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Il dovere del consigliere comunale è soltanto il bene della città

A destra e a manca. E da orvietosi.it lanciamo il Forum "Bene comune. Idee e azioni per il bene dei cittadini orvietani". Interventi di Dante Freddi, Massimo Gnagnarini, Mario Tiberi, Fabrizio Trequattrini

foto di copertina

Caro Franco,

anche nella nostra corrispondenza, non posso e non devo dimenticare il fatto di essere consigliere comunale. E come tale ho il dovere di vivere nell'unione più stretta, nella più totale corrispondenza e nella più limpida comunicazione con i miei elettori. Devo tenere in gran conto i loro desideri, in gran rispetto le loro opinioni, e devo prestare incessante attenzione ai loro affari. È mio dovere sacrificare il mio riposo, i miei piaceri, le mie soddisfazioni alle loro; soprattutto, sempre e in ogni caso, preferire i loro interessi ai miei. Tuttavia non devo sacrificare ad essi la mia opinione imparziale, il mio maturo giudizio, la mia illuminata coscienza. Né a loro, né a nessun uomo o partito.  Formulare un'opinione è diritto di ogni uomo. Quella degli elettori ha il suo peso, è degna di rispetto e un rappresentante deve sempre rallegrarsi di ascoltarla e tenerla nella massima considerazione. Tuttavia istruzioni con carattere obbligatorio, mandati che il consigliere comunale sia tenuto ciecamente e implicitamente a obbedire, a votare e a sostenere, anche se contrari alla limpida convinzione del suo giudizio e della sua coscienza, queste sono cose affatto sconosciute alle leggi di questa terra, e che nascono da un fraintendimento fondamentale di tutto lo spirito e il tenore della democrazia rappresentativa. Il consiglio comunale  non è un congresso di ambasciatori di interessi diversi e ostili, ma un'assemblea deliberativa di una città, con un solo interesse.

Come ti sarai sicuramente accorto, ho spudoratamente parafrasato la celebre lettera di Edmund Burke ai suoi elettori di Bristol. Ma essa contiene princìpi che i consiglieri comunali dovrebbero sempre tenere presenti, soprattutto in circostanze critiche, come quelle attuali, nelle quali è in ballo la salvezza della città. Il solo interesse della città è attualmente il risanamento finanziario. Un risanamento che richiede almeno tre anni di serietà e di sacrifici, ma anche creatività, coraggio e amore per la città. Perché la città, mentre cura le sue ferite, deve continuare a vivere, a progredire e a sperare. I commissari prefettizi sarebbero sicuramente seri e forse bravi, ma solo nell'imporre sacrifici.

Vogliamo discuterne nel prossimo forum? Aiutami a richiamare precedenti storici, antichi e recenti, che ci possano dare conforto e coraggio. E non ti arrabbiare se cito ancora Burke, il geniale fondatore del pensiero conservatore: "i popoli che non si volgono indietro ai loro antenati non sapranno neanche guardare al futuro".

Tuo Pier

                                                                                                     
Caro Pier,
la tua ampia e stimolante parafrasi del pensiero di Edmund Burke, al fine di trovare una autorevolissima giustificazione teorica e storica all'orientamento che i consiglieri comunali dovrebbero assumere nelle attuali circostanze, non mi meraviglia, se considero sia la tua preparazione e cultura sia il valore del grande pensatore anglo-irlandese, che fu anche, oltre che scrittore brillante, un politico di lungo corso, consigliere comunale a Bristol e deputato alla Camera dei Comuni per oltre vent'anni come esponente dei Whigs, i progressisti, cioè la sinistra del parlamento inglese.

Come vedi, caro Pier, mi sto cimentando con la difficile arte di correggerti: è ben vero che Edmund Burke può essere annoverato tra i più autorevoli fondatori del pensiero conservatore moderno e le tue citazioni per la sostanza sono assolutamente esatte. Ma è anche vero che questo è il risultato più di come le sue elaborazioni e posizioni politiche sono state utilizzate, anche a prescindere dalle circostanze in cui furono affermate, che della loro stessa essenza, la quale ha ispirato e ispira tuttora e non a caso diverse correnti del pensiero liberale e democratico non solo di area anglofona.

