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A Destra e a manca. E' il momento delle idee

Franco Raimondo Barbabella e Pier Luigi Leoni vanno sul propositivo e iniziano un dibattito stimolante sul futuro della città che. Ci vogliono gambe nuove ma anche un luogo dove andare...Il contributo di Paolo Vincenti, Fausto Cerulli, Massimo Gnagnarini, Fabrizio Trequatrini. Da Franco Raimondo Barbabella a .

foto di copertina

Caro Franco,

non mi passa per l'anticamera del cervello di sottovalutare i consigli del comune amico Fausto Cerulli. "Nelle botti piccole c'è er mejo vino", dicono a Orvieto. Per di più siamo sicuri che il vino di Fausto non prende mai d'aceto.

Perciò questa volta voglio pensare positivo. Lascio stare il buco del bilancio 2009 e faccio finta che la sinistra non vada dicendo che la toppa è peggiore del buco. Né voglio pensare al  2010, al 2011 e al 2012. Altri buchi e altre toppe. Chi dovrà metterle? Non lo sappiamo né io né tu. Anche se spero che il tutto avvenga in un quadro di temporanea e costruttiva unità.

In attesa delle linee programmatiche del sindaco Toni Concina, voglio essere propositivo. E comincio con piccole proposte, ma riservandomi di ascendere, in un crescendo rossiniano, alle vette della propositività.

Ebbene, che ne dici della realizzazione di un podere didattico, con tutte le caratteristiche dell'azienda mezzadrile, per documentare e far conoscere ai giovani una cultura scomparsa da meno di trent'anni insieme ai suoi valori, dei quali rimangono positive tracce nel carattere degli Orvietani? Si tratta di una cosa molto seria, già positivamente in funzione in altre regioni. Sono ancora reperibili i manufatti e gli attrezzi necessari per allestire un centro di documentazione che sia anche azienda concretamente operante con mezzi e metodi della tradizione. Faremmo anche contento Fausto Cerulli chiudendo la polemica con una battuta scherzosa: "dalla vendetta del villano al monumento al villano".

Spero di avere il tuo conforto, così come per un'altra realizzazione alla quale ti trovai molto sensibile quando eravamo consiglieri del Centro Studi Città di Orvieto. Si tratta della scuola per la polizia locale (municipale e provinciale). Come sai, soltanto le grandi città hanno scuole per la preparazione e il perfezionamento del personale della polizia locale. Esistono anche iniziative di carattere associativo tra enti locali. Ma la maggior parte dei comuni medi e minori sono del tutto scoperti. Orvieto, per posizione geografica, per dimensioni e per capacità di accoglienza, si presta alla realizzazione di una iniziativa del genere. La Scuola di Polizia Municipale di Roma, come ricorderai, manifestò la disponibilità a garantire il rapido inizio dei corsi, mettendo a disposizione docenza, esperienza e organizzazione.

Riguardo all'esigenza, da te particolarmente avvertita, che emerga nella realtà orvietana una classe dirigente nuova per idee e capacità, e che prescinda dalle fazioni politiche, mi dichiaro prudente ma non pessimista. Il mio non pessimismo deriva dal fatto che Orvieto non è una città normale. Fu definita "alta e strana". Ebbene, l'aggettivo "alta" deriva da una suggestione visiva: nessuno dice che il lago di Bolsena è alto, anche se si trova allo stesso livello dell'acropoli orvietana; Orvieto sembra alta perché ci si arriva dopo essere scesi molto in basso rispetto all'altopiano dell'Alfina. Però l'aggettivo "strana" esprime fatti oggettivi. Non è strano il Duomo? Esagerato rispetto alle dimensioni della città, frutto di una felice follia che bruciò immense ricchezze in uno slancio scintillante verso l'infinito. Non è strano il Pozzo di San Patrizio? Un saggio di geniale ingegneria, ma una spesa del tutto inutile, almeno nei secoli in cui scarseggiavano i turisti. Per tirare su l'acqua bastava un buco, un argano e un secchio. Non so se qualche matto si sia mai arrischiato a scendere le scale del pozzo con un somaro e a farlo risalire carico d'acqua.

