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NOTIZIE CORSIVI

A DESTRA E A MANCA Bagattelle in attesa del forum

Note di Paolo VincentiMassimo Gnagnarini

foto di copertina

Caro Franco

meno male che Paolo Borrello c'è. Approfittiamo della sua ventata di gioventù e di freschezza per tentare di ravvivare la nostra mosceria. Inginocchiamoci pure noi davanti a Ignazio Marino, senza confonderlo con Marco Marino, altrimenti finiremmo per ammosciarci del tutto. Però, quanto alla classe dirigente, mi permetto di dissentire da Borrello e dalla sua tesi iperliberista. Posso accettare l'esternalizzazione dei servizi pubblici, ma non quella dei servizi mentali.

Non è che ci sia niente di male a cercare altrove manager  capaci, non reperibili in loco (nota come mi muovo, con nonchalance, dall'inglese, al latino, al francese; è un segno evidente di vecchiaia,  è il logorio delle sinapsi, in pratica il decadimento del cervello, che non  riesce più a trovare le parole italiane) ma chi è che li reperisce, li recluta, li retribuisce, li controlla ed, eventualmente, li rimanda a casa?

Purtroppo una città non può sfuggire alle proprie responsabilità. Quindi ben venga il forum (accidenti, succede anche a te!) che auspichi. Farò la mia parte, ma ti avverto che non applicherò il detto di Ignazio Marino (pardon, di Gesù Cristo): "Non sappia la tua mano destra quello che fa la tua mano sinistra". Anche l'animazione di Dante Freddi mi pare essenziale e doverosa. Ci siamo infilati nel suo giornale on line con la faccia tosta del napoletano che "trase pe' sicche e poi se mette 'e chiatte". Sfruttiamo ancora la sua angelica disponibilità.

Nel frattempo non posso resistere all'ostentazione della creatività della destra cattolica e, mentre sto preparando le sparate finali sulla discarica e sul casermone, permettimi di affrontare il tema dei piccioni, che mi divide profondamente da Toni Concina. Il sindaco punta sul falco pellegrino, io punto sulla piccionaia. Lui vuole scacciare i piccioni, io voglio attirarli.

Una legge scema come tante stabilisce che i piccioni liberi, quelli che sono liberi di impestare i centri abitati, sono fauna selvatica, come tale soggetta alle leggi sulla protezione degli animali e sulla caccia. Quindi possono essere cacciati solo in determinati periodi e, per motivi di sicurezza, solo a una certa distanza dai centri abitati. È

per questo motivo che le varie decine di fucilieri che tirano ai piccioni nel centro storico sono ufficialmente dei delinquenti, anche se moralmente meritevoli e, purtroppo, insufficienti. Invece i piccioni domestici, quelli alimentati e abbeverati dal padrone, quando sono in piccionaia, sono semplici animali da cortile, anche se vanno un po' in giro per fare esercizio fisico e per mangiare più variato. Come tali possono essere ammazzati e mangiati o buttati nella spazzatura,e la loro tenera prole può finire in pentola. Se dunque si allestissero grandi piccionaie, magari recuperando quelle antiche di cui abbonda l'Orvieto underground  (ci risiamo), vi si potrebbero attirare, con succulento cibo,  abbondante acqua e confortevoli posti per nidificare, i piccioni vagabondi. Nel momento dell'insediamento in piccionaia essi diventerebbero animali domestici e la loro vita subirebbe una svolta. Avrebbero tutto ciò cui gli esseri umani più progressisti aspirano: vitto sicuro, cure mediche, controllo delle nascite, eutanasia ed eugenetica. In cambio, non essendo in grado di lavorare e di pagarsi il vitto, l'alloggio e il resto, cederebbero, per l'alimentazione umana, i soggetti giovani e appetibili e, soprattutto, i nidiacei non ancora indurirti dal volo. I piccioni non avrebbero niente da dire e preferirebbero questa vita ordinata e razionale alla libertà, che vuol dire incertezza del vitto, precarietà degli alloggi, pericoli nella strada e sui tetti. Corvi  e faine sarebbero banditi. Un cooperativa sociale penserebbe a tutto. Con un regolare concorso di bellezza, sarebbe scelta ogni anno la piccioncina più bianca  e  più graziosa, che sfilerebbe in via Maitani e in piazza del Duomo, dentro un bel tubo di plastica trasparente, al suono degli applausi e allo scoppiettio dei mortaretti. La sagra del piccioncino ripieno sarebbe il vero evento in grado di richiamare a Orvieto masse di turisti accomunati dall'antipatia per i piccioni vivi e liberi.

Caro Franco, non ti chiedo di condividere l'idea, ma almeno di apprezzare la creatività della destra orvietana. Naturalmente, mi guarderò bene dal parlarne al forum.

