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Picciolini. Monrubio disponibile a dicutere. Ma con poca convinzione

La risposta del presidente della Monrubio Picciolini al presidente della Cardeto Muzi non si fa attendere e presenta una cauta apertura e molte perplessità al progetto di affidare il 30% della produzione alla grande distribuzione

foto di copertina

di Sara Simonetti

 "Non si può pensare di risolvere la crisi dell'Orvieto mettendoci nelle mani della grande distribuzione. Sono linee commerciali che hanno fatto solo perdere d'immagine al nostro vino e mettendolo sulle grandi catene distributive a prezzi da fame, significherebbe solo siglare la sua morte". Arriva in questi termini la risposta all'appello lanciato dal presidente e direttore della Cardeto Andrea Muzi, da parte del presidente della cooperativa vitivinicola Monrubio, Tommaso Picciolini che, sebbene si dica pronto al dialogo e ad un eventuale studio del progetto in questione, dopo ovviamente una fase interlocutoria con il consiglio amministrativo, rimane piuttosto scettico sul come e sul perché sia piombata così inaspettata una proposta a sei zero. Quattromilioni di euro, infatti, varrebbe il contratto tra la Aldi, una delle più grandi aziende d'oltralpe distributrice per i mercati tedeschi, e almeno due cantine della zona per un totale di 4milioni di bottiglie di Orvieto classico equivalente a circa il 30 per cento dell'intera produzione. "E' un colpo di sole ferragostano" ha commentato Tommaso Picciolini di fronte all'uscita di Andrea Muzi che ha voluto informare il Cda della Monrubio a mezzo stampa "senza prima instaurare - ha sottolineato Picciolini - una fase partecipativa per conoscere nel dettaglio la proposta tedesca. Non si può pensare di siglare un contratto di queste proporzioni senza neppure conoscerlo - ha aggiunto - indubbiamente ci saremmo aspettati un atteggiamento diverso da parte del presidente della Cardeto". Si dovrebbe aprire una fase di concertazione, quindi, tra le due più grandi aziende vitivinicole dell'Orvietano per discutere effettivamente le reali possibilità di siglare il contratto che, secondo Muzi, "potrebbe risollevare le sorti dell'Orvieto facendolo uscire una volta per tutte dalla crisi nella quale da anni è caduto". "Noi siamo pronti al dialogo - ha riferito il presidente della Monrubio puntualizzando che comunque le strategie commerciali della cantina sono di competenza del direttore Riccardo Cotarella - purché sia costruttivo per l'Orvieto anche se, rimango dell'idea che per uscire dalla crisi bisognerebbe affidarci a ben altri tipi di mercato e, di sicuro, non alla grande distribuzione. Questi sono anni duri per il nostro vino - ha aggiunto - ed è quindi fondamentale lavorare con scrupolo e serietà". Ma se la proposta venisse accettata dalla cantina vitivinicola di Monterubiaglio, si tratterebbe non solo di "arrivare ad imbottigliare la quasi totalità dell'Orvieto in zona - come aveva sottolineato Muzi nella conferenza stampa di venerdì - evitando quindi di continuare nella pratica di vendere vino sfuso a commercianti e grossi imbottigliatori", ma potrebbe significare, dopo mesi di continue frizioni sul tanto contrastato progetto di fusione, di un primo avvio di collaborazione tra le due cantine dopo che i contrasti sono stati soprattutto centrati sulle strategie, in particolare sull'introduzione delle fascette e sul disciplinare del vino.

 

 

Pubblicato il: 19/08/2007

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