In una città così strana, tutto è possibile.
Tuo Pier

Caro Pier,

d'accordo, mettiamoci a quattro mani sul positivo. Ma ha ragione il caro amico Fausto - che è "capace di capire e di farsi capire" non solo perché, come lui vorrebbe darci ad intendere, proviene dalla gleba di Cantalice, cosa onorevolissima e tuttavia insufficiente, ma anche perché ha gli occhi aperti sul mondo e non fissi sul proprio ombelico - a dire che occorre parlare, oltre che delle cose da fare, anche di quelle da non fare, non per esercizio retorico ma per trarre insegnamento dall'esperienza e trasformare, sempre nei limiti del possibile, il negativo in positivo. E credici, anche se te lo dice uno che tu accusi bonariamente di eccesso di costruttivismo!

Sto al gioco e comincio dal bilancio, dal buco e dalla toppa. Consentimi una speranza: che di buchi e toppe si parli ora e poi basta e che negli anni a venire ci si preoccupi di come qualificare le spese e di come potenziare le entrate, peraltro, se possibile, con una visione che dia senso e speranza di futuro a ciò che si fa. E' vero, non possiamo sapere chi lo farà, ma spero, lo ripeto, che chiunque amministrerà concentri le sue forze sul positivo e non sulla rincorsa a cercare toppe per tappare buchi. Non è per sottovalutare le linee programmatiche del sindaco Concina - che, ne sono convinto, quando arriveranno, visto il prolungato mistero, saranno come minimo una rivelazione -, ma io penso che se da subito ci si mettesse a lavorare prendendo tutti atto della realtà, e guardando avanti si cercassero congiuntamente e con assoluta trasparenza le soluzioni ad alcuni problemi fondamentali da cui dipende il futuro della città e del territorio orvietano, si farebbe di sicuro cosa buona e utile. Provo ad elencarli questi problemi, ovviamente senza pretese di completezza: il ruolo di Orvieto in Umbria; il sistema infrastrutturale; il sistema dell'istruzione e della cultura; il riuso della Piave; il sistema di smaltimento dei rifiuti; la mobilità e i parcheggi. E certo, come al tempo del "Progetto Orvieto", la direzione di marcia, la visione, il senso delle cose. Non meriterebbero queste e altre questioni di pari rilievo una qualche forma di confronto alto e costruttivo, al di là dello schema destra-sinistra?

Proseguo con quella che, anche se non lo dici a chiare note, a te appare quasi certamente una specie di idea fissa che ti propino come fosse una medicina sgradevole: via, ti vedo, mi guardi con gli occhi "strani"! Scusa ma devo insistere: d'altronde siamo o no sul positivo? E poi non possiamo ignorare che su questo incontriamo l'assenso al massimo di Massimo Gnagnarini. Che ci sia bisogno di "una classe dirigente nuova per idee e capacità" dunque io non ne dubito, e credo in verità nemmeno tu. Che le classi dirigenti non si creano a tavolino lo sappiamo entrambi, però dobbiamo entrambi anche ammettere che se ne possono stimolare o frenare i processi di trasformazione, accelerare o ritardare i passaggi di fase. La fase attuale delle classi dirigenti non è buona né in generale né nel particolare della nostra situazione, e dunque un compito di miglioramento ci spetta in ogni caso. So che cosa mi potresti obiettare sull'idea di miglioramento e io ti precedo dicendoti che senza le idee e le iniziative di miglioramento, anche quando alla prova dei fatti risultassero illusorie, non si andrebbe mai da nessuna parte. Comunque proviamoci, ne abbiamo l'occasione. Che è quella del confronto sulle questioni di cui ho detto sopra. Io dico: fuori le idee! Fuori le proposte e il coraggio di mettersi in gioco per attuarle! Con Gnagnarini ripeto: fuori la "visione"! E basta con le liti finte e i giochini trasversali! Vediamo chi ci sta. Sennò meglio le elezioni subito e vinca chi ha più consenso cosicché chi è stato legittimato a governare governi con piena responsabilità e senza alibi. Che ne dici? Io credo che sarebbe comunque un passo verso quella nuova classe dirigente di cui abbiamo bisogno. E chissà che in questa città "alta e strana" qualcosa del genere, magari per approssimazioni successive e "strane", non cominci davvero a manifestarsi!