In effetti la circostanza per cui Burke viene considerato conservatore è davvero contingente: egli, quando nel 1789 scoppiò la rivoluzione francese, si schierò contro contrapponendo ad essa la validità delle istituzioni inglesi, che potremmo definire già allora liberali, cosicché si collocò tra i conservatori del partito Whig (gli "Old Whigs"), in opposizione ai filorivoluzionari di Charles James Fox (i "New Whigs"). In sostanza (si veda il celeberrimo Reflections on the Revolution in France, 1790) egli considerava quel movimento e le azioni che lo caratterizzavano non un cammino verso una democrazia costituzionale, ma una rivolta violenta contro il potere legittimo e, per i metodi che si stavano affermando, un esperimento destinato a finire in un bagno di sangue, come poi in effetti avvenne. Va ricordato inoltre che prima aveva sostenuto con grande vigore la lotta delle colonie americane contro re Giorgio III. Dunque io direi che Burke si può e si deve considerare a pieno titolo un pensatore e un politico progressista, quello che oggi definiremmo un riformista.

Scusami per questa pedante precisazione, ma è che, in quest'epoca di debolezza politica della parte che si colloca a manca, che è innanzitutto debolezza culturale, non mi va di consegnare armi e bagagli nemmeno a te, caro amico, elaborazioni nate su un terreno che per convenzione siamo usi definire progressista, anche se poi hanno assunto una connotazione conservatrice. E lungi da me pensare e affermare che quando voi conservatori, certo illuminati, avete bisogno di un'elaborazione solida che resiste nel tempo, dovete per forza affidarvi a qualcuno del nostro campo, fidando nel fatto che nessuno più se ne occupa.

Sherzo, naturalmente, perché Edmund Burke ha formulato teorie che nel tempo sono diventate patrimonio comune e come tali poste a fondamento delle moderne costituzioni democratiche. La principale e più nota è appunto quella che anche tu giustamente utilizzi per richiamare i consiglieri tutti ai loro doveri primari, qui ed ora: l'elezione e l'incarico senza vincolo di mandato, dunque la libertà dell'eletto, che non deve mai cedere all'interesse particolare e, al contrario, guardare solo al bene comune.

Certo la lontananza tra questa posizione, teoricamente e fattualmente ineccepibile, e la realtà dei comportamenti degli eletti ad ogni livello di cui ci danno notizia ogni ora i mass media, è abissale. Ma noi abbiamo deciso di andare controcorrente, mettendo di nuovo al centro l'interesse strategico del bene comune, ben conoscendo le difficoltà, ma anche che questa è l'unica via sensata che si possa e si debba percorrere per la nostra comunità particolare e anche, sotto altre forme e per motivi più complessi, per la nostra comunità nazionale.

Di questo certamente discuteremo nel prossimo forum. Ma permettimi di insistere, a rischio di essere pedante anche in questo, sul punto che il risanamento del bilancio non esaurisce il tema, perché o esso si inquadra in una visione strategica del ruolo della città e dunque delle cose da fare subito in tal senso, oppure esso, anche quando avvenisse con successo per un accordo alla luce del sole tra i due schieramenti, sarebbe in ogni caso un percorso verso il basso per un'asfittica sopravvivenza e non invece, come ritengo sia ancora possibile, un passaggio necessario per ripartire con nuovo slancio nel quadro di una realtà che sta rapidamente mutando e nella quale per questo si creano anche nuove opportunità.

 Tuo Franco


da Dante Freddi

Pier Luigi carissimo, riporto il brano che conclude il tuo pezzo.

"Tuttavia istruzioni con carattere obbligatorio, mandati che il consigliere comunale sia tenuto ciecamente e implicitamente a obbedire, a votare e a sostenere, anche se contrari alla limpida convinzione del suo giudizio e della sua coscienza, queste sono cose affatto sconosciute alle leggi di questa terra, e che nascono da un fraintendimento fondamentale di tutto lo spirito e il tenore della democrazia rappresentativa".

Significa forse che il consigliere comunale non è legato alle indicazioni che provengono dal gruppo a cui aderisce ed è libero, per il bene comune, di votare secondo le sue personali convinzioni? significa che l'anatra zoppa è autorizzata a cercare sostegni al di là dei partiti, tra i consiglieri più sensibili la bene della città?e questi a concedere puntelli? c'è una questione di coscienza nella scelta tra le soluzioni amministrative di Gnagnarini o di Còncina e quelle del Pd? non potrebbe una tale libertà autorizzare un trasformismo ad hoc, secondo le situazioni contingenti, propedeutico ad un processo amministrativo senza progetto, costruito per vivere giorno per giorno, quotidiano privato di prospettiva?