Caro Pier,

ci pensavo anch'io: meno male che Paolo Borrello si è deciso a parlare! Perché in fondo, diciamolo, lo sapevamo fin dall'inizio che in molti (è ormai accertato, più di 25: vedere sotto) lo avrebbero pensato e che almeno uno prima o poi avrebbe avuto il coraggio di dirlo. Che cosa? Ma che siamo vecchi! Non solo d'età, ma di testa: mosci, ha detto proprio così, mosci! Certo non è stato carino buttarcelo in faccia senza almeno un preavviso, un cenno, una telefonata, ma, se ci pensi bene, di questi tempi ci sarebbe potuta andare anche peggio. E poi un po' ce lo meritiamo: dialoghiamo su questioni serie con leggerezza d'animo e mente sgombra, non erigiamo steccati, non strilliamo e non lanciamo invettive. Addirittura cerchiamo di tirar fuori proposte per risolvere problemi vecchi e nuovi senza preoccupazioni di imprimatur e, cosa più di tutte le altre imperdonabile, ci sforziamo di ragionare in termini di bene comune rispettando anche la lingua italiana. Che c'entra tutto questo con la freschezza giovanile di chi si sente ed è à la page (espressione desueta, ma stylish, dunque vecchia) perché, oltre a saper insultare, spara scemenze pur di apparire originale o addirittura senza nemmeno accorgersene? Suvvia, caro Pier, le stiamo proprio cercando! Allora non ci possiamo meravigliare che ci sia qualcuno che si chiede perché Dante Freddi, che sarà pure amico ma è anche imprenditore, ci concede così tanto spazio. Ma che dici, ma quale "angelica disponibilità", si tratta di affari! Lo dobbiamo rivelare: prendiamo una percentuale sui lauti guadagni che derivano ad OrvietoSi dall'aumento straordinario di accessi (si dice oltre il 37,5 %) a causa del clamore suscitato dalla rubrica "A destra e a manca".
Va bene, caro Pier, se non altro per orgoglio e per difendere la dignità della categoria, ci tocca continuare. E dunque veniamo alla creatività della destra e in particolare alla diatriba sul destino del piccione torraiolo. Ma lo vedi dove mi stai portando? La sinistra vera deve ragionare sui destini del mondo e disdegnare la volgarità del quotidiano, salvo poi utilizzare a man bassa il quotidiano quando può e accusare chi se ne occupa senza utilità personale di performances (come vedi anch'io non scherzo con le lingue) letterarie. Ma è anche vero che io appartengo alla "vil razza dannata" della sinistra riformista e quindi sono legittimato a parlare del piccione cittadino. A proposito, caro Pier, il piccione ha diritto di cittadinanza? Se ce l'ha lo devi trattare in modo "umano", se non ce l'ha lo devi trattare in modo ancor più "umano". Dunque non si scappa; la soluzione non può essere né facile né sbrigativa. Toni Concina è per il falco pellegrino; tu invece sei per la piccionaia. Di striscio annoto che i contrasti a destra stanno montando e ti invito a riflettere sul fatto che normalmente le amministrazioni cadono su questioni come queste. Non dire che non ti avevo avvertito. Ma torniamo a bomba. Riconosco che la tua proposta ha tratti di genialità, che in un uomo di destra mi stupisce: d'un colpo risolveremmo non solo i problemi igienici e alimentari della città, ma anche i problemi turistici, economici e, devo immaginarlo,  anche culturali. Tuttavia a me, se devo stare sul piano delle soluzioni semplici e sbrigative, piace di più il falco pellegrino di Concina. Ad una condizione: che per fargli sviluppare meglio l'istinto di caccia non torni al sistema barbaro della cucitura delle palpebre, ma adotti quello più civile del cappuccio, come fece l'imperatore Federico II (a tal proposito, al fine di ottenere i migliori risultati dall'addestramento di un falco, consiglio di leggere il suo "Trattato di ornitologia"). Ma, come dicevo, non credo alle soluzioni sbrigative.

Ne propongo una anch'io, appunto non sbrigativa, sia per dimostrare che la sinistra riformista ha i piedi per terra e sa usare la testa, sia per non essere da meno della destra creativa ed ecologica, accettando però con ciò anche il rischio, consueto per questo tipo di cultura politica, di essere accusato di collaborazionismo per aver fornito alla destra idee e soluzioni.
Dunque la proposta, che vuol essere inoltre un omaggio alla strategia dei metodi integrati. Essa comporta che per risolvere un problema quasi mai si ricorre ad una sola tecnica. Perciò: l'abbattimento (generalmente adottato in campagna), oltre a sollevare proteste e a rappresentare una certa pericolosità, non ha in genere effetti duraturi; lo spargimento di veleni è un atto criminale in quanto, oltre a far morire solo una piccola parte dei piccioni in modo atroce ed a provocare seri rischi sia all'ambiente naturale che ad altri animali, può portare pregiudizio anche alla salute umana; limitarsi al solo divieto di cibare i piccioni può comportare effetti indesiderati, rendendo le colonie più deboli e facilmente attaccabili da malattie; la sterilizzazione chirurgica è tecnicamente improponibile, mentre quella chimica può costituire un inutile dispendio economico nonché un pericolo per altre specie di uccelli (ad es. il falco pellegrino).

