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Finalmente un punto fermo per il governo della città

E si vedrà se c'è e da chi è composta la classe dirigente che noi auspichiamo... 15esima puntata di "A destra e a manca"

foto di copertina

Caro Pier,

"chi se lo sarebbe mae creso!", direbbe qualcuno con comprensibile meraviglia. In altri momenti, chi si fosse imbattuto in una citazione di Edmund Burke avrebbe alzato le spalle e sarebbe passato oltre, mentre ora più d'uno si ferma a riflettere e dà luogo ad un bel dibattito. Merito dei nostri amici, certo, ma direi soprattutto tuo, che hai saputo cogliere l'importanza che in questo momento ha il tema dell'esercizio della responsabilità di mandato senza condizionamenti esterni, e merito della situazione stessa, che spinge alle scelte vere con la forza che la realtà, in particolari frangenti, si incarica di manifestare, quasi avesse una forza autonoma e superiore alle liti insensate degli uomini. Dico liti, e dico insensate, considerando quello che abbiamo visto in questi anni e i risultati che ne sono venuti. Ora c'è un fatto nuovo e notevolmente importante: la decisione del Sindaco di mettere tutti di fronte alle proprie responsabilità, che in un caso come questo di fatto si riducono ad una sola: accettare o no la priorità del bene della città, giustappunto il bene comune. Questo di per sé chiarisce il senso del nostro discutere intorno ad Edmund Burke: il consigliere è libero e responsabile, ed esercita pienamente il suo ruolo, non se passa di qua o di là per il proprio comodo, ma, al contrario, se esercita il mandato anteponendo al suo bene e a quello di parenti, amici, gruppi, partiti, l'interesse generale. Tanto più che nel caso nostro dell'anatra zoppa, far diventare la minoranza maggioranza non servirebbe a niente, sarebbe un tampone anche poco furbo oltre che nient'affatto strategico. Dobbiamo dare atto a Toni Concina di averlo capito per tempo e di avere con lucidità tracciato la strada. Ora sta ai decisori decidere, e a ciascuno di noi convincerli che non ci sono ulteriori attese giustificabili: chi ha qualcosa da dire lo dica, chi ha da proporre soluzioni migliori si faccia avanti, ma basta con le miserie e ognuno si assuma le responsabilità che gli spettano. E si vedrà, caro Pier, se c'è e da chi è composta la classe dirigente che noi auspichiamo.

Dunque si sta finalmente mettendo un punto per il governo della città, anzi il punto politico da cui dipende tutto il resto. Certo, sono convinto che ha un fondamento quanto dice Fabrizio Trequattrini circa il fatto che  " nei troppi 'stolti', di destra o di sinistra, prevale il progetto sfascista di misurarsi con i muscoli e non con la ragione o, nella migliore delle ipotesi, quello di desertificare la città e lasciarla senza governo politico". Nonostante ciò voglio essere ottimista e pensare che la forza delle cose prevarrà su miopia, infingardaggine e particolarismi, anche se con tutti i possibili mal di pancia, di qua e di là, a destra e a manca.

Se la scelta politica è chiara, chiare invece non sono, né al momento possono esserlo, le condizioni programmatiche da cui essa deve essere affiancata, o, meglio, seguita. Si tratta evidentemente di costruirle su quel fondamento. Perciò a Massimo Gnagnarini sento di dover dire che il terreno privilegiato del confronto di idee, anche duro fino allo scontro, non può che essere questo, che è comunque costruttivo perché qui appunto si costruiscono le prospettive di tutti. E qui ci sta bene l'invocazione con cui frequentemente il nostro Direttore chiude i suoi editoriali: San Pietro Parenzo aiutaci tu, o aiutali tu!

Noi cercheremo di dare una mano con il forum dedicato al bene comune, che riguarda senza dubbio il risanamento del bilancio, ma insieme anche le condizioni e le prospettive in cui esso va inquadrato, cioè la visione strategica del ruolo della città e le basi programmatiche che ne sono la traduzione operativa.

Consentimi ora, proprio in quest'ottica, di dire una cosa che mi sta particolarmente a cuore. Noto che c'è un largo accordo sia tra noi che con i nostri più assidui interlocutori su una serie di temi fondamentali, ma mi chiedo: perché tra questi non figura mai la scuola e la formazione? Eppure tutti dicono, e tutti noi sappiamo, che la scuola, la formazione e l'università, sono i fondamenti del futuro. Oggi più che mai: non è forse vero che viviamo nella società della conoscenza e della comunicazione e che perciò lo scenario delle società evolute è l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita? Siamo nel bel mezzo di una trasformazione complessiva del sistema scolastico: ad esempio dal prossimo anno la scuola superiore passa a nuovi indirizzi di studio, e ciò comporta cambiamenti rilevanti, nell'immediato e in prospettiva. Però di questo tema non si parla: non ce l'abbiamo in testa, non lo inseriamo tra le priorità. Perché? Lo chiedo anche a te, caro Pier: secondo te perché?

