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Largo ai giovani? Parliamone

'A destra e a manca' lancia l'idea di un patto con i giovani . E martedì 29 il primo Forum di 'A destra e a manca'.  Tutti sono invitati a confrontare la loro idea di classe dirigente

foto di copertina

Caro Pier,

e dieci! Siamo arrivati alla decima puntata del nostro dialogo sulle cose di casa non solo senza strilli e insulti (mi chiedo: ci dobbiamo considerare ancora fuori moda o al contrario gente che ha anticipato i tempi e oggi fa tendenza?), ma cercando costantemente e trovando, all'inizio o alla fine, il punto di convergenza. Anche per questo auguriamoci e auguriamo a tutti Buon Natale! Al di là delle singole questioni, il momento operativo di confronto allargato sarà il forum, che a quanto pare faremo presto sul tema, che riteniamo centrale, della classe dirigente. Forse dunque conviene proseguire la nostra discussione proprio su questo, non prima però di aver ringraziato Simone Mescolini per il suo contributo. Mescolini ci ricorda che il ricambio di classe dirigente non può avvenire in astratto e che di concreto c'è che nei partiti e fuori di essi, nella società per così dire non politica, il rinnovamento è difficile, con la conseguenza che ai giovani non viene lasciato spazio. Posso concordare, ma devo far notare che il rinnovamento, qualora lo si intenda come ricambio generazionale, non dà nessuna garanzia di essere tale, semplicemente perché spesso accade di constatare che ci sono giovani più vecchi dei vecchi e vecchi più giovani dei giovani. E' meglio perciò fidarsi delle idee e della capacità effettivamente dimostrata sul campo di saperle affermare, rispettando il principio cardine della democrazia secondo cui "ha ragione", e dunque diritto di governare, chi ha ottenuto il consenso della maggioranza in quanto ha saputo essere più convincente, e non invece chi vuole imporre le proprie convinzioni senza combattere. Insomma, in democrazia non ci devono essere né regali né scorciatoie. E allora, a Mescolini e agli altri giovani che come lui hanno il sano senso civico del rinnovamento, dico: avanti, sfidate la sclerosi del potere costituito se tale vi sembra che sia la sua condizione, lottate perché avvenga il ricambio che auspicate, ma fatelo con l'azione intelligente che scaturisce da un pensiero che funziona e dalla volontà di dimostrare di essere migliori e più capaci di chi volete mettere da parte. E allora aggiungo: perché in occasione del nostro forum non lanciate una proposta del tipo "cari giovani, facciamo un patto generazionale per il futuro della città"?

Torno ora, caro Pier, al tema di partenza del forum - la classe dirigente che cerchiamo - e tento di incresparne la superficie perché, se si vorrà, si possano distinguere meglio alcuni aspetti che, al di là di quanto abbiamo già detto a proposito dei criteri distintivi, mi sembra abbiano più importanza di altri. Parlerei di quelli che a mio avviso sono veri e propri doveri costitutivi per una classe dirigente orvietana che possa dirsi realmente tale, e come tale essere riconosciuta ed accettata.

In primo luogo c'è un dovere di tipo generale, che chiamerei "coscienza del tempo" e che dovrebbe accomunare quella orvietana alle classi dirigenti di ogni luogo nel congiungere il modo di pensare alla coerenza delle azioni: operare in modo che anche da Orvieto si contribuisca a lasciare alle generazioni future un mondo migliore, e comunque almeno non peggiore, di quello che è stato ereditato dalle generazioni passate. In sostanza si tratta di tradurre le esigenze generali in termini locali e insieme di saper collocare le prospettive locali nel contesto di un mondo in movimento.

In secondo luogo c'è un dovere che chiamerei di "visione strategica", che consiste nello sforzo di collocare la vicenda cittadina e territoriale nella prospettiva più ampia di un profondo, e profondamente necessario, rinnovamento della politica umbra in direzione della valorizzazione del ruolo delle aree cerniera che, come la nostra, nell'epoca del federalismo, possono costituire un vero e proprio valore aggiunto ai fini della ripresa dello sviluppo su nuove e più solide basi, appunto con caratteristiche interregionali. E però, se si assume come doverosa tale visione, la conseguenza è che chi vuole essere classe dirigente deve operare perché la nostra area sia rappresentata laddove si decide la politica regionale. La scadenza è molto vicina e Mario Tiberi ha fatto bene a porre con grande chiarezza la questione della nostra rappresentanza in Umbria (Mario Tiberi va anche ringraziato per il suggerimento di trasformare "La scuola dei dritti" in "Scuola dei diritti". E sono sicuro che lui direbbe, insieme a noi, "e dei doveri")

In terzo luogo, e per ora ultimo, c'è il dovere di una "responsabilità civica". Su questo non vado al di là di un accenno, perché, com'è evidente, si tratta del tema politico per eccellenza di questo momento, cioè la proposta nostra, del nostro direttore Dante Freddi, di Giuseppe Germani, di Roberto Basili e di altri, di uscire dalla situazione di difficoltà attuale stringendo un "patto per la città" alla luce del sole e sulla base di alcune scelte programmatiche di natura strategica.