E allora che si fa? Appunto una serie di interventi integrati: monitoraggio e/o censimento delle colonie esistenti; interventi di recupero del patrimonio urbanistico, al fine di ridurre i siti di nidificazione e di posa con accorgimenti tali da non recar danno ad altre specie; divieto di somministrazione incontrollata di cibo ai piccioni, tramite apposita ordinanza; eventuale realizzazione di apposite strutture (piccionaie) presso le quali far stanziare i piccioni, potendo così procedere alla somministrazione controllata di mangimi bilanciati ed eventualmente anche medicati (prodotti sterilizzanti).

Come vedi, in questa strategia delle tecniche multiple può entrare a pieno titolo anche la tua idea della piccionaia. E, perché no ?, anche quella di Toni Concina del falco pellegrino. Che ne pensi? Chissà che così, oltre a evitare la crisi del centrodestra, non si riesca anche a gettare le basi per un governo cittadino delle larghe intese che potremmo chiamare "il governo del piccione"! D'altronde a sinistra quali altre soluzioni sarebbero possibili nella situazione attuale?

Tuo Franco



da Paolo Vincenti

Su via non ve la prendete!
Borrello è giovane e ha idee che gli scappano da tutti i pori.
E' fattivo!!!  dovete ammettere che l'idea di spargere le ceneri è innovativa e va al nocciolo della  questione
(homo pulveris es et in pulvere reverteris) senza passare per stadi intermedi, come fatte voi con 'sti piccioni.
In gioventù, quelli teneri ne ho mangiati molti, andando sui campanili delle chiese e ... come erano buoni col pillotto!!! non è una specialità, prettamente orvietana, il piccione alla piccarda?
Vi leggo volentieri
grazie



da Massimo Gnagnarini

Carissimi Pier e F.R. le vostre disquisizioni oltremodo ricche di eleganti soluzioni circa la questione dei  "piccioni" trascurano, perlomeno nelle modalità di approccio, un interrogativo fondamentale:
I  piccioni orvietani sono di destra o sono di sinistra ?
Credo che dovremmo riflettere su questo dato poiché l'una o l'altra delle soluzioni da voi suggerite non risulterebbero tutte egualmente efficaci nell'un caso o nell'altro.
Ma la vera domanda dalle cento pistole è ancora un'altra : chi ha addestrato il falco pellegrino , da dove viene (quale allevamento) e soprattutto sa riconoscere i piccioni di destra da quelli di sinistra, oppure è stato addestrato per far fuori entrambe le specie?
Chi ci garantisce che il rapace, una volta impossessatosi dei bastioni e delle torri, nel restare lì a fare la guardia, finisca con l'impedirne l'accesso non solo ai fastidiosi volatili ma anche alle genti che , dei medesimi, se ne volevano, più semplicemente, soltanto liberare?
Qui in gioco non è soltanto la tenuta della giunta comunale, ma le ragioni stesse dell'esistenza di una comunità locale. Sì ! oltre la metafora, la posta di questo torneo è la civiltà orvietana, troppo spesso liquidata come una sorta di sub-cultura contadina ingentilita da un po' di politicamente corretto e turgidamente eretta nell'adagio dell'internazionale.
No!, Orvieto non è stata e non è soltanto questo. E' stata ed è qualcosa di più forte, di più profondo, di più radicato, di più genuino dei salotti di Paperopoli, dei falsi capitalisti, di quell'Italia dei furbetti del quartierino, dei nominati, dei cooptati, dei figli e dei nipoti.
E allora rincappucciamo il falco e teniamoci i piccioni.
Un abbraccio.  



 

Qui il link per ripercorrere le puntate precedenti di "A destra e a manca"

A destra e a manca. E' la rubrica di Orvietosì  oggi alla settima puntata. E' animata da Pier Luigi Leoni e Franco Raimondo Barbabella, la destra e la sinistra delle "cose", fatti orvietani o no visti da punti di vista diversi, certamente autorevoli.
I due sono amici fraterni da decenni e quindi le idee potranno risultare discordi ma il tono è quello amicale e piacevole che usano persone che vivono la "vita" con reciproco affetto.
Vorremmo attrarre i lettori nel ragionamento aperto da Leoni e Barbabella, non con i commenti, che in questa rubrica sono disattivi, ma con contributi firmati e spediti per e-mail a
dantefreddi@orvietosi.it , specificando nell'oggetto la rubrica "A destra e a manca".
La rubrica esce ogni lunedì.


 

 

Pubblicato il: 30/11/2009

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