Tuo Franco

 

Caro Franco,

comincio dalla scuola, che ti sta a cuore quanto è possibile solo a chi le ha dedicato la vita. Nella tua invocazione a favore della scuola sento il calore di un amore riconoscente. Hai dato alla scuola la gran parte di te stesso e la scuola non ti ha mai deluso. È stata la tua casa e la tua salvezza quando l'altra tua passione, la politica, ti ha fatto sentire il morso della meschinità umana. Sono figlio e fratello di gente di scuola, e capisco bene i tuoi sentimenti e le tue apprensioni. Purtroppo non sono in grado di darti un grande aiuto, perché non ho una profonda conoscenza dei problemi odierni della scuola, ma farò la mia piccola parte. Anche il Direttore di Orvietosì viene dalla scuola e conosce l'importanza del problema. Non ci farà mancare il suo appoggio personale e il sostegno mediatico.

Quanto all'anatra zoppa ringalluzzita, va dato atto a Toni Concina di avere l'intelligenza, il carattere e il metodo per affrontare le situazioni difficili. Il metodo non ha niente di misterioso, somiglia a quello che fa del calcio il gioco più bello del mondo. Se lo dico io, che non parlo mai di calcio ed evito quelli che ne parlano, è perché è così. Il gioco del calcio riproduce in modo rituale il meccanismo delle squadre di cacciatori nelle quali per centinaia di migliaia di anni si sono impegnati i nostri antenati nella lotta per sopravvivere. La squadra avanza secondo uno schema di gioco che la deve portare a rete. Ma ci sono gli avversari, che rappresentano le difficoltà della vita. Ripetutamente la squadra è costretta ad arretrare. L'allenatore incita i suoi uomini a recuperare la palla e a riandare all'attacco, senza mai demordere. Ma càpita di subire un gol e magari di subirne più di uno. Allora l'allenatore sceglie una nuova tattica, la spiega alla squadra e grida e soffre per incoraggiare i suoi  e frastornare gli avversari. Di nuovo avanti, senza demordere. Spesso gli uomini politici non hanno la lucidità e il coraggio degli allenatori e dei giocatori di pallone. Hanno il cervello incartato nei preconcetti. Dimenticano che la politica non si fa solo con l'astuzia, ma anche coi muscoli. Hanno il terrore di finire in panchina. Non hanno il coraggio di giocarsi il tutto per tutto. Hanno paura di trovarsi fuori della politica e di dover dimostrare di saper fare dignitosamente altre cose. Toni Concina, per fortuna, non è un politico. O meglio, non è un politicante. Sa che rischia di non spuntarla, ma non si scoraggia.

E adesso, caro Franco, proprio perché tendi a essere più ottimista di me, devo confessarti che la situazione di Orvieto, a mio avviso, è molto grave. Dobbiamo affrontarla con umiltà, con garbo e senza alzare la voce. Perché le colpe ci sono e alcuni sono più colpevoli di altri, ma, se siamo onesti,  dobbiamo riconoscere che un po' di colpa ce l'abbiamo tutti. Non mi va tanto di cercare le colpe altrui, preferisco pensare alle mie. E lavorare per la nostra città.

Tuo Pier


A destra e a manca  è la rubrica di Orvietosì  oggi alla quindicesima puntata. E' animata da Pier Luigi Leoni e Franco Raimondo Barbabella, la destra e la sinistra delle "cose", fatti orvietani o no visti da punti di vista diversi, certamente autorevoli.
I due sono amici fraterni da decenni e quindi le idee potranno risultare discordi ma il tono è quello amicale e piacevole che usano persone che vivono la "vita" con reciproco affetto.
Vorremmo attrarre i lettori nel ragionamento aperto da Leoni e Barbabella, non con i commenti, che in questa rubrica sono disattivi, ma con contributi firmati e spediti per e-mail a
dantefreddi@orvietosi.it , specificando nell'oggetto la rubrica "A destra e a manca".
La rubrica esce ogni lunedì.

Per leggere le precedenti puntate di 'A destra e a manca' clicca qui



 


Pubblicato il: 25/01/2010

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