Concludo con quelle che tu chiami "piccole proposte". Alla faccia! E se cominci così che cosa tirerai fuori con il crescendo rossiniano che hai annunciato? Bella questa idea del "podere didattico", non so se chiamata così anche da altre parti, ma certamente presente in varie forme nel panorama nazionale e di sicuro giusta e utile anche per la nostra realtà. Anche opportuna, se non altro perché, oltre a far contento Fausto, così avremmo finalmente un posto adeguato dove collocare in forma museale, o con compiti di guardiania o di insegnamento estemporaneo o altro, anche le figure emblematiche di quella cultura. Quelle vere, perché quelle riconducibili al significato figurativo del termine villano forse sarebbero troppe. Vedo che non hai resistito e mi hai rubato la battuta, ma resta il fatto che passare "dalla vendetta del villano al monumento al villano" è una "vendetta" io credo del tutto meritata. Mi piace anche l'altra "piccola proposta", quella della "scuola per la polizia locale", che - lo ricordo bene e con grande piacere - valutammo attentamente anche con una visita alla Scuola di Polizia Municipale di Roma. Una proposta peraltro perfettamente in linea con gli obiettivi che allora stabilimmo per il Centro Studi e che non ho mai capito perché sia stata lasciata cadere. A dir la verità, memore di questo nostro gusto di stare sul positivo, a me verrebbe la voglia di instaurare con te una specie di gara a chi le "inventa" meglio e così potrei ricordarti ad esempio la "scuola internazionale di cucina" che pensavamo di realizzare in una parte della ex Piave in collaborazione con Rossano Boscolo, nel quadro di quel business plan che per motivi nient'affatto strani suscitò in diversi soggetti l'apprensione che potesse essere davvero realizzato. Però è meglio che mi fermo qui. Anche perché mi viene da chiedere e da chiederti: perché la gara preferita, in verità non solo qui da noi, è a far fallire le idee piuttosto che a sostenerle affinché si realizzino? Il centrosinistra ha in questo campo una notevole esperienza e ha vinto parecchie gare. Tu pensi che il centrodestra sia diverso? Lo sai che cosa ti voglio dire, vero? No, non torno a bomba. Mi fermo sul serio.

Tuo Franco


da Paolo Vincenti

Museo del villano e della cultura contadina

Quando scipparono le acque del Tione, all'allora sindaco Casa e alla popolazione di Sugano e Canonica fu promesso, oltre al parco, anche un museo della cultura contadina  nei manufatti cadenti dei vecchi mulini (3).

Lo dico a te Pier ché l'ex sindaco, tuo interlocutore, era stato,  e stava, nella stanza dei bottoni senza attaccare mai sto bottone: e per questo quando lo leggo sento un po' di falsità. (anche l'assessore Zazzaretta lo sa) del museo èh!

Te lo dico, perché tu sia portavoce di questo piccolo progetto al sindaco. (lo so che i soldi non ci sono ,che avete altro a cui pensare....)( ma dei soldini l'acqua Orvieto Tione non li potrebbe stornare? anche

€  0.04 a bottiglia sarebbe un bel gruzzoletto ! (un milione e seicento mila euro ! basterebbero?) comunque se non fate presto tanti: bivomeri ,vortorecchi, quaranta denti, erpici, carri , gioghi, corveati, minelle, vejare, corvelli selle, quarti, stari, e cose simili si perderanno per sempre.