Non credo di aver compreso appieno il significato del tuo ragionamento e te ne chiedo una più esplicita formulazione, per evitare fraintendimenti e letture non autorizzate del tuo pensiero.



da Pier Luigi Leoni

Dante carissimo, ritengo utile il riferimento a un principio della democrazia rappresentativa, che è anche un principio dell'ordinamento giuridico italiano: il rappresentante democraticamente eletto non è vincolato alla volontà dei suoi elettori, ma solo alla propria coscienza. A onore di Edmund Burke, va detto che ai suoi tempi, quando gli elettori erano quattro gatti ben noti, ci voleva più coraggio di oggi ad affermare quel sacrosanto principio. Ritengo utile quel riferimento perché la situazione attuale di Orvieto richiede uno sforzo congiunto da parte di una larga maggioranza dei rappresentanti del popolo, che non devono ascoltare le voci dei più scalmanati nelle rispettive tifoserie. O si trova un accordo su obiettivi importanti o si va la commissariamento. Ma sappiamo che il commissariamento comporterebbe la dichiarazione del dissesto, la messa in mobilità di una parte del personale comunale, il taglio drastico dei servizi sociali e culturali. Il commissario non potrebbe (e non dovrebbe) intraprendere strade coraggiose e rischiose. Spegnerebbe la città in attesa che il risparmio sulle bollette consenta di ricominciare da capo. C'è chi, nelle opposte tifoserie, pregusta questo inquietante spettacolo gotico. Io no, a costo di scontentare gli ultras. E spero che gli Orvietani ritrovino lo spirito unitario che li contraddistinse nei momenti cruciali. Intendo la vittoria su Perugia per il tracciato dell'autostrada, il Progetto Orvieto e le leggi speciali per la Rupe. Piuttosto cerchiamo, nel prossimo forum, di chiarire quali sono i problemi importanti e le possibili soluzioni.


da Massimo Gnagnarini

Caro Dante e Pier,
il fraintendimento nasce dalla constatazione che l'appello, rivolto da Pierluigi alle coscienze libere e individuali dei consiglieri comunali, è di natura preventiva e non di merito. E' come una chiamata alle armi totalizzante , in nome degli orvietani, contro il comune nemico ossia il paventato commissario prefettizio.
Ci conviene stringerci a coorte e resistere, resistere, resistere.
Ma mentre ci accingiamo in questa falange di guerrieri tra guelfi e ghibellini, fanti e cavalieri, nessun Generale o luogotenente ci ha dato finora istruzioni precise di dove scavar trincee e per l'uso delle armi.
Nessuno stratega ci ha detto come combattere e vincere la guerra.
Solo una piccola task force (l'UDC) ha provato a descrivere il terreno di battaglia.
Nessuno si tira indietro, tutti sono uniti, tutti in attesa di qualcosa.
Il nemico si farà vedere solo dopo sul campo di battaglia.
Non ci sarà combattimento o scontro. Solo un esercito imploso su se stesso senza ordini né direttive e saremo tutti d'accordo e coesi.
Spero di no ! Spero che ci si scontri, ci si divida, si evochino le corde più profonde della competizione politica, delle diversità e delle visioni, delle cose da fare e quelle da non fare.
Dalla sintesi di questi avvenimenti ne potrà scaturire "il Patto" per tentare di  trasformare l' anatra zoppa nel condottiero della rinascita.
Un abbraccio.
Massimo Gnagnarini.



da Mario Tiberi

Gentile Direttore,

      usurpo in parte lo spazio di "a destra e a manca" per inviare due "miricae" , una a Fausto Cerulli e l'altra a Pier Luigi Leoni, e una brevissima considerazione sul prossimo Forum dedicato al Bene della nostra Città.
      Caro Fausto, chi si umilia sarà esaltato e chi si esalta sarà gettato nella Geenna: che grande insegnamento evangelico!..... e mi sembra che lo stiamo mettendo in pratica nell'offrire agli orvietani, gratuitamente e senza tornaconti, il nostro bagaglio ideale e ideativo. Con affetto e stima.
      Caro Pier Luigi, "Tiramme annanz": anche con questa semplice, ma bruciante, espressione fu costruito il Risorgimento ed edificata l'Unità d'Italia. Che non debba riuscire a noi un'impresa molto meno complessa di quella?... Non posso e soprattutto non voglio crederci!...Un abbraccio amicale.
Sul bene da operare per Orvieto, torno a ribadire che su tre livelli, a mio giudizio, va concentrata l'azione congiunta delle forze cittadine più sensibili e responsabili: il risanamento finanziario da proiettare nell'arco del prossimo triennio; l'avvio di un piano, virtuoso e produttivo, di opere e infrastrutture pubbliche secondo i migliori canoni della moderna Economia Politica; riorganizzazione e riqualificazione dei servizi Socio-Sanitari con l'obiettivo di tornare a massimizzarne la qualità con un equilibrato dispendio di denaro pubblico.
Dopo le nostre affascinanti e, mi auguro, non vane discussioni, sarà inevitabile un successivo passaggio: "Il Bene comune in Comune".
Ti saluto sempre molto cordialmente.



