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Lettera al direttore. Di Pier Luigi Leoni

Lettera di Leoni al direttore del nostro quotidiano, per 'moraleggiare' sul rincaro dell'acqua e sui riformisti. Ed indicazioni su nuove possibilità di business

Politica

Caro Direttore,

prendo lo spunto da un intervento di Stefano Olimpieri sul caro-acqua, con cui ha infelicemente esordito la gestione dell'ambito territoriale ottimale (ATO) dell'Umbria, per qualche riflessione sulle birberie degli esseri umani. Lo faccio per sollevarti, dicendo forse le stesse cose che tu vorresti ma non hai il tempo di dire, dal pesante onere di moraleggiare che tanti anni fa affrontavamo insieme. Facciamo un passo indietro fino al 5 gennaio 1994, quando fu promulgata la legge "Galli" di riforma della gestione del ciclo delle acque, dall'approvvigionamento e distribuzione dell'acqua potabile al funzionamento delle fogne e dei depuratori. La riforma doveva essere attuata entro diciotto mesi. Sono passati nove anni abbondanti e solo il dodici per cento degli italiani gode dei frutti della riforma. Gode nel senso che paga molto di più l'acqua potabile senza altro beneficio. Il fatto è, caro Direttore, che i "riformisti", finché chiacchierano e scrivono, non fanno danni. Ma quando i riformisti hanno l'occasione di fare i riformatori sono più devastanti della peste bubbonica. Perché l'idea fissa dei riformatori, da quando il tarlo della modernità ha divorato il rispetto che si deve a chi ci ha preceduto, è articolata su tre postulati, cioè su tre principi la cui validità è tutta da dimostrare: primo, il mondo non funziona; secondo, il mondo può funzionare; terzo, io posseggo la chiave per farlo funzionare. Nel nostro caso, i riformatori hanno ragionato così: la gestione dell'acqua, in Italia, è un caos; bisogna mettere ordine; i criteri li dettiamo noi. Ciò che i Comuni, i Consorzi di Comuni e vari Enti avevano costruito in un secolo e mezzo, dissetando, più o meno, decine di milioni di persone ed evitando, bene o male, che annegassimo nei liquami, era tutto sbagliato, tutto da rifare. Invece l'unica cosa sbagliata erano i cervelli dei riformatori. Anzi, erano per metà sbagliati e per metà corrotti. Perché alcuni credevano stupidamente di aver fatto una bella pensata, ma altri miravano proditoriamente a creare carrozzoni che avrebbero arricchito ingegneri senza arte né parte, imprenditori incapaci di fabbricare una spilla da balia, politicanti in cerca di poltrone, sedie e sgabelli. I furbi si erano accorti che i Comuni e i Consorzi riuscivano a distribuire acqua potabile a prezzi modesti (soprattutto in quei due terzi d'Italia dove piove) senza speculare e senza indebitarsi. Un affare così non poteva essere lasciato in mano ai fessi. Orvieto valga come esempio: acqua ottima, abbondante e a buon prezzo, nonostante la pletora di dipendenti comunali e la inconsistenza degli amministratori. Ma anche i più sciagurati degli assessori non si erano mai sognati di speculare sull'acqua. Con la riforma l'acqua costerà sempre di più: i parassiti riescono a mangiare anche con l'acqua. Se le mie considerazioni, caro Direttore, ti dovessero sembrare paradossali, ti prego di sospendere il tuo giudizio per due o tre anni. C' è un altro servizio dei Comuni che, bene o male, funziona e non è in deficit, anzi consente sostanziosi margini. Si tratta del cimitero. Sono convinto che i riformatori se ne accorgeranno presto.

Tuo Pier Luigi Leoni

Caro Pier Luigi,

Orvietosì si è occupato in diverse occasioni del "caro acqua", con inchieste abbastanza approfondite.

Abbiamo anche evidenziato alcuni dei motivi che a nostro avviso lo hanno causato. Ti prego di leggere questo articolo.

Non so se sia sbagliata la legge, ma so che ha consentito la costruzione di carrozzoni con stipendi e gettoni di presenza ghiotti ed ha alimentato quel sottobosco politico dove tutti i partiti attingono. Così in Umbria e così, credo, in altre parti d'Italia. Accetta il mio piccolo contributo al tuo "moraleggiare".

Tuo Dante Freddi

Pubblicato il: 18/09/2003

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