Come si è perduto il semplice modo di fare le cose del contadino, scarpe grosse e cervello fino.

Scusa il  modo  e la forma dello scrivere; ma tu lo sai, sono più avvezzo alla vanga che alla penna e meno ancora alla tastiera.

Il preside mi corriggerà se ho sbagliato!!!
Con stima

P.S. . permettimi di dire  un'altra cosa ?

Quanto è brutto sentir dire a molti che si reputano chi sa chi ( professori  o maestri,il mio di musica ad esempio, BRACCIA RUBATE ALLA TERRA per definire qualcuno che non "imbrocca"!


da Fausto Cerulli

Il podere al popolo

Tutto il podere al popolo. In altri temi avrei scritto "tutto il potere al popolo". Ma il popolo, con la buonuscita della destra e della sinistra, è uscito dalla scena. E dunque contentiamoci del podere, ma cerchiamo di coltivarlo biologicamente, nel rispetto quindi della vita vera. Mi sembra che il nodo della discussine tra Pierluigi e Franco sia quello della creazione di una nuova classe dirigente. D'accordo con tutti e due; una classe dirigente non si costruisce a tavolino, non si mette in piedi partendo dalla testa di qualcuno. Sempre in altri tempi, avrei scritto che la classe dirigente si costruisce nella lotta e con la lotta. Ma la lotta, che era continua, adesso è intermittente, come la luce dei semafori. Del resto che cosa ci aspettiamo, per parlare di lotta, quando vediamo che Berlusconi tifa per D'Alema ministro degli esteri europeo; e poiché sono contadino ma non digiuno di zolle politiche, capisco che in politica non si dà nulla per nulla. Faccio una ipotesi: sappiamo tutti che Bersani è stato eletto segretario del PD soltanto perché sponsorizzato da D'Alema. A pensar male, come diceva il gobbo, si fa peccato ma qualche volta ci si azzecca: ed io sono convinto che Bersani, pilotato da D'Alema, farà una opposizione accomodante, più di quella inesistente che abbiamo avuto fino ad ora. Inciucio, sì, Inciucio al'italiana, il più sottile dai tempi del sottile

Machiavelli. Escluso quindi che si possa creare, o quantomeno aiutare a nascere, una nuova classe dirigente nel vivo di una lotta inesistente, cerchiamo almeno di fare in modo che si sviluppi, nel piccolo di Orvieto, una classe decentemente amministrante. Fermo restando che resto comunista, sono convinto che adesso il problema sia quello di uscire dalle secche di un incaglio politico economico. Senza stare a cercare le colpe pregresse, e senza fare caso alle farneticazioni di tale Renata Prosperini che parla di un inciucio tra Concina e Mocio, sono convinto che sia necessario cercare una soluzione mediata. Senza inciucio. Con l'apporto delle forze migliori che abbiamo a disposizione, e che non credo siano le forze debolezze di sempre. Abbiamo nomi nuovi da spendere: conosco molti giovani preparati, economisti ed altro, che sono disincantati dalla politica locale perché l'hanno sempre considerata come il frutto di una casta poco casta. Concina non li conosce, non è del tufo; ma i suoi collaboratori potrebbero fargliene i nomi ed i cognomi, se non avessero paura magari di essere scavalcati da persone più preparate e meno compromesse. Sin da quando Toni Concina si addestrava a ballottare, gli dicevo che mi piaceva il primo piatto, e meno, molto meno, il contorno; che fosse quello della sua minoranza comunque al potere, o della maggioranza, in finta opposizione. Confermo quello che dicevo: e vorrei dire a Toni di guardarsi intorno, di cercare nomi nuovi a cui affidare compiti di sempre. Una nuova classe dirigente esiste, ma perché sia classe dirigente occorre farla dirigere. Il potere logora soltanto chi lo gestisce da solo, o chi non lo gestisce. Anche il dirigere si apprende, se qualcuno te ne offre l'occasione. Vi lancio una sfida amichevole, Pierluigi e Franco: noi conosciamo tutti e tre, magari per motivi diversi, i nomi di giovani e meno giovani che si sono tenuti fuori dalla politica per un sano senso di disgusto. Facciamo questi nomi, diciamoli forte. E facciamo il tifo per loro; chiediamo a chi può e deve di metterli alla prova, portandoli a dirigere, con entusiasmo preparazione e disinteresse, la cosa pubblica. Insieme, ovviamente, agli eletti dal popolo.