di Fabrizio Trequattrini

Era chiaro cosa intendesse Pier Luigi Leoni citando il pensiero di E. Burke ma concordo con l'invito del Direttore, Dante Freddi, che gli ha chiesto una integrazione supplementare così da sgomberare il terreno della discussione dal dubbio che si auspichi una qualunque forma di "inciucio" legalizzato dalla emergenza socio-politico-economica ed il chiarimento di Pier Luigi ha tolto ogni riserva. Penso, inoltre, che il rispettabile relatore si diverta, da tempo, più a stimolare la "reazione" della sua parte politica che la "rivoluzione"della fazione opposta e che le conseguenze politiche dell'anatra zoppa siano incomprensibili, solo, agli stolti. Ma di stolti ce ne sono, eccome !!!!! Solo la scorsa settimana, quando le testate on-line implodevano, tante erano le dichiarazioni delle Associazioni di Categoria ed i relativi commenti, non sempre educati e gentili delle centinaia di lettori, mentre politici e capi-gruppo consiliari , a vario titolo, si cimentavano in contorsioni dialettiche che non sono riuscite a sopire lo scoramento del popolo orvietano, abbiamo potuto appurare quanta incoscienza ci sia e quanto pericolosa possa diventare la situazione politica contingente se la soluzione dei problemi di questa Città fosse riposta nelle capacità dimostrate, fin qui, da molti di coloro che dovrebbero avere "responsabilità".
Pier Luigi, sarò molto "Franco", ho cominciato ad interessarmi di politica quando il nostro comune amico era "il" Sindaco di questa Città, non riesco ad intravedere nel nostro attuale panorama nulla che somigli a quella stagione esaltante della politica cittadina, manca quell'atmosfera nella quale nascevano progetti da un semplice e stimolante scambio di opinioni e molte delle persone che potrebbero, a vario titolo, far parte di quella nuova classe dirigente tanto agognata, sono visibilmente disorientate. Non riesco ad immaginare un cambio di rotta imminente, seppur dettato dall'emergenza, perché nei troppi "stolti", di destra o di sinistra, prevale il progetto sfascista di misurarsi con i muscoli e non con la ragione o, nella migliore delle ipotesi, quello di desertificate la città e lasciarla senza governo politico. Nei molti interventi pubblici dell'amico Mario Tiberi ricorre, spesso, il richiamo e l'invito ad elevarsi culturalmente, un suggerimento che ci vede, tutti, concordi ma che viene snobbato se non combattuto dalla gran parte dei maggiorenti di partito, di qualunque orientamento politico. A questo aggiungerei la dichiarazione di Emma Bonino che sostiene:" Non c'è politica senza cultura, altrimenti è solo un consiglio d'amministrazione. In politica, forse, purtroppo, non è più scontato metterci degli ideali, ed è questo che ci distingue." Il patto con Roma dovrebbe essere il progetto di una Città intera con la Capitale, non la resa a Brenno e il "disonore" dei vinti, non la supplica per non essere "razziati", non la supremazia della "propaganda" sulla politica. Basta con le tattiche al posto di vere strategie !!!!
Ad majora semper !



A destra e a manca  è la rubrica di Orvietosì  oggi alla tquattordicesima puntata. E' animata da Pier Luigi Leoni e Franco Raimondo Barbabella, la destra e la sinistra delle "cose", fatti orvietani o no visti da punti di vista diversi, certamente autorevoli.
I due sono amici fraterni da decenni e quindi le idee potranno risultare discordi ma il tono è quello amicale e piacevole che usano persone che vivono la "vita" con reciproco affetto.
Vorremmo attrarre i lettori nel ragionamento aperto da Leoni e Barbabella, non con i commenti, che in questa rubrica sono disattivi, ma con contributi firmati e spediti per e-mail a
dantefreddi@orvietosi.it , specificando nell'oggetto la rubrica "A destra e a manca".
La rubrica esce ogni lunedì.

Per leggere le precedenti puntate di 'A destra e a manca' clicca qui



 

Pubblicato il: 18/01/2010

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