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L'evidenza dei fatti. Le ragioni della speranza

A destra e a manca. Ventiduesima puntata...

foto di copertina

Caro Franco,

vogliamo provare ad agganciare qualche nuovo lettore tra i concittadini più sbrigativi e indaffarati? Questa volta provo a essere breve, perciò ti sottopongo un argomento di viva attualità e di tutta evidenza.

Nel concistoro che cerca di tirar fuori il bilancio comunale, c'è a capo un signore, legato a Orvieto da pochi anni di vita giovanile e da non molti mesi di residenza nella  sua bella casa, acquistata e sistemata per godersi la meritata pensione, circondato dai familiari e dai numerosi amici, nonché confortato dalla luminosa faccia di Orvieto che guarda a mezzogiorno e da una biblioteca in continua espansione.

Si tratta del sindaco di Orvieto, eletto a maggioranza assoluta, preferito dal popolo sovrano (che poco lo conosceva) a due concittadini che fanno parte della ben conosciuta classe politica orvietana.

Nel detto concistoro c'è un assessore, Maurizio Romiti, che di orvietano non ha proprio  niente. Egli è stato investito dal sindaco del più delicato assessorato comunale,  quello del bilancio, in questa fase di pesante squilibrio economico e finanziario.

Il corpo elettorale aveva i suoi buoni motivi per eleggere un quasi forestiero, persona di grandi pregi personali, compreso quello di non avere alcuna responsabilità, né attiva né omissiva, nella pesante situazione di Orvieto.

Il sindaco ha avuto i suoi buoni motivi per scegliere l'assessore al bilancio nella cerchia dei suoi amici che operano ad alto livello nel settore dell'economia e della finanza, e che non avevano mai avuto a che fare con Orvieto.

Mi sembra ovvio che gli Orvietani si aspettino dai due personaggi un contributo fondamentale per il superamento della crisi e non solo per la sua descrizione. Ma, secondo me, sbaglia di grosso chi si attende dai due l'individuazione e la determinazione dei tagli alle spese e ai servizi, così come l'individuazione di nuove fonti d'entrata, a parte gli ovvi aumenti di tariffe. Ogni taglio comporta un doloroso sacrificio, sia quando incide su servizi di cui la nostra città può giustamente vantarsi, sia quando incide su servizi di cui non c'è niente di che vantarsi, ma ai quali siamo abituati. E nessuna nuova fonte di entrata è neutra, perché incide sulle tasche dei contribuenti, o sull'ambiente, o sulla riorganizzazione del lavoro.

Non è tempo di ingenue speranze e di conseguenti delusioni. È tempo di spremitura delle meningi orvietane e di coraggio.

Caro Franco, mi aspetto da parte tua una paziente lettura e, magari, un benevolo commento, ma anche qualche spunto positivo sul ruolo del Casermone, cui sono rivolte le maggiori speranze di una svolta.

Tuo Pier 

                                                                                              Caro Pier,

proverò ad essere breve, ma sai quanto mi costa. Lo farò per te e per il nobile scopo di catturare l'attenzione di chi ha solo due minuti da dedicarci. I fatti sono evidenti, li hai descritti bene tu. Passiamo allora subito alle ragioni della speranza, con una breve considerazione e qualche ipotesi di lavoro.

La considerazione riguarda chi deve fare le proposte. Premesso che la città ha liberamente eletto un sindaco che si è liberamente proposto e che poi liberamente ha accettato la carica, e premesso che egli ha liberamente scelto i suoi assessori, compreso quello al bilancio, tra persone di sua fiducia, come la legge prevede, io penso che sarà pure una pia illusione che da loro venga, come tu hai detto, "l'individuazione e la determinazione dei tagli alle spese e ai servizi, così come l'individuazione di nuove fonti d'entrata", ma è anche evidente che farlo spetta prioritariamente proprio a loro, per via del ruolo istituzionale che rivestono. Insomma, non siamo nella situazione del libero Comune medievale nel quale le fazioni, non riuscendo a prevalere l'una sull'altra, si mettevano d'accordo solo per far venire da fuori un paciere temporaneo, il podestà, che, finito il suo compito (da sei mesi ad un anno) normalmente se ne andava. Io non credo che Concina e Romiti vorranno comportarsi come gente di passaggio, e che anzi, tutto al contrario, vorranno dimostrare di essere non solo competenti e lungimiranti, ma anche meno distratti di altri e in ogni caso animati da sincero amore per una città che loro stessi hanno scelto di contribuire a governare, sapendo che è sì bella e accogliente, e però anche complessa ed esigente. Ciò non toglie che gli orvietani tutti, oriundi o autoctoni che siano, debbano collaborare al risanamento dei conti, sforzandosi contemporaneamente di indicare soluzioni di governo condivisibili rispetto ai problemi di fondo, vecchi e nuovi.

