinato nel terreno di una parabola evangelica e, dato che mi ci trovo, vorrei rammentare alle lettrici e ai lettori di "A destra e a manca" anche quelle dei vignaiuoli ingrati e del granello di senape.
Il seme, pure quello del miglior pensiero di filosofia politica e anche se appartiene al popolo-padrone della vigna, deve sacrificare la sua essenza vitale prima di poter produrre ricca ed abbondante messe.
Non ci si rattristi, dunque, se il seminare sarà lungo, laborioso e a rischio di esiziali cadute: i "panchinari" rimangano comunque ben saldi sui loro trespoli, anche se scricchiolanti; a me basterà essere un servizievole "raccattapalle" nonostante che di palloni ve ne sia uno solo.



da Fabrizio Trequattrini

Così come resto fedele al motto del politico liberale di fine ottocento, George Clemenceau, che riteneva la libertà di stampa "non la libertà di scrivere ma la libertà di leggere", ritengo che, oggi più che in passato, "non è forte chi non cade mai ma colui che cadendo ha la forza di rialzarsi" (J. W. Goethe?). Viviamo in un'epoca nella quale tutto si mette in discussione, anche i numeri, e la confusione generale mescola matematica (contabilità) e filosofia (politica) con una veemenza che sfocia, a volte, nella schizzofrenia, ignorando che,  tutto quello che ha vissuto e progettato questa città fino a qualche lustro fa, non deve essere criticato e scartato a priori con il più aspro dei giudizi.
Ripartiamo da lì ! Ricominciamo da dove la politica locale ha cominciato le sue esecuzioni capitali, virtuali (politiche!) e reali (...!), ripartiamo da quello spirito civico e dalle reali capacità che si riusciranno ad esprimere senza tornaconti particolari e se c'è da fare "pulizia" a casa propria, che la si faccia ed in fretta. E' necessario far tornare i conti delle casse comunali (matematica) e si operi con la politica (filosofia), si costringano i consiglieri e gli amministratori a questa responsabilità ed aiutiamoli a rialzarsi qualora dovessero cadere (in tentazione, di mollare?), facciamo sentire loro l'appoggio necessario o il dovuto "pungolo" utili per raggiungere questo risultato. Poi, supremazia della Politica e delle Parti. Dopo, ma solo dopo che si è riusciti a fermare l'emorragia, si riparta dai progetti che non potranno essere gli stessi "a destra e a manca"e su quelle idee si proceda a ri-formare la desiderata e, quantomai, insperata classe dirigente del futuro. Il "Commissario" è dietro l'angolo, avverte Pier Luigi, ed è bene che lì rimanga, ma io aggiungerei che sarebbe il caso di fare di più.......accompagniamolo in Caserma, e, strada facendo proviamo a convincerlo di essere capaci di risolvere, almeno, le "equazioni"di primo grado, per quelle di "appello"....ci stiamo attrezzando.
Ad maiora, semper !


A destra e a manca  è la rubrica di Orvietosì  oggi alla ventitreesima puntata. E' animata da Pier Luigi Leoni e Franco Raimondo Barbabella, la destra e la sinistra delle "cose", fatti orvietani o no visti da punti di vista diversi, certamente autorevoli.
Vorremmo attrarre i lettori nel ragionamento aperto da Leoni e Barbabella, non con i commenti, che in questa rubrica sono disattivi, ma con contributi firmati e spediti per e-mail a
dantefreddi@orvietosi.it , specificando nell'oggetto la rubrica "A destra e a manca".
La rubrica esce ogni lunedì.

Per leggere le precedenti puntate di 'A destra e a manca' clicca qui



    


 

 

Pubblicato il: 22/03/2010

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