Ne avrà da guadagnare il popolo, se esiste ancora: e l'Amministrazione, che esiste ancora, e in questo momento forse annaspa proprio perché non sa farsi classe dirigente, ma resta classe  controllante. Cari Pierluigi e Franco, parlo a voi perché mi fa piacere intervenire nella vostra garbata discussione. Ma parlo a voi anche perché Concina intenda.


di Massimo Gnagnarini

Dunque, in città si staccano, in questi tempi di recessione, ancora circa 400.000 tikets all'anno per visite ai suoi beni culturali.

Cinque euro è il minimo che io ho pagato ultimamente girando ovunque in piccole e grandi città d'arte. Fanno 2 milioni all'anno che sarebbero già sufficienti a riparare il danno strutturale del bilancio comunale di Orvieto semmai il comune riuscisse ad incassarli adoperando il personale in esubero.

Ho fatto due conti e credetemi nell'arco di 5 - 10 anni una politica di sviluppo basata sui nostri beni culturali in sinergia con le infrastrutture già realizzate ( mobilità - parcheggi ) e riuso della Piave ( strutture ricettive ecc. ) quei due milioni, che oggi il comune non riesce neanche ad incassare (sic!) diventano dieci. Non solo togliamo le tasse agli orvietani, ma avanzano molti soldi da rendere la città all'avanguardia nel mondo rispetto a questa sua specificità.

Per fare questo non servono uomini che vengono da "fuori" . Noi "indigeni" abbiamo già tutto ciò che ci serve. O no!?


di Fabrizio Trequatrini

Quando il gioco si fa duro........etc., etc.,..........mi sembra che, piano, piano, vi stiate avvicinando agli argomenti più succosi che mi auspicavo fossero trattati.

Vi ho scrutato, sino ad oggi, con la curiosità di chi sembra dire: "ma dove andate a parare?"....non ho la necessaria confidenza, con entrambi, per potervi provocare fino al punto di suscitare una qualche reazione di pancia ma chiedendo, preventivamente, scusa a Pier Luigi e non a Franco, con il quale sono veramente legato da fraterna amicizia vi voglio "stuzzicare" con qualche domanda che, spero, possa essere al centro di futuri vostri corsivi in questa interessante rubrica.

Cominciamo da "la città alta e strana".

Fazio degli Uberti descrisse così la nostra amata Città avendo constatato che, data la bellezza di questo posto, la salubrità della sua aria e la bontà delle sue acque era meta di borghesotti romani che amavano trascorrere qui tutto il tempo che avevano disponibile poi, siccome da cosa nasce cosa, qualcuno finiva per stabilirsi in città o nelle campagne intorno. Qualche similitudine con il presente, Pier Luigi ?

Ma Fazio, si sa, era un girovago tanto è che scrisse il "Dictamondo".....ma perché girava tanto?.... era ricco?....non aveva altra occupazione? No! Era il nipote di Manente, meglio noto come Farinata che i Guelfi fiorentini, di allora, avevano condannato all'esilio insieme a tutti i suoi discendenti.

Era faticoso, anche allora, essere Ghibellini, nevvero Franco?