Caro Pier, come vedi sto cercando non di immaginare un'astratta classe dirigente, ma una classe dirigente reale, che è tale - indipendentemente dalla razza, dalla religione, e perfino dall'età - in quanto converge su idee e volontà condivise per governare qui ed ora con animo sgombro e mente aperta. Tu che ne pensi?

Tuo Franco

Caro Franco,

alla decima mano, ti sei deciso a giocare per primo la tua carta. E che carta! Quindi non mi resta che chiosare, e lo faccio con piacere perché è congeniale alla mia natura. Comincio dunque col tuo messaggio ai giovani: avete il diritto e pure il dovere di farvi avanti, ma tenete conto che i vecchi, saranno pure deboli di sensi, e magari di consensi, hanno qualcosa da dire;  perciò parlateci prima di buttarli via. Scusami se ti ho parafrasato. Aggiungo il mio invito ai giovani a tener presente che, come diceva Amintore Fanfani, "si può esser bischeri anche da giovani". Umiltà, dunque, da parte di tutti. Anche perché gli anziani sono pronti a discutere solo con i giovani che li rispettano.

Nulla ho da dire sulla "coscienza del tempo", sulla "visione strategica" e sulla "responsabilità civica", concetti che dovrebbero appartenere al senso comune; ma se tu, collaudato filosofo, ritieni opportuno richiamarli, è segno che hai poca fiducia nel senso comune. Se è così, sappi che condivido. Più di mia competenza, per averci messo la faccia, è il cosiddetto "patto per la città". Mi sembra di essere l'unico, a destra, a sostenerne la necessità. Prevale, sulla mia sponda, l'opinione che sia il caso di verificare, al momento della discussione del bilancio 2010, se quei consiglieri del centrosinistra che si pensa abbiano esercitato il voto disgiunto, siano disposti a schierarsi apertamente col sindaco. Stiamo a vedere.

Ma non voglio cavarmela col commento della tua lettera e ti sottopongo un argomento sul quale ho bisogno del tuo punto di vista. Un argomento che mi piacerebbe fosse almeno accennato nel forum. Secondo me si dovrebbe riflettere non solo sui problemi di Orvieto e sulle ragionevoli soluzioni, ma anche sul carattere degli Orvietani. Certamente non penso che le comunità abbiano una psiche, ma l'esperienza mi ha insegnato che le comunità hanno caratteristiche che le rendono differenti l'una dall'altra. So che il termine "carattere" è improprio, ma è quello più vicino a ciò che voglio dire. Ciò deriva da una mia sensibilità che si è acuita partecipando profondamente alla vita di varie  comunità, tutte appartenenti alla stessa area culturale. Perciò l'antropologia culturale c'entra poco.

Credo che la consapevolezza del carattere degli Orvietani possa aiutarci a capire non soli i loro difetti, ma anche le loro qualità, sulle quali fondare le speranze di superare la crisi e di entrare in una nuova stagione.

Che il Santo Natale ci faccia sentire tutti più vicini. Questo è il mio augurio.

Tuo Pier



A destra e a manca  è la rubrica di Orvietosì  oggi alla decima puntata. E' animata da Pier Luigi Leoni e Franco Raimondo Barbabella, la destra e la sinistra delle "cose", fatti orvietani o no visti da punti di vista diversi, certamente autorevoli.
I due sono amici fraterni da decenni e quindi le idee potranno risultare discordi ma il tono è quello amicale e piacevole che usano persone che vivono la "vita" con reciproco affetto.
Vorremmo attrarre i lettori nel ragionamento aperto da Leoni e Barbabella, non con i commenti, che in questa rubrica sono disattivi, ma con contributi firmati e spediti per e-mail a
dantefreddi@orvietosi.it , specificando nell'oggetto la rubrica "A destra e a manca".
La rubrica esce ogni lunedì.

Per leggere le precedenti puntate di 'A destra e a manca' clicca qui


Pubblicato il: 21/12/2009

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