Noi lo stiamo facendo in questo modo inconsueto, discutendo tra noi sul web, e quindi con una trasparenza che più trasparente non si può, e senza pretese di verità o di riconoscimenti di qualche tipo. Addirittura ci siamo presi la briga, ed ovviamente anche il piacere, di stare due giorni in ritiro con altri amici per discutere con calma su ciò che a nostro parere bisogna fare per uscire dalla difficile situazione in cui, come città e come territorio, ci troviamo. Ci aspettiamo, seppure senza illusioni, che lo facciano, con pari se non superiore passione, e comunque con disinteresse e competenza, anche altri, a partire dai partiti e dalle organizzazioni della società e da quanti altri sentono il dovere di praticare la cittadinanza in modo attivo e responsabile.

Quanto alle ipotesi di lavoro, io credo che, sempre che si continui a voler evitare il commissariamento per tutte le valutazioni che abbiamo fatto da diverse settimane a questa parte e che hanno portato al "patto per la città", a mio avviso si deve partire da alcune operazioni di tipo basic: determinazione delle spese obbligatorie e incomprimibili; determinazione delle entrate certe; determinazione della quota di cui, avendo già definito sensati e inevitabili tagli alle spese, si ritiene comunque di dover disporre per mantenere al massimo livello possibile i servizi e gli investimenti. A questo punto si dovrà fare il massimo sforzo, anche di fantasia amministrativa, per reperire nuove entrate, senza però che la fantasia diventi qualcosa che somiglia ai trucchi dei ciarlatani. E bisognerà fare tutto ciò sapendo - lo abbiamo detto altre volte - che governare significa anche collegare le questioni di bilancio ad un'idea di città e ad un progetto complessivo di sviluppo. In sostanza, sapendo che governare non è la stessa cosa che passare una domenica fuori porta o adottare la logica del ragioniere del sabato sera.

Naturalmente, alla fine, le soluzioni che non sono realisticamente adottabili andranno abbandonate e ciò che comunque non potrà avere copertura non potrà essere fatto, e questo è appunto oggetto specifico dell'esercizio delle responsabilità civiche e di governo. Sembra elementare, ma non lo è, e tuttavia la ragione ci indica questo. Non sarà facile, perché ognuno tenterà di lasciare il cerino acceso in mano ad un altro, e sappiamo che se non ci bruceremo tutti le dita si vedrà solo alla fine. Però in un risultato positivo io ci spero, come di sicuro anche tu.

Veniamo al ruolo del Casermone. La ex Piave, come ho detto altre volte, bisogna trattarla come un bene prezioso e come la più importante risorsa che abbiamo per rilanciare la città, soprattutto se la si considera in relazione ad altri edifici, nel contesto del centro storico e del territorio, che peraltro a sua volta va contestualizzato. Dunque non si può impegnare per operazioni di tamponamento o di finanza creativa, cioè qualcosa che somigli ad una svendita o qualcosa che duri lo spazio di un mattino. La Piave è roba strategica, e come tale una città che non voglia perdere se stessa deve trattarla. Già è stato fatto un danno rilevante, anche per le casse comunali (io credo non meno di otto milioni), a non aver permesso il suo riuso secondo le linee progettuali approvate dal Consiglio Comunale nel giugno del 2005. Ci mancherebbe che oggi si continuasse a ragionare nello stesso modo, cioè a sragionare! E allora avanti, caro Pier, spazio all'intelligenza e gambe al coraggio!

Tuo Franco


A destra e a manca  è la rubrica di Orvietosì  oggi alla ventiduesima puntata. E' animata da Pier Luigi Leoni e Franco Raimondo Barbabella, la destra e la sinistra delle "cose", fatti orvietani o no visti da punti di vista diversi, certamente autorevoli.
I due sono amici fraterni da decenni e quindi le idee potranno risultare discordi ma il tono è quello amicale e piacevole che usano persone che vivono la "vita" con reciproco affetto.
Vorremmo attrarre i lettori nel ragionamento aperto da Leoni e Barbabella, non con i commenti, che in questa rubrica sono disattivi, ma con contributi firmati e spediti per e-mail a
dantefreddi@orvietosi.it , specificando nell'oggetto la rubrica "A destra e a manca".
La rubrica esce ogni lunedì.

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Pubblicato il: 15/03/2010

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