I Guelfi erano duri, allora, ma anche la Chiesa.......e quando andava al potere non ce n'era per nessuno, non facevano prigionieri......ma perché negli ultimi 15 anni, in questa città, la classe dirigente la si è scelta secondo la convinzione che bisognasse attrarre i voti dei cattolici e che avrebbe vinto chi ne avesse fatto il pieno? Perché, da anni, ad ogni appuntamento elettorale, ci si domandava chi avrebbero appoggiato Preti e Vescovi di turno e, quest'anno, anche per le primarie di aprile nel PD, ci siamo dovuti chiedere per chi si sarebbe espresso il Clero ed i Clericali?

E' una bestemmia sperare che una nuova Classe Dirigente si debba formare, soprattutto, su criteri di pura Laicità o, al limite, di sano Laicismo?

Che ne pensate, Pier Luigi e Franco? ( a Fausto non lo chiedo, so già cosa mi risponderebbe quell'ateo-villano-comunista dove "villano" non denigra ma eleva!)

Ecco, amici scriventi, cominciamo a fissare questo piccolo concetto politico per il quale personaggi illustri come Norberto Bobbio hanno dedicato una vita, pensiamo al modo in cui poter cementare nelle coscienze di chi vuole dedicarsi alla politica il binomio inscindibile di libertà e giustizia sociale, binomio senza la realizzazione del quale, anche una città come la nostra rischia di diventare un bel "salotto" senza frequentatori.

Mi spiace girare quella "spada medioevale" (guelfa?) nella ferita, Franco, ma al Progetto Orvieto non ha seguito la logica conseguenza di maturità cittadina che ci avrebbe consegnato, oggi, una classe politica illuminata, una imprenditoria libera e specializzata, ricca ed in continua crescita, orgogliosa di saper fare in una città dove gli antenati-artigiani erano stati in grado di costruire un monumento come il Duomo, ma non solo quello.

Cominciamo dall'orgoglio civico: come si può fare amministrare la propria Città a chi non la ama, a chi non ne conosce la storia, le più intime peculiarità.

Voglio concludere facendo bella figura con voi colti-letterati-scriventi, voglio farlo con due paroloni che rappresentano un'accusa, la più ignobile che si possa rivolgere a chi voglia intraprendere una esperienza politica: condanniamo i Fenicismi (l'abitudine a ritenere le proprie idee, il personale credo politico come gli unici esatti, perfetti) ed i Nicodemismi (il timore di rendere pubblico il confronto con chi è stato emarginato perché non omologato) e non lasciamo che un'arte come la Politica rappresenti, per molti, una alternativa al ....Lavoro!!!

Concludo davvero, citando, ancora, "la città alta e strana"....perché mi ricorda Livio Orazio Valentini che era solito recitare questa frase quando si sentiva rattristato dai comportamenti dei suoi concittadini, era pieno di orgoglio quando lo faceva e, allo stesso tempo, sembrava esprimere tutto il suo sdegno per chi si dedicava a parlar male anziché fare il bene.

Ma Livio, si sa, era un Artista che sapeva essere un uomo, un grande Uomo!


Da Franco Raimondo Barbabella a .

Paolo Vincenti
Caro Paolo, mi dispiace, ma non ricordo di aver preso impegni nel senso che dici tu e all'epoca in cui Adriano Casasole era sindaco io non avevo più ruoli amministrativi in Comune. Comunque se ti sembra che io in qualche modo sia responsabile di aver sottovalutato il problema me ne scuso sinceramente. In ogni caso ribadisco che l'idea di Pier Luigi è buona.

Fausto Cerulli
Fausto, ma che mi combini! Tu, comunista impenitente, abbandoni la sponda da sempre amata e dici che è "necessario cercare una soluzione mediata"? Dai, ammettilo finalmente, sei stato folgorato dal riformismo anche tu! In realtà poni un problema vero: come dare spazio ai giovani in gamba, che per tante ragioni sono tenuti o si tengono ai margini della vita pubblica. Non so dirti su due piedi se la via che indichi può andar bene: temo che fare nomi potrebbe ottenere il risultato contrario a quello desiderato. Forse è meglio che intanto comincino loro a farsi avanti, dimostrando qualità e coraggio.

Massimo Gnagnarini
Caro Massimo, credo proprio che tu abbia ragione: non c'è bisogno di cercare strane soluzioni, invocare demiurghi e tantomeno presentarsi da qualche parte con il cappello in mano. Basta avere buone idee, farle diventare progetti seri e credibili e avere la capacità e la forza di attuarli. D'altronde abbiamo alcune potenzialità indiscutibili: si tratta allora di metterle a frutto come tu opportunamente indichi. E' il terreno giusto, io credo, perché si affermi quella nuova classe dirigente di cui stiamo discutendo. Senza chiusure però, né verso gli "indigeni" né verso gli "stranieri", anche se qualche paletto sarà bene tenerlo presente.

Fabrizio Trequattrini
Caro Fabrizio, sono contento che hai ricordato lo sdegno di Livio per chi si dedica a parlar male anziché fare il bene. Lui se ne intendeva. Ti rispondo volentieri, però rapidamente per punti: possiamo poi approfondire anche in altre occasioni. 1) Faticoso essere ghibellini? Sì, ieri, oggi, e penso anche domani. Ma, intendiamoci, solo se per ghibellino si intende chi non accetta che si voglia imporre in qualche forma a chicchessia la propria religione, la propria morale o la propria visione del mondo. In questo senso anche per un guelfo credo che sia dura, quando con questo termine si indichi un autentico testimone di valori cristiani in una società brutalmente secolarizzata. 2) Classe dirigente fondata su laicità o sano laicismo? Laicità sì, laicismo no. E ovviamente sì a libertà e giustizia sociale, sapendo però che non sono concetti ovvi. Ne riparleremo.3) Al Progetto Orvieto non è seguita una "maturità cittadina" capace di generare la classe politica che desidereremmo avere oggi? Ammetterai che non è certo colpa di quel progetto né di chi lo elaborò e si impegnò a fondo per realizzarlo! Un progetto al quale oggi si riconosce che ha lasciato segni tangibili, in opere, idee, modo di governare. Tu sai che quella sfida di modernizzazione fu interrotta in modo brutale per meschini interessi politici e personali. Le responsabilità non sono mai state analizzate e attribuite sul serio, pur essendo sconosciute solo a chi si riconosce nel titolo del famoso spettacolo dei Gufi Non so, non ho visto, se c'ero dormivo. Oggi per molti versi siamo ancora lì. Penso di dover concludere così: la maturità è sempre una dura conquista, mai scontata, soprattutto se "cittadina". Dunque avanti, abbiamo un bel da fare, nessuno escluso. Cominciamo dall'orgoglio civico? Va bene, caro amico, ma anche con chi la città dice di amarla e la tradisce ogni volta che può? Vedo un lavoro lungo e difficile, ma forse qualche passo lo stiamo facendo.


A destra e a manca. E' la nuova rubrica di Orvietosì  che è oggi alla seconda puntata. E' animata da Pier Luigi Leoni e Franco Raimondo Barbabella, la destra e la sinistra delle "cose", fatti orvietani o no visti da punti di vista diversi, certamente autorevoli.
I due sono amici fraterni da decenni e quindi le idee potranno risultare discordi ma il tono è quello amicale e piacevole che usano persone che vivono la "vita" con reciproco affetto.
Vorremmo attrarre i lettori nel ragionamento aperto da Leoni e Barbabella, non con i commenti, che in questa rubrica sono disattivi, ma con contributi firmati e spediti per e-mail a
dantefreddi@orvietosi.it , specificando nell'oggetto la rubrica "A destra e a manca".
La rubrica esce ogni lunedì.

Qui il link per leggere tutte le puntate precedenti

Pubblicato il: 09